88 RIVISTA POPOLARE DIPOLITICA LLffTERE E SCIENZE SOCIALI riunione del gruppo repubblicano parlamentare dichiarai esplicitamente che mi riserbavo di essere proprio .... un indisciplinato! Nessuno dei presenti ci trovò da ridire. Se nel gruppo si è mutato parere mi espellano e mi brucino in effige, come si dice in linguaggio massonico. Aderendo al Congresso di Firenze non potei menomamGnte sospettare che ci fossero dei fanatici, i quali potessero pretenderè che io rinunziassi alle idee che da due anni andavo difendendo nella Nuova Antologia e che avevo anche esposte alla Camera, senza che alcun deputato repubblicano si fosse presa la pena di contraddirmi. La pretesa di voler sacrificato un grande interesse economico alla disciplina di partito, mi sembra sbalorditoia; quella di consentire all'assassinio economico della mia regione è da pazzi addirittura. Si riunisca il gruppo parlamentare e mi cacci via: me ne conforterò, come in tante altre occasioni, con la coscienza sicura di aver fatto sempre il mio dovere. Ai repubblicani dell'Italia del Popolo, infine, nell'interésse della loro propaganda liberista, mi permetto di raccomandare che non limitino la loro propaganda anti-protezionista all'abolizione del dazio sul grano, ina che mettano uguale ardore in quella di tutti· i dazi di entrata, specialmente di quelli che proteggono tanto fortunatamente le industrie della Lombardia. Del resto og~i possono farlo impunemente: le industrie sono già tanto sviluppate che non hanno più bisogno di alcuna protezione. Possono mostrarsi logici assai a buon mercato senza incorrere nel pericolo di affamare i lavoratori della propria regione. Se essi trionfassero, il Mezzogiorno, la Sicilia e la Sardegna dopo essere stati saèrificati una prima volta m nome del liberismo; dopo essere stati bri- &antescamente assassinati una seconda volta in nome ctel protezionismo, comodo e necessario alle industrie settentrionali, saranno economicamente seppelliti senza cerimonie con un ritorno al liberismo - che riuscirà utilissimo sempre alle industrie del Settentrione, se limitato ai prodotti agrari. L'Italia nel mondo diverrà il Don Chisciotte del liberismo; la sua economia e la sua finanza riceveranno un colpo formidabile ; ma i repubblicani d.el giornale di Milano potranno esclamare con orgoglio: perisca l'Italia, ma si salvino i principi liberisti ! Castrogiovanni, 10 marzo 1901. DOTT. NAPOLEONE COLAJANl:H Deputato al Parlamento. I sostituti'ai sussidinavali UD .. a. risposta. La questione dei premi alla marina mercantile non è ancora chiusa in Italia; e non sarà chiusa certamente quando vedri la luce questo numero della nostra rivista. Crediamo utile, perciò, di dare ai nostri lettori la risposta che il sig. Alessandro Smith nella North American Review dà all'articolo del sig.' Vì 1ind- · miiller da noi riprodotto nel num. 2 del 30 gennaio 1901, risposta che non è potuta andare nel passato numero per mancanza di spazìo. Diamo soltanto la parte, leggermente ridotta, che si riferisce alla efficacia dei premi di navigazione sullo sviluppo della marina mercantile americana. La Redazione. E' significante commento alla debolezza degli argomenti contro i sussidi governativi alla marina mercantile americana nel commercio estero, il ricorso che si fa così spesso alle statistiche della :QOB'l b liOt9C8 G1:ioB:3nco stra navigazione per provare la forza marittima nostra. Patrocinando le piccole liberalità - premi di esportazione - ai carichi degli Stati Uniti come sostituti ai sussidi navali- nel numero di gennaio della North American Review, il sig. Luigi Windmuller cade in tale errore. Si dovrebbe chiaramente comprendere che i sussidi non sono domandati per le navi nel nostro commercio interno, ma solamente per la nostra navigazione nel commercio estero. La nostra navigazione interna, ch'è protetta contro la concorrenza della navigazione estera, è in buono stato, prospera e cresce utilmente. Invece si trova in condizioni opposte la nostra marina non protetta nel commercio esterno. Perciò per quest'ultima vengono domandati premi e sussidi. Il sig. vVindmiiller, a mio giudizio, sarebbe riuscito a stabilire più esattamente le condizioni che egli voleva descrivere, se invece della tavola da lui presentata nel suo articolo, avesse adoperata la seguente: Comparazione del tonnellaggio americano nel eommercio estero tra il L1890 ~e il 1899. Anni 1890 1899 Tonnellaggio totale 946,695 848,246 a vela 749,065 488,216 a vapore 197,630 360,030 Qui viene dimostrata la diminuzione di più che il dieci per cento nel nostro tonnellaggio in dieci anni. Ma sarebbe contraria al vero l'osservazione che attualmente ci sia una decadenza nella forza, ed efficìenza del nostro tonnellaggio, poiché una tonnellata di navi a vapore è uguale a tre tonnellate di navi a vela. Su queste basi, perciò il sig. Windmuller potrebbe contestare che la tavola seguente darebbe una idea più esatta della efficienza della nostra marina sottò registro. 1890 Efficienza del tonnellaggio totale 1899 » )) » 1,34:l,955 1,568,306 In questo modo verrebbe dimostrato un aumento della nostra marina nel commercio estero di più del 17 010. Ma per essere giusti, il Dott. Windmi.iller dovrebbe essere costretto ad ammettere che è la nostra marina a vela quella che. è stata aiutata durante la maggior parte della decade accennata, in cui avvenne l'incremento, e che la diminuzione avvenne nel naviglio a vapore, che non ricevette alcun aiuto·. Non vi sono linee di navigazione a vapore sotto la nostra bandiera nel commercio estero regolarmente stabilite, che non ricevano aiuto diretto dal nostro governo; e quanto alle linee di n.avigazione a vapore -le quali non ricevono aiuto, dietro esame dei rapporti ufficiali, si troverebbe, generalmente parlando, che esse sono maggiormente impegnate nel commercio interno anzi che in quello estero. L'efficacia dei sussidi si può dimostrare colle statistiche del tonnella&gio delle navi a vapore dalla fine della guerra civile nel 1865 sino al 1891, quando passò la legge sui sussidi postali. Siccome la guerra cessò solamente tre mesi prima della fine dell'anno fiscale 1865, i dati sul tonnellaggio per quell'anno potrebbero indurre in errore, essendo troppo basso: ridotto a 98,008 tonnellate. Nel 1866 il tonnellaggio ascendeva a 198,289, mentre nel 1890 - ventiquattro anni dopo - è di 197,630, mostrando una piccola diminuzione. Il tonnellaggio raggiunse un massimo di 221,939 nel 1868 ed un minimo di 146,604. nel 1880. La media annuale dei ventisei anni, dal 1865 in poi, fu di 186,182. Dunque durante tutto quel periodo non vi fu alcun aumento. È da mettere in evidenza che il nostro tonnellaggio cadde a 170,838 nel 1878 ed a 146,604 nel 1880, probabilmente in seguito alla ces-
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