Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 8 - 30 aprile 1901

RIVISPTOAPOLAR DI POLI1 1ICA LETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 8 Abbonamento postale Roma,30 Aprile 1901 GDI HVVENIMENWI E GDI UOMINI I siciliani in Tunisia. Alcuni am1c1 della Rivista ci mandano nn numero della Dépéche Twiisienne in cui c'è nn articolo: La nouvelle Carthage et ln colonisation francaisc, e ci mani f'estano il vivo desiderio che ce ne occupiamo. Li contentiamo commentando ciò che si legge nel giornale franco-tunisino, colla nostrn solita sincerità, e senza preoccuparci se le parole nostro riesciranno non del tutto gradite a coloro che le hanno provocate. t--"11'•,- ~,- \:. .... ,. ~\',,~ '-\.•~ Il Santo Sinodo. - Che il fulmine del cielo vi colpiiW ! Tolstoi. - Già, mi fa comodo pe1·dir9.Jare le teneb:·e n1s3e. ( IJ'loh di Vienna). L'articolo della Dépéche :tunisienne è un rò stantìo (ùell'S aprile) e elette già occasione a qualcLe giornale italiano francofobo a rilevare la dissonanza che c'è tra gl'intenclimenti che i francesi manifestano in Tunisia, e il significato dato dai l'rnncofili alle feste ùi '!'olone. Ma noi ce ne occupiamo perchè l:1 quistione di cui si t!·atta è di palpitante, di vivissima attualità; e tnle nrnarrà per molto tempo ancora. Nella Dépéche si _trova un snnto (1ol rapporto che la Loggia massonica Nuov1t Cnrlaginc doveva presentare al congresso massonico da tenersi in Tunisi sulla colonbzazione jmncese i1i '.l'unisia e precisamente della parte che riguarda Le scuole in 'l'unisict e l 'ilnmigrcizio11e sicilùma.. · I giornali italiani, che banno tl'ovato occasioue cli lanciare i loro strali contr? la Francia a proposito di questo rapporto della loggia Nuova Oartcigine, si sono Biblioteca Gino Bianco indignati: 1° per i giudizi ehe vi si enunziano sul ca• rattere e sulJa mentalità dei siciliani; 2° pel proposito che vi si manifesta di farne dei fra.ucesi per mezzo delJa scuola. Esaminiamo pacatamente l'uno e l'altro punto. Il rapporto francese, dopo avere detto che bis·ogna stabilire delle scuole francesi nei centri colonizzati dai siciliani, allo scopo di l)reparnre la loro assimilazione e coll'arri,;re-pensée di far loro llesiderare la naturalizzazione francese, quandocchessia, si domanda: <I La scuola francese merita tanto onore, una fiducia così grande nei risultati che la sua influenza deve otte: nere? Può essa trasformare, da una generazione all;altra l'rwi111a siciliana alquanto nemica della nostra e con~ durla a climent.ic:ne le sue origini a profitto della nost-rn influcnr.a in questo paese? Ma che cosa c'è nel cen·ello cli un siciliano'/ J> : L:_ir(sposta cl,e si danno i massoni francesi non può farci piacere; cd è b seguente: « i\1olta irrnoranza, molta religione e superstizione, qualche pocg di paI nuovi professori aggiunti all' Università di Pietroburgo, ( Cri di Parigi). tr1ottismo ver.:;o l'Italia, forse prn m apparenza che in realt:ì, perchè i siciliani non sono della stessa razza degli abitanti della grande penieola, e le miserie ohe essi hanno subìto nella loro isola hanno indebolito il loro affetto per fa, Casa di Savoia. O'~ molta barbarie nei costnrni del siciliano. L un semicivilizzato che non ha coscienza netta nè dei suoi di ritti, nè dei suoi doveri. È sopratutto un individuo che il benessere non ba guastato, e che ha conservato ·le sue abitudini di laboriosità, cli sobrietà, di ecouomia l>. <I Egli sembra di esse1·e in 11110 stato d'iucoscienm morale favorevole all'influenza di una educazione francese ch'egli non fuggirà, ch'egli cerca ... Se egli ,·ive telice in Tunisia, se egli vi prospera, egli non abbandonerà questo paese, di cui farà la sua patria di adozione ... » E, stabilito che il sentimento patriottico sarà minore nei figli dei siciliani nati in 'l'11nisia, soggiunge: « Il

142 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE1 TERE E SCIENZE SOCIALI dovere della Francia è tracciato : essa deve inculcare a questi figli di st.ranieri i sentimenti che devono con· durli più tardi a sollecitare la loro ammissione nella grande famiglia francese. E questa sarà la funzione delle scuole laiche, che si dovra.nuo aprire dovunque si trova un gruppo sufficiente di coloni francesi o siciliani ». Ora in tutto questo che cosa c'è di contrario al vero e di offensivo pel patriottismo italiano, Nulla, assolutamente nulla. Nel rapporto della Nuovci Carta_qine sulle condizioni morali e intellettuali dei Siciliani, c'è molto meno di quanto si può leggere nel!' Italici barbarci contemporanea del nostro amico e collaboratore 'Kiceforo, e .cbe come constatazione di m.10 stato di fatto è perfettamente con• forme a verìtà, sebbene il fatto sia erroneamente interpretato. Certamente sarebbe assai desiderabile che dei siciliani e degli italiani del Mezzogiorno non si potesse scrivere ciò che si scrive; ma perchè ciò avveng,i è d'uopo di provvedere all::i,diffusione dr•lla cultura e del benessere, invece di suscitare rancori pericolosi e incivili. In quanto al desiderio dei francesi di vedere attratti alla loro nazionalità, ver mez.zo della sciwla e del benessere, i siciliani che vivono in Tunisia è perfettamente legittimo. Se un gruppo numeroso di francesi si trovasse in una nostra terra abitata da scarsi italiani noi manifesteremmo uguale desiderio. Il desiderio della NMva Cartagine non è però realizzabile: la scuola è il minimo fattore di educazione e cli assimilazione; massimo è l'ambiente sociale. Orn è contro ogni esperienza e contro ogni conoscenza di psicologia colletti va che un piccolo ambiente assimili il grande. E in Tunisia i francesi sono 20,000. i siciliani sono 80000 circa. I siciliani, adunque, rimarranno siciliani'·! Rimarranno tali sopratutto porchè cominciano a trapiantarvisi colle loro famiglie ed a colonizzare nel senso rigoroso della parola. Si dice che 30,000 et-tari cli terra vi sono stati acquistati da siciliani e che ben 2000 famiglie sono intente a coltivarle. Ed ecco il compito del goYerno, di Roma, se aYesso alta la coscienza della sua missione: trasforlllare qnei siciliani in italiani veri, colti e coscienti colla quot.idir1,JJa assistenza, colla scuola e con tutti i mezzi di cui dispone. Fermiamoci alla Scuola, la quale coadiuvando cogli altri fattori può dare a noi i risnltati che non pnò dare ai francesi. Francesco Crispi che commise molti e gn1,vi errori, in una cosa vide giu~to: nella necessità di sviluppare le scuole italiane all'estero. Lodiamo l'idea senza discutere l'insufficienza della realizza7,ione. I successori del ministro gallofobo distn1ssero il poco di bene che egli aveva fatto. · E fu male. A 'I'unisi, più che altrove, urge diffondere le scuole cd organizzarle bene e mandarvi uno sceltissimo persosonale insegnante. Sottolineiamo questo desiderntuin, perchè a noi consta che nel corpo iusegnante italiano di Tunisi c'è del guasto, e ci sono antr1,gooismi scandalosi, e lotte intestine deplorevoli. Sappiamo che più volte su di ciò venne richiamata l'attenzione del ministero degli esteri; ma sinora invano. Quando noi anemo rialzato la condizione morale e intellettuale dei siciliaoi in Tunisi avverrà questo: i· pochi francesi ricchi di capitale coopereranno coi molti italiani, che ne mancano; ed una regione, che l'arte infernale di Bismark gettò come pomo della discordia tra le due nazioni latine, si trasformerà in pegno di pace tra la Francia e l'Italia. Se poi dovesse risorgere Cartagine, essn. non sarebbe col tempo nè italiana, nè francese : sarebbe africana. L'eredità del diavolo. L'apertura del Parlamento inglese e l'esposizione finanziaria fatta dal ministro Hicks-Beach somministra considerazioni inquadrato in un articolo dal titolo sen· sazionale. Si potrebbe dargli benibsimo uno di questi: Ohi se11iina vento raccoglie tempesto.; oppure : Tutti i nodi veng0110al pettine; o quest'altro : il tenipo è galantuomo ecc. Abbiamo preferito: L'eredit.'t del diavolo, non solo perchÀ assai e1>pressivo, ma specialmente perchè ò stato adattato alla situazione da un politico emirwutc, da un ex ministi•o della monarchia inglese, da un collaboratore di Gladst,one, i cui onesti criteri di goveruo, alln. l>auda BibliotecaGino Bianco imperialista sembrano già preistorici e buoni soltanto ad essere adoperati nt>l regno della luna. Le ragioni della frase incisiva pronunziata da sir \Yilliam Harcourt stanno inesorabili nella esposizione onesta e leale per gli uni, imprudente per i grandi ladri imperialisti - della situazione finanziaria fatta dal Cancelliere dello Scacchiere, e nei provvedimenti proposti e già votati per fronteggiarla. Questa e,posiziono è un capitolo molto intere11santc della storia della guerra, che si combatte da circa dieciotto mesi nell'Africa Australe. Appena il 'l'ranvaal mandò all'Inghilterra quell'11,/tùnatmn che equivaleva ad una esplicita dichiarazione di guerra, il cancelliere dello scacchiere chiose al Parlamento un c1·edito di 10 milioni di Jiro sterline, come se si fosse tratiato di una passeggiata militare, aggiungendo: li. qualunque sia il costo di que~ta guerra, è certo ch'esso non sarà sopportato per intero dal solo paese D. Nulla sessione tenutasi dopo le elezioni geuerali dello scorso anno, sir Michele Hichs Beach dovette confessare che gli eventi della •guerra aYevano mostrato che il finanziere aveva fatto male i bUOi calcoli. Ieri ha dovuto confessare che la guerra era costata fiuora 153 milioni di lire sterli::e, cioè 3,825,000,000 milioni di franchi, che è quanto dire 213 milioni al 1110~e.Egli ha ripetuto, è vero, la dichiara• zione che il Transvaal e l'Orange, rimarginate ohe ab• biano le piaghe della guerra, saranno invitati a pagarne, almeno in piirte, le spese. Ma intanto ha dovuto presentare all'approvazione della Camera le proposte da lui escogitate per far fronte al deficit di 55 milioni di lire sterline - cioè in cifre rotonde un miliardo e mezzo di franchi - che. presenta il bilancio del 1901Y02, per a1·ero un margine di attivo onde far fronte alle ulteriori spuse straordinarie che la continuazione della guerra rende necessarie. Per 60 milioni di lire sterline sir Michele Hichs-Beah farà un vrestito. Ha proposto inoltre di aumentare (E due pe1we per lira, l'inc01ne tax, cli imporre un dazio cli quattrn scellini e 2 pence sollo zucchero raffinato per ogni 112 libre, e un dazio di esportazione sul carbone nella misura cli uno scellino per tonnellata. Siccome ogni pence addizionale produce nel!' incoine tax dne milioni cli lire sterline, l'aumento proposto ne fornir.ì quattro. Per il dazio sullo zucchero è preventivata una entrata di L. st,. 5, 100,0J0. Con questi due nuovi cesJ)iti di entrata il bilancio si rinforza dunque di più cli 13 milioni <li sterline. L'e~posizione e l'annunr,io dei provvedimenti furono accolti dall'opposizione con appla,usi; molto ironici naturalmente. lufatt.i la imprnssione dei risultati finanziari della guerra scellerata fecero nna grande e penosa, impressione anche sni cmididati di Caino, come li dichiarò Stead, sui briganti imperialisti. L'opposizione, appln.udendo la comunicazione Il' Hicks-Beach, diceva loro: Tu l'as t•oulii, Georges Dandin ! Chi l'ha voi uto, è la grande massa del popolo inglese, che comiucia ad essere punita della sua ubriacatura militaresca. L'Inghilterra, che al dire di Mommsen e di tutti gli storici e costituzionalisti, deve la sua grandezza ali!\ asseuz,t rii militaris1110, si è iucaruminata in una. via Q.iversa. Dove arriverà, se il militarismo vi sifassiderà da padrone, e difficilmente potrà più tardi es~ere scacciato 7 Sir William Harcourt lo ha detto chiaramente. Dopo a vere constat~tto che la passeggiata militare contro i Boeri costa di già il doppio di quanto costò la guerra cli Crimea, ha soggiunto: <r Fa spavento soltanto considerare quanto verrà a costare definitivamente la conquista dei territori boeri. E' l'eredità clel diavolo. In due anni il debito nazionale è cresciuto di altri tre miliardi, e intanto si deve sospendere qualunque riforma e tassare anzi i poveri, e ricorrere a p:.-ricolosi espedienti come al dazio cli esportazione sul carbone. Di q1iestopasso si va verso la rovùui D. Rinsavirà il popolo inglese? Vorremmo sperarlo; ma non osiamo affermarlo. Intanto si prenda nota di questi fenomeni: i conservatori brontolano per l'aumento dell'incoine tax; i ·liberali protestano contro l'aumento dei dazi consumi; tutti si rifiutano cli pagare il conto; alcun è miniere minacciano cli chiudere; si fanno m-eetings cl'iudignn.zione sul dazio di esportazione sul carbone; e

RTVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 143 la maggior·anza da 130 voti circa si riduce in una votazione - quella sul carbone - a 44 ! Ad ammonimento degli italiani militaristi e riformatori tributari però, vogliamo rilevàl'e alcune circostanze. 1 o La ricchezza ·!ell'Inghilterra è tale che il solo aumento ,ii due pence per lira sterlina uell'Jncome tax 3i prevede che danì un prodotto di oltre 100 milioni fii lire italiane. 2° I consumi di generi, che noi siamo costretti a considerare cli lusso, sono tali che il dazio di poco più di L. 5 st1 112 libbre di zucchero renderà oltrn 1:30 milioni di lire. Non sottolineeremo la indicazione della t('ndeuza di questo dazio, nè di quella più strana del dazio di esportazione sul carbone, che mira a far pagare ai consnmatori stra11ieri le spese delle follìe inglesi - sappiamo in proposito che gli eL>onomisti ortodossi italiani scaglieranno le loro maledizioni contro la perfida Albione, che con tanto mal garbo ha dato nn calcio alla loro scienza - ; ma ci formeremo su questo ultimo punto: il terzo ed ultimo. 3° Alcuni giornali italiani de1)lorano che il debito pubblico dell'Inghilterra con quest'ultimo prestito proposto da Ilicks-Beach di 60 milioni di sterline sia ar- (il grande stato di assedio) che sopprime tutte le leggi ed abbandona la popolazione in balìa ad uomini spesso immorali, bestiali e crudeli, e non serve ~he a favorire le spie; e bisogna abolire tutti gli 0E1tacoli frapposti all'istruzione ed all'educazione, e più, .di. tutto alla libertà religiosa dei battisti, molokani, stundisti ecc. Sarebbero sufficienti queste riforme, che non toccano nemmeno alfa lontana i problemi più vitali della forma, dello stato, del ruilitarismo, della politica estera, e·nemmeno al più urgente di tutti, a quello finanziario·1 Ma quel che pilì importa è l'aver -potuto constatare dalle informazioni che giungono dalle fouti più diverse, e anche le più scettiche, essere uu fatto, non un'illusioue, che vada formandosi la nuova coscienza del popolo non più devoto al « piccolo padre » lo Czar; e che non solo gli studenti entusiasti, ma professori, liccàclemici, magistrati, avvocati e persino direttori di grandi stabilimenti industriali, grandi proprietari ed etlitori, nella terra dello J.foout - uno strumento che laggiù è uguale per tutti - hanno veramente a,uto il coraggio di domandare chiaro e netto che venissero méssi sotto stato di accusa i responsabili delle repressioni violente dello scorso marzo. Ancora però non si può dire se i fautori •di una ~' : # • ,, f 1 ' . -~• . ..I .. ( \ ,....._ J .. La Russiascapparubandola Manciuria. (Ainsterdammer di Amsterdam). rivato alla cifra e1iorme di circa diciotto milùwdi di lire italiane. Ebbene, astenetevi da ogni meraviglia, cari concittadini che vi avvedete del filo di paglia che sta innanzi agli occhi degli altri: l'[talia con una ricchezza ch'è appena la quarta parte di quella dell'Inghilterra, senza le su11guerre, senza le sue conquiste ha già un debito pubblico di quattordicimiliard.i.. In Russia. Leone Tolstoi, anima generosissima quanto ingeuna, ha indirizzato allo Czar una lettera nella quale non soltanto fa dell'altissima, poesia, ma precisa le riforme che si dovrebbero compiere perchè la Russia, secondo lui, potesse uscire dalla crisi presente. Bisogna anzitutto, egli scrive, dare ai contadini diritti eguali a quelli di tutti i cittarlini russi, e cioè: 1° abolendo l'istituzione stupida dei Zemslci Natchatuiki; 2° stabilendo leggi speciali che regolino i rapporti tra padroni e operai; 3° libera,ndoli dall'obbligo clei passaporti; 4° !iberandoli dal debito per il riscatto delle terre di cui essi da gm11 tempo hanno pagato il prezzò reale ; 5° iu fine, abolendo le vergog11ose pene corpor,lli che li colpiscono. Bisogna levare l'Olcrana B blioteca Gino Bianco Russia costituzionale potranno riuscire ad aver il sopravvento sull'animo debolissimo di Nicolò II. L11,_ste11sa nomina del generale Vannoscky a ministro dell'istru-· zione, considerata dalla stampa come una vittoria delln. tendenza liberale, ed Mcolta dagli studenti con molto favore, sarebbe una ben magra cosa tenendo conto dei suoi precedenti, che non possono essere cancellati del tutto dalle concessioni che ora ha fatto alla studentesca, nella quale ha mostrato fiducia piena. Il eerto però è che il così non può conti111iare è ormai diventato in Russia uua convinzione universale, e ciò potrebbe essere il sintomo più actlto d'immancaòili ri• volgi menti. Noi A giorni si pubblicher~: Dott. NapoleoneColajannl, Deputato al Parlamento Perlaecononmaizaioneapledl azisoul grauo Un volume di circa 300 pagine - Prezzo: L. 3 Diri~ere cartoline vaglia all' On. Dott. Napoleone Colajanni - ROMA. (Vedi sommario dell'opera sulla quarta pagina della copertina).

• I • • 144 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Ilministoro B 'Estroma sinistra Uri articolo ed un discorso di Filippo Turati hanno provocato critiche acerbe ed una specie di sollevazione contro il deputato di Milano e contro l'Estrema tutta, che si suppone in generale solidale col primo nella .condotta parlamentare. Il primo a moversi in armi é stato Arturo Labriola con_ai::~icolipubblicati nell'Avanti! e nella Propauanda. Egh s1 è scandalizzato del ministerialismo di Turati in nome dèlla dottrina marxista che ha ispirato la tattica della democrazia socialista e dei deliberati dei C_ongressi socialisti italiani, e specialmente di quello d1 Reggio Emilia - il vero Concilio ecumenico del partjto socialista italiano - che votava la seguente moz10ne: « Considerando che i poteri politici non sono altro che l'organizzazione di classe della borghesia, coi q_uali essa _sostienè la sua lotta contro il proletariato; che da essi poteri politici, finché compos.ti d'una maggioranza borghese, mai nessuna durevole e sostanziale riforma o concessione può conseguirsi a beneficio dei lavoratori ; il Partito - coerentemente al suo programma ~ nel mentre riconosce, insieme ad altri mez'li, la necessita della conquista de.i detti· poteri da parte del proletariato, mediante la partecipazione alJo lotte elettorali, distingue per ora la condottà dei nuovi eletti nel modo seguente: (omissis) . . . . . . . . . . . . . 3° In nessun caso laJrazione socialista parlamentare potrà dare voli Javorevoli al ministero ». . La mozion~ servi di guida al partito; tanto che m nome della medesima, nello stesso Congresso di Reggio Emili_a fu espulso Giacomo Maffei pel suo ministerialismo giolittiano, e più. tardi fu chiamato alla sbarra Qiuseppe De Felice per aver dato un volo - uno solo l e che dovrebbe pesare sulla mia coscienza, perché io la')[orai non poco ad indurlo a darglielo ... - al ministero Di Ruclini... che lo aveva liberato dalla galera. Ad ogni modo, continua il Labriola, nella sua requisitoria, se la tattica deve mutarsi e se ministeriali per un quarto d'ora si può essere, si dovrebbe ricordare il successivo deliberato del Congresso socialista internazionale di Parigi, proclamante : « che la lotta di classe interdice ogni specie di alleanza con una frazione qualunque della classe capitallstica. « Ammesso che circostanze eccezionali rendano neces~arie in certi luoghi queste coalizioni, esse... non potrebbero esser ·tollerate che in quanto siano riconosciute dall'o,y;anizzazione regionale e na:.ionale, da cui dipqndono i gruppi interessali ». Dichiara, perciò, deplorevole la condotta di Turati, che accenna a tendenze riformiste e ad abbandono della direttiva rivoluzionaria; perché favorevole a Zanardelli che ha molti peccati sulla coscienza, ed a Giolitti proclamato in altri tempi dallo stesso Turati « triplice . incarnazione di nnto birro, finto politico e _« finto magistrato ». . Infine, dom~nda il Labriola al Turati, se a questo S( doveva arrivare: a che lo acerbe polemiche del direttore della C1·iiicaSociale contro il Colajanni, del Bissolati contro il Merlino ? E non sarebbe bene, ancora, che il Turati parlasse al singolare? Il partito socialista non si è dichiarato sulla nuova tattica; quindi e~li non può adoperare il : noi! * " . ~ gi?rnale~ti socialisti, che pullulano con tanta fac1hta m ogm angolo d'Italia, in mancanza delle supreme decisioni del partito o tacciono o lasciano intendere che stanno per Turati; ma non tacciono i B.o o e · o repubblicani e non lo lascia in pace un altro socialista che lo aggredisce nelle colonne della sua stessa Critica. Lasciando da parte ciò che i repubblicani hanno scritto nei giornali politici, dobbiamo richiamare l'attenzione su di un magnifico articolo che un ex-in ritiro ha pubblicato nell'ultimo numero dell'Educazione politica intitolato Jvlentre dura la sbornia delle illusioni. L'ex in rftiro, che_crediamo sia Arcangelo Ghisleri - non conosciamo altri che quantù lui conosca la storia contemporanea e la sappia ricordare e maneoaiare - si rivolge a rerum scriplor e chiede il suo ~~viso sulla situazione creata dal ministerialismo socialista. Ora, per una strana coincidenza, nella Critica Sociale appariva nello stesso 9iorno un altro articolo firmato Tre stelle, sotto il quale nuovo pseudonimo crediamo che si nasconda lo stesso individuo che volta a volta assume quello di Travet e di rerum scriptor. Ghislori, repubblicano, mali'liosamente credeva mettere in imbarazzo rerum scriptor; ma questo ~li anticipava la risposta i:i~olgendo ~I ministerialismo dell'Estrema dello cr1t1cho che, 111 una forma diversa collimano completamento con quelle del primo e nell~ quali l'ir.onia finissima è messa al servizio della logica rigida di chi vive al di fuori della vita reale. . Q_uosLidue scrittoi:i nella loro critica spietata si d1slin~uono dal Labr1ola per una maogioro ampiezza di veclute. Il giovane marxista napofetano tenne la controversia nell'ambito dello interesse e della tattica del partito socialista; l'ex in ritiro e Tre stelle l'allargarono all'azione parlamentare di tutta l'Estrema Sinistra. Ghislori, però, riferendosi all'.Eslrema, scrive com_es~ i . repubblicani non ne facessero parte, e motiva 1romcamente la sua esclusione con un accenno sa~guinoso allo smisurato orgo~lio dei socialisti, che, scr1venclo o parlando, fingono ctinon accorgersi mai che vi siano dei repubblicani in Italia (1). Egli sospetta, altresi, che la massa socialista non osera dissentire dal Turati. E l'ipotesi enunzia con queste parole irriverenti verso il socialismo italiano, e che qualcuno potra accusare di tendere a suscitare ziz2,annie in seno del partito: « E' lecito domanclare « dopo il discorso ministe,·iale <lell'on. Turati, quale « sia _l'opin!one de~li altri socialisti italiani, o se deb- « basi applicare a loro il motto dell'arguto francese: « Quand Auguste buvait, ioule la Pologne éiait ivre >>. In questo secondo caso non si avrebbe l'aberra'lione di un uomo, ma l'amnesia collettiva, epidemica di tutto un partito (2). Nulla di piu smagliante della sintetica esposizione che fa il Ghisleri delle vecchie illusioni che sono state alimentate dagli uomini più. eminenti ed ... ingenui della democrazia - da Alberto :.lario a Cavallotti - mentre la reazione dal 1848 in poi si è andata codificando con perseveranza ammirevole; codificazione. ammessa anche da Tre stelle alla quale si dovrebbe contrapporre la codificazione della libertà. Por Ghisleri, che - continuando sempre brillantemente nell'ironia - non si dichiara materialista storico ... perché conserva l'abitudine, ora passata di . (I_) Vale la pen~ d! riprodurre integralmente questo felic1Ss1mobrano dcll articolo della Educazione politica: « Queste « le mie opinioni, come vedi, affatto eccentriche e lontane « da_lleo~inioni correnti. Però vorrei sapere cosa ne dici tu, <r mio ottimo e colto amico. Ma rispondimi senza ricorre1·e « alla scappatoia delle ritorsioni. E cioè nor. mi domandare: « E i tuoi ,·epubblic,rni? Ilo padato dell'Estrema. in genere e « dei socialisti in ispecie, poicbè è ben convenuto fra di voi, « d'acco1·do in ciò coll'on. Sacchi, non esservi in Italia che « tre partiti: conservatori, democratici ministeriali e socialisti « che lol'o danno <li spali~. Non ci sono repubblicani in Italia; « dunque non parlare di ciò che non esiste »• (2, 1:00. C1ccotti nel ùiscorao di Napoli si occupò dei ~inisterialismo dell'Estrema, riducendolo alle giuste proporzioni: l'Estrema ha appoggiato il gabinetto Zanardelli quando i suoi principi e suoi interessi glielo hanno consigliato.

~[VISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 145 moda, di studiare la storia: « in Italia l'Estrema si- « nistra ha sempre servito di magnifico braccio di << leva per scalzare un ministero a vantaggio di un « altro (p,,ima fase), poi di magnifico spauracchio cc per attirare fa concentrazione com•ervatrice (se- « conda fase) sulla quale assicurare la maggior pos- « sibile durata dei Ministeri" sorti col suo appoggio « e coll'aureola lusin~atrice aella sua benevola aspet- « tativa ». E in ciò, riferendosi al momento presente soltanto, nella sostanza non dissente Tre stelle, che crede l'Estrema in preda al delirio della paura del nome di Sonnino; paura, che la indurrebbe non solo al ministerialismo attuale, ma anche a mangiare serpenti vivi, come direbbe Imbriani. L'ex in ritiro e Tre stelle esaminano - e ciò che scrive l'u,10, serve ad integrare e completare il pensiero dell'altro - ciò che avrebbe dovuto farsi all'indomani della caduta di Saracco e nella formazione del Ministero Zanardopo ·la scomparsa di Cattaneo, di Mazzini e di Ferrari. Abbiamo nominato Aij:)erto Mario I · Il dirsi rivolùtionari in u·n momento in. cui ·l'evoluzione spiccia fuori viva. dal fondo della stessa dottrina marxista, é contraddizione non lieve; il proclamare la necessità e la convenienza della rivoluzione quando non si ha la forza e il desiderio - sicuro: molti che si dicono rivoluziono.ri rifuggono dalla rivoluzione come il diavolo dall'acqua santa! questa la verità! - di farla, può essere una cosa ridicola; ed é spesso una cosa pericolosa. ·La proclamazione verbale della rivoluzione alla~ma. i pusilli, e somministra pretesti ai disonesti per preparare e fare le reazioni. Ghisleri e Tre stelle scrivono dimenticando che siamo in Italia; dove non crediamo possibile la realizzazione di alcuni desiderata all' inglese de\ Sacchi, né la realizzazione di altri desiderata, diremo . cosi, aJla francese di aldelli; e ciò che potrebbe ancora farsi. Inghilterra,Germaniae Russi;,. c~ni repubblicani· e socialisti.. Entrambi diryien~icano la grande lezione delle cose, che pure più volte qui stesso venne illustrata suscitando la indignazione di coloro che oggi ci sorpassano anche ne 1 r_ealisrno-, è ringraziamò l'amico Labriola cli es:;;ersene ricordato. E la lezione delle cose·sotto il punto di visla attuale, si residua nella . condo'.tta del popolo italiari.o' in tre occasioni solenni: moto .dei Fasci; Abba Carima, tumulti del 1898.' Norf spieghiamo meglio il nostro pensiero, perché . la crudezza abituale del nostro linguaggio 13u• sciterebbe i1facili saegni dimolti"ai;nici.EnPer l'ex ùi ritiro, l'Estrema é colpevole: ha lasciato sfuggirsi una grande OC-'- casione di imporre alcune riforme politiche e tributarie come prezzo del suo appoggio al ministero Zanardelli, al quale bisognava m0strare i denti e fargli comprendere che non si era disposti a lasciarlo vivere un giorno di più senza le conces • sioni. Tre stelle « vede che gli alti poteri dello Stato sono « stret- « tamente solidali cc cogl'interessi 'con- « servatori, e che la « resistenza di que- « ste due forze al- « leate non si vince, Sono andati tutti e tre a lavorare nei paesi'.!ljontani, ma mentre che dne (l'lnghilterra e la Germania) faticavano, la ' terza (la Russia) ha mangiato per tutti (l'annessione della Manciuria. cc né dissimulando I' alleanza, né spacciando frot- « tole sulla funzione del monarcato, come fa l'on. « Sacchi. Quella resistenza potremo vincerla ponendo « nettamente il problema davanti alla coscienza pub- << blica e creando le forze adatte a superare la vo- « lontà dei partiti conservatori e dei loro alleati. E « se per illuminare la coscienza pubblica e creare « le forze _dell'avvenire, sarà necessario spingere le « cose agh estremi, noi crediamo, che bisogna anche « saper spingere le cose agli estremi... » * * E qui ci arrestiamo nelle citazioni. Infatti il diletto intellettuale, che provasi leggendo i due articoli di Ghisleri e di rerum scri,ptor, cioè di Tre stelle, ci trascinerebbe a riprodurli interi e poi a scrivere un volume per dimostrare le ragioni del dissenso nelle conclusioni finali. Ora ci proveremo a dire ciò che pensiamo sulla quistione del ministerialismo dell'Estrema e sulle critiche rivolte all'amico Turati da altri cari comuni amici. Arturo Labriola seri ve da dottrinario marxista, che non vuole accorgersi della crisi intelJettuale del marxismo e della infiltrazione, lenta ma continua, che nel socialismo internazionalista avviene della tattica di Bernstein, ch'è la vecchia tattica evoluzionista, di cui fu apostolo dotto e convinto il repubblicano piu grande e più geniale, che rimase all'Italia Biblioteca Gino Bianco ( Ullv di Berlino). ìrambi i critici dell'Estrema dimenticano, che se essa avesse tirato la corda. soverchiamente, noi avremmo avuto nuovamente insediata al governo la reazione, rendendo sempre più difficile la creazione di quell~ forze dell'avvenire adatte a superare la volontà det partiti conservatori e dei loro alleati, auspicate da Tre stelle. , . · ., E non è chiaro che se queste forze devono es.sere create, attualmente non ci sono? E come servirsi di propulsori che non esistono? Un'ultima considerazione. Tre stelle esalta i risultati della campagna ostruzionista, la cui vi.ttoria finale attribuisce a Bissolati, rubandola a De Felice - senza il cui coraggio leonino il decreto-legge sarebbe arrivato in porto -; e non saremo noi a menomarne l'importanza. !\fa egli dimentica una circostanza, rilevantissima: nel successo dell'Estrema ebbe parte non piccola l'aiuto aperto e coraggioso della sinistra capitanata da Zanardelli e da Giolitti. Dimenticarlo adesso sarebbe vera e pericolosa ingratitudine. Se domani l'Estrema dovesse rifare la lotta titanièa da sola, benché aumentata di .numero, nell'ora in. cui dovrebbe ripresentarsi al giudizio del paese,colla,sinistra avversa, abbiamo una grande paura, che rimarrebbe sconfitta. · Questo il nostro profondo convincimento. LA RIVISTA.

146 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Il via~t~riioanlof Oi LniL~ni zzatti (~peraf!,~e, illusioni ed... imprudenze). . Luigi Luzzatti ha percorso trionfal_mente le. Pugli_e raccogliendo dapertutto larga; 11!-essed1 apJ?lau~1, senunanQ,o, le. speraaz~ di un. ~mgh?re avve~ire, rncoraggi~11<fol'op~rps~~à e lo spmto d1 abn~ga~10ne, che non friroiiò m,ai sçarse, tra quelle popolaz1om. ·un uom'o come l'on. Luzzatti merita certamente quelle accÒglie~ze: la· sua dottrina vasta e profonda, la sua parolà calda ed im_maginosa, l'affetto che mostra e _l'interesse vjvo che prende da qualche tempo alle sorti del Mezzogiorno, non pote".ano che impressi?nare la gen~e buona "d_eJla Babsa. It"lia - male conoscrnta e pegg~o giw\iça.ta daf $ette~trio1!-ali - non potevai;io che suscitarne i facih entusiasmi. · Ma cl\e coea rimarrà di queste feste e di 9-ueste ace-oglien.ze ta'?-to_schiet~ e calorose; eh~ cosa nm_a~rà delle pro;mèsse. fatte, delle speranze suscitate, degli mcoraggian:iènti ·prodigati 1 Esaminiamo a mente fredda, e colla fede che le parole che sarò per iscriv~re non ~iano in~erpretate c~me UD segno di .-piccola stima ~ d1_n~n s_mcera ammiraziope verso l'!llust.re uomo, 11c1~1".1agg10me le suggerisce. Esse mirano soltanto a r1ch1amare alfa realtà le P!)POlazioni del Sud, n'ello intento di· non creare ill~sioni che riescono sempre dannose, ed a coloro che le alimente.no ed a quanti se ne pascono. · Lo scopo principale del viaggio dell'on. Luzzat~i era quello di fare una sana ed efficace propaganda 111fa. vore del credito agrario, i cui V!l,ntaggi si vorrebbero assfourat~ al Mezzogiorno, che ne ha urgente bisogno, per frenare da un lato le devastazioni dell'usura, per agevolare dall'altro le energie produttiYe latenti ·che fannq, i primi .P~ssi incer~i e vacillanti. . . Chi conosce l'opera assidua, amorevole e mtelhgente dell'ex ministro del tesor-o in pro della cooperazione e dèl credito popolare, non può _che considemre logica, naturale e sincer_a la sua propaganda nel Mezzogiorno in favore del credito agrario .. Ma i mezzi ohe ,ha escogitati sono adatti, ed è bene preparato l'ambiepte dove essi devono spiegare la loro az1'òne sal~tare 1 Mi siano permessi i dubbi. Il credito agràno ha"bisogno di essere <lato a mitissimo intereseè; e tale .non potrà mai essere quello che potrà accordare il ,Banco di Napoli, che deve corrispondere un interesse ai ·depQi,itanti, coprire le spese di amministrazioJle, e trarne qualche piccolo utile. L'interesse qu~~gi del d~n!l'ro_arpena uHcito dalle ~asse del B_an?? sara abbastanza elevato ; <lovrà elevarsi ancora d1 prn ar~ivando negli :istituti locali, che dovranno necessariaménte ·aggravarlo, e della quota delle spese generali ·e dell-'altra dei propr.i utìli, che in gran parte serviranno a compensare le. perdite possibili. Anche senza l'intervento di altri intermediari - e ce ne saranno molti . e rapaèi è astuti, che v9lgeranno a vantaggio proprio ciò che dovrebbe riu!\cire di esclusivo vantaggio degli agricoltori ! - si può essere sicuri che il denaro nelle mani di coloro che io impiegheranno nella terra non 'perverrà che al _eaggio almeno dell'8 Oro! . La prospettiva non è affatto ,lieta; ~:i, n_onpotrebb_e essere diversa che a queste due cond1z1om: 1 ° Che 11 capitale fosse. abbondante ed a mi~issimo ~nteres~e sul mercato libero; 2° Che lo Stato mtervemsse direttamente· ~ lo accordasse ad un interesse <li favore. -In quanto alla prima condizione nessuno s'illude: il capiìalé è deficiente e quello che c'è correrà alle industrie, che offrono alee considerevoli di guadagno; se sarà· timido - e ce n'è non poco - cercherà impiego nella rendita. Rimane .lo Stato . .In Francia il canone della Banca va, al. credito agr.ar~o gratuitàmente; e il capitale privato à mite 'interesse abbonda! In Prussia lo Stato ha dato ·a fondo perduto circa 8 milioni di lire; di più ne ha prestato altri ottanta all'incirca ad interesse mitissimo. ·E in Italia 1 Nulla <li tutto ciò. Lo Stato non ba denaro nè da regalare, nè dà prestare. Al più ne toglie a prestito per fabbricare cannoni e fucili. Perciò ha dovuto premere sul Banco di Napoli, ch'è stato salvato dal fallimento - e il merito va all'on. Luzzatti - e che potrebbe trovàrsi ridotto a mal partito se domani. soprag giunge.s1;1eU, !J'altra crisi 1 analoga a quella che seguì al ) Biblioteca Gino a,anco fallimento generale delle Banche popolari, ohe pullularono come funghi nel continente rnerfcl~onale, in segui t~ alla spinta imprudente, benchè suggerita da eccellenti intenzioni, dell'on. Giusso. Il caso <loloroso, se si dovesse tenere conto dell'ambiente in cui dovrebbe funzionare il (lredito agrario, si potrebbe facilmente ripetere: l'inespe~ie~za e _lafaci)ità d'illudersi nel Mezzogiorno souo grandi; 1affarismo disonesto farebbe il resto. Non c'è che una sperauza sola contro il temuto pericolo: la rigidità dd cerbero, che ha in mano l'istituto di emissione di Napoli. Nicola Miraglia non si commuove e nun s'illude facilmente. Un!l, vera fortuna! Sottoscrivo non con una, ma con quattro mani a quanto ha detto l'on. Luzzatti sui criteri da seguire nella rinnovazione dei trattati di commercio per ve11ire in aiuto all'agricoltura tutta e non del solo Mezzogiorno. Giubilato o non, egli rimane il più autorevole e competente negoziatore di casa nòst,ra. Ma la sua propaganda è fuori posto tra gli agricoltori del Sud. Data la natura degli scambi tra l'Italia da uua parte, la Svizzera, la Germania e l'Austria- Ungheria dall'altra, sono convinto <;he la resistenza deg_li agrari .- salv_o pe~· la clausola del vino coll'Austna-Ungher1a ~ d1 quei paesi potrebbe e_ssere vinta facilrµen te; a _viuce~l:i,<lo· vranno contribuue sopratutto le concess1001 degli rndustriali del Settentrione. Essi possono farne perchè le loro industrie sono già forti e adulte; devono farle perchè troppo si avvant~ggiarono ~inora delle. s?fferenze dell'agricoltura specialmente d1 quella mer1d1onale; hanno anche un certo interesse a farle, perchè non potendo produrre in prevalenza per la grande esportazione, e non potendo tener testa alla concorrenza dell'.'- Gerina: nia, <legli Stati Uniti, dell'Inghilterra eec. sm 1Uercat! esteri, <levono sentire un pò di solidariet,à, colle classi ao-ricole, che rappresentano la massa pi1'1importante dei e~usumatori sul mercato i11terno. La loro soverchia e continuata depressione finirebbe col nuocere agli industriali. Ad ogni modo la propaganda per riuscire alle ~inno vazione dei trattati - e l'ha.uno dimostrato esaunentemente due liberisti sett~utrionali, i professori llertolini e Graziadei, nel Giornale degli Economisti - l'on. Luz zatti deve farla non tra gli agricoltori del Mezzogiorno, che non hanno bisogno .di essere con vertiti, ma tra gl'industriali del nord, che probabilmente oppor1:anno vive resistenze. E niuno può avere tanta autonta per fare tale propaganda quant'l l'ou. Luigi Luzzatti. Egli ai precedenti politici, alle doti d~llf!,~ente e ~el cuore, che nessuno nega, unisce una speciahss1ma qualità: d~po la morte di Ellena è il genitore superstite delle tanffe generali del 1887. Gl'industriali del Settentrione, adunque, gli devono profonda riconoscenza e dovrebbero accettarne i consigli. Una parola sulla clausola pel vino coll'Austria Ungheria. Se l'opposizione alla sua rinnovazione veni~se soltanto dai viticoltori della Dal1Uazia sarebbe facilmente vinta· ma ha altro valore quella dell'Ungheria, che rapprese~ta la maggiore forza politica e mil~tar~ del_l'I1_n: pero. E l'Ungheria si oµpone perchò ha 1pà ncost1tmt1 i suoi vigneti con rapidità meravigliosa (l ). ln qnesta circostanza, intanto, sta il conforto, - poco confortante! - pel caso in cui l'Austria-Ungheria uon rinnovasse la clausola. Infatti io credo - e con me lo credono persone comp,etentissime - che fra poch\ ~u~1i, forse prima che scada l attuale trattato, l'lmpei:o b1cqnte ritornerà allo stafa qiio ante del 188fi,quando importava poco più cli 30 mila ettolitri di vino e ne esportava per oltre seicentomil<i! Avverrà tra poco col vicino impero ciò ch'è avvenuto colla Francia: con o senza elevato dazio doganale il nostro vino non andrà pi~ al di là <lelle Alpi, perchè in Francia se ne produce o m Unghe~ ria se ne produrrà molto di più dei bisog~1idei consu~~ locali. La Francia continuerà, forse, a<l importare vm1 (1) Ciò che ha fatto il governo in U_ngheria l?er·r_ag~iungere tale intento, viene da me esposto rn uno dc1capitoli del mio libro: Per il dazio sul g,·ano e per l'economia nazionale. Ciò che ha fatto il governo ungherese per l'agricoltura del regno di Santo Stefano suona rampogna acerba pel governo del regno d'Italia.

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE'l TERE E SUENZE SOCIALI 147 da taglio nostri; ma ci rimandorà almeno pel doppio in quantitl1, e valore in vini fini da consumo ! . Questo punto, a gindioare dai resoconti dei giornali, non fu toccato dall'on. Luzzatti nel discorso di Bari; e fu male. Bisogna, perciò, togliere ogni illusione ai viticoltori ùel Me~zogiorno. Pensino all'America; e pensino a mantenere il mercato interno eù a svilupparne la forza di consumo. Pensino al secondo sopratutto perchè anche in America la coltivazione della vite fa progressi giganteschi. Ma, anche senza la clausola, la rinnovazione dei trat• tati di commercio cogli imperi centrali sarà benefica per tutti. Dobbiamo augnrarci. quindi, che avvenga nelle migliori condizioni per noi. E si potrauno ottenere se sono vere le notizie retrospettive pubblicate dal Pun• golo cli Napoli. Il quale gareutisce che il trattato cli commercio coli' Austria-Ungheria fo concluso solo per• chè il ministero Di Rudinì n11aveva, ottenuto l'esplicita promessa nell'occasione della rinnovazione della Triplice. Ciò che si ottenne allora, se questo guaio dell'alleanza politica coi due imperi centrali si dovrà ripetere per l'Italia, non potrà ottenersi adesso 'I . ♦ •• Un'ultima parola all'on.' Luzzatti. Egli in uno dei snoi discorsi ha dato una puntata a coloro che in qnesti ul timi tempi hanno sostenuto le mgioni del Mezzogiorno. Mi _sento toccato, perchè da circa serlici anni entro e fuori Montecitorio, nella stampa e nei discorsi, ho clifeso con sincerità e con mal ricompensata perseveranza gli interessi dell'[talia M:erid.ionale e della Sicilia. All'onorevole Luzzatti, che pat-riottiMmentu e sdegoo~amente ha ricordato che lo Stato non deve ossere bottegaio, e non dev11 fare il conto 1lel 1bro e dell'avere tra le singole regioni, rammento che lo stato sinora fu molto bottegaio a vantaggio del Nord co11tro il Sud; che il conto del dare e dell'avere. cou evidente falsificazione di alcune partite, fu presentato con insistenza minacciosa dai Settentrionali all'epoca del conguaglio provvisorio della imposta fondiaria. 11011864c;he fLl ripresentato - e come' - nella discussione della malaugurata legge 1° marzo 1886 sulla formazione del nuovo catasto; che fu fraudolentemente imposto nel 18913, quando venne falsato lo spirito del disegno di legg(I degli on. Boselli e Sonnino, prosentato a correzione parziale clell'accennata leg~e del 10 marzo 188fj; e che infine, in mille oceasioni diverse, venne saldato dallo Stato in favore dei pretesi crediti del Nord, sotto forma di porti, di scuole, di trattati di commercio, di spese militai'i, di costruzio-ni navali ecc., ecc. Solo quando si leva qualche voce reclamante giustizia pel Mezzogiorno - e non favori, molto meno elemosine - le si deve imporre silenzio in nome del S!lntimento nazionale e della dignità an• ti- bottegaia dello Stato 'I Questo non può essere stato certamente il pensiero intimo dell'on. Luzzati. Ma ap[Hmto per ciò, con la rtHle franchezim che m'è abituale ho voluto rilevare, a scanso di equivoci, la strana interpretazione a cui quelle parole si prestano. Perchè in certe qnestioni alte e delicate ciò che importa anzitutto e sopratutto è di esser A TRAVERSOL'EUROPA Mentre il cielo di primavera benignamente sorrideva, ed il buon popolo d'Italia poveramente festeggiava quel che per i padri fu (( passaggio » dal (( deserto di questa vita » alla 1( terra tiromessa del cielo >>,salpava la. nostra squadra mediterranea, gloriosa dei nomi di Lepanto, di Dandolo, di Morosini, di Doria, dalla Spezia, feconda di attività marinare, verso Tolone, passando d'Italia nella Francia ! Ed un grido di giubilo accoglieva quivi la squadra e tuonava il cannone non già come tuonò pii1 di cento anni addietro quando per il genio del gran Corso, milizie repubblicane ritolsero la città all'ammiraglio inglesa Hood, ma come saluto di fratello a fratello! (< Sii benvevuto » ecco, diceva il cannone francese: (( Le tua bandiera è cara al mio popolo, che sa come 11 essa pugni pet' la vit_toria o per la morte ... per la (( gloria sempre, se volontaria! ». E diceva il cannone ita iano al popolo di"Francia: (< Fratello ... salve! La <( tua bandiera è cara al mio popolo, che sa come (( es-a combatta per il giu-,to, se libera.mente gui- (< data!>> E rispondeva l'eco delle nazioni, in cuor loro palpitanti per l'abbraccio lungamente contrastato, e più serena da noi si faceva ·la pupilla di chi guardava con paura, ma con sincerità, allo avvenire, mentre crollava la testa e brontolava solo una folla di omuncoli e di botoli ringhiosi, affannati a dimostrare il , « pe,,icolo della fraternità francese >>o, quel che è di più, la cc decadenza della razza latina ! >> La decadenza della razza latina l è questa una allegra burletta che a scopo di novità o per affettare una critica superiore, una trascendente scienza, si ripete con qualche facilità anche da labbra donde diritto sarebbe aspettarsi maggior serietà di parola, e trae forse origin~ dal fatto contrapposto, cioè della gravità con cui tutti annunziano la gloria cui son pervenute o chiamate a breve scadenza la razza germanica, la slava, l'anglo -sassone! In verità quando noi pensiamo che il Sergi per primo (Nuova Antologia, 1 Agosto 1899) riducendo ad una causa sola tutte le cause maggiori che determinano la decadenza delle nazioni, allo immobilismo cioè, o in al tre parole al non voler esse intro - durre nei propri ordinamenti sociali e politici mutamenti e trasformazioni, afferma che, come quest-, immobilismo fu la causa dell'antica decadenza dello impero romano, così esso produrrà, dopo la decadenza, la morte delle naiioni latine se non oseranno uscir chiari e precisi. · Dott. NAPOLEONECOLAJANNI · Deputato al Parlamento. N. B. Il telegramma dell'on. Di Rudinì a!Fon. Balenzano dà al viagi;,io di L. Luzzatti nelle Pt1glie un vero carattere politico: sarebb<1 un tentativo di riscossa della Destra. Non lo co,umento, percbè voglio lasciare all'articolo l'impronta esclusiva di una discussione economica. A giorni si pubblicherà: Dott. NAPOLEONCEOLAJANNI -Deptuato i.I Parlamento Pelraecononmaziaione~alealazsiougl rano J dall'orbita del passato ; quando pensiamo allo stupefacente annunzio che Galli, Celti, Germani, Britanni etc., in mezzo ai quali Rom.1 diffuse la civHtà occidentale assimilarono così che avvenne lo spostamento della civiltà stessa dal mediterraneo al centro, al settentrione ed all'occidente d'Europa con moto lento che, durato per secoli, OGGI È UN FATTO COMPIUTO(!); siamo subito portati a credere che invano (< latin sangue gentile » arrossò nella pa:ssata generazione le terre dell'armonia, se esso iufecondo si fece tanto quanto questa nuova antropologia ritiene; ed allora malinconicamente volgiamo attorno lo sguardo, cer· cando rappresentare alla nostra mente la potenza delle razze che ci circondano. . Un volume di circa 300 pagine PREZZO: L. 3 Dirigere cartolina-vaglia all'Ou. Dott. Napoleone Oolajanni - ROMA. · (Vedi somm1.rio rloll'opera sulla quarta pagina della copertina). BibliotecaGinoBianco Ma, dileguano subitamente a tale paragone i fantasimi della deeadenza nostra e più limpido e sereno il bel cielo latino ci appare, onde sale dal core un inno alla feconda madre antica, cui non vani cicalecci di erranti ebrei privi della patria e de.I sentimento che essa ins;:iira e del dovere ch'essa delta, torranno mai la virtù benefica della verità !

148 RIVISTA POPOLARE Di POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI * * * In un recente libro di un sociologo americano (Ripley « Races of Europe ») sono le razze abitatrici di Europa divise in tre fondamentali (ed ideali, si aggiunge assai sagacemente) quella nordica o teutonica o'd Homo Europaeus; quella occidentale od alpina od Homo Alpinus, e quella mediterranea od Homo mediter,:an.ensis. Senza ~esui:e tutte le _minute tr~- sformaz10m o sovrappos1z10m avvenute m esse; diremo così alla lesta che alla razza nordica ed a quella alpina ·dovrebbero appartenere i popoli che tutti si sforzano dimostrare pervenuti a. grande potenza di civiltà, mentre alla mediterranea appartiene la razza altrimenti detta latina, dalle lingue che le nazioni di cui risulta hanno congenite dal ceppo romano. Molto probabilmente però anche alla mediterranea, in buona parte, appartiene la razza inglese, se bisogna prestar fede allo stesso Sergi, il quale (Nuova Antologia, 1 Aprile 1899) dice che i caratteri etnici delle popolazioni delle isole brit!l,nniche non essendo differenti molto fra di loro ed esse popolazioni appartenendo ad una stirpe d'origine quasi unica, e cioè alla primitiva colonizzatrice d'Europa, giustificato è l'appellativo dato agli inglesi di « romani moderni » per tutte le manìfestaziorii psicologiche individuali e sociali loro. Ed allora, cominciando da quest'ullima nazione l'Inghilterra, ci disbrigheremmo assai facilmente ciel « grande avvenire » ad essa serbato, ritorcendole la stessa argomentazione del Sergi sulla decadenza romana. Infatti se i Romani pervenuti che furono a grande civiltà caddero per immobilismo, l'Inghilterra che per il Sergi « rappresenta in forme nuove e più civili Roma antica>> cadrà a sua volta, non già crescerà in potenza, essendo per noi assai peggio che · immobilista. Ma, non avvaliamoci di ragioni che condanniamo, e procediamo con ordine. • •• Che cosa sia il popolo tedesco è difficile dire quando esso stesso non è giunto a conoscersi che ·molto superfici~lmente. I suoi scrittori dissero cose · disparate ·volendo discorrere di ciò, e forse solo il Nietzsche, osservatore profondo, sebbene privo di sintesi, ha dettato pagine pregne di verità dicendo i tedeschi qualche cosa di informe, di molteplice, di giovine e di decrepito al tempo stesso; contradittori, incogniti, imponderabili. Per Nietzsche i tedeschi trovano profondo l'incerto o ciò che è ancora nello stai.o cli formazione; la loro ani-ma, egli dice, è complessa, d'origine multipla. una sovrapposizione di varie anime. Come popolo è una miscela, nn arruffio ìmostruoso di razze, e mentre qualche tempo addietro era lode per esso dirsi profondo, qualche tempo appresso fu patriottico farsi credere il contrario. In somma i tedeschi non hanno un oggi ben determinato e, aggiungeremo noi, sono caratterizzati a meraviglia dal monarca che ne regge le sorti con altrettanta « molteplicità» di sentimenti, da far ricordare nelle sue azioni financo il sangue medioevale dei lontani predecessori! Come mai intanto sarebbero essi pervenuti a granie avoenire ? •La razza slava che, tranne la Grecia, occupò una volta tulta la penisola illirica e dalle sponde del Danubio e del Mar Nero giunse al ìvlar Glaciale, inva,a in seguito da tutti i vicini decadde così, che il suo nome che dapprima significava ,qlorioso divenne poscia sinomino di servo (slavo, schiavo). Essa accenna è vero al graduale ritorno alla gloria, ma in tempo assai lontano cotesto potrà avvenire. Non ha altro so,tegno che la religione, molla che sarebbe ancora pole'nte, se,il suo vincolo non minacciasse già di infrangersi. Non è la Russia, intanto, che rigettando volontaBibii OÌ9Ca Cino Bi-anca riamente la libertà che generosi suoi figli vorrebbero darle, ascoltando indifferente nella g1•ande maggioranza, il feroce sibilo della na,qaika poliziesca lacerante fin le carni delle vergini votate alla scienza, coartando il genio della sua lingua, perseguitando gli ebrei che accoglie in seno, insidiando i Balcan~. Costantinopoli e cercando dappertutto ~sten_d:,re 11suo imperialismo nefasto, non è_la Russia, d1c1~mo,che può darci esempio di progresso! La espans101~e sua. fin dove giunge la razza sarà forse neces~a1:ia, ma quale missione avrà essa da parlare alla civiltà europea, perchè possa resistere il suo o-averno e non isfasciarsi allorchè lo strnripamento delle sue forze necessari~mente avver1·à? Esso è uno stato essenzialmente invadente e come tale ai lumi della scienza contemporanea non può esser creduta ministra di civiltà, poichè uou vi ha civiltà ove la libertà si sopprime! E fra la Germania e la Russia due governi sono, senza nazione, che permettono assai picciol bene mo - mentaneo, cioè lo statu qao nell'equ)lib1·io e_u_1•opeo, equiljbrio instabile e però destinato a risolversi 111 una nuova gravitazione di parti, ci~ che speria1;10avve_nga presto, onde nòn sia più oltre ritardata la s1stemaz10ne nazionale europea. Il primo governo è l'Austria, che si affanna ad una unità irraggiungibile, giacc;hè nulla i_nessa ~ conforme a quello che per uno stato cent1·alizzato. c1 vuo\e, nè unità di razza, n3 di tradizioni, nè eguaglianza dt condizioni economiche e sociali (,7edi [(ramasch : Revue de Paris 1. febbraio i893). Invano l'articolo XlX della costituzi~ne del 1867 sancì la eguaglianza di tutte le lingue parlate nella monarchia: esso restò inascoltato, e qnando Badeni volle richiamarlo in vigore, stabi · !endo libero l'uso della lingua czeca e di quella tede-- sca negli uffici locali, meµtre a -mantenere l'unità amministrativa obbligò comunicare in t~des?o con l'amministra~ione centrale, vinse la forza d1 chi credè lesi antichi, acquisiti diritti di supremazia e Badeni cadde, lasciando il paese nel cao_s. . Il secondo governo è la Turchia, ma d1 questo che· costituisce una delle maggiori vergog~e. che la co_sì detta civiltà europea sopporta con un c1msm I peggio che musulmano non diremo altro che anche esso è destinato a sco~parire, risolvendosi n~lla_ lib~ra c~nfederazione balcanica parallelamente ali umtà d1G:ec1a. Dopo ciò, quel che preme notare è che, com~ 111terposti a Germania e Russia son _due goverm senz~ nazione, così sovrapposto a tutti ~ quattro ci:itei1t1 stati cioè alla Germa?1ia, alla Russia, all'Austria ed alla Turchia, un popolo si adde1:isa, qu~sto _se_nzagoverno, seuza nazione e privo dt bas~ h~g_u1st1~ache pure però arriva a mantenere u~a md_1~1dL~altst_oà- ciale spiccata, non politica ma d1 ti·~dmont, ~1- credeme. di fratellanza fisica, di ra.iza mfine; d1c1amo degli ebrei. Circa una metà di tutti gli Eb1•ei della t~rra, da quattro a cinque milioni, vivono nella Russia; circa 1111 quartò, due milioni, vivono in Austria; vengono appresso le altre nazioni in modo che, mentre le _nazioni latine ne hanno dall'uno al cinque per mille, f'ulle rive del Mae Nero essi arrivano in media a centottanta per mille. Appare chiaro allorà che Germania e Rus~ia ancora gran cammino debbono percorrere per grn~ge_re all'oasi della ci viltà, la quale non è fatta solo dt ricchezza e di potenza! L'impero tedesco, che. tende <1; germanizzarsi, l'impero russo, che tend~ a ddargar_~1 e gravitando per contro verso autocrazia sempre pm feroce, lascerà for.~e infrangere la unità d_el_suo _governo; l'Austria che, a disagio fra tedeschi, 111tent1~d ostar:oln.re il panslavismo e slavi, inLenti alla egemonia, non sapendo come orienta1·si 11011 giungerà ad accordare facilmente tedeschi e slavi fra loro nè con sè, onde sarà soggetta a lunga e varia vicenda, fin-

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