Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 8 - 30 aprile 1901

RIVISTA POPOLARE Df POL!TJOA-LETTERE E SC{ENZE SOCIALI,_ chè, cedendo a ciascuno il suo (ed a noi pur deve, lo ricordino sempre gli italiani) si sfascerà; la Turchia che si giova, per vivere, della vigile cura europea a che alcun vìcino non vada ad assidersi a1'bitro in Costantinopoli; il grido ingeneroso, infine, degli antisemiti ed il gemito ebreo chiedente pace fino a che non si cangerà in clamore di riscossa (e molto fiera questa sarà), formano un comple,so <li fatti sociali così intricato, che a risolverlo e solo risoluti cotesti fatti, si potrà parlare della civiltà germanica e s.lav11., ancora parecchi secoli di vita dovranno correre sul1'Europa, che.òchè ne dica il Sergi cou il suo « fatto compiuto! 1> * * Ma vediamo, per contro, le nazioni laLi11e 1 Il Pa 0 anisi dice che: « da molli elementi separati, cc fusi ed unificati dai Romani si formarono le difcc ferenti popolazioni italiane. Le quali però costi- << tuiscono una delle nazioni più omogenee di Europa, cc e quella che, forse prtma di tutte le altre raggiunse « la coscienza di questa sua unità na:ionate » e... vi sembra egli decdduto il popolo che sente, e prima d'ogni altro, la coscienza della sua unità nazionale? In quanto alla Spagna, essa fu colonizzata ~uccessivamente da Fenici, Cartaginesi, Greci, Romani, Goti, Arabi e ..\fori; ma i Romani le diedero la base delle sue leggi e la lingua e ne formano oggi la maggiore caratteri~lica etnica. È vero che l'inva5ione nordica del V secolo fu assai pacifica, che i maomettani non vi trovarono che debole resistenza durante l' VIII secolo e che solo una mano di ribelli, rifugiatasi nelle montagne dell'Asturia e dell'Aragona, prosegu l la lotta, che dopo sette secoli restitul la Spagna alla cristianità; ma terminata che fu questa lotta, come il sangue dei cristiani era altrettanto arabo di quel dei mo1'i, quello di questi era divenuto altrettanto latino e cioè le due razze si erano fuse fin d'allora in un tutto armonico, ciò che r~nde oggi più progredito il grado della civiltà 101·0,rispetto a quello di popoli che ~ono ancora un cc a,,rnffio informe di razze! » E meglio ancora corrisponderà la Spagna, quaudo, come Gerolamo Uardano avverti, più spoglia si sarà fatta di alcuni ingombri coloniali che 11011le accrescono nè lustro, nè utile, mi solo vincoli. Al popolo di Francia poi, amici ed avversari riconoscono molle qualità superiol'i, ed in verità esse sono evidenti . .\Tonè la Frnucia, forse, anco,·a la sede della coltura più iutellettuale e raffinata c1•1-:ui·opa, l'alta scuola ciel buon gusto. la culla della nobiltà del sentime11to? Superiore è la Francia al resto cli Eu1·opa per lo. disposizione alle passioni artistiche, per la felice sintesi delle razze ch1) in essa si riscontrano aggiunte alla latina, ciò che Nielz che chia- , mcrebbe << sintesi fra nord e sud •; superiore è per l'antica e molteplice cultura moralistica, che fo.si d1e anche i minori suoi uomini abbiano sensibilità e curiosità psicologiche di cui non si ha riscontro in nes~un altr,) paese, ed o. 'lviluppar le quali parecchi secoli occo,-reranno alle nazioni che vorrannb mettersi alla pari con la Francia. No I la l~rnncia non è decadente o decaduta. se la sua repubblica nata fra Sedan e la Comune, cioè più dalla sconfitta che dalla evoluzione, arrivò nondimeno a salvare il paese, a pagare cinque miliardi cli lire al vincitore, ;:enza scemare sua p1·ospern vita, ad accrescere anzi questa prosperità dimostrandone il rigoglio nelle successive esposizioni mondiali; non è decaduta, se supera qualunque difficile crisi interiore ~enza l'ivoluzioni e scosse violenti e se si rivela più aperta alle evoluzioni politiche e sociali che non le maggiori monarchie d'Eu1·opa. No! non è decaduta la Francia. se in un secolo p,,Lè pa~sare da Voltaire, spirito armonizzatore delle e o c~tc o_ ~l'a ◊,Zò dffa,iclobclia del sapere, a traverso Vittor Hugo, spit'ito redentore delle a.n.imeo gran forza cli libertà, per siungere ad Emilio Zola,~ spii-ilo giudicatore degli uommi o gran forza dell' u-_ manità ! Nè dP.cacluta può dirsi la Spagna, se il suo, fiero grido di prole ,la per la libertà del pensiero troxò. eco ~incera e vibrante nell'arte, onde tutto un popolo,. _fremeute polè applaudire I' Eleeira in cui dalla mo-- naca. risorge la donna! E bugiarda è la leggenda che. sia decaduta l'Italia, se ancor tepide possono. dirsi le ceneri di Mazzini e di Garibaldi, suoi figli gloriosi L Echeggiava ancora nel cuore degli italiani di li-. beri sensi lo immenso nome di Napoleone, qua11do quello di Garibaldi sorgeva a perpetuarne la glocia ;. doloroso per la dipartita di Mazzini si faceva il pensiero italico e nel frattempo lieto e sereno tornava per la vivida face che in Bovio si ardea; Verdi moriva e mentre si chinavnno « su lui tre vaste fronti << terribili, col pondo « degli eterni pensieri e dél dolore». un conce oto sali va nel Iuminoso cielo dell' arte che giammai, no! sarà per noi muto I Ed ancora, ed ancora! s'allontana di una· generazione Garibaldi, i,I « donatoi- di reg11i » e la generazione che sopragiunge ue raccoglie. la spada e ne. fa cetra perchè in un canto- altissimo fra l' epico ed il li,·ico la « verità redimila di quercia >) ,·acconti la gloria latina I Oh ! poeta, poeta nostro che vuoi esser l'annunziatore della nostra volontà vittoriosa, e lal sarai se oltre a senti,·la questa fede nella « futura primavera d'ltalia », porrai nel tuo scritto l'anima di quella latinità o classicità che rese f'ormiclabile la lingua di Gioberti, avanti, avanti! acciocchè per Te sia nato il cantore civile che invano aspettammo iu chi, squillato il fatidico « Ca ira )), ripiegò igna,·o su se si.esso, addonnento,fo forse eia regali carezze I - Ben dunque è questa la terra feconda ove s'ardisce spiare anco la legge del pensiero per fermarla - in una equazio1ie 1 ! cc- -\himè no ! dice Sergi: è questa la terra clie aspira al « vecchio impero » o alla « morta antichità », Dante i Le;:.so ! Ed il Rinascimento ~he fu, se non un Rinvecchiamenlo ?. ....:...E sia clunq11c cosi! Vecchio genio nazionale, tradizione latiua, glorio a fonte dispensatrice di virtù e di forza ... uomi vani dinanzi alla moda ... iteue fra i ferravecchi I - E che perciò? g,,icla l'orma sapiente del tempo, io l0l'D0 a voi, ed ali analisi di Arcligò dò. l'acume di Lucrezio, alla sintesi cli Bovio la forza di Tacito ! Io l0l'D0 a voi e vi dello, pezzi di cervello fatti parole e leggi, la filosofia naturale sulla base ma_tematica, in cui per infinite forme integrantisi per 11~- finite-::imi, v'insegno a so,·passare il positivismo, a liberarvi dal contmgente, a giungere ali' assoluto che o si può conoscei·e e determinare, o è inesistente ! E dopo ciò, chi o,erà. ancora ribattere ? E Yediamo ora I' Inghilterra, che disponiamo a pa1·te, sol perchè ci sembra nel momento traviata, ma eleo-no.di tornare alla sua tradizione. Questo scritto non è diretto a cilat• di proposi Lo le razze a1 )italrici dei diversi stati europei, nè sarebbe cotesta l'unica cosa qui a farsi, giacchè concordiamo col Ripley che alle forze ereditarni, cosi naturali come cli selezione, si J.ebba riconoscere solo una parte nel pla--ma,·c uomini e co,tumi, lascian~o la maggior parte alla p1·e";:.io11e_de_ll'ambien~e fo;iografico ed umano, e però non ;,.1 d1°cute qt!l se no_rclici, alpini o mediterranei e romani moderm c:on_om realtà gl'inglesi. Uerto, fino a qualche ten:1po~ddiet_r~ ad eso:i si vol"'e,·ano fraternamente tutti gh am1c1 della libertà, 1~e11tre oggi (vedi Blincl : Foi·tnightly

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