lM RIVISTA POPOLAllE DI POLITlCA Lt..TTl.!.'Jll!,'}\' ~c11-:sz,~· :iCJCIALl Popolare nel numero precedente (1). Egli li incoraggia ; e nessuno saprebbe dargli torto se si dovesse tener conto. soltanto della meschinita dei salari italiani. L'argomento, però, gli porge occasione di mettere tn mostra il suo fanatismo liberista. Infatti prende gli scioperi come indice di malessere economico, che crede determinato - tutti i salmi finiscono nel solito gloria per la scuola ortodossa italiana! - dal protezionismo. E qui, me lo perdoni il caro amico, credo che egli sbagli. .Gli scioperi avvengono nel settentrione d'Italia; ma è proprio questa la regione che indiscutibilmente trasse maggiori benefizi dal protezionismo, che nel complesso migliorò le condizioni economiche del paese, per quanto sia stato poco notevole il miglioramento. Il volere porre il rapporto di causa ad effetto tra protezionismo e scioperi non solo urta nella distribuzione regionale del fenomeno ; ma va contro gl'insegnamenti che vengono da un altro fatto notissi ·no : l'Inghilterra, la terra classica del liberismo dogana!<', è in pari tempo la terra classica de"li scioperi. Se volessi seguire la logica dell'amico Pareto dovrei concludere che il liberismo genera gli scioperi. Più direttamente alla questione di attualità si riferisce l'articolo del De Viti de Marco. Egli, con una forma molto vivace, che, se può talora essere ingiusta verso l'ex ministro del tesoro, da prova della confortevole sincerità delle opinioni, dello ardore nel credo liberista dello scrittore, anzitutto, rimprovera al Luzzatti ciò che qui stesso gli rimproverai io ; e cioè la opportunità della predicazione nel Mezzogiorno - dove la dolorosa necessità ha convertito tutti da un pezzo alla convenienza dei trattati di commercio, in uno spirito più favorevole all'agricoltura che non sia stato quello ispirato dalle tariffo del 1887 - di quel vangelo che occorre divulgare con molta insistenza e col calore che gli è proprio tra gl'industriali del Settentrione. Occorre far con'.1- 1 prendere agli industriali del Settentrione, che si devono fare alla Svizzera soprat,utto delle concessioni sul terreno delle industrie per ottenerne in contraccambio maggiori concessioni in favore della nostra produzione agricola, Questo dovere riconosceva esplicitamente !'on, Ellena nel 1892 difendendo, quale relatore, il trattato di commercio concluso dall'Italia coll'Austria-Ungheria e c01la Germania. E che questo sia l'intendimento dell'on. Luzzatti lo aveva lasciato intendere nel discorso di Bari e più recisamente affermò nell'importante discorso di Firenze, che segna il programma delle trattative future, di quello che egli farebbe se fosse chiamato a dirigerle. I criteri esposti dall'on. Luzzatti, lo constato con grande piacere, sono quelli stessi che m'ispirarono scrivendo dello Sperimentalismo doganale nella Nuova Antologia, e che ho più ampiamente svolti negli ultimi due capitoli del mio libro: Pel dazio sul gl'ano epel' l'economia nazionale. Aggiungo adesso, per quei motivi esposti nel n. 8 della Hivista, che si può fare qualche concessione alla Svizzera ; ma non ali' Austria-Ungheria, se tali concessioni dovessero essere il contraccambio della illusoria rinnovazione della clausola di favore, Se il De Viti de Marco si fosse limitato a notare la inopportunita della propaganda fatta nel Mezzogiorno, mentre dovrebbe essere in tra presa nel Settentrione, mi troverei del tutto di ·accordo con lui; ma il chiaro professoi·e dell'università di Roma ha voluto mettere acerbamente in canzonatura il Luzzatti: 1. pel- consiglio dato agli italiani di bere qual- (1) Per una stt·ana coincidenza nel Bollettino economico e finanziario della Rivista politica e letteraria si fecero nello ste,so giorno considerazioni analoghe a quelle svolte nella Rioista popolare sulla opportunità degli scio.[Jeri. B blloteca G no B a1co che litro di vino di più pei: sentire meno il bisogno di esportarne ; 2. per l'affermata solidarietà tra il Nord e il Sud d'Italia e per lo sviluppo del mercato interno in sostituzione del mercato estero. La prima critica del De Viti de Marco si riassume in queste sue parole : « Se un burlone avesse parlato ad un comizio di ubriaconi per sollecitarne l'applauso, difficilmente avrebbe potuto trovare un argomento più esilarante di questo! » Eppure l'argomento non è esilarante: basterebbe in realtà aumentare i consumi interni per non fare riapparire la pletora minacciosa del vino, che prima di conquistare il mercato Austro-Ungarico tormentò la Puglia e la SiciUa; ed a ciò si può riuscire agevolmente rilevando la forza di acquisto dei consumatori ìtaliani, Serve all'uopo il protezionismo? Per tutto quello che ho esposto qui e nel libro Pel dazio sul g,·ano, e nella Nuova A.n.tologia ritengo che al quesito non possa darsi una risposta assoluta: secondo le condizioni, può servire il liberismo come serve attualmente il protezionismo, La seconda obbiezione del De Viti de Marco viene distrutta da un dato di fatto che io lessi nel Giornale degli .Economisti (Febbraio 1900) da lui diretto. Ivi i professori Bertolini e Graziadei - due liberisti - in una nota a pag. 175 rilevarono che la somma totale delle importazioni ed esportazioni della provincia di Bari durante gli anni 97 e 98 salirono rispettivamente a 270 .ft a 263 milioni, mentre nell'anno della maggiore prosperità, il 1887, prima delle tariffe generali e della denunzia del trattato di commercio colla Francia - era arrivata appena a 198 milioni. Essi spiegano il fenomeno coll'aumento delle sole esportazioni verso le altre provincie dello Stato. Tali esportazioni, infatti, erano di 43 milioni nel 1887 e sa!irono a 111 milioni nel 1897, a 110 nel 18'.)8. Non è questa la prova più evidente non della possibilita, ma della realta dello sviluppo del mercato interno in sostituzione di quello estero ? Questo sviluppo del mercato interno, infatti, in certe date circostanze può benissimo compensare la con trazione del secondo ; come può stabilirsi la solidarietà tra l'industria e l'agricoltura, .çiuandola prima non mira alla grande produzione per la esportazione, e quando rinunzia alla pretesa di voler vendere a caro prezzo i suoi prodotti all'interno, per comprare al massimo buon mercato le materie grezze e le sostanze alimentari che vengono favorite dall'agricoltura. Corriunque, perché avvenga senza sperequazioni regionali lo sviluppo del mercato interno, è assolutamente indispensabile che le tariffe ferroviarie e quelle marittime siano ben diverse da quello che sono in Italia, Le tariffe pei trasporti dovrebbero cnrreggere la disgraziata forma geografica del nostro paese; invece, in grazia della sapienza dei nostri governanti, le tariffe sono tali che fanno l'interesse delle socie là ferroviarie e della Navigazione Generale e rovinano il Mezzogiorno è le isole. Ecco un chiodo su cui si deve battere e ribattere. Dott. NAPOLEO~E CoLAJANNI Dcpntcito cil PcirlCtmen'.o. P. S. - Mentre correggo le bozze di stampa leggo le nuove dichiarazioni di Goluchowski in risposta al delegato czeco Kramarz. li Cancelliere dell'Impero austro-un c,arico nelle primitive dichiarazioni alle delegazioni O aveva fatto comprendere che si dovevano tenere distinte le quistioni economiche e le politiche. Con ciò pareva avesse voluto avvertire l'Italia che la rinno'vazione della Triplice alleanza non implicava la rinnovazione del trattato di commercio. · . In Italia 1 t~ 1 lcplinguaggio fece una penosa impress10ne; so o 1 opolo romano si credette in dovere ..
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