RIVISTA POPOLAR DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 12 Abbonamento postale Roma,30 Giugno 1901 GDI t.IVVENIMENTI1I E GDI UOMINI L'indirizzo dei radicali. La sera del 20 giugno in una dello sale di Montecitorio ci fu una riunione plenaria del grnppo parl.i.mentare radicale, che non può passare inossorvata. Apparentemente fo indetta per discutere l'indirizzo del grnppo di fronte alla situazione politica; in realt,'L si volle esaminare la condotta dell'on. Saccli i, che d,il pubblico era riteut1to il capo, seuz:\ che il gruppo ufficialmente per tale lo avesse riconosciuto. Alcuni atti « I sottoscritti, di fronte alla nuova situazione determinat,, dallo indirizzo del governo, ed in seguito a recente discussione sullo atteggiamento e sui fini prossimi <1el grnppo radicale, ritengono imprescindibile 1lovere <li rbftenuare l'itntico programma radicale, della Estroma sinistra: progra1111111d1i , riforme, politiche economiche e sociali, di cui ò condizione necessaria ed assoluta il rispetto delle libert:\ fondamentali; progrnmma da persistere ad evolvere, senza apriorismi di forme di governo, di assetto socin,lo, come senza preGli scioperiagrari. ~-~"'-\_._ '', 'l'"j-, 0 1/~::, ~ r "'-.~ I, ' -- =· / ~ Ha <lato ascolto all'Unione Rut•alc C ,ttolica che dopo averlo mal consigliato s'è me3;ia in salvo. del deputato per Cremona - spJcialmen~J il telegl'a:nm:1 al Re, ed un'.1 cert,L costante su.i. preoccnp.,zio11e di manifestarai devoto alle istituzioni ell alla diu.i.stia - avevano irritato la grande m:1ggiornnza dei railicali, cotnposta di detriti repubblicani sui qu.i.li l'ala del temJo non è così a lungi> _pass.i.ta cfa caullella,ro le vecchie tendenr.e e le vecchie simpatie. Si assicurn che antipatie personali, per non dire gelosie, abbiano contribuito ad accentuare questa specie di ribellione contro il Sacchi. Ma questi, col suo coutegno, giustificò i sospetti dei suoi amici politici. I quali vollero riassumere il programma ed il metodo che li distinse <falla sinisira costituzionale - e che deve continuare a rbr loro fisonomia propria - nell'ordine del giorno ch'era stato votato alla vigilia delle ele/4ioni generali, e che noi riportiamo integralmente : Biblioteca Gino Bianco fA RTITl°71VpO""Q· /Y----.:..::.::;::~- 'r ~ - /I (,ì ~ ~~ Si è lasciato gL1idared"iisovve1•3vi che gli hanno ottenuto autUO!lt'ldi salario e diminuzionJ di lavoro. ( Uomo di Pietra cli Milano). vo:1zioui di limiti e di 03tacoli, coordinando in tal modo l'azion J pr:)pria ,Lquolla degli altri gmppi dell'E,trem.,, perch1l, SJLHfLab.lio.1zioae di dottrine e di metocli, veng.1uo rnggi11ut.J le fi,n\iti'i. com1rni, di elevazhne morale, C}Jn:n1ic.1 e iutJll:.i~t:1 del d)l pJp ,lo it:1li,mo. ll Q u3~'ordin.J dol giorno aJ1bJ1liJO - :JJm3 lo dJ1tomi11ù uu :,(lllt'l cbput:1to, rispJutle alle tùtdizioni llelltl nuggio• rau~,i d(li singoli membri dd grnppo - rnppre,eutit un vot·o o s \Ido t1"<iit cl'tb:i:on tr.t Li. sinist,·,i c,ntit1tziomde e l'ala o,trem i della sinistm, e:l h'.1 il mEli'ito di a vere avuto il b.itt.J3im) di uu'.1 bolb camrugri.t elettorale: qt1:illa coudoth coutro il gener,tlt, P01lotrx. ~011 esclucle il prin;iip,,to, m, lo subordiu'.L agli intere,,i piit elevati delht collettività. C:rn m }ravigli,t lli molti, iutauto, l'ou. S,icchi non lo volle piit accettare. Noi che viviamo foori del grnppo rcvlicalc, non sappiamo rentl9l'Ci ragione della Il
222 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA Ll!.'1 TERE E SCIENZE SOCIALI attitudine dell'amico nostro personale, che propose un altre ordine del giorno in cui si faceva esplicita adesione alla monarchia, contro ciò che egli stesso in una riunione famosa della· Sala Rossa presiednta da Cavailotti, aveva pochi anni or sono sostenuto. 1\on sappiamo rendercene ragione, specialmente per due motivi: 1° :l\essun fatto nuovo è intervenuto a ,uoclifìcare la si tua1.ione; l'avvento del ministero 7,anardelli-Giolitti non ha modificato le istituzioni e non poteva modificarle ; esso rimane sempre come un episollio tran~itot·i(, nella vita delle stesse istituzioni ; 2° L'antico ordine del giorno agnostico non aveva impedito che lo 7,,rnardolli tratt-assc c~l gruppo radicale per vederlo rappresentato nel mi• nistero da lui presieduto; cli pii\ esso non ern stato <li ostacolo a procurare al Sacchi i segni ilella benevolenza del Capo dello Stato Il criterio contonnto nell'antico ordine del giorno, in conseguenza, si vuù considerare come sanzionato della esperienza. Noi· che abbiamo molte affinità col partito radicale, o crediamo che esso possa avcro una elorn,ta funzione nel nostro mondo politico, ci augnriarno che in seno del medesimo torni l'antica armonia, o pel bene che vogliamo ad Ettore Sacchi, speriamo che non si l:1sci accecare dall'ambizione imitando l'esempio disastroso di h'ortis e di Luigi Perrari. Il partito raclicalc, però, se vuole esercitare-una benefica azione non deve limit:wsi a vh·ero entro Montecitorio, ma devo fare un'attiva propagandn. nel paese ed esporre un programma notto e preciso,. di riforme economiche e politici.te. Esso uoD può limitani alla. critica spigliata dei repnbblicani e dei socialisti; ma, <love provare, che la sua ragione di essere, sta nelle cose che vuole, e non nel capriccio di alcuDi uomini riuniti in grnppo esclnsi vamente per dare la scalata al potere. E a molte cose potrebbe pensare Maffeo Pantaleon i, che del gruppo raclicalc fa parte, o che possiedi\ dottrina, rettitudine e senso pratico. Non più sequestri preventivi di stampa? Durn,nte la discussioue, 1ielle sedute antimeridiane, del bilancio di. Grazia e Giustizia, fu approvato dalla Camera, malgrado che il ministro CoccÒ-Ortu si fosse opposto, un ordine del giorno dell'amico Mirabelli, col quale s'invita il governo a presentare un progetto di legge per l'abrogazione dogli articoli dell'Editto Albertino sulla stampa e delle leggi successive, riguardanti il sequestro dei giornali. L'ordine del giorno approvato dalla C,1morn, è un passo verso la realizzazione di uno dei desiclcral(t espressi dall'ultimo Congresso nazionale repubblicano, tenuto a Rifrecli lo scorso novembre. Se il voto della Camera piLL che tradotto in legge, verrà, accettato dai Procuratori del Re come criterio direttivo gli scrittori politici italiani saranno messi in condizione di scrivtlre come scrivono nelle altre Hazioni civilizzate, anche monarchiche, e cioè secondo <letta il proprio cervello, senza il bisogno di regolarsi sulle digestioni, più o meno difficili, che possano avere ' gl' illustrissimi procuratori del Re. A meno che l'ordine del giorno sui sequestri della stampa, vada a far compagnia a quello dei Tribunali militari! ... Ma speriamo di no. Il certo, però, è, amico Ghisleri, che anche coclijicato, in mano di un ministero reazionario andrebbe tra i ferravecchi insieme allo Statuto che - altro che cor1ifìcato ! - dovrebbe essere la carta fondament.ale, intanyi/Jile, rlelle attnali istit,uzioni. Biblioteca Gino Bianco La quistione albanese. Se n'è discusso lungamente, e da oratori di varie parti nella, Camera dei Deputati i tliliana, a proposito del bilancio degli esteri ; e da tutti venne manifostata la preoccupazione che l'Albania fosse occupata - perchè non presa injitto secondo il novissimo linguaggio della Goinpaynia intcrna:ionnlc dei fnrti in grande? - lhl• l'Austria. L'occupazioue, che :.inotonderebbe l'impero clegli Asburgo, riuscirebbe dannosa all'Italia, che votlrebbo diminuita la propria. azione nell'Adriatico. Si può cliro, perciò, che arri va a momento opportuno un opuscolo di Terenzio Tocci - un albano,·e di Coscnr.a - che si occupa della Qnistionc J\ll!ancse (1). Lo scritto, che non ha alcuna pretesa letteraria, è uua vigorosa difesa dell,i nazionalità, albanese insillia,ta ad uu tempo dall'Austria, eh.i.Ila Grecia e dal }Iontenegro. Ha parole amare sopratutto contro la Grecia che si è fatta bella degli eroi Skipetari, discendenti cfa Giorgio Castriota Skanderberg, face::idoli passare per eroi greci, contro la Grecia che ama la indipendenza, propria e la soggezione altrui. Ma il pericolo vero viene dall'Austria.; e il Tocci teme che nell'Adl'iatico l'Italia avrà lri pariglia di Tunisi, nonostante tutto le assicurazioni in contrario rloi ministri Viscosti •\Tenosta. e Pxinett,i. Cert,amenLe il pericolo esiste. Pnò scongi urari o la Triplice P Non lo crolle il Tocci. Noi invece pausiamo che RO ]' Hai ia nell:1. Triplice si trovasse alla pari <lolle altro Llue contrncnti, dovrebbe riuscire facile sventarlo; ma ci ,·onobl>o quella energia e quel tatto Lli cni 11011 h,inno Llato prova sinora i nostri governanti. - Sarebbe, forao, 1rno (foi pochi benefizi che ll1 Trip/,ice potreblio procn rnrei. 1hl ogni modo, la, soluzione onesta, e<l utile per tutti acl 1111 tempo, clell'inviluppatissimo problema della 11cnisola balcanica, non si può trovare che noll'attuaziono del pensiero di Giuseppe Mazzini: nella federazione di tutti i popoli cli varia 1-ingua e di varia religioDO che si agitano in Oril,ute. Qncsta soluv.ione ha contro di sè l'avidità austriaca, _ non tenendo conto delle resisten✓,e poco effi:iaci del ì\.[usulmano moribondo; ma piì1 che altro, ostano a tale soluzione gli odi e le gelosie reciproche tra greci, albanesi, bulgari, macedoni, serbi ; tra turchi e cristiani. L'Austria trae profitto da tali divisioni, e chi ama l'indipendenza o la libertà dei popoli deve mirare all'intento nobilissimo di farle cessare. La degenerazione imperialista. L'on.DA Marinis,in una intenista col corrispondente di un giornale quotidiano, ha tentato di diminuire il significato ch:i si dette al suo discorso pronunziato alla Camera e che lo fece considerare come un imperialista anche dal nostro direttore. Egli ha insistito sul carattere pacifico e puramente commerciale che intendeva dare alla espansione italiana nell'estremo Oriente. Non voglia.mo mettere in dnbbio la rettitudine delle intenzioni del de1rntato per Salerno; ci permettiamo, però, cli ricorcL1re il ,·ecchio proverbio: la ·viri dell'inferno i; lastriccitci cli b1ionv inten~io11i. E il fitto pacifico della baia di Nimrod non potrebbe condurre che all'inferno della guerra. Questi fitti conchiusi colla Cina hanno, nè pii't nè meno, il carattere della v1·otezione, che le potenze euro1l) Cosenza. Presso l'autore. Pl'eizo L. I. \
RIVISTA POPOLAIU: DI POUTICA Lh"l Ti•,'Ilt: E .SC.,IE.VZESOCIALI 223 pco - spccialn1ento la Franci:1, l'Inghilterrn, l.t Germania - hanno dato all'occupaidone <li tenitori in Africa e in Asia. Potrebbero avei-e 1111 valore diverso da f!Uello elio l'esperienza storica ha loro assegnato, se venissero liberamente consentiti da entramhi i contraenti. Ma chi ha mai creduto snl serio, che la Cina abbia spo11taneamente dato in fitto alla Russia, alla Francia, alla Ger-- rnauia, all'Inghilterra, le varie provincie o i_·porti dell'Impero celeste? I pii'1 ingenui in Et1ropa hanno <Jualifìcato quei fitti <',Omedelle estorsioni sotto la minaccia della dolenza; e noi, che non amiamo gli eufemismi :,1 servizio dell'ipocrisia, li abbiamo qualificali come atti antentici di /,rigantaggio. Come tali - e questo è l'importante - li hanno considerato i eine;;i, clie sono i piì1 interessati nella bisogna; e fa male l'ou. De Marinis a dimenticare la storia recentissima, che insegna, senza possibilità di equivoca interpretazione, che l'occupa• llione <li J<iao-Ciao da parte della Germania e quella, tentata dall'Italia, furono i coefficienti diretti e immediati del rnoYimento dei boxcrs, che fu movimento essenzialmente n:,zionale, che avrà in appresso la s1m fa. tal o evol nzione. 11 fitto della. baja cli Ni mrod, con si• gliato dall'on. De Marinis, avrà le stesse conseguenze, <la principio soltanto morali e iu appresso materiali, che produ;;se h1 v,,gheggiata occupazione della hnia di San i\Iun. Un altro punto c'è da rilevare nella intervista dell'on. De i\fariuis col corrispondente del Secolo: egli ha fat.to comprendere_ che non Jllancano socialisti che la pensano come lni. Ora noi, per quante rice1·che abbiamo pot.nt.o fare, non siamo riuscit,i• a scovare i consenzienti con lui uè tra i socialisti, nè tra i repubblicani, nè tra gli stessi rn,clicali. J<'orse qualche cosa che somiglia all'adesione all'indirizzo da lui preconizzato, si potrebbe scorgere nella lettera che Antonio Labriola ha iodirizllato ad Ernesto Teodoro ~foneta, ch'è tutta una serie serrata di punti interrogativi sulla possiuilità e sulla utilità della pace, sulla convenienza di rinnovare li, Triplice, sulla nostra debolezza, che c'induce ad essere pacifici ec. ec.: iutenogativi che fauno sorgere dubbi suggestivi, ma che rimangono nel vago e nell' incleterrninato, e che sarebbe bene venissero meglio esplicati. Comunq111i, noi pensiamo, che nel campo democratico qùesta tenrlenz& sia attualmente isolata, individualizzata in pochissimi; temiamo forte, però, che essa trovi imitatori: il contagio psichico per noi è uu fattore reale e poderoso negli avvenimenti sociali. Dove possa condurre l'imperialismo ce l'insegnano gli Stati Uniti e l'Inghilterra. Al di là dell'Atlantico è sma.rl'it,, ogni traccia cli giustizia internazionale e la figura radiosa di Giorgio Washington viene oscurata. Ciò che possano fare, quali prepotenze possano cousumare, a quali miserabili tranelli possano ricorrere i repubblicani imperialisti - l'aggettivo tende a snaturare inesorabilmente il sostantivo! - lo sappiamo dalle infamie delle Filippine e dalle altre che Oreste Ferrara ha: denunziato nel numero precedente della nostra Rivista-. I fasti degli inglesi nell'Africa australe, per 1foordare soltanto i recentissimi, sono più noti, e provano che l'imperialismo, monarchico o repubblicano, non cambia natura. L' Inghilterra nel 'l'ranswaal e nell' 0rauge ha già i suoi campi di reconcentrados; nei quali le donne, i vecchi, i fanciulli muoiono cli stenti, di fame, di malattie epicle111iche. I reconcentrados di Cuba strapparono un grido cl'indignazioue all'Inghilterra umanitaria; ma i reconcentrados del 'l'ranswaal BiblioteGaGino Bianco pare che non abbiano al tra virtù cl1e di fare perdere il sonso della libertà agli inglesi. A q1ù1le grado di degenerazione politica e morale po~sa condurre l'imperialismo ce l'avvertono gli episodi tunmltnosi di nu 1ncctin_9 tenutosi in Londra. Gli amici dei 1.,oeri e ;lella gi11stizia, e il Labouchère, cl1e lm fatto una vigorosa per quanto inutile campagna contro l'imperialismo dei suoi concittadini, vollero fare un voto per l:t paee nell' Afrka australe; ma erano tanto sicuri che non sarebbe stata rispettata la 'tradizionale libertà di riunione dalla folla ubbriacata d'i1nperialismo che assoldarono circa ottocento indi vidni ar111ati di randelli por essere difesi. Infatti il inceting della Queens Hall venne assalito ihgli imperialisti, e s'impegnò una vera battaglia, nella quale intervennero 500 agenti di polizia a sostegno della guardia privata - com o si potrebbe chiamarla'! - clegli amici della pace; corsero pugni e bastonate, e ci furono molti feriti. Ecco i frutti dell'imperialismo: l'iniqua prepotenza nei rapporti internazionali; la scomparsa dei costumi· schiettamente liberali e democratici. Ma l'im,pcrialism.o, si dice, assiènra la prn;,.perità .... No; l'imperialismo, segue allo sviluppo della prosperità; rappresenm nè più nè meno che la megalomania ca• ratteristica <lolla paralisi progressiva che segue, negli individui, ai facili arricchimenti, alla sifilide ed all'alcolismo. E in quanto alle prosperità clell'InglÌilterra e degli Stati Uniti ora che si sono <lati all'imperialismo: rispondia1110: i·espicc /i.neni! Carlo Cattaneo·. Do1)0 trentatrè anni dalla morte di Carlo Cattaneo, Milano - o per essere più precisi la Democrazia lom• barda, cli])ropria iniziati va - gli l1a inalzato 6.nahnentè un monumento che si è iuaugurato domenica 23; dando luogo ad un'imponente dimostrazione dei partiti popo_- lari riuniti nell'omaggio al grande repubblic"ano m il nne~?
224 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E ::,C!ENZE SOCIALl Il bellissimo monumento, di cui diamo In, fototipia è dovuto allo scalpello del nostro carissimo amico l'illustre scultore romano Ettord Ferrari che - coine pel monumento a Giordano 13rnno o altri lavori })01 nostro Partito - offrì gratuitamente l'operi~ artistica sua. La figura in piedi di Cattaneo, che lo rappresenta quando nel 1848 em membro del governo provvisorio delle Cinque giornate, posa su di un piedistallo di marmo di Carrara che ha ai lati quattro bassorilievi: anteriormente è consacrato il famoso no di Carlo Cattaneo, a nome dei combattenti dolio Cinque Giornate; posteriormente c'è la figura della Repubblica; agli altri due lati i medaglioni clel Pensiero o dol)a Sapienza. Il piedistallo termina con alcuni gradini di granito cli Baveno. L'iscrizione è semplicissima: Milcmo <i Carlo Cattaneo. Carlo Cattaneo nacque a Milano il 15 giugno 1801 da Melchiorre Cattaneo, orefice, e da, Maria Autouietta Sangiorgi. Studiò Grammatica nel Seminario di Lecco, Rettorica in quello di Monza, e a 19 anni fu nominato professore di Gi-ammatica latina nel Ginnasio comunale di Santa Marta. Studiò Gindspmdenza sotto Gian Domenico Roruagnosi che si vide morire tra le braccia, e che difese poi strenuamente contro gl'invidiosi elio avrebbero voluto gettarlo giù dal piedistallo in cui la Scienza Positiva l'aveva posto. Per la sua invincibile ripugnanza alle coi1giure e alle insurrezioni a scadenza fissa, egli, prima del '48, si tenne appartato da tutti i movimenti del Partito d'azione, concentrandosi tutto, sin dal 183i, nel lavoro, non meno utile, della rivista Il Politecnico, nella quale ver~ò tutti i tesori del suo grandissimo ingegno. i\fa appena scoppiato il mo,·imento delle Cinque giornate, i suoi discepoli, ohe per la sapienza e la. bontà lo adora.vano, lo trassero quasi a viva forza nel vortice del movimento, e quindi a capo del medesimo, ch'egli riuscì a coronare con una vittoria popolare ohe uon ha precedenti nella storia. Dopo la sconfitta regia ch'egli analizzò - senza reticenza alcuna verso i moderati di Milano, gli agenti di re C,irlo Alberto e re Carlo Alberto stesso - seri vendo un opuscolo, L'ins1irro:ione di .M~lnno del 1848, olte è il suo piìt grande monumento, egli, insieme alla moglie dilettissima - un'inglese, Miss Anna Pyue '\\'oodcock - si ritirò nell'esilio a Castagnola, prcs110 Lugano, ove visse, quasi sempre, fino alla morte. Avendo perduto quel poco ohe aveva del suo, e anche il molto del patrimonio della moglie, cloYette accettare per vi Yere, il posto cli professore di Pilosofia nel Liceo di Lugano, da dove non si mosse che pe1 andare nel 1860 a Napoli, presso Garibaldi, rifiuta.udo, però, qualsiasi incarico ufficiale. La guerra vilissima ohe negli ultimi auni gli fecero i consorti di Milano e di 'forino, coalizzati, fu assolutamente velenosa e feroce. Gli rifiutarono la oittadinauza italiana perchè il Canton Ticino lo M'eva nominato cittadino onorario; nominato segretario dell'Istituto Lombardo, giunsero persino a negargli la modestissima pensione che aveva goduto sino al 1848 sotto il governo austriaco come professore di Umaniti\. nel Liceo; e nominato dall'illustre senatore Jacini a membro di due importanti commissioni, tanto fecero che riuscirono ad escluderlo dalla medeeime. 186i cou splendida votazione da Firenze, allora capitale provvisoria d'Italia. Carlo Cattaneo morl a Castagnola nella notte dal 5 al 6 febbraio ISGD,assistito da Agostino Hert.ani, o con In: si estinse un uomo, cotne disse Aurelio Safft - a: che fu « di quei tipi pit'1elevati della nostm razza, nei quali l'i- « deale e il reale s'aocord:mo in uua forte unità, ohe li a: fa presti del pari alla coltura delle arti paciOche e a: ai cimenti della vita civile, sacerdoti del pensiero e a: cittadini ad un tempo ». Gli scritti di Carlo Cattaneo, li\ cui produzione intellettuale fa disseminata nel Politecnico, nell' .Arch-ivio 'l'rie1rnalc , negli Annali 1mivetsnli di Statist·ica, uel Crepuscolo ecc., nou tutti sono stati pubblicati, ma è cla sperare eh.e coloro ohe ne fecero conoscere la figura nel marmo, penseranno anche a fa,rne conoscere completo il pensiero, ohe, come ha eletto Arcangelo Ghisleri, nella sua lucidissima conferenza tenuta domenica al 'featro Fossati, a: è diamante solidissimo dalle mille a: faccio, ohe, da qualsiasi lato, dardeggia la medesima a: luce »( 1). Il fanatismo guerrafondaio in' Inghilterra. Si parla in questa stessa rubrica delb degenerazione politica e morale oho l'imperialismo nefasto prepara agli anglo-sassoni e si ricorda che la tradizionale liberti\ di parola corre già gravi pericoli in Londra. i\Ia a quale grado sia arrivato il fanatismo dei .ii'llgos inglesi, che corrispondono ai nostri guerrafondai, si può meglio oomprenclore tla questo aneddoto inventato e narrato da. Lord Spenc-er. Si sa che oramai in Inghilterra ohiunque parla di giuatizia, di pace e cli simili quisquilie viene segnalato alla folla ubbriaca come un nemico della patria, come un Pro-Boero. E con quale logica avvenga. la designazione, lo dice l'aneddoto, oh'ò il seguente e ohe prova ad un tempo sin dove sia arrivata anche la stupida ammirazione per Chamberlaiu, il ccmclidato di Caino. Secondo l'aneddoto narra.to da Lord Spenoer e riprodotto da Stead, a.dunque, una maestra in una scuola tli Birmiughalll (la patria di Chambedain) tenne nu eloquente discoròo alle sue alunne sulle glorie della natura, sulle belt:\ tlelle montagne, tlei laghi, del mare; sulle glorie del solo, della luna, delle stelle. Dopo cli ohe essa domandò alla classe a ohi si tlo,·o,·ano tante glorie e tante bellezze. Per un momento le alunne tacquero; il silenzio fu rotto da una fanciulla ardita che rispose : « Noi clobbiamo fatto ciò a Giltseppo Ghamberlain ! » La niacstra iuonidita protestò e lo disse:« Ma voi non stipete clte noi dobbiamo ttitto ciò a Dio ? " E la fanciulla di rimando con Rtupore : Oh come? Io non sa1Jeva,signora maestra, che lei fosse wut ProBoera ! >.'. La Cristianità. messa iu croce iu Cina. (Decliccitt.. a t1itti i Nlonti-Gucwnieri d'Italia). Gli orrori, le scelleratezze senza numero eù incredi• bili, so non fossero stati narrati con singolarissima unanimità da tutti i corrispondenti di giornali europei ed americani, commessi dagli eserciti della civiltà, iu Cina banno trovato forse il piì1 eloquente ccl inesornbile storico nel Dillon della Contcmporary Review, che ha descritto ciò ohe lia, veduto. Uno storico cli seconda. mano, mi~effi.oaoissim0, è stato Eletto trionfalmente deputato a Milano, a Crema, a Sarnico, optò per la sua città natale, ma l'idea di ginmr fede al « bene inseparabile » gli ripugnò, e non mise piE:de alla Camera, nemmeno quando fo eletto nel (1) Ci è arrivato testè il terzo volume degli Scritti politici con prefazione di F. Pullé. Ce ne occuperemo nel prossimo numero N. d. R, o.bi. _ _ c...._,n __ ,a.__
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.A.LI 225 il Bertrand della Revne Socialiste. Il quale ha raccolto con pazienza rara ed ha esposto con perizia somma tutto ciò che sull'argomento hanno scritto i suddetti corrispondenti - compresi quelli della Tribune,, del_Gorriere ·della Sera, del 1Vlesscigyero ecc. Ora nell'ultimo numero della rivista di ,Villiam Stead troviamo le relazioni di Chirol nel 'l'imcs e di Giorgio Lynch nella lVest1ninster Ga::;ette, le quali non solo conformano, ma danno spaventevoli dettagli sulla civiltà europee,. Lynch dichiara che le armA.te dei cristinni alleati hanno crocifisso la cristianità in Cina. I cristian·i hanno stuprato le donne e i fancil1lli ; hanno massacrato i vecchi; hanno sospinto le faiciulle al suicidio per evitare oltraggi ma,ggiori; hanno fatto un carnevale di rapine, di saccheggi, di omicidi, di cui 1100 si ha memoria e che costituisce la macchia pitt nera e piit spaventevole nella storia della civiltà. I contingenti europei, continua Lynch, hauno ubbidito alle esortazioni <foll'Imperatore di Germania; hanno imitato Attila, lmnno imperato gli Unni, militando sotto le bandiere della Croce! Russi, francesi e tedeschi hanno dato sfogo alle peggiori passioni dei demoni e dei bruti... Gl'iuglfisi si sono limitati a saccheggiare (1). Ohe ne dice l'on. i\lontiGuarnieri, che scioccamente vide un' apologia degli cmtropofagi nella semplice spiegazione logica, umana che l'on. Colajanni aveva dato del fanatismo dei boxers ? quali Bettino Ricasoli difese la libertà e fu costretto a dimettersi ed anche a scambiare Llettere fiere e dignitose, come non ne scrissero altre volte i ministri del Regno d'Italia, con Vittorio Emmanuele; e r~- cordiamo la caduta del Ministero Cairoli-Zanardelh, 1'11 Dicembre 1878, per avere difeso la libertà. Ma, è bene ripeterlo, mai come adesso il problema era stato posto in tutta la sua grandiosa interezza, nella teoria e nella pratica, con precisione di ,contorni e di contenuto, sollevando una:discussione, che fu anche più alta o più coraggiosa dell'ordinario da parte dei conservatori edei reazionari; ma che fu elevatissima per virtù dell'Estrema Sinistra e dei due capi del governo: gli on. Zanardelli e Giolitti. Noi non abbiamo intenzione di spiegare tutto il significato della maggioranza di 80 voti ottenuta dal ministero contro l'ordine del giorno puro e semplice che subito respinto con parole insolitamente vivaci dell' onorevole Zanardelli. Presentiamo soltanto qualche bre-ve osservazione. La discussione e la so- . luzione sarebbero state per tutti più dignitose e più confortevoli per quanti¾ amano sopra tutto !a sincerità politica, se conservatori e reazionari non avessero fatto il meschino tentatiDove sono gli antropofagi - tra gli Europei o tra i Cinesi 1 Il prestitorusso. vo di nascondere il proprio colore per assumerne un altro che li avrebbe moEl' Europa, con quella sfacciataggine cito distinguo la sua diplomazia, ha chiesto un miliardo e mezzo 1l'indennità, senza nemmeno dedurre le ricchezze rubate ai poveri e pacifici cinesi, come ha osservato un giol'nalista francese! Chi dovrib pagare tale indenuit:ì, ~ e come 1 E se i Boxers ripreudessero vigore - come fanno temere gli ultimi telegrammi~ E se ripetessero sugli Europei la decima parte delle iniquità commesse (l[l.i nuovi crociati? Oh! allora non mancherebùero i Mout.iGuarnieri a predicare una guerra di sterminio in ouore e gloria di qualche generale e dell'odioso milita,rismo, e di cui i contribuenti imbecilli e pazienti come gli asini paghereùùero le speso ! Nor. (1) Agli Italiani, fortunatamente, non è dedicata alcuna nota speciale. Nota della Redazione. VITTORIA! Le ultime due giornate di discussione parlamentare sul bilancio degli interni rimarranno davvero memorabili negli annali della politica italiana. ::---/on hanno precedenti. Quando venne in discussione la libertà intera e completa di associazione e di riunione, il principio, timidamente affermato venne sconfitto, l'applicazione incompiutamente tentata venne condannata. Ricordiamo le due discussioni del 1862 e del 1867, nelle Biblioteca Gino B anco (Ori di Parigi). strati sotto l'aspetto di una laida contraffazione. Essi affermarono audacemente, sollevando proteste schiaccianti o sghignazzate feroci dall'Estrema Sinistra, di essere liberali; e come liberali non volJero che si votasse sull'ordine del giorno BaccelJi, nel quale videro un equivoco ! Si dissero liberali, essi, i propugnatori del regime- Pelloux, gli autori del Decreto-legge e del regolamentoforca ! Si dissero liberali, essi, gli apologisti dei Tribunali di guerra, degli Stati di assedio, dei massacri non necessari !... Ed è questo il solo lato brutto di tutta la discussione: il tentativo audacissimo, incredibile, di falsificazione della stol'ia contemporanea, della storia non di ieri, ma. di oggi. C'è n'è uno buono, e che vorremmo consolidato; eccolo: molti ascari, molti deputati che per lo passato votarono sempre con tutti i .l ministeri, senza predilezione alcuna pei liberali o pei reazionari, questa volta presero posto, aperiamo definitivo, tra i reazionari. Auguriamoci che gli elettori alla prima occasione facciano giustizia s~mmaria di una marmaglia ignobile, che non ha:alcuna ragione di ritornare a Montecitorio. Non è possibile dare un cenno, anche fuggitivo dei discorsi magistrali pronunciati dall'Estrema. Badaloni, Gatti, Barzilai, Comanclini, Bovio, dFerri, chi più, chi meno, furono eloquenti, nella difesa della libertà; logici, inesorabili nella critica degli argomenti della reazione.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI L'on,lGiolitti col suo discorso, tutto sostanziato di fatti e d'idee precise, stritolòJigli avversari; egli espose, con coraggio pari all'abilità, il programma cli un vero ministro democratico, .[dimostrando [anche ai più increduli che il passato gli aveva ~ervito cli ammaestramento, e che il presente poteva affidare che egli avrebbe saputo farlo completamente dimenticare. L'on. Zanardelli fu pari a sé stesso, e non smenti la propria fama cli oratore eloquente e cli abile parlamentare. Nei discorsi dei campioni della reazione va notata la invocazione di una storia d'Inghilterra mutilata e falsata indegnamente e sistematicamente. A costoro che fingono di allarmarsi - e non possono essere sinceri nell'allarme avendo cercato più volte di creare una situazione come l'attuale a loro benefizio - dell'appoggio dato dall' Estrem0, repubblicana ad un ministero della monarchia, è la storia dell'Inghilterra che insegna: che Gladstone e·bbe sempre la cooperazione attiva dei radieali e dei pochi repubblicani; che gl'irlandèsi, nemici giurati delle istituzioni inglesi e della unità nazionale, volta a volta dettero l'appoggio, ricercato ed accettato, ai ministeri conservatori e ai ministeri liberali. Ai pusilli che tremano per la monarchia perché sf concede ai repubblicani l'esercizio di quei diritti che essi conquistarono colle cospirazioni, nelle prigioni e sui campi di battaglia, la storia d'Inghilterra risponde che solo colla libertà piena ed intera, al di là della Manica scomparvero o si assottigliarono- i repubblicani; e che colla libertà piena ed intera scomparve la violenza nelle contese incessanti ed aspre tra capitale e lavoro. !'delitti di Shejfield furono consumati dagli operai delle fabbriche sotto il recrime . o della compress10ne, che i nostri reazionari. vagheggiano. Agli ipocriti che osano affe!'mare di avere a cuore il miglioramento economico, morale ed intellettuale dei lavoratori, la storia d'Inghilterra dice, che mercé la libertà completa di associazione e di riunione gli operai inglesi ottennero gli alti salari, il benessere, l'elevamento sociale. Leggano la magistrale opera di un diplomatico tedesco, il Von Nostitz, e se in loro c'è un bricciolo di buona fede vadano ad inginocchiarsi nell'aula di Montecitorio per recitare il mea culpa. Studino la storia dell'Inghilterra e si convertano; è l'augurio migliore che loro possiamo fare. Ed ora terminiamo ricordando due punti convergenti dei discorsi degli onorevoli Ferri e Barzilai. II primo giustamente osservò che Re Vittorio Ema- . ,nuele III si trova oggi a quello stesso bivio in cui si trovò il suo avo Vittorio Emanuele ·II. Quando in seguito alla catastrofe di Novara la reazione gli consigliò di sopprimere la Costituzione, egli rifiutossi; e il rifiuto gli valse la corona del regno d'Italia e cinquant'anni di vita alla monarchia. A Vittorio Emanuele III oggi si. presenta il dilemma: darsi in braccio alla reazione, o favorire l'eleva'lione nella condizione dei lavoratori per mezzo della libertà. Il socialista divenuto repubblicano, nello interesse del paese e del progresso sociale, fece voti che il_.capo Biblioteca Gino Bianco dello Stato scelga la seconda via, che assicurerebbe altri lunghi anni di vita alla monarchia. L'amico Barzilai, alla sua volta ammoni il ministero di non fidarsi della maggioranza attuale e di consolidare la sua base colle elezioni e con un largo programma di riforme economiche e tributarie. I nostri lettori sanno che non da oggi siamo cli ac• cordo col pensiero manifestato dai due oratori del1' Estrema. Pensiamo, però, che la riforma tributaria non sarà possibile senza grande audacia. L'auguriamo al ministero nell'ìnteresse della democrazia e della nazione. Intanto ci rallegriamo cli una prima vitt~ia che ci ha dato, se non tutta almeno un minimum di libertà che ci consente di vivere e di evolvere. Il popolo non se la lascerà più ritogliere. LA RIVISTA. Il sanguinoso c nflitto diBerra Nel Ferrarese si è svolto uno dei soliti dolorosi incidenti, che facilmente si possono prevedere e che sono quasi inevitabili quando si trovano a contatto soldati in armi e popolazioni eccitate. Da San Luci a Calatabiano,da Caltavuturo a Gianlinello, a Gibellinae in cento altri· punti, e in cento occasioni analoghe, ufficiali e soldati, non malvagi, cittadini inermi e pacifici sono venuti a conflitto, senza che sia stato possibilenell.i massima parte dei casi di assegnare la responsabilìtà diretta cd immediata del medesimo. li conflitto venne, !jUasiper una vera fatalità. Massima ed innegabile, però, la responsabilitàin coloro che lo prepararono e lo 1·eseroinevitabile 1-'erciò,in attesa del risultato de[)'inchiesta che auguriamosevera, non ci sentiamodi aggra- ?are la mano contro lo sciagurato tenente De Benedetti; e invece non troviamo sufficientiparole di biasimoper gli am. ministratori della Bonificache si sonomostratiduri di cuore, imp1·udenti,impolitici o... troppo previdenti.Infatti ci sarebbe da sospettare che la reazio.neabbia voluto la sanguinosacatastrofe per mettere in sinistra luce, le teorie e l'opera dell'attuale ministero. ~criviamo dopo cl,c la Rivista era andata in macchina ; non possiamo quindi dilungarci senza ì·itardare soverchiamente la pubblicazionedel numero, e concludiamoaugurando che proprietari e lavoratori,autorità e deputati socialistispieghino tutta l'at.tività,e mettano tutto il loro buon volerenel l'irngedire che si ripetano i dolorosi fatti di Berra. Noi, intanto siamo autorizzatia preannunziareche alla riapertura della Carnera, !'on. Colajanni ed altri deputati di Estrema sinistra presenterannoun disegno di legge sull'Àr·- bitrato obbligat_orionegli scioperi. Peinostrtriattadticommercio La prossima scadeuza dei trattati di commercio coll'Austria-Ungheria, colht Germania e colla Svizzera, e le controversie cui l.ta dato occasione l'accordo conchiuso colla, Francia nel 1898, hanuo dato una vera importanza di attualità a questo argomento, cui sono intima,mente conuessi gl'interessi piì1vitali del paese. Accolsi, perciò, una lettera che persona da me conosciuta - un meridionale che vive in 'l'orino - mi rnan1lò, e che suonava critica alquanto vivace dell'opera dell'on. Luzzatti, convinto che la discussione che poteva suscitare dovesse riuscire proficua. Pubblicando la lettern cli 'l'orino, però, credetti fosse mio precipuo dovere - e per le ottime nostre relazio11i personali, e per la grande stima che ho dell'uomo, e pcl ri~pott,o che gli credo dovuto da tutti, anche quando da lui si dissente - di comunicll,rne prereuti-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTEFlE E SCIENZI~ SOCIALI 227 vamente le bor.iè aifòùitìstte amico, che ha risposto colla Jettern che i lettori clelht R'ivistct tr'overanno Illlbblicata in questo stesso numero. C'è qualche dift'erenza tra le cifre inciicate nella lettera di 'l'orino e quelle riportate nella risposta dell'e~ ministro del tesoro, in quanto al vino francese introilotto in Italia nei primi mesi cli quest'anno; ed è supedino M'vertire che l'esattezza è da presumersi nelle secoììde pe1• tanti bttoui motivi, che non occorre esporre. La pocia Mrn:ittezza del governo francese, nella forma dovnta ad un uomo che occupa nu 'alta posizione po1itica, viene ammessa dnll'on. Luzzatti; perciò non mi sembra del tutto infon<fata la critic,i che gli venne mossa. Tanto meglio se il governo francese farà ammenda onorevole con una nuova legge, che ripari all'inconveniente deplorato sull'aumento del dazio imposto ai riostri vini entrando in Francia; in- questo modo mostrerà che il sopra.-dazio imposto colla legge .snl consumo interno più non rappresenta malvolere della repubblica verso l'Italia. E mi pare anche che risulti evidente òalla, risposta del· l'on. Lnzzatti, che egli . no11 si faccia più alcuna illusione sulla esportazione dei nostri vini in Francia. Signor· Direttore della Rivista popolare, La Rivista in varie occasioni ha inneggiato alla sapienza e all'accortezza dell'on. prof. Luigi Luzzatti nella conclusione dei trattati di commercio. Non voglio mettere in alcun dubbio i benefizi, che l'Italia ha tratto da quelli del 1892 stipu!ati coli' Austria-Ungheria, colla Germania e colla Svizzera e nei quali il merito diretto non fu dell'on. Luzzatti, che allora era ministro del Tesoro, ma dei negoziatori italiani - tra i quali il ·comm. Nicola Miraglia., di cui raramente si fa menzione. È invece tutto dell'on. prof. Luzzatti il merito dei nuovi accordi stipulati colla Francia nel 1899 e · che fecero cessare completamente la cosidetta guerra economica, a base di tariffe, colla vicina repubblica. Ora di tali accordi in verità c'è poco da rallegrarsi, com'è facile scorgere tenendo conto deijatti, che valgono un poco di più delle promesse e delle illusioni. Nel 1899 i partigiani del- ' l'entente cordiale tra l'Italià e la Francia, sotto la gui- ~· da e la inspirazione del- !' on. Luzzatti, fecero comprendere ai nostri produttori di vino, che si sareb- • Sono anche io persuaso che l'accordo colla Francia non va giudicato dalla sola esportrizione del nostro vino; e quali altri vantaggi avrà procurato ali' Ital;a, lo sa... premo òalla seconda lettera che promette l'illustre amico, e di cui anticipatamente lo riugrazio, in nome mio e dei lettori della Rivistn. "' be riaperto loro il mercato ~..;,-=· ~-:,:,ti#.., francese e sarebbero tor- , ..... .f_ 0 S/\', ···' :, . ,_._,,_ nati i bei tempi che si erano La nuovamuragliadellaChina. chiusi - e -per sempre ! - colla · denunzia , giammai abbastanza deplorata, del Taccio snlle prot.este che lia suscit:ito in Francia il tigetto dei vi11i gimlicati non genuini ilalle nostre dogane, percl1i:. creclo che non possano essere br-rnfondate; nè mi preoccupano la ve• nuta in Roma del sig. Grosbo11, rappreseutante della Camera di commercio di Cotte, e la rniuaccia,ta interpellanza del bolleutè naziona\istn, f'irmin Faure, cui non parrà vero di poter scaraventare qnalche grossa insolenza all'indirizzo dell'Italia, con apparenza ùi ragione. Riserbandomi di ritornare sulla questione dopo la seuonda lettera dell'on. Lunatti, focoio voti calorosi che questi non voglia privare il 1mese dell'opera sua illuminata nella rinnovazione dei trattati colle potenze centra.li e colla Svizzera. Non è possibile che l'Italia lo consideri come un nego,ia!orc yi1ibilato, qmtle egli stesso altra Yolta si annunziò in piena Camera dei deputati. Egli nou potr,\ insistere nella determinazione per llOn veni.r meno alle promesstJ formali fatte nel discorso di BlLL'ei nell'altro cli Firenze di difendervi vigorosr1monte gl'iuteressi dell'agricoltura e del Mezzogiorno, che forono tanto danneggiati dalle t,iriOc generali clel 18871 che costituiscono la base della Dostra politica doganale. L'o11.Luzzatti fa magna pars, in nDa all'on. Ellena uella compilazione di tali tariffo; l'int,ento da lui propostosi, lo sviluppo delle industrie, fu raggiunto. Rimane ora da riparare nelb scarsa misura ch'è possibile, ai danni llhe ne vennero all'agricoltura. Et! io sono certo che Luigi Luzzatti in tale opera riparat,rice porrà tutta la sua (lottrimi, tutta la s•m esperienza, tutto l'e11tusiaSJIJ() 81l0, Biblioteca Gino ~ ~fr-OAEONE CoLAJANNI ,é~t\tll!t& al Parlamento. (P1wlc di New-York). trattato di commercio del 1881: denunzia, che fu davvero opera meritoria dell'ex ministro del Tesoro. A queste promesse, che crearono tante illusioni e suggerirono i tentativi infelici di esportazione dell'on. De Bellis, mancava la base. E la base venne meno dal giorno in cui la ricostituzione dei vigneti francesi distrutti dalla filossera, e la piantagione dei vigneti nuovi in Algeria e in Tunisia fu un fatto compiuto; perché da quel giorno veniva meno in Francia il bisogno d'importare vini esteri - spagnuoli o italiani. La Francia, come rilevò lei stesso nell'articolo pubblicato nella Tribuna, avrebbe potuto ancora importare vini eccellenti dall'Italia e dalla Spagna per tagliare i propri scadenti; ma avrebbe importato 100 o 200 mila ettolitri per esportarne un milione; e all'esportazione avrebbe dovuto pensare, perché i suoi produttori da qualche anno si lamentano già della mèoente del vino, cui il governo cercò di provvedere coll'abolizione dell'octrois e con espedienti intesi a favorire il consumo interno. L'on. Luzzatti - non v·olendo e non potendo in alcun modo mettere in dubbio la sua buona fede - doveva ignorare ciò che tutti conoscevano nel Setten, trione d'Italia, cioè la ricostituzione dei vigneti francesi.· Questa era tanto nota che il conte Capredon d'Albaretto in una sua Relazione ben documentata al Comizio agrario di Casale Monferrato, sulla conoenienza della stipulazione d'una nuova convenzione doga-
228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ·,wle colla Francia, che porta la data del 9 aprile 1897, gettava un vero grido cliallarme, e dimostrava che mentre la produzione del vino in Italia tendeva a diminuire, quella della Francia invece tendeva ad aumentare. Le due tendenze vengono chiaramente illustrate. da questi dati che si leggono a pag. 4 di detta Relazione. Produzione del vino Mejia del quinquennio 1882-86 1887-91 18°2-90 In Italia Ettolitri "27 .66 1.517 31.116.799 27.514161 In Francia Ettolitri 35 840.~62 27530 921 38 074.925 Le cifre per gli anni ultimi insegnano che mentre non è aumentata la produzione italiana, è aumentata rapidamente la produzione francese sino ai 67 milioni, che divengono 73 con quelli di Algeria e cli Tunisia, del 19JO. Qualcuno si conforta osservando che l'ultima sia stata una produzione eccezionale ; ma dimentica che l'aumento dal 1891 in poi é stato continuo e regolare e che i nuovi vigneti non sono ancora nella pienezza della loro produzione. Dato e non concesso che la produzione del 1900 sia stata l'effetto di un'annata eccezionalmente favorevole, é innegabile che cli fronte alle due tendenze, se ai nuovi accordi doganali tra l'Italia e la Francia si doveva venire, bisognava ch'essi fossero ·conchiusi sul terreno delJa parita. Invece col trattato del 1800 si stabili che i vini francesi fino a 15 gradi si potessero importare in Italia pagando L. 5,77 all'ettolitro, mentre i vini italiani entrando in Francia dovessero pagare L. 12 fino ai 12_ gradi. Per ogni grado in più dei 12 i nostri vini avrebbero pagato altre L. 1,60 per ettolitro. Così un ettolitro cli vino italiano a 15 gradi auebbe pagato in Francia L. 15,80; un ettolitro di vino francese deJJa stessa alcoolizzazionc in Italia avrebbe pagato L. 5,77. La differenza del trattamento _a nostro danno, apparira più mostruosa quando si riflettera che i vini francesi natlwali a 15 gradi non ci sono, mentre quasi tutti i vini del Mezzogiorno, cui pretendevasi arrecare giovamento, naturalmente hanno più di dodici gradi. Non contento l'on. Luzzatti cli avere trascurato tutti gli elementi di fatto che avrebbe dovuto conoscere da buono cd accorto negoziatore, dette prova di una fenomenale ingenuita accontentandosi delJa promessa verbale fattagli dal governo francese di non aumentare il dazio sul consumo interno. Poteva avere valore la parola data in questo genere cli faccende? Nessuno lo pensa: e non ne ebbe. Sicché, nei principi di quest'anno, con legge apposita il dazio sul consumo interno venne portato a L. 2 per ogni grado in più dei 12, e, come conclusione ultima, si ha che un ettolitro cli vino italiano in Francia viene ora a pagare L. 18 per ettolitro ! I risultati sono stati quali furono previsti : vini italiani in Francia non ne entrarono che in meschina quantita; invece nei primi tre mesi vennero dalla Francia in Genova 36 mila ettoli,tri ; altri 32 mila B ~ttolitri entT·~no a i\ e~sina, Riposto, Catania, Na1 b~ i t I do:Jd l{genna.fara~ aprile; v'erano contratti a me noti per altri 50 mila ettolitri ; altri 16 mila ettolitri sono in dogana e non si lasciarono entrare in seguito al grido di allarme venuto dalla Sicilia ed alla riunione a ìvlontecitorio dei 69 deputati pugliesi e Siciliani, che dettero mandato all'on. Luzzatti - proprio a lui! - di vigilare affinché il governo prendesse dei provvedimenti energici per impedire l'introduzione dei vini francesi in Italia ..... Il pretesto, e voglio anche chiamarlo buona ragione, per respingere i vini francesi, é questo : essi sono artificialmente alcoolizzati. Ma se la Francia non ha vini naturali a 15 gradi ! ma se sinora si erano lasciati entrare colla tariffa cli favore cli L. 5,77 i vini turchi!. .. L'esperienza insegnò qualche cosa e spinse la deputazione e i produttori alla protesta; se ne fece portavoce autorevole l'on. Luzzatti sia per riparare al proprio malfatto, sia per esercitare una rappresaglia contro la Francia ch'era venuta meno alla parola a lui data. La protesta ha avuto la sua sanzione col -voto unanime della Commissione delle Tariffe e dei Trattati che ha stabilito, con interpretazione restrittiva, che l'alcool aggiunto nei vini francesi non li doveva far considerare come naturali, e perciò non ammessibili al regime di favore. La Francia si acconcera a questa decisione ? Io Io ignoro. Certo è che le contestazioni che ci potranno venire da parte della vicina repubblica e le amare disillusioni che hanno subito i produttori italiani sono imputabili alla leggerezza clell'on. prof. Luzzatti nella conclusione dei nuovi acee5rdi del 1899 colla Francia. II Mezzogiorno stia in guardia per Io avvenire e per la rinnovazione dei Trattati coli' Austria-Ungheria, colla Svizzera e colla Germania. Mi creda con ogni· riguardo Torino, 7 giugno· 1901. Caro Colajanni, Suo deo.mo X. Y. Ella, per cortesia amichevole, della quale le esprimo la più viva gratitudine, poiché ricorda la bontà dei cavalieri antiqui, mi manda le bozze di .un articolo della sua Rivista intorno all'accordo commerciale colla Francia, e mi chiede quali rettificazioni voglia fare allo scrittore anonimo. Contro costui nessuna rettificazione desidero, poiché per lungo uso dei negoziati (che ho incominciato sin dal 1869) mi sono vaccinato contro l'ingiuria tecnica, e a obbiezioni ben più serie e gravi ho lasciato che rispondesse la esperienza del tempo. A Lei però, ottimo signore e amico, voglio dire che la Francia, su mia domanda, ha concesso all'Italia di porre sul vino in botti un dazio cli dodici lire all'ettolitro appena sia scaduto, 11el1903, il trattato di commercio dell'Italia coll'Austria-Ungheria, traverso il quale, la Francia gode ora il benefizio della nazione più favorita. Questo dazio normale, che ho immaginato a giusta tutela della enologia paesana, fu gia applicato verso il vino greco e si avrebbe potuto anche porre sul turco ; ed Ella s13 che dalla Grecia e dalla Turchia,,
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 22!} e non dalla Francia, ci giunge ogni anno, secondo i raccolti nostri, un supplemento di vino forte. Neppure dopo le vendemmie dell'anno scorso, eccezionali per il prodotto straordinario della Francia e pel raccolto scarso del vino nostro meridiònale, è potuto venire in Italia il vino francese. La statistica italiana ne registra a tutto maggio 6030 ettolitri su 81,612, e a tutto il 18 maggio se n'erano respinti dalla dogana 7346 ettolitri, giudicati non genuini (1 ì. Questi ultimi non seppero entrare nel Regno, perché non poterono invocare che il trattamento usato al vino austro-ungarico. Ora nelle clausole chiare e giuste che lo definiscono è esclusa qualsiasi aggiunta cli alcool e di glicerina, e se la chimica non ri~sce a scovrirla li supplisce il certificato cliorigine, il quale permette cli determinare la quantità media dell'alcool naturale contenuta nel vino del luogo, donde è spedito. In nome di tutte queste cautele l'Italia ha potuto ora eliminare dai suoi mercati il vino francese artificiale, che si manifattura segpatamente a Cette, aggiungendo a un vino naturale fra 8 o 9 gradi, dell'alcool immune da tassa cli fabbricazione, e dissi- ,mulato, per quanto è possibile, con la dose opportuna di glicerina. L'accordo e i verbalj parlavano così chiaro che il governo francese non ha potuto reclamare, non volendo confondere le alte ragioni di un nobile paese colla causa infelice cli alcuni noti adulteratori. • In quanto a1!'inasprimento del dazio sull'alcool contenuto nei vini esteri sopra i dodici gradi, il torto è stato del governo italiano e c1ello spagnolo, che a tempo non reclamarono. Ma appena si seppe bene la cosa (la legge che aumentava i diritti sull'alcool collegata con quella sulle bevande igieniche si discusse in grande fretta e confusione nel Parlamento francese alla fine del 1900), ii governo italiano mosse le sue doglianze, e quello francese riconobbe lealmente, che si era violato lo spù,ilo dell'accordo, presentando alla Carnera un disegno di -legge il quale riparava l'errore e non fu ancora approvato. Fra le cose che il suo corrispondente ignora (e ne ignora tante!) vi è quella di non conoscere il modo col quale la Francia si impegna. Essa non stipula mai trattati con tariffe vincolate, ma concede la tariffa minima, libera anch'essa, allo Stato che le consente sufficienti compensi. Se, dopo l'accordo, alza quelle tariffe minime, argomento di esame particolare nei negoziati, si espone a un egua'e rischio, perfino alla denunzia del trattato. Il che avvenne di recente quando la Svizzera minacciò la Francia di denunziare l'accordo se avesse alzati i diritti sui tessuti di seta! Questo è il solo metodo possibile di trattare con ( (1) E neppu1·e i 6000 Etloliti-i sarebbero entrati nel Regno se la Dogana Italiana avesse a tempo vigilato anche prima dei giusti richiami parlamentari alÌa rigida . osse1·vanza dei trattati. Nella lettera succe•siva parferò dell'invio del vino italiano in Francia per taglio; qui rispondo al punto fondamentale dell'accusa. .. , • I BìbliotecaGino Bianco la Francia, data l'indole delle tariffe del Mèline e dell'art. 11 del trattato di Francoforte, e tutti gli Stati che negoziarono con essa dovettero piegarvisi. Se non si approverà il disegno di legge, che riduce il sopradazio dell'alcool all'antico teno're pei vini sopra dodici gradi, l'Italia potrà e dovra esaminare la convenienza di rialzare alcune voci in modo che si restringa all'altra parte un equivalente compenso, e non é escluso che, di comune accordo, si possa anticipare, anche prima del 1903, l'applicazione del dazio di 12 lire ai vini francesi. La Frcmcia sa che non può invadere il mercato nostro coi suoi vini nat,,rali, nè aspira a farlo avendo accettato il dazio normale di dodici lire; dai vini artificiali ci difendono le giuste applicazioni dflle norme contenute nel trattato coll'Austria-Ungheria. Vede, on. Colajanni, quante cose ignora il suo corrispondente, il quale, come tutti questi critici aspri è permalosi non paiono potenti che ne!la impotenza! E gli auguro (giacché io mi sono da un pezzo presa la giubilazione volontaria, desiderando che cessi il mio monopolio nei negoziati), che indichi lui, quell'infallibile!, gli uomini liberi e disponibili, i quali non sciupino i trattati prossimi a scadere colla Germania, coli'Austria-Ungheria e con la Svizzera, nella preparazione e sLipulazione dei quali Ruclinì e lo scrittore di questa lettera, nel 1891-92, ci misero tutta la loro anima. Così dopo avere sbarazzata la via da questo ingombro, epilogherò, poiché Ella lo desidera, un'altra volta (quando avremo, fra breve, i conti analitici del 1900 .e quelli del primo semestre 1901) gli effetti di indole politica, economica e finanziaria che l'accordo del 1898 rese possibili, senza esagerarli o impicciolirli, coll'unico fine della verità, la quale mette ogni cosa a posto. Saluti affettuosi Roma, 24 giugno. Dal suo LUIGI LuzzATTI. MAGGIORI! O FERRARIS PANE E SADE(l) Il problema è posto! Le sorti delle riforme tributarie dovranno tra breve essere decise. . La Camera dovrà pronunciarsi se debba prevalere un indirizzo di una larga, seria e feconda riforma tributaria, atta a risollevar6 il paese dalle sue strettezze ecouomicht-, ad assicurare la pace sociale, ed a promuovere il progressivo benessere delle classi popolari: oppure se l'Italia debba maut1mere un regime fiscale di alte e disumane imposte, soprn i consumi più necessari, che prorncliiuo il malcontento delle popolazioni, e che costituiscano una minaccia permanente all'ordine pub~ blico, alla pace soci-aie. La decisione dovrà essere chiarn, risoluta: ogni mezzo termine non gioverà a nulla, non snherà nulla. ;< È da ( 1) Per la sua particolare importanza diamo uno speciale riassunto dell'articolo pubblicato dall'on. Maggiorino Ferraris nella sua Nuova Antologia del 16 giugno. N. d. R.
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