Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 8 - 30 aprile 1901

146 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Il via~t~riioanlof Oi LniL~ni zzatti (~peraf!,~e, illusioni ed... imprudenze). . Luigi Luzzatti ha percorso trionfal_mente le. Pugli_e raccogliendo dapertutto larga; 11!-essed1 apJ?lau~1, senunanQ,o, le. speraaz~ di un. ~mgh?re avve~ire, rncoraggi~11<fol'op~rps~~à e lo spmto d1 abn~ga~10ne, che non friroiiò m,ai sçarse, tra quelle popolaz1om. ·un uom'o come l'on. Luzzatti merita certamente quelle accÒglie~ze: la· sua dottrina vasta e profonda, la sua parolà calda ed im_maginosa, l'affetto che mostra e _l'interesse vjvo che prende da qualche tempo alle sorti del Mezzogiorno, non pote".ano che impressi?nare la gen~e buona "d_eJla Babsa. It"lia - male conoscrnta e pegg~o giw\iça.ta daf $ette~trio1!-ali - non potevai;io che suscitarne i facih entusiasmi. · Ma cl\e coea rimarrà di queste feste e di 9-ueste ace-oglien.ze ta'?-to_schiet~ e calorose; eh~ cosa nm_a~rà delle pro;mèsse. fatte, delle speranze suscitate, degli mcoraggian:iènti ·prodigati 1 Esaminiamo a mente fredda, e colla fede che le parole che sarò per iscriv~re non ~iano in~erpretate c~me UD segno di .-piccola stima ~ d1_n~n s_mcera ammiraziope verso l'!llust.re uomo, 11c1~1".1agg10me le suggerisce. Esse mirano soltanto a r1ch1amare alfa realtà le P!)POlazioni del Sud, n'ello intento di· non creare ill~sioni che riescono sempre dannose, ed a coloro che le alimente.no ed a quanti se ne pascono. · Lo scopo principale del viaggio dell'on. Luzzat~i era quello di fare una sana ed efficace propaganda 111fa. vore del credito agrario, i cui V!l,ntaggi si vorrebbero assfourat~ al Mezzogiorno, che ne ha urgente bisogno, per frenare da un lato le devastazioni dell'usura, per agevolare dall'altro le energie produttiYe latenti ·che fannq, i primi .P~ssi incer~i e vacillanti. . . Chi conosce l'opera assidua, amorevole e mtelhgente dell'ex ministro del tesor-o in pro della cooperazione e dèl credito popolare, non può _che considemre logica, naturale e sincer_a la sua propaganda nel Mezzogiorno in favore del credito agrario .. Ma i mezzi ohe ,ha escogitati sono adatti, ed è bene preparato l'ambiepte dove essi devono spiegare la loro az1'òne sal~tare 1 Mi siano permessi i dubbi. Il credito agràno ha"bisogno di essere <lato a mitissimo intereseè; e tale .non potrà mai essere quello che potrà accordare il ,Banco di Napoli, che deve corrispondere un interesse ai ·depQi,itanti, coprire le spese di amministrazioJle, e trarne qualche piccolo utile. L'interesse qu~~gi del d~n!l'ro_arpena uHcito dalle ~asse del B_an?? sara abbastanza elevato ; <lovrà elevarsi ancora d1 prn ar~ivando negli :istituti locali, che dovranno necessariaménte ·aggravarlo, e della quota delle spese generali ·e dell-'altra dei propr.i utìli, che in gran parte serviranno a compensare le. perdite possibili. Anche senza l'intervento di altri intermediari - e ce ne saranno molti . e rapaèi è astuti, che v9lgeranno a vantaggio proprio ciò che dovrebbe riu!\cire di esclusivo vantaggio degli agricoltori ! - si può essere sicuri che il denaro nelle mani di coloro che io impiegheranno nella terra non 'perverrà che al _eaggio almeno dell'8 Oro! . La prospettiva non è affatto ,lieta; ~:i, n_onpotrebb_e essere diversa che a queste due cond1z1om: 1 ° Che 11 capitale fosse. abbondante ed a mi~issimo ~nteres~e sul mercato libero; 2° Che lo Stato mtervemsse direttamente· ~ lo accordasse ad un interesse <li favore. -In quanto alla prima condizione nessuno s'illude: il capiìalé è deficiente e quello che c'è correrà alle industrie, che offrono alee considerevoli di guadagno; se sarà· timido - e ce n'è non poco - cercherà impiego nella rendita. Rimane .lo Stato . .In Francia il canone della Banca va, al. credito agr.ar~o gratuitàmente; e il capitale privato à mite 'interesse abbonda! In Prussia lo Stato ha dato ·a fondo perduto circa 8 milioni di lire; di più ne ha prestato altri ottanta all'incirca ad interesse mitissimo. ·E in Italia 1 Nulla <li tutto ciò. Lo Stato non ba denaro nè da regalare, nè dà prestare. Al più ne toglie a prestito per fabbricare cannoni e fucili. Perciò ha dovuto premere sul Banco di Napoli, ch'è stato salvato dal fallimento - e il merito va all'on. Luzzatti - e che potrebbe trovàrsi ridotto a mal partito se domani. soprag giunge.s1;1eU, !J'altra crisi 1 analoga a quella che seguì al ) Biblioteca Gino a,anco fallimento generale delle Banche popolari, ohe pullularono come funghi nel continente rnerfcl~onale, in segui t~ alla spinta imprudente, benchè suggerita da eccellenti intenzioni, dell'on. Giusso. Il caso <loloroso, se si dovesse tenere conto dell'ambiente in cui dovrebbe funzionare il (lredito agrario, si potrebbe facilmente ripetere: l'inespe~ie~za e _lafaci)ità d'illudersi nel Mezzogiorno souo grandi; 1affarismo disonesto farebbe il resto. Non c'è che una sperauza sola contro il temuto pericolo: la rigidità dd cerbero, che ha in mano l'istituto di emissione di Napoli. Nicola Miraglia non si commuove e nun s'illude facilmente. Un!l, vera fortuna! Sottoscrivo non con una, ma con quattro mani a quanto ha detto l'on. Luzzatti sui criteri da seguire nella rinnovazione dei trattati di commercio per ve11ire in aiuto all'agricoltura tutta e non del solo Mezzogiorno. Giubilato o non, egli rimane il più autorevole e competente negoziatore di casa nòst,ra. Ma la sua propaganda è fuori posto tra gli agricoltori del Sud. Data la natura degli scambi tra l'Italia da uua parte, la Svizzera, la Germania e l'Austria- Ungheria dall'altra, sono convinto <;he la resistenza deg_li agrari .- salv_o pe~· la clausola del vino coll'Austna-Ungher1a ~ d1 quei paesi potrebbe e_ssere vinta facilrµen te; a _viuce~l:i,<lo· vranno contribuue sopratutto le concess1001 degli rndustriali del Settentrione. Essi possono farne perchè le loro industrie sono già forti e adulte; devono farle perchè troppo si avvant~ggiarono ~inora delle. s?fferenze dell'agricoltura specialmente d1 quella mer1d1onale; hanno anche un certo interesse a farle, perchè non potendo produrre in prevalenza per la grande esportazione, e non potendo tener testa alla concorrenza dell'.'- Gerina: nia, <legli Stati Uniti, dell'Inghilterra eec. sm 1Uercat! esteri, <levono sentire un pò di solidariet,à, colle classi ao-ricole, che rappresentano la massa pi1'1importante dei e~usumatori sul mercato i11terno. La loro soverchia e continuata depressione finirebbe col nuocere agli industriali. Ad ogni modo la propaganda per riuscire alle ~inno vazione dei trattati - e l'ha.uno dimostrato esaunentemente due liberisti sett~utrionali, i professori llertolini e Graziadei, nel Giornale degli Economisti - l'on. Luz zatti deve farla non tra gli agricoltori del Mezzogiorno, che non hanno bisogno .di essere con vertiti, ma tra gl'industriali del nord, che probabilmente oppor1:anno vive resistenze. E niuno può avere tanta autonta per fare tale propaganda quant'l l'ou. Luigi Luzzatti. Egli ai precedenti politici, alle doti d~llf!,~ente e ~el cuore, che nessuno nega, unisce una speciahss1ma qualità: d~po la morte di Ellena è il genitore superstite delle tanffe generali del 1887. Gl'industriali del Settentrione, adunque, gli devono profonda riconoscenza e dovrebbero accettarne i consigli. Una parola sulla clausola pel vino coll'Austria Ungheria. Se l'opposizione alla sua rinnovazione veni~se soltanto dai viticoltori della Dal1Uazia sarebbe facilmente vinta· ma ha altro valore quella dell'Ungheria, che rapprese~ta la maggiore forza politica e mil~tar~ del_l'I1_n: pero. E l'Ungheria si oµpone perchò ha 1pà ncost1tmt1 i suoi vigneti con rapidità meravigliosa (l ). ln qnesta circostanza, intanto, sta il conforto, - poco confortante! - pel caso in cui l'Austria-Ungheria uon rinnovasse la clausola. Infatti io credo - e con me lo credono persone comp,etentissime - che fra poch\ ~u~1i, forse prima che scada l attuale trattato, l'lmpei:o b1cqnte ritornerà allo stafa qiio ante del 188fi,quando importava poco più cli 30 mila ettolitri di vino e ne esportava per oltre seicentomil<i! Avverrà tra poco col vicino impero ciò ch'è avvenuto colla Francia: con o senza elevato dazio doganale il nostro vino non andrà pi~ al di là <lelle Alpi, perchè in Francia se ne produce o m Unghe~ ria se ne produrrà molto di più dei bisog~1idei consu~~ locali. La Francia continuerà, forse, a<l importare vm1 (1) Ciò che ha fatto il governo in U_ngheria l?er·r_ag~iungere tale intento, viene da me esposto rn uno dc1capitoli del mio libro: Per il dazio sul g,·ano e per l'economia nazionale. Ciò che ha fatto il governo ungherese per l'agricoltura del regno di Santo Stefano suona rampogna acerba pel governo del regno d'Italia.

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