J:32 RIVISTA l'Ol'OL.-lW·: DI l'OL!T/C,-1 Lt:1 n~·1a: L SUESZE SOCIALI il diritto allo sciopero. Orn, da noi, ogni lim:tazione arbitraria del diritto di coalizione e <li sciopero sarebbe, senza alcun dubbio, respinta come nn rit.orno indietro, come un attentato grnve alle libertà indi vidnali così penosamente conquistato. Nello stato uttniile dolio sdluppo dei Sindacati, non si potrebbero imporre loro le respousabilit.'I. cito sono la condizione 11ocessaria do! sistema della NuoYa Zelanda. Se è vero elle gli ultimi di quelli· che erano ostili a for parte dei Sindacati si sono nel ]!)00 sottomessi alle prescrizioni doll::i,legge :relativa, bisogna constatare ch'essi liauno ancora 111r1esto di timore e di clifilcleuzlt,e che sarebbe J)ericolo;;o di co- ~t,ringerli in qnesto momento a doi uuovi obblighi. ~la quali sono le sanzioni che .comportano le obbligazioni definito dalla legge presente ? Le infrazioni alle disposizioni regolanti i <liritti cho si accordano le parti srtranno p11nit,econ la privazione, per un telllpo determinato, dei diritti di elettorato e di eleggibilità per tutti i casi consiclemti dalla leg~o dei sindacati. Pei fatti, poi, che sono dei veri delir.U vi sarà l'ammenda e la prigione pel' cllillllf[lle avnì influenza,to il Yoto, sia per vie di fatto, viole111,e, u minacce, sia per cloni o promesse; ~ d sanì, l'ammenda per chiunque avrà ostacolato il compimento delle funzioni di 11n arbitro, senza pregiudizio dell'applicazione dol Codice Penale. Presentando il progetto di legge s11g-liscioperi ed arbitrati obbligatori il Governo della Repnbblica prosegue la sua opera cli edncazione e organizzazione socinle ;-manifesta la sua fiilucia nei 1:woratori organizzati e nella virtù educatrice dell'associazione, indica che pone la garanzia del progresso sociale nella ragione, nelle spiegazioni leali tra i rappresentai,ti degl'interessi opposti, nell'applicazione del metodo scienti fico, rfel compimento dei progressi successivi resi nece~sari dalle trasformazioni economiche alle qnali tutti gli uomini previdenti deYono sforzarsi di aprire tutte le vie pacifiche e feconde. La pace e la guerra in rapporto al liberismo economico La guerra per ragioni commerciali raggiunse il suo apogeo nei conflitti di cui fu centro Napoleone I. Ma non cessò con lui. E' vero, però, che alle guerre si dette un colorito nuovo collegandole collo sviluppo del sentimento di nazionalità. Nia questo sentimento fn alla sua volta condizionato dai cambiamenti economici, che avvennero nelle minori unità economiche. La causa più potente nella consolidazione della Germania e dell'Italia, come della trasformazione degli Stati Uniti da Confederazione di Stati in Stato federale, fu la pressione degli interessi economici. Questo motivo appare pure più chiaramente nella invasione di Al~eri (1830); nella guerra di Crimea, intrapresa dall'Inghilterra a difesa della via delle Indie; nelle guerre di Cina (1857-60); e finalmente nell'invasione del Messico (1861-67). Gli obbietti principali di questa ultima guerra furono precisati da Napoleone III in una lettera al comandante francese della spedizione: 1. ostacolare lo assorbimento del Messico da parte degli Stati Uniti; 2. impedire che la grande federazione anglo-sassone divenga il solo medium per i prodotti e pel commercio del continente r ord-americano. Ma queste guerre commerciali del secolo XIX sono confusi e triviali episodi, confrontate con quelle del secolo precedente. Dopo la scomparsa di Napoleone, come Schmoller nota, un altro spirito comincia a farsi strada nella politica commerciale e nella moralità internazionale. Le sorgenti di questo mutamento Jurono due: gli avvenimenti politici e le dottr:ne filosofiche. La ribellione delle colonie americane, inglesi e spagnuole, fu un colpo che scosse il vecchio sistema 81bhotecaGino Bianco coloniale ; e l'incremento del commercio (ra gli Stati Uniti e l'Inghilterra dopo la loro separazione convinse ognuno che il vecchio sistema era stato la. creazione di una snprema follia, che distruggeva lo scopo a cui volevasi far servire. Da un'altrà parte le idee di umano cosmopolitismo cominciarono ad instillare nell'uomo il pensiero di un· cambiamento di politica nei conflitti economici degli Stati europei precisamente nel momento in cui le rirnlità internazionali erano più acute. Queste idee furono in parte, forse nella maggior parte, una semplice applicazione alla politica dell'individualismo filosofico; in parte furon0 il prodotto di un distinto moYimento teoretico ostile alla guerra, che aveva predominato nei secoli prececlcnti (1'. La diffusione della teoria della pace fu potentemente aiutata dalle prevalenti dottrine filosofiche. L'adesione degli economisti, particolarmente, ne consolidò le basi. La teologia apri la via alla metafisica. La divinità passò di moda. La Natura, coli' N maiuscolo, divenne la grande regolatrice dell'universo. La ~atnra era buona; l'uomo invece divenne cattivo, perché fu corrotto dalla società. Pei Fisiocratici, come per Rousseau, ogni cosa uscita dalle mani della natura era buona; l'uomo solamente era stato l'inventore del male. La guerra, essendo uno sforzo dell'uomo per controllare il corso naturale degli eventi, divenne un perturbamento dell'armonia naturale; perciò la conclusione era chiara: laissez Jriire, laissez alter. Questa fu la fede, che passò colla famosa frase nell'economia classica. La conclusione implicita nella teoria di Smith venne tratta fuori con logico rigore dai suoi successori. Cosi Bastiat, nelle sue Harmonies Economiques, i rad;cali filosofici, la scuola di Manchester, di Cobden, Brigh t e i loro ultimi seguaci, che Cossa chiama ottimisti. Ma nella condizione progressiva della società, tutte le dottrine filosofiche sono in uno stato di equilibrio instabile; e così, dopo non lungo tempo, la teoria dell'armonia naturale dell'universo cominciò a vacillar.e. Anzitutto l'esperienza provò bentosto che la supposta identità d'interessi tra l'individuo e la società, non é cosi completa come si era affermato. Fu questa la scoperta che allontanò Stuart-Mill sempre più dal credo economico ortodosso. Allora il fatto dimostrato dall'evoluzione mirò a porre un termine al vecchio dualismo dell'uomo colla natura, assorbendo l'uomo nella natura. Non bastò più di spiè8are la guerra come una umana interferenza nell armonia della natura; e questo non solo per l'analogia tra la guerra e la lotta per la esistenza nelle altre specie, ma anche perché, se l'uomo é una parte della natura e soggetto alle leggi naturali, è una assurdità logica considerarlo come un perturbatore dell'armonia della natura. Perciò divenne necessario di considerare la guerra come un processo naturale, invece di una interferenza umana perturbatrice dei benefici disegni della natura. Ad ogni modo, per escludere la guerra, almeno nella sua forma antica, si ricorse alla teoria, secondo la quale la guerra, come forma di lotta per la esistenza, é destinata ad essere sostituita dalla concorrenza industriale. Questo é il punto principale della distinzione fatta da Spencer e da Kidd tra i tipi di società militare e industriale. Ma gli eventi si sono perversamente rifiutati, nonostante tutte le esortazioni, le lamentazioni e le geremiadi di Spencer e dei suoi discepoli, di svolgersi in conformità delle loro teorie. L'individuo é divenuto sempre meno preminente nel regno della produzione, e sempre più preminente in quello del consumo; (I) Qui seguoni;ialcuni cenni sull'idea della pace, da Ernmery de la Croix nel i\ledio evo a Kant colla sua oµern ~ 7.um evigen Frieclen, che s1 omettono.
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