Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 12 - 30 giugno 1901

236 R!VlS'I A. POPOLARE DI POLITlCA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI che quell'uomo non avrebbe mai potuto fare qualche cosa per I ai. C'erano molte persoue iu una piccola stanza; il direttore era in mezzo a loro e pal'lan1; ma parlando tentava nascondere due ali che facevano capolino di sotto la sua tonaca bordata d'argento. Improvvisamente il direttore saltò su la seri vauia e si mise a balJare. Ohimè come ballava male! Egli ebbe un'idea. Se gli facesse vedere, lui, com'era abile~ Al villaggio non c'era, un tempo, 1m ballerino agile e forte come lui; per questo tutte le ragazze gli volevano btrne, e i giovi'notti andavano da lui ad imparare le movenze e le pose, agili e voluttuose ad un tempo. Il direttore ballava sempre su la scrirnnia. Allora a lui parve che tutta quella gente intorno fossero i suoi compaesani, li riconobbe; c'era Zi Toto - il padrone del mulino; c'era Nicola. il campanaro; ah! c'era anche Veronica, la brava Veronica e, dietro lei la bella donna bruna, nuda, che lo invitava a ballare Tutti lo invitavano. Egli gettò via gli zoccoli e fece il saluto in tondo; sgusciando su le calcagna, come usava al paese quando rispondeva all'invito incominciando a ballare la Taran• tella. Maggio 1901: j A. AGRESTI RIVISTADELLERlVISTE Jean Jaurés : li «Lavoro» di Zola. - È verso il socialismo che s'orienta sempre più il pensiero degli scrittori di genio. Le preoccupazioni sociali si notano sempre più in ciascun'opera nuova del grnude scrittore e combattente che si chiama Zola. Nell'Assomoir, nel Germinai, nel Pari.s v'ò la prima indicazione del pensiero sociale di Zola; nel Llivoro - sul quale l:t stampa borghese sembra aver fatta la cospira1,ione del silenzio v'è il piano lli emancipazione, di organizzazione, di liberazione del proletariato in movimento. Il lavoro, nel pensiero di Zofa, è il Dio dell'umanità moderna, quello che si sostituisce a tutti gli altri. i\fa questo Dio nuovo è schiaYo, degradato, perseguitato, sfruttato, sottomesso a Lu ~ti i pericoli della concorrenza e della battaglia; e l'opera di Zola, viene a dire agli uomini: questo Dio, il lavoro, bisogna liberarlo, rendergli il suo carattere sacro, la sua libert:ì, la sua gioia. Bisogna perchò il lavoro sia veramente Dio, che la sua dignità sple11da nella persona innumerevole di tutti i suoi operai. Ecco il senso, la filosofia dell'opera di Zola che io voglio sottoporre ad un'analisi sociale. Per Zola l'associazione e la scienza. sono i due mezzi per condurre il lavoro alla graduale liberazione. Il suo fine è di condurre l'umanità verso il comunismo libertario, cioè verso un'organizzazione sociale nella quale le classi non saranno più divise dai monopoli e dal privilegio della propriet:ì: sarà la comuuit:\ che possederà i mezzi di produzione. Egli, nel sno romanzo, non prende la societ.à umana nel suo insieme, non prende una nazione nè un insieme di nazioni nel loro complesso, ma isola col pensiero una cellula, un piccolo gruppo della comunità, e nota, di grado in grado, cli passo in passo, come da uno stato di odio, di ineguaglianza e di miseria, questa comunità potrà passare al comunismo abbondante e fraterno. In questo grnppo d'uomini, due, d'un grande spirito e di una grande volontà., si distinguono. Essi hanno dei grandi capitali, hanuo il genio dell'organizzazione e la curiosità appassionata dei grandi progressi scientifici. Essi portano il BibliotecaGirio Bianco concorso di questa triplice alleanza: il capitale, lo spirito di organizmzione, la scienza. Zola ha incorporato nella sua opera il pensiero del nostro grande Fourier. Ma in Fourier vi ha una lacuna: egli credeva l'energia della democrazia spossf1ta per sempre dalla Rivoluzione e non concepiva lo sviluppo del mondo nnoH> che col favore, la compiacenza dei pri 1rilegiati. Egli non comprendeva la lotta delle classi lavoratrici. E sta qui appunto la grandezza del pensiero di i\Iarx:. i\folte parti di e.sso J)otranno essere, e sono difatti sorpassate - p<1rparte mia non mi chiudo nell'interpetrazione stretta, intransigente e falsa di molti suoi discepoli, o t.roppo abili o troppo superficiali - ma è vero che i\farx: ha formulato questa necessità di combattimento delle classi diseredate. Il progresso e la giustizia non vengono agli uòmini dall'alto: bisogna che gli uomini si elevino da sè stessi verso le altezze, che conquistino uua parte sempre piìt crescente dei loro diritti. Ciò Fourier l'ha troppo dimenticato, e por lni e con lui, l'ha dimenticato Zola. Bisogna che la cla,sse pro.etaria s'armi per la sua difesa, bisogna che lotti, bisogna che combatta, bisogna che s'organizzi, ùisogna che alla potenza dello Stato privilegiato, conservatore e borghese essa opponga uno Stato nuovo, che-s'ingrandisce: il proletn.riato organizza,to. E' con quest'opera che dovrebbe essere completato la meravigliosa opera di Zola. E' stato di moda da alcuni anni tra gl'intellettuali di dirsi scoraggiati: e lo _si era al punto che ci si curvava su di una tomba profonda come quella di Napoleone per domancht.rgli dell'euergia. Ebùene vi è nei problemi e nelle battaglie del nostro secolo una sufficiente sorgente di energia. Non è un ottimismo cieco che io voglio consiglial·e ai repubblicani e ai socialisti, ma noi abbiamo traversate, due anni or sono, delle oro così dure, e in cni sembrava che l'onore e la coscienza stessa del nostro paese fossero sparite per sempre, che oggi, per parte rnia, io lo confesso, e me lo rimproYerano spesso io provo, ai pilt leggeri sintomi di rinascenza, di resurrezione dello spirito libero e fiero del nostro paest1, la gioia infantile e profonda dei convalescenti. E mi sembra che dappertutto in Europa - in Spagna, in Russia, in Italia - la libert.ì., così terribilmente ferita da anni, così in pericolo cli vita, cominci, timidamente ancora come ai ra,ggi di una nuova primavera, a entrare i11convalescenza. V'ha una specie di vibrazione generale della libertà e della giustizia, e ciò mi ricorda il magnifico movimento di ottimismo e di fiducia che nel secolo xvm l'Enciclopedia aveva sviluppato tra gli nomini, e dal quale uscì l'azione rivoluzionaria. Oggi che la scienza è pHt potente, che la democrazia è pitì forte, che il proletariato s'organizza, noi abbiamo dei raggi nuovi di S[)ernnza, e l'opera di Zola, col fine magnifico, in cni ci fa veder tutti gli uomini fraternamen te uniti nella giustizia e uellà gioia, l'opera cli Zola è piit che un sogno, è l'alba splendida che annunzia fa, realtà del domani. (Bevtte Soci<iliste - Giugno). Il Cisalpino. - I radicali. - Noi non troviamo giustificata nè la sorpresa nè le punzecchiature che da q n,1lche parte toccano all'on. Sacchi pel telegramma al Re in occasione della nascita, della principessa Jolanda e pel suo iuter,ento al Quirinale insieme a parecchi alni deputati radicali. Noi, anzi, ne siamo lieti. Egli ha compiuto -un atto di sincerità politica non comune nell'andazzo delle cose nostre, e colla fortum~ che hanno

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