110 RlVISTA:poPOLARE Dl POLITICA LETTEw~· E SCIENZE SOCIALI dopo aver tenuto per qualche tempo un linguaggio riservato per la tema evidente di provocare maggiormente il conflitto, hanno ora, dopo l'incidente della rivolta irlandese all'autorità presidenziale dello Spealcer, rotto il freno della con venieoza. Essi rivolgendo ai nemici nazionalisti ogni sorta di vituperi, domandano: - Ma che vogliono costoro? Non sono ancora~contenti di quanto abbiamo fallo per loro? Poichè in ogni buon inglese è la persuasione sinsciano di intentalo per dimostrare agli inglesi l'irri• ducibilità dei loro propositi. La recente discussione seguita alla Camera dei Comuni per l'approvazione dell'indirizzo di risposta al discorso della Corona, è una prova luminosa dell'accanimento col quale i rappresentanti dell'Irlanda hanno ripresa la lotta nell'interesse della loro terra, per la quale vogliono tutta l'indipendenza e tutte le libertà, ne più ne meno di quel che pretendono, colAlla scuoladel reJgimento. ·.I, -~ . 1~~.,:·.. ·. . . .' ~~' .~ ~-,·, .. ~ . ·.~.·..·. i~{ tj:;~('• . t:,, _: . ~... . '. .·},~,~:..·' · . . : ... ~ . . . ·r ,. .. ~ j . :-· ~ .,} . . , ~ . ,. •~\, ' , ~- : . ~· \ L'Ufficialo: Ditemi un pò, Ba,charak, perchè il lJUon sol1ln.to deve sacrificare allegramente la sua vita per l'Imperatore~ Bacharach (imlJara:=nlo' .. Ifa rngiooe, signor tenente ... percltè tle\·e sacrificarla~! cera di~aver fatto e di fare grandi co<e a profitto dell'Irlanda. Che cosa vogliono gli irlandesi, è un poco difficile dire in un breve articolo di rivi,;ta, ma basterà, a darne un'idea ai lettori italiani, l'affermare che per ragione di interessi, per spirito di antitesi, per necessità ed arma di lotta, essi vogliono precisamente sempre il contrario di quel che vogliono, vorrebbero o mostrano di desiderare, gli inglesi. Gli irlandesi sono sempre « di parere contrario >J, direbbe un marchese Colombi qualunque, e nulla laBibliotecaGinoBianco (Simplicissinius di Monaco). l'armi in pugno, i boeri, per le loro spente repubbliche. Non un periodo dell'indirizzo in questione, proposto come di consuetudine dal ministero, è passato senza os,-erYazioni, non uno degli accenni alle nuove leggi !'alti dal Re, nel discorso al Parlamento ha mancalo dal sollevar critiche acute, mordaci, ironiche ove era del caso; discussioni senza fine sempre. Dalla ridicola formula di giuramento imposta per legge antica al nuovo Re, formula per la quale questi si trova obbligato a pronunciare ingiurie contro la religione cattolica, pur professata da dodici milioni di sudditi, alla pretesa legge di riforma agraria la
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