RIVISTA POPOL-1RE DI POLITICA LI: 1 TERE E SUENZE SOCIALI 17] oggi è in continui rapporti con le altre, ne consegue ,che, per conservarsi pari a queste, deve saperne sostenere la concorrenza; adattarsi, cioè, alle condizioni di vita, che nascono dai reciproci contatti, altrimenti vien sopraffatta e soccombe. Però la mancanza di adattamento indica pure mancanza d'idealità progressive; e quindi poca forza. vitale. E questo difetto di vitalità obbliga le nazioni a chiudersi in se stesse; a rimanere immobili, a non mutare le loro vecchie istituzioni, anche quando queste non più si confanno a' nuovi tempi. L'immobilità, ripete più volte l'autore, è la principal cagione della decadenza nazionale. A per cui le varie città e i piccoli Stati costituiti a governi popolari, o retti da oligarchie, ovvero da un tiranno straniero o nostrano, si guerreggiarono fra di loro lunga pezza; ed occorsero molti secoli e nuove lotte prima che sorgesse l'unità nazionale. E questa fu inoltre combattuta sempre dal papato, che tuttora vi si mostra acerrimo nemico ; ed è una delle cause principali dei presenti nostri malanni. La forza con cui esso si è sostenuto e si sostiene, è « il principio di conservazione ad oltranza; » quindi l'immobilità ne' dommi, ed anche << nella vita del pensiero e del sentimento. » Però l'educazione e le scuole. che la me, invece, sembra che ne sia uno dei primi effetti, il quale, a sua volta diventa poi cagione di nuovi e peggiori mali. Ad ogni modo certo è che l' immobilità si manifesta e nuoce og11ora di più, se at- .torno alla nazione, che poco o punto :si muove, altre crescono e prosperano con diversi e progressivi ordinamenti politici e sociali. Perciò lungo il corso cle'secoli la massima potenza e maggior grandezza passano da un popolo ad un altro. In questo pas~aggio sorgono nuove forme e nuovi aspetti d'incivilimento. E cosi la civiità greca si trasmutò in quella rom a n a, e, distrutta questa da' barbari, incominciò la germanica. Ministroe buffonedi Corte. Chiesa cattolica d iffoncle, sono contrarie al verace progresso della scienza, ed inceppano la civil tà, o ne perturbano il cammino. Stabiliti siffatti principii, e dopo cli averli -confortati e sostenuti con numerosi e- -sempi storici, il Sergi passa a parlare della -presente decadenza delle nazioni latine, e in ispecial modo .dell'Italia. Cacluto lo - Le vost1·e spil'itosaggini sono prop1·io bellissime, cal'O m101stro; quasi quasi vi nominerei buffone di Co,te ! - l\Iaestà, me ne dispensi, perchè in quella qualità dovrei dire Io non posso seguire qui l'Autore in tutto ciò ch'ei dice a provare come lo sfacelo della Spagna devesi in gran parte al Cattolicismo ; e come a questo deve la Francia molli de' suoi presenti guai. Senonché in Francia le ricchezze, con assiduo )avoro accumulate, ma• scherano con sembianze cligrandiosità la decadenza. Ed inoltre, aggiungo io, la irrequieta varietà ed instabilità degli umori ed il senso del moderno, che l'intensa sua vita sociale acuisce, contrastano, più o meno efficacemente, a' mali del clericalismo. Nè i11 Francia la Chiesa cattolica, sottomessa in gran parte allo Stato, può g o d e re nelle sue opere della libertà che ha fra noi. Pure debbo notare, che fra noi la larga indifferenza religiosa la verità. (Simplicissimus di i\lonaco). Impero romano, nota egli, anzi pur mentre le inva- •.sionibarbariche lo devastavano ed annientavano, cresceva nel popolo nostro, e facevasi vivace il sentimento della grandezza passata. E parecchi secoli dopo, quando già sorgevano in Europa altre nazioni, ,e nuovi Stati pretendevano al dominio universale, •chiamandosi gli eredi cli Roma, in Italia si desiderava e si voleva ancora la restaurazione del sepolto Impero. E la restaurazione dell'antico fu per gran tempo l'ideale vagheggiato da' nostri maggiori ingegni; anche quello cli Dante. Così, dopo la notte medioevale, 'il nostro rinascimento fu un richiamo al passato. -L'Italia intanto disgrega vasi, dividevasi in varie parti, e dacché non esisteva più la forza romana a dominarne i diversi popoli, questi mostravano il loro naturale carattere, e trascendevano, come dice uno storico tedesco, ad una f!/renata indipendenza di spirito. L'individualismo infatti, osserva il Sergi, è il carattere predominante degli Italiani; ed esso doveva portarli •« al disgregamento da una parte, alle tirannidi locali .d. all'altra; ad uno stato frammentario poEticamente »; Biblioteca Gino Bianco giova a mitigare i danni del clericalismo. I segni della decadenza in un popolo, prosegue il Sergi, restano dapprima più o meno lungo tempo occulti ; e poi si manifestano d'improvviso, qualora gli sopravvenga qualche grave disavventura. La quale suol'essere occasionata da una guerra; chè questa è la prova suprema della vigoria ed anche della preveggenza d'una nazione. Come un uomo sano e robusto, sopporta facilmente e vince gli accidentali malori, cosi una nazione, quand'è nel suo pieno vigore e nel cammino ascendente di sua grandezza, si rifà prontamente delle parziali sconfitte, ch'essa può subire nelle vicende politiche o in una &uerra. Diversamente avviene quando è nel periodo della decadenza. I danni allora sono sempre considerevoli, e lasciano ~ravi conseguenze. Questo successe nel 1870 alla l;rancia, la quale nella sconfitta palesò d'un tratto la sua inettitudine alla guerra, e la mancanza di resistenza, che è una vera deficienza cli forze vitali. E ciò anche per il modo com'essa lasciossi suggestionare a scendere in campo, cosi
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