Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 11 - 15 giugno 1901

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE1 TERE E SCIENZE SOCIALI vhrlo s'era ripetuto, selvaggio: - Morte al Direttore-! - e le parole erano state seguite dallo scroscio dei ,wetri infrant,i, dal rumore secco e sordo di tavole schi~ntate e battute con forza contro le porte, Egli correva, ansante, dalla porta alla finestra, dalla finestra allÌI porta; balzava alle sbarre, tentando ved_ere di ru·ori, ma le piccole lastre di lavagna impedìdivano di ,guardare in basso e la porta ·resisteva ai suoi urti disp·erati come diventata tutt'uno col muro.· E l'urlo che veniva di lontano, dai lavoratorì comuni, continua-va t'eroè~, assordante; e i rumori erano più alti, e i colpi più spessi e gli urli più furibondi. Improvvisamente gli parve cli udire un suono di tromba; ma l'urlo sall più fragoroso e più colmo di rabbia: - Morte al Direttore ! Una scariça di fucili scoppiò, si ripetè: tutto tacque. Dopo un brevissimo istaute egli intese dal fondo del corridoio il rumore d'una breve lotta, alcune grida soffocate, q11alehe colpo sordo. Una leggera nuvola bianca passò dinanzi alla sua finestra, lasciando dietro di sè un acre odore d'ammonia e tutto parve ritornato allo stato di prima. La sera, il silenzio fu suonato. alla medesima ora, il carceriere fece la sua solita ronda e quando la spia 'della porta lentamente si rinchiuse, egli, voltandosi contro il muro, senti che quella notte non era come tutte le altre; n~n. poteva dormire. (C?ritinua) A. AGRESTI RlVISTADELLERlVISTE Leon P.arsons: Le pensionoi peraie. - li ministero Waldeck.Rousseau-Millerand ha già provato che aveva dell'in~eresse per la classe. operaia, facendo votare una legge sug!'infortuni del lavoro e un a!Lro che regola, per quanto in uua forma provvisoria, la giornata del· la.voro. Un'altra legge tendente a organizzare, o meglio, a sopprimere lo sciopero, è sul tappeto, ma pare vi starà lungo tempo _perchè padroni ed operai non ap• provano il piano sul quale è stabilita. Ma vi è un altro progetto che non raccoglie le generali •simpatie, ed è quello che da dieci anni ha presentato il deputato ·Guyeisse per la creazione di una cassa pensioni per gli operai. I padron i· esitano a riconoscere che un dovere solliaie li obblirhi ad assicurare a quelli ch'essi hanno impiegato, una vecchiaia meno precaria, e gli operai trovano un po' magro il regalo che loro farebbero i padroni e fo Stato. , ' E' in Germania che l'istitnzione delle casse pensioni operaie è pii1 solidamente organizzata con il concorso dello Stato. Una legge del giugno 1889 rende obbligt\- toria l'assicurazione contro l'incapacità al lavoro e la vecchiaia. Sono i padroni che sono incaricati di prelevare sui salari le ritenute e a fare dei versamenti per egual somma alla società di assicurazione. La contribuzione dello Stato è di L. 62,50. Un operaio che abbia lavorato trent'anni, a 71 anno ha ,una pensione che varia da L. 132,50 a L. 238,75. , Il progetto governativo francese, che è poi il progetto G.uyeisse, pone per principio che ogni operaio o impiegato nell'industria, agricoltura e commercio ecc. ha diritto, se francese, a una pensione per la ·vecchiaia, a 65 anni, o una pensione per l'inabilità al lavoro. La trattenuta sarà di 5 centesimi per giornata di lavoro, sti l'operaio non ha 18 anni e il suo salario è inferiore a 2 franchi: 10 centesimi se il salario è tra 2 (l 5 franchi; 15 centesimi da 5 franchi in su. Tali somme devono essere trattenute dal principale cbe verserà egual somma alla Cassa nazionale delle pensioni operaie, di ctii la gestione amministrati va è posta sotto la sorveglianza del ministro del commercio, e la gestione finanziaria confidata alla Cassa di depositi e prestiti. Lo Stato ·garantirà un interesse del 3 0(0. Così, dopo tren• t'an~i di versamento, un operaio che avrà raggiunto 65 anm avrà una pensione di 185, di 370 o di 555 franchi, secondo che avrà versato 5, 10 o 15 centesimi al giorno. Bibl iIÒtec~imG;no 81l~vnrc6rima dei 65 'anni, lo · Stato rifà le differenze fino a raggiungere la somma da -liquidarsi in L. 200, quando il sussidiato pruovi di non a vere altri mezzi disponibili. CI Assicurare l'operaio nella sua vecchiaia., - dice il CI deputato ·Guyeisse nella sua relazione - garantirgli « un avvenire onorevole, sono dei problemi che una • democrazia riposante sul suffragio universale non « dovrebbe più esaminare >>. Invece i due problemi non sono an.-01·:1r,iRolLi. Li tisolv111·,\·la,C.::tmern1:el modo in cui :,0.1 posti'/ (Revue Bleue - 25 maggio). PapiliimculttS : La verità sul Cardu&eie aul D'Annunzio. - C'è chi ha paura della folla perchè è o vuol parere aristocra.tico; e c'è chi n'ha paura solo come degli urtoni e dei briachi. Gabriele D'Annunzio passando tutt'in un tratto dalla prima paura sin oltre alla seconda, sr è ritrovato in mia compagnia, ed io gli scrissi (e n'ebbi fraterna risposta) così: Perdona, a chi ti conobbe quasi ragazzo, le oneste ingiurie pour le bon 1notif; il cuore hai buono e l'ingegno grande; ora che hai aperto gli occhi, cammina, e non ti voltare addietro mai più. Ora io leggo nel N. 4 del Cyrano de Bergerac, un fc, roce articolo <li C.:rist.ian de Neuvillette sul CI voltafaccia dell'ex-Egoarca », e mettendolo a riscontro coi vostri due (precedentemente pubblicati nella Folla) sull' « apostasia> e sulla CI viltà D di Giosuè Carducci, bo fede di aver trovata la nota giusta se mi riuscirà cli sostenere la tesi che nessuno di quei due signori merita propriamente ni cet excès d'honneur, ni cet ind·ignité. Ammesso puro che quella di Carducci sia, se mai, una involuzione, come quella <lei D'Annunzio sarebbe un'evoluzione, l'inYeire contro la prima non ò nè scientifico, nè umano, co1uo il dubitare della secondi\ non è onesto. Chi rinfaccia ancora a Victor Hugo le sue giovanili debolezze di visco11te, cli bigotto e di legittimista? Qqalche decrepita 11rn1·chesnbonapartista. Chi ammira gli scritti razionalisti rli Ausonio Franchi? 'l'utti. Chi dà importanza all'Ulti,na Critica di Cristoforo Bonavino 1 Nessuno. La verità, senz'offendere, eccola. Gabriele D'Annunzio sarà sempre, un poco, quale io lo conobbi diciott'anni fa: uu amabile ragazzo con l'aggravante di esser meridionale; Giosuè Carducci sarà, sempre più, quale diciott'anni fa lo conobbi: un valentuomo sorpreso dalla propria fama con l'aggravante di esser toscanino. Come il Mascagni, il Bovio, il Crispi, e pur altri minori, egli deve moltissimo all'impreveduto. Non snpeva, non immaginava; diventò come altri volle, andò ove ad altri piacque; si trovò quel che certo non avrebbe voluto essere. Rapagnetta, invece, a diciott'anni sapeva quel che voleva essere; fin da allora comiuciò a diventare .. D'Annunzio. Da buon meridionale, Gabriele rapisce un blasone e una moglie, certo che, tra non molto, acciufferà la Duse e la gloria. Toscanino, il Giu~ti di Vittorio Emmanuele II, Jev,i il giallor dei rimorsi ali' « italo Amleto r,1 e fin_isce gerarchicamente in Senato i sospiri della « canzone del Petrar~l\ >, più sentimentali ancora di quelli per miss Vi vanti.• Ora, del resto, Giosuè Cp,rùucci ha sessantasei anni, e da dieci è infermiccio; il D'Annunzio ne ha trentacinque, ed ò afflitto ifa una salute di ferro. Il Carducci non ha goduto, certo, la vita, e<l h:t lavorato sempre: il D'Annunzio, invece, il cui valoru reale, quello che dovrà coonestarne h1 fama già bell'e scontata, è aucor tutto da fare, il D'Annunzio che ha quasi vuotata la coppa del piacere, speriamo almeno ch6 il rimanente (non la feccia, veh !) lo facci;1 godere al popolo che gli ha creduto, al popolo, <lo! qual11 ha sposato la causa. E concludo: della conversione del Carducci non mi par giusto il menare tanto scalpore, come a quella di D'Annunzio mi pare onesto il credere, fino a prova contraria. Ma so bene che non avrò contentato nessuno. È il destino, forse, di quelli che hanno ra.gione. (La Folla di Milano - 26 maggio). Paul Stapfer : Del posto che la poesia deve avere nella vita. - La poesia, nel senso altissimo della parola, è nella vita di ogni creatura umana, di ogni esst::re intel-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==