Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 6 - 30 marzo 1901

RIVISTA PUPOL.1.W:.' lJI PULITJCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 109 l'animo di esprimere, rompendola, insomma, con tutto tm sistema neutro di politica. genernle, chti non ò stato nè di espansione, nè di raccoglimento, perchò dell'una :jil}avuto le velleità non i mezzi, dell'altrn la forma non la sostanza, nè l'utile fecondo e sereno! ' Io ho paura, non esagero, del periodo che attraversiamo. Ci ricomp:uiscono dan\nti, lJiù difticili che mai e più bui, i più importanti problomi nostri, la triplice alleanza, i ti·attati di commercio, lo convenzioni ferroviarie. Un'altra formidale questione, perchè tacerla 1 ci si affaccia minacciosa in vista, la gran Q.uestioue del Mezzogiorno e delle isole, che non ordini frettolosi ili lavoro a spizzico nè leggi vane e accademich<>, l'una piì:1 vana dell'altra, di crediti a,grari, potranno mai risolvere! « Bisogna. arricchirti il Mezzogiorno i.! lutnno detto e hanno scritto, in questa ultima settimana, gli onorevoli Luzzatti e Maggiorino Ferraris. Arricchire il Mezzogiorno'! Basterebbe non dissanguarlo di più (Bravo!), con una somma d'imposto che esso non pnò sopportare (Bene!), con tutto un carico di tributi che è meno socialmente, quant.o, e più, regionalmente progressivo a. rovescio ! Arricchire il Mezzogiorno e le isole i Diamo prima, se ci riesce, macchina indit1tro a tutto vapore, e procuriamo poi, via via, cli modificar" così l'assetto delle tasse come il regime doganale ! Ogni altra cosa è inutile ciarla, è fuoco fatuo, è polvere uegli occhi... Quale segno di conforto, quale orma visibile cli ravvedimento, da parte nostra ! Che la Camera respinga, puramente e semplicemente, ogni climancla di maggiori crediti ai bifauci militari (Bene! Bravo! a sinistra). Cosa non lodevole, secondo le regole più comuni e meno contraclrlette, un ordine del giorno di protesta, che tutto neghi e tutto annulli. Ma o non è questo il caso, direbbo il Manzoni, di una singolare eccezione a tutte le regole piì1 comuni e meno contraddette ? Più volte, onorevoli colleghi, io ho espresso fuori <li qui, e non ho ragione di nasconderlo a voi, un mio convincimtinto: che l'Italia si è fatta perchè si è fatta, ma anche perchè l'hanno lasciata fare (Coininenti); che questa sua fortunata origine poteva, doveva, consentirci una politica sa.via, modesta, tutta dedita al lavoro nel fine supremo di rigenerarci moralmente, di risorgere, cli risanarci economicamente; e che, invece, nella facile immaginazione di una \"irtù e di una ricchtizza che o scarseggiavano o mancavano, nel precoLcetto (lo avyertì già il mio carissimo amico onorevole Gamvetti) di esser rinati clalle ceneri con tutto lo sviluppo organico tli una nazione adulta, noi abbiamo a queste clue errate ipotesi conformato una costituzione di Stato troppo sfarzosa. troppo costosa, che ha finito, via via, per infiacchirci i nervi e per consumarci le carni. Il paese è malcontento, perchè la sofferenza è generale, perchè una gmn parte di esso è, ormai, in uno stato cli miseria endemica (Bravo!), che un solo cattivo raccolto, un solo inverno nevoso riduce alla fame (Approvaoioni); ma, più che malcontento, ò increclulo, incerto di sè stesso e di noi : di noi, che tante, tante volte gli abbiamo mostrato la luna nel pozzo ... (Bene ! Braoo !). Ricordate qi10l triste giorno del .dicembre scorso, in cui la piena, la gran piena delle acque trascinò via l'argine monumentale clel Tevere 1 Un gran senso di stupore e di dolore pervase.) soggiogò tutti; il senso, lo stordimento di un amaro disinganno. Pareva cosi fermo, cosi immoto quel baluardo <li granito! E, invece, d'improvviso, quel baluardo traballò dalle fondamenta e sparve nelle acque, traendo seco ogni nostro orgoglio, ogni nostra fiducia! Così il paesti, dopo l'ansia, dopo -rangoscia del delitto· di Monza, guarda ed ascolta noi, pensa alla immane opera dell'edificio nazionale, la JJÌÙ alta, la più nobile impresa delle genti italiane dacchè Roma imperiale fini, e palpita, dubbioso, timoroso del domani .. .A. noi,Ja cura. la premura di rassicurarlo, di dai;gli almeno, prQva della sincerità dei nostri propo- . siti (Bravo! Benissimo!). Perchè, onorevoli colleghi, sempre che io corra con la mente all'ora che volge, io mi risovvengo della sentenza del grande Segretario Fiorentino : « quando la sorte fa che il popolo non abbia « più fe'de in alcuno, essendo stato ingannato per lo « addietro dagli uomini e dalle cose, anche lo Stato <r ax:riva di necessità. alla rovina. » (Vivi e prolungati applmMi cla g_nasiti,tt\ i settori della Camera - Moltissimi deputati vanno a congra.tularsi ron l'oratore). BibliotecaGi.noBianco Gfll l1'DANDE$I Una specia'e situazione parlament.are si va designando in Inghilterra. La nuova sessione che il Re ha voluto inaugurare, come ad affermazione solenne della sua personalità, con cerimonie di cui più nessuno aveva memoria in Londra, si p1·esenta con caratl!,!ristici e sintomatici fenomeni, di vivace combàttività, agli occhi del pubblico, qui, più che altrove, interessato alle vicende del Parlamento. Mentre la sessione decembrina, l'ultima del regno di Villoria si era trascinala languidamente, a malgrado di alcuni robusti assalti al ministero tentati dai leade-rs dell'opposizione, quella attualmente svolgentisi si è su~ilo distinta. per una particolare vibrazione nervosa. E, certamente, perchè molli avvenimenti si sono verificati dal dicembre ultimo a questi giorni, è perchè nuovo contributo di fatti e di osservazioni ha portato al1'opposizione la sem;:ire perdurante guerra d'Africa, che questo risveglio, dell'eccitabilità britannica si nota. ~fa è sopralullo perchè nella piccola aula di ·w estminster i deputali irlandesi, i quali per speciali ragioni di tattica si ernno asteT)uti dal partecipare alle prime battaglie di questa legislatura, sono oggi discesi in lizza armati di tutto l'odio antico contro l'elemeulo inglese e di lutla la scintillante intellettualità celtica di c11ivibrano. Dopo la catastrofe parnelliana il partito dei nazionalisti irlandesi aveva attraversafo una grave crisi. Le discordie intestine, fomentate dalle ambizioni personali, la ma·ncanza di una personalità tanto forte ed influente da potere imporsi, od essere imposta, per riassumere l'eredità pesante del forte lott.atore. erano tulle cause le quali avevano concorso all'indebolimento morale ed alla depressione d'attività del partilo. Del resto depressione logica dopo tanto sforzo di battaglia duralo ininterrottamente per quasi un quindicennio. Nel raccoglimento e nel riposo, durato per molta parte dell'ultima legislatura, il partito irlandese ha rifallo le sue forze. lntorno al Redmond ed intorno all'O' Brien, che oggi ne sono i leaders, esso è raccolto come una volta intorno al Parnell, unito e disciplinato. Le discordie sono state calmale e pacificate, le ambizioni dominate, e magari scacciali anche gli ambiziosi, come recentemente è toccato all'Healy, reo di non aver voluto piegarsi alla disciplina di partito e di pensare a trovar posto al disopra del partito stesso Cosi riorganizzalo, affiatato in frequenti recenti riuuiooi, concorde nell'indirizzo da seguirsi, che è quello di non dar quartiere al presente ministero conservatore, inferocito dalle mai sanale sventure della patria e dalle nuove miserie minaccianti, il forte gruppo, poichè conta beo ottantadue deputati, ha ripreso come è nolo, iote1;0il programma nazionale ii·landese, il programma della Lega Agrario., il quale va anche , !tre ali' Home Rule gladstoniano, fino all'autonomia completa cioè, magari alla secessione, e lo sta risciorinando alla Camera dei Comuni con nuovo slancio, con rinnovata energia. Per la molla, la troppa gente, alla quale il silenz10, a lungo duralo, degli irlandesi, e l'eco delle polemiche interne del partito, avevano fallo credere finito il periodo bellicoso del ria• zionalismo erionico, per tutti coloro i qùali in buona fede potevano credere che le recenti piccole riforme, le parvenze di riforme anzi, av~ssero accon_lentate le popolazioni dell'isola occidentale, e che l' I-Iome Rute . fosse sepolto per sempre, questo ritorno battagliero ed ostruzionista, coll'incidente ultimo della ribellione allo Speaker e conseguente cacciata -di dodici deputali, per forza di soldati dalla sala delle discussioni, deve essere stata una grossa ed una sgradevole sorpresa. Un riverbero di questa impressione $.enera\a nel pub~ blico inglese lo si ha dai commenti dei giornali; i quàh

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