Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 6 - 30 marzo 1901

U{VISTA POPOLARE Dl POLlTICA LETTERE E SCLENZE SOClALl 105 subire dalla misura invocata dai socialisti; e che quindi avrebbero votato l'abolizione del dazio come tendenza, come inizio della più larga riforma di la da venire. Ai socialisti parve favorevole l'occasione per accaparrare voti alla mozione; perciò ]'on. Agnini, prima che si procedesse alla votazione, pur insistendo sul si&nificato d'immediata abolizione del dazio ch'essi intenctevano dare alla loro proposta - ciò ch'era stato messo in dubbio dallo stesso Bertesi e da altri benevoli verso la mozione - sentiva il doil mio protezionismo cli oggi col mio liberismo di ieri. Se egli avesse letto i miei articoli della Nuova Antologia avrebbe saputo che i fatti, lo studio onesto o attento delle crisi agraria ing1ese operarono la mia ~onversione ; conversione discussa lungamente con Maffeo Pantaleoni, che no seguì tutte le fasi. L'onorevole Agnini avrebbe dovuto e potuto fare a meno di rilevare la pretesa contraddizione, come io mi ero astenuto dal rilevare quella in senso inverso che avrei potuto notare riguardo all'on. Ciccotti, che sostenne nel 1892 nella Critica Sociale le idee che sovere di dichiarare, che i socialisti intendevano dare alla proposta il valore di un primo passo verso la riforma generalo in senso liberista del nostro regime cloganale. In China. st•mgo oggi io, e avrebbe dovuto e potuto farne a meno specialmente l'on. Agnini, cui, se lo avessi voluto, avrei potuto rimproverare non una legittima, aperta e dichiarata conversione, ma una vera im- , perdonabile contraddizione attuale. Eglj, infatti, come avvertii, é protezionista per le industrie e liberista per l'agricoltura. Questa dichiaraziopo provocò il mio intervento· Avvortii che nella mozione non poteva ficcarsi di straforo ciò, che non c'era; che i Parlamenti votano leggi concrete e lasciano lo studio e la determinazione delle tendenze alla Sociologia. La forma del mio intervento fu vivace; o logicamente. Parve a me - e nessuno potra contraddirmi - che della tenden:.a che !'on. Agnini voleva ficcare nella mozione fosse lecito dubitare, quando era noto che gli autori della medesima, proprio ieri, si erano fatti sostenitori vittoriosi della continuazione nel regimo attuale accordando i premi alla marina mercantile I Le mie parole suscitarono gli applausi di gran parte della Camera - da parte di quei deputati che militano in partiti politici avversi al mio. Ciò che mi procurò sciocchi rimproveri da parte di qualche deputato, quasicché io avessi tradito le mie convinzioni, e fatto qualche concessione disonorevole ai miei avversari per procurarmene l'approvazione! DOTT. NAPOJ,EONE COLAJANNI Deputato al Parlnmento . . P. S. Senza alcuna mia sorpresa ho constatato che la modesta e sincera opera mia è stata discussa - Ioclata o biasimata-nell'Alta Italia, e specialmente in Milano da 11a stampa cli ogni colore. È passata inosservata nel Mezzogiorno e in Sicilia, come se alla Camera si fosse discusso degli interessi economici del pianeta Marte .... Non me ne sono sorpreso, perché altrettanto accadde nel 1892 quando alla Camera risollevai la questione del Catasto; quando colla stampa più volte assunsi la difesa della razza del Mezzogiorno e delle isole. Raramente mi toccarono gli applausi dei miei avversari; quasi mai ebbi quelli degli amici politici. Ma nessuno potrà dire che io abbia mai adoperato un I frutti della cultura europea ... inaffiata col sangue (ùlut). (Wahre Jcicob di Stuttgart). Mi sono addolorato, invece, del contegno dei giornali settimanali repubblicani e socialisti dello stesso Mezzogiorno e della Sicilia. Essi ubbidendo alla parola d'ordine dei confratelli del Settentrione - per sentimento di disciplina, o per mimetismo o per ignoranza o per antipatia personale - mi hanno dato addosso, tradendo gl'interessi economici della loro regione. linguaggio che potesse interpretarsi come tendente a procurarmeli. Verso gli amici e gli avversari sempre adoperai frasi, che parevano ricercate appositamente per assicurarmi i segni di disapprovazione. Nella stampa e nella Camera adoperai un linguaggio, che mi procurò l'assalto hesti11lrnente materiafe di una banda capitanata dall'on. Alberto Agnello Casale il 31 luglio 1895, ed indi un duello con lo stesso ex-deputato di Napoli. Nei giornali e nei discorsi - a Palermo e a Montecitorio - anche in questa occasione ai conservatori e ai latifondisti rivolsi parole roventi, che non si leggono nelle concioni dei socialisti e dei repubblica.ni più ardenti. Ancora una parola di carattere esclusivamente personale. L'on. Agninì si divertì a mettere in contraddizione BibliotecaGino Bianco A loro mi permetto soltanto ricordare questo episodio della mia vita di lotta. All'epoca della discussione delle tariffe doganali e della denunzia del trattato di commercio colla Francia fui solo - davvero singolare, come direbbe un ebdomatario socialista - solissirno in Sicilia a combattere la denunzia e le tariffe nuove come nefaste per un grande ramo della nostra agricoltura: le tariffe nuove e la denuncia. Fui commiserato anche dai miei amici politici. Il Giornale di Sicilia solo, per cortese deferenza personale, pubblicò qualche mio articolo sull'argomento. Poco tempo dopo, quando avvenne la catastrofe economica del Mezzogiorno, tutti riconobbero la giustezza delle mie osservazioni. Sono lasciato solo - ad eccezione della Lucania e di Aurelio Drago della Battaglia, che stanno per

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