RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI L'on,lGiolitti col suo discorso, tutto sostanziato di fatti e d'idee precise, stritolòJigli avversari; egli espose, con coraggio pari all'abilità, il programma cli un vero ministro democratico, .[dimostrando [anche ai più increduli che il passato gli aveva ~ervito cli ammaestramento, e che il presente poteva affidare che egli avrebbe saputo farlo completamente dimenticare. L'on. Zanardelli fu pari a sé stesso, e non smenti la propria fama cli oratore eloquente e cli abile parlamentare. Nei discorsi dei campioni della reazione va notata la invocazione di una storia d'Inghilterra mutilata e falsata indegnamente e sistematicamente. A costoro che fingono di allarmarsi - e non possono essere sinceri nell'allarme avendo cercato più volte di creare una situazione come l'attuale a loro benefizio - dell'appoggio dato dall' Estrem0, repubblicana ad un ministero della monarchia, è la storia dell'Inghilterra che insegna: che Gladstone e·bbe sempre la cooperazione attiva dei radieali e dei pochi repubblicani; che gl'irlandèsi, nemici giurati delle istituzioni inglesi e della unità nazionale, volta a volta dettero l'appoggio, ricercato ed accettato, ai ministeri conservatori e ai ministeri liberali. Ai pusilli che tremano per la monarchia perché sf concede ai repubblicani l'esercizio di quei diritti che essi conquistarono colle cospirazioni, nelle prigioni e sui campi di battaglia, la storia d'Inghilterra risponde che solo colla libertà piena ed intera, al di là della Manica scomparvero o si assottigliarono- i repubblicani; e che colla libertà piena ed intera scomparve la violenza nelle contese incessanti ed aspre tra capitale e lavoro. !'delitti di Shejfield furono consumati dagli operai delle fabbriche sotto il recrime . o della compress10ne, che i nostri reazionari. vagheggiano. Agli ipocriti che osano affe!'mare di avere a cuore il miglioramento economico, morale ed intellettuale dei lavoratori, la storia d'Inghilterra dice, che mercé la libertà completa di associazione e di riunione gli operai inglesi ottennero gli alti salari, il benessere, l'elevamento sociale. Leggano la magistrale opera di un diplomatico tedesco, il Von Nostitz, e se in loro c'è un bricciolo di buona fede vadano ad inginocchiarsi nell'aula di Montecitorio per recitare il mea culpa. Studino la storia dell'Inghilterra e si convertano; è l'augurio migliore che loro possiamo fare. Ed ora terminiamo ricordando due punti convergenti dei discorsi degli onorevoli Ferri e Barzilai. II primo giustamente osservò che Re Vittorio Ema- . ,nuele III si trova oggi a quello stesso bivio in cui si trovò il suo avo Vittorio Emanuele ·II. Quando in seguito alla catastrofe di Novara la reazione gli consigliò di sopprimere la Costituzione, egli rifiutossi; e il rifiuto gli valse la corona del regno d'Italia e cinquant'anni di vita alla monarchia. A Vittorio Emanuele III oggi si. presenta il dilemma: darsi in braccio alla reazione, o favorire l'eleva'lione nella condizione dei lavoratori per mezzo della libertà. Il socialista divenuto repubblicano, nello interesse del paese e del progresso sociale, fece voti che il_.capo Biblioteca Gino Bianco dello Stato scelga la seconda via, che assicurerebbe altri lunghi anni di vita alla monarchia. L'amico Barzilai, alla sua volta ammoni il ministero di non fidarsi della maggioranza attuale e di consolidare la sua base colle elezioni e con un largo programma di riforme economiche e tributarie. I nostri lettori sanno che non da oggi siamo cli ac• cordo col pensiero manifestato dai due oratori del1' Estrema. Pensiamo, però, che la riforma tributaria non sarà possibile senza grande audacia. L'auguriamo al ministero nell'ìnteresse della democrazia e della nazione. Intanto ci rallegriamo cli una prima vitt~ia che ci ha dato, se non tutta almeno un minimum di libertà che ci consente di vivere e di evolvere. Il popolo non se la lascerà più ritogliere. LA RIVISTA. Il sanguinoso c nflitto diBerra Nel Ferrarese si è svolto uno dei soliti dolorosi incidenti, che facilmente si possono prevedere e che sono quasi inevitabili quando si trovano a contatto soldati in armi e popolazioni eccitate. Da San Luci a Calatabiano,da Caltavuturo a Gianlinello, a Gibellinae in cento altri· punti, e in cento occasioni analoghe, ufficiali e soldati, non malvagi, cittadini inermi e pacifici sono venuti a conflitto, senza che sia stato possibilenell.i massima parte dei casi di assegnare la responsabilìtà diretta cd immediata del medesimo. li conflitto venne, !jUasiper una vera fatalità. Massima ed innegabile, però, la responsabilitàin coloro che lo prepararono e lo 1·eseroinevitabile 1-'erciò,in attesa del risultato de[)'inchiesta che auguriamosevera, non ci sentiamodi aggra- ?are la mano contro lo sciagurato tenente De Benedetti; e invece non troviamo sufficientiparole di biasimoper gli am. ministratori della Bonificache si sonomostratiduri di cuore, imp1·udenti,impolitici o... troppo previdenti.Infatti ci sarebbe da sospettare che la reazio.neabbia voluto la sanguinosacatastrofe per mettere in sinistra luce, le teorie e l'opera dell'attuale ministero. ~criviamo dopo cl,c la Rivista era andata in macchina ; non possiamo quindi dilungarci senza ì·itardare soverchiamente la pubblicazionedel numero, e concludiamoaugurando che proprietari e lavoratori,autorità e deputati socialistispieghino tutta l'at.tività,e mettano tutto il loro buon volerenel l'irngedire che si ripetano i dolorosi fatti di Berra. Noi, intanto siamo autorizzatia preannunziareche alla riapertura della Carnera, !'on. Colajanni ed altri deputati di Estrema sinistra presenterannoun disegno di legge sull'Àr·- bitrato obbligat_orionegli scioperi. Peinostrtriattadticommercio La prossima scadeuza dei trattati di commercio coll'Austria-Ungheria, colht Germania e colla Svizzera, e le controversie cui l.ta dato occasione l'accordo conchiuso colla, Francia nel 1898, hanuo dato una vera importanza di attualità a questo argomento, cui sono intima,mente conuessi gl'interessi piì1vitali del paese. Accolsi, perciò, una lettera che persona da me conosciuta - un meridionale che vive in 'l'orino - mi rnan1lò, e che suonava critica alquanto vivace dell'opera dell'on. Luzzatti, convinto che la discussione che poteva suscitare dovesse riuscire proficua. Pubblicando la lettern cli 'l'orino, però, credetti fosse mio precipuo dovere - e per le ottime nostre relazio11i personali, e per la grande stima che ho dell'uomo, e pcl ri~pott,o che gli credo dovuto da tutti, anche quando da lui si dissente - di comunicll,rne prereuti-
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