Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 11 - 15 giugno 1901

l .RIVISTA POPOLARE DI POLTTlCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI· 217 Egli assisteva ad uno sdoppiamento strano del suo essere che faceva dèl 4, Q2 un'individuo tutto diverso da quello che era l'uomo qualche ora prima, un ibrido adatto ad una vita nuovissima dissimile da tutte le vite anima.li, e quando un'uomo lo chiamò ed egli, seguendo il carceriere, dovette traversare uno spazioso cortile, non sentì, neppur lontana1nente, il desiderio di alzare gli occhi per guardare il cielo, e quando, in fondo ad un corridoio, una porta si fu richiusa dietro di lui egli n·on ebbe che un pensiero nella mente; sapete còme il tt,mpo passa, sa.pere che cosa fare là dentro. E poi che ébbe guardato intorno la breve stanza imbiancata, alta, a volta, egli pensò che lo avevano chiuso dentro un baule di pietra, dentro una cassa mortuaria d'una forma tutta nuova, e che bisognava ch'egli sapesse come doveva fare e che cosa, per vivere là d1mtro. Una tabella era attaccata al muro. Si sforzò di leggerla. Penosamente, compitando le parole, affaticandosi per non sbagliare le letter{l, sforzandosi di ricordare le poche letture fatte da bambino, ·vi riusci e 11eppe. Tutta la sua vita, una vita di hestia che vegeta· nèll'ombra d'una tana, che vegeta nella miseria di tutte le cose, che vegeta nel silenzio e nel I.mio di tutta la vita, tutta la sua esistenza futura era descritta là. Ed egli vi si era adattato. Quanti anni ne ayeva vissuti Y Molti, certamente. Tanti ?"Forse no. Dapprima si era etudiato di tenere calcolo dei giorni e dei mesi, molto tempo dopo s'era accorto d'essersi sbagliato e da qudl'epoca non ave,a contato plÙ. Egli aveva anche, in que' giorni lontani, ricevuto qualche lettera ed il carceriere gliel'aveva letta; ina presto le lettere "li" erano divenute indifferenti poicliè egli' non poteva 0 farvi .rispondere che una volta ogni quattro mesi. E del resto·· che dire rispondendo 'I Nulla egli aveva da dire, nulhi da far sapere. E le lettere poco a poco-s'erano fatte rare .. Il primo- anno, solo una 'volta sua moglie era stata autorizzata ·a visitarlo;· poi la misera ·era morta; nessuno gli aveva scritto più, nessuuo· s'era più ricordato di lui ed egli aveva dimenticato tutto e tutti; il passato, la vita, il. mondo, fin quasi il suo nomè. · S'era piegato, modellato, adattato alla uniformità si-· lenziosa ed oscura della sua cella, e qunsi aveva comin· ciato a ·sentirsi felice. Egli dormiva intiere lé sue notti, e i giorni gli volavano via rapidamente, mentre il lavoro sembrava crescergli fra le mani. Mai un pensiero che passasse oltre le mura dello stabilimento, mai ùn desi<ler-io di lnce più viva, di spazio più ampio; egli nonvedeva alberi, nè prati, nè case e non · <lesiderava vederne; scorgeva una stretta banda di cielo e nou desiderava mai di goderne di più, . Il ricordo di boschi ne' quali.·. egli aveva scorazzato :a carabina ad armacollo, il pugna:le alla cintola, temut~ padrone,· s'era completamente dileguato dàl suo pensiero ; egli non aveva mai sentito il desiderio di riveder? il villaggio ov'era nato, cli respirare l'aria pura dei suoi monti, sotto il cielo sconfinato superbamente azzurro. Le sue mani brune un tempo e forti e nervose s'erano fatte floscia e bianche come mani di donna lin~ fatica, e le agili gambe che un tempo stancavano alla corsa i cavalli, e gli permettevano di- saltare i burroni· ~ettendo fra gli inseguitori e lui il precipizio buio infondo al quale brontolava il torrente, erano diventate esili e deboli per la mancanza di esercizio, ecl egli non senti va neppure la forza dì camminare su e giù' per il cortiletto durante l'unica ora della passeggfata giornaliera. S'era abituato· a quella vita d'onda ogni atto di volontà era escluso; era diventato l'automa che compie i m?desimi movimenti, i medesimi atti, alla stessa ora, tutti i giorni, sempre, sotto l' impulso di una forza· fuori di lui. Era ormai la macchina che agisce perchè tutti gli ordigni che la compongono sono perfetti e in buono stato e perchè. c'è, estranea a lei, la volontà che cos\ e non altrimenti la 'fa agire. BibliotecaGino Bianco E giorni, e mesi ed anni erano passati sempre eguali, senza lasciare nella sua mente la trnccitt d"un ricordo, d'un fatto speciale che distinguesse un giorno, un mese, un anno da tutti gli altri. Era una somma d', ore innumerabili trascorse egualmente incolori, come goccie d'acqua scorrenti, in masse enormi, attraverso un canale .. · I primi giorni dopo l'arresto egli aveva avuto fame; ùna fame che gli forava lo sto1:naco e lo faceva urlare, afferrnto alle sbarre della finestra, la sua grande miseri11 al cielo e alla tena. Oh ! no: non ·erano ·quelli - i patti stabiliti col capitano dei-gendarmi al quale arasi-reso. Non erano quelli. . · '· ,. li capitano gli aveva mandato a dire per un-picciotto: - Non ti faremo del male. La tagliii. che pesa- su te,- sarà pagatà metà a tua moglie. Non ti accoglieremo- n, colpi di fucile. Ti daremo da mangiar.e, dà fumare, e quello che sarà possibile darti senza infrangere i rego• la-menti.' Per i tuoi affari te la intenderai co' tuoi giudici. Se hai ragione te la daranno. Scendi-al 1.iiano. - •, · Ed egli francamente, lealmente era sceso dai suoi burroni e, ·deponendo la carabina-sul cig,lione d'un fosso, aveva detto tendendo i polsi al capitano: Mi fido a te. -. E la metà della taglia era stata pagatà a sua moglie. Ma il mangiar"e che gli davano, a lui .non. bastava. Nonerano quelli i patti, no, non· erano quelli. Poi il suo stomaco s'era al:Htuato. Il vitto gli bastava, da :moltissìmo tempo non chiedeva nulla di più-;. non provava neppure il bisogno di spendere i venti centesimi al giorno ch'egli si guadagnava col proprio lavoro. Non aveva mai fame. Ed anche un altro dei· patti promessigli dal capitano era stato violllto. Égli aveva ragione, lo sapeva;rie era certo. Perc!Ìè dunque i g"iudioflo avevano condannato? Perchè non si era voluto riconoscere ·il suo diritto di . vendicarsi dell'at1:oce offesa fatta a sua figlia 'e(r a_lui'/ No, j patti non erano stati mantenutì, fio; e ·fa'•· «more gli si era accumulftta un'immensa và1anga d'odio per il capitano. . · . , . Ma tutto s'era quet~to, tutto s'era addormentato. 'in lui dal giorno ch'egli· s'era sentito diventa,re un essere. nuovo; uila specie di fruttò inutile vegetante nell'ombm d'una cantina. Ed in quell'omfrra- giorni ·e notti dì sile~zib; di paée,' d'oblio erano trascorse. · ·, . : · . . ' · ' · Ma quella notte non potev:\, .dormire. . , , , .., . Qualche cosa, durante il giorno,' s'era J·isveg\iato 'inlni. Un ·fatto str!),_noi11 quellà sua vita di. lµng.o buio. silenzio era venuto a ricollegitre al -prf;lsente tutto il passato; egli era, ora, co1:nese avesse rivaficate.irldietro tutte le porte del bagno e stesse su l_a soglia _del pò1::. tone grande, ·aperto dinanzi'à ·1ur, "inn'anii ··ai prati, ai' campi, ai boschi,,all'a1)erta campagna; aspirando a pieili polmoni l'aria ·della vita libera; dalla lor.te·. e fiera e . potente vita d!un tempo. Durante il giorno la quiete, che pareva eterna, della· sua tomba, era stata· interrotta. · Avéva dapp,,ima' inteso un passare· fre_ttoloso dei tjar-' cerieri; poi come .un rumore confuso di m'olti uomini ò carri che s'ammassassero in fondo al corridoio. E d,opo un brevissimo tempo un carceriere era passato chitidendo con una mandata di più i chiavistelli delle celle.; .Poi il silenzio era tornatQ di nuovo, profondo. Ma- non ·era ·n silenzio di tutti i giorni; c'era qualche cosa di si'nistro, d'insolito in quel corridoio nel qua,le ni>n stdl5ciavanò le sèarpe di feltrò dei carcerieri. Chif cosa però 'I-: Che cosa dunque ? '· ' · Improvvisamente, un ·urlo era scoppiato, com,e soffo-· cato da le porte massicce, dalle spesse muraglie ; un' urlo ripetuto ·da innumerevoli voci. - Morte al Direttore! Egli era · balzato · in •piedi fremente; stringendo in pugno la piccola lesina della quale si serviva per la-· vorare, minuscolo strumento ché poteva diventare ter1·il>ilenelle sne mani. r '.

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