Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 10 - 30 maggio 1901

RIVISTA POPOLARE Df POLITICA LETTERE E SC!ENZI!,' SOCIALI 195 Tra i l)Oeti moderni, fa mente più filosofica è Mario Rapisardi, dal cui cerebro balzano i pensieri più ardui, dal cui cuore muovon le pilt fiere proteste al destino pur contro· l'irruenza e l'inesorabilità ùei medesimi pensieri. Nelle ultime liriche del Ifapisardi con piit evidenza emerge l'intima connessione tra il filosofo e l'uomo; connessione che ci dà semplicemente e unicamente il poeta. Nel poemetto «L'Impenitente" l'attore unico ha in gran parte l'anima di Mario Rapisanli. Salvo le variazioni che l'artista ha fatto per meglio completare la figura art,istica, l'« Impenitente » ò il ·medesimo Mario Rapisarùi. Se non tutte, almeno gran parte dell'idee agitate dal prot-agonista solitario appartengono al mondo psicologico del poeta il quale, quindi, può bene accettarne quasi completamente le ultimo conclusioni. Per due mondi vasti corre l'anima di lui: pel mondo della sciernr,a e pel mondo sociale avvenire. Conte vedete, egli è all'avanguardia. E benchè le lotte siano state aspre e la volgare schiera degli uomini abbia tentato di sgominare e cli abbattere colni che ha combattuto a viso aperto tutte le ipocrisie e gli errori dell'età vana, pure 11rgeegli il capo radioso; e, benchò giacente per terra, dopo tanto lottare, secondo l'imagine davvero michelangiolesca del Rapisardi, dice: Ma, sul sinistro cubito sorretto, Ancora al cielo ergo la fronte ; ,ancora Nel pugno mio l'arduo vessi! fiammeggia; E se il brando non piµ, lo sguardo ancora Le nemiche, perplesse orde ferisce. Questo l'eroe, questo il Rapisardi. La vitalità calda dei primi anni gli corre por le vene e pel cervello; la, ntde fierezza dantesca aucora protesta contro tutti i nemici, anche allora che la vittoria I)Ìlt non sorride, che il corpo piagato giace per terra; poichè, clomo il corpo, l'animo sempre irrompe indomo contro ogni potere, guidato dal suo medesimo !lestiuo alla redenzione dei popoli e delle coscienze. Il duplice problema, scientifico e sociale, lo travaglia; e questo problema, cùe non è un esercizio di perrligiorni, ma una rivelazione mtima irresistibile, dà appunto al poeta la forza di proseguire imperterrito sino alla fine, col meùesimo coraggio, con la costanza stessa, in vista clell'Isola felice in cui saran paghe tutte le speranze e sconfitti tt1tti gli errori. La scienza e l'idea socialt; sono un'intimità oel poeta; il Rapisardi non dimostra, ma rappresenta il duplice mondo, pari all'innamorato che canta tlolla sua donna. Il mondo scientifico e sociale in tanto ò poetico in quanto diventa emozione, spasimo dell'anima. In questo poemetto, pili che nelle precedenti opere sne, il Rapisarcli fa vedere il processo poetico dell'arte sua: qui non si sa distinguere il palpito dal pensiero, poichò prorompono insieme nella fusione limpida della forma. Qui il segreto dell'arte sua; onde egli può nel te111po moderno levarsi sopra. tutti i poeti. Ha saputo piP.gare . un mondo riottoso all'arte: il mondo delle idee, che nascono oramai in lui da subiettivi sentimenti. Il mondo ch'egli canta non appartiene al passato, ma all'avvenire, per ogni rigua,rdo. L'odio suo è grande per gli onori e per le ipocrisie: tutto ciò che è fiacco e ca<lnco, deve cadere di necessità. Questo non pure lo pensa, ma lo sente; o la sua ò poesia in quanto sente tutto questo. Prische età, morte genti io non descrivo: All'avvenir, non al passato, io vivo .. Vive all'avvenire: cadono tante credute verità; ma il suo sguardo si spinge sempre innanzi. 'l'utto pieno <lel principio evoluzionista, sa bene che il cadere d'un ideale particqlare, non distrugge l'Ideale in sè. Ond'lia, la forza di proseguire pur quando la realtà gli fa vedere H caduco cli certi ideali. · Muo~on ie forme: l'Idea! non muore! Pernhè la figura cli questo Impenitente non riu1anga !!Ila individualità solamente intellettuale, e quindi una astrazione della mente indagatrice delle supreme leggi dell'universo, il Poeta da grande artista hti saputo tutta rappresentare !"anima dell'uonw alto elio tende alla Liberazione, ali!!, Pace, alla, conoscenza intima-e completa del Vero. Onde illusioni maravigliose seducono lo spirito dell'Impenitente; e più ~rdi : abbattimenti disperazioni grida proteste. Basta uµ sorrisp della Dea B,blioteca<;3inoBianco amica, clell'amant.e ideale cl1e lo guid11 al fortu1.1oso porto dell'avvenire, per animarlo. Psicologicamente quindi l'Impenitente è completo. L'arUsta vero non t.i pi_gli.1un personaggio o to lo descrivo solo nell'atto sno ultimo; egli lo lia completo nella stm visione, lo vetle nei suoi particoh1ri, e sa clw appunto dai particolari emerge la l,eJJezza dell'arte. L'Impenitente, infatti, si rivolge alla forma maestosa che campeggia in mozzo a, una gran luce; e dichiara di essere debole per le battaglie cho donà combattere. Ma <I Sorgi, ii-ata ella disse; io sarò tee, ! » E, dopo t1111tidubbi e tanto agitarsi, si co111preuc)e u ci scalda l'ultimo sonetti>, che comiuci,1 : Ascenderò dei secoli la vetta; Agiterò dell'avvenir la face; E, con la fronte al vasto azzu1To e!'etla, Alle. terra ed al mar griderò : Pace! Nell'ardua concezione di un avvenire piì1 grantlu scientifico e socialfl tutte le energie del llapisanli ~i son tese e cousumate; l'intelletto, solitario uell:1 notte, intlagando con indomita costanza, le leggi varie onde la natura si svela all'uomo pensoso, spezza le leggi 111n11nc e. si scompone; il pensiero, scatt1rito a poco a poco, .per Jegg11 necessaria, da tutta una serie di considerazioni balzate dallo studio dei fotti, giunge all'apice e grida spasimando: avviene che la medesima forza· impiegata a sceverare il vero dal falso, a ricercare tra lo ombre 1111 filo cli luce, a sgominare i fantasmi bi<icl1i cho sorgono tra, le cupo notti senza stelle e senr.n. lunn, a 11:it tratto si riconcentra tutta noi cervello, tutta nel pensiero, -e abbatte ogni primitiva idealità, rovina og11i grandezza, perde l'e']uilibl'io e si a11nnlla. La forr.a !naravigliosa che crea i ca1)olavori e rivela le leggi iutrn10 ùelle cose, d'un tratto si altera, si disgrega., divie110 artigl iatrice cli se stessa. · Abbiamo, cla, una parte, la pazzia: dall'altra, la cupa solitaria indefessa meditazione: il pensiero, che si al larga e si moltiplica di fronte agli spettacoli sempre 1rnod 1lella natura che rivelata., diviene ossesso, dominantE'. Quindi }1.\.>biarooil caso di Giacomo Leopartli che si distrae e si ast.rae dal mondo circostante per erigere un altare al proprio peusiero; e questo, alime11 tato dei medesimi elementi foschi, si fa carnefice dell'uomo, lo segue cla per tutto, ue iuaddisce le fouti tlel sapere, ne prcclucle Je vie dell'avvenire, ne annulla il desiderio clel meglio, del bene, clell'im menso. Allora sorgono dal passato, co111e por roviyiscenza atavica. tutte le idee fosche e tutti i fantasmi macabri, tutti i dolori o tutte le negar.ioni, tntti i gridi e tutte lo tempeste; di modo che il pensiero, solitario, ingign,ntiscc, senza varietà, senza molteplicità, senr.a luce, fosco, pa,ri all'avoltoio che sùcchia il cervello di Prometeo. Nas()o quindi «L'Avoltoio» di ì\Iario Rapisardi: opera che ò determinata dallo sforzo assiduo del pensiero nello· scrutare l'uomo e la m1,tura, e eh.I risorgere improvviso di tutti i dolori passati, quando un dolore presente impera. Iu quest'opera lo spirito forte non perde la s11a attività, ma si concentra, si ritorce in ,;e stesso, cerca scrutar meglio i propri fini; e conclude a nn pessimismo profomlo che deriv,i insieme dallo spasimo cloll'intelletto e dallo spasimo del cuore. Una stanchezza e una pacatezza solenni teugo:io l'anima del poeta; il quale, con lo spasimo di chi uo11 può tutto leggere l'arido libro della natui:a, torna a11cora nna volta a interrogare. Persuaso che l'interrog,1· zione non approda a nulla, pure sa che J'i11terrogazio11e gli e;;ce dai centri più profondi del suo essere, e però ò neeessaria: ma chi frenar può questa lrNquieta, insazievol brama Di scovar le Cagioni ultime e i cupi Valli guadare in cui s'accampa il Vero 1 La granùe coscienza trema dinanzi all'influito; u,l un:1 necessità ferrea la spingo alla rict•rca, di ogni leggu. E in questa ricerca, ~filnno dinanzi al poeta scene (li dolore senza nome, gridano clispera.?.ioni profonde, via brano spasimi orrendi: . . e respinto Da un arcano po~ere, ecco, l'acume Pel dardo, aqdace al tuo ceryel si appunta,

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