Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 5 - 15 febbraio 1901

RlVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOèlALl prima non abbiano pagato il fitto. E' uno spettacolo doloroso vedere l"attaccatneuto che questi ultimi mettono alla terra la quale non viene considerata come l'amante amata che si circonda di premm'ose e tenere carezze, ma come lo stromento transitorio per sfogare i sensi brutali di libidine. Il tomolo di terra è preso in fitto dal contadino, perch(\ estremamente laborioso, vi dedicherà ad esso i ritagli di tempo che la giornata del padrone gli lascerà o per dedicarvi le giornate invernali di ozio forzato in cui andrà al lavoro con un pezzo di pane senza sale e ammuffito o una manciata di fave lesse. Mal nutriti, nutrendo alla lor volta male la terra, nou possono ricavare prodotto adeguato alle straordinarie fatiche. Ma il sistema di fittare è destinato a scomparire. C'è in tutto il Meridionale una specie·di misoneismo politico per cui non si fa, attenzione a tutto lo svolgersi delle varie manifestazioni della vita pnbblica nazionale. Si fa la.. piccola politica paesana senr.a idee e senza principi; unico principio: l'interesse personale. Non si legge e non si sLnclia. La stampa ha uua diffusione meschjna. I giornali pochi li leggono: e di questi, pochissimi leggono le notizie politiche, gli articoli di fondo, i resoconti parlamentari; molto volentieri si leggono i fattacci cli cronaca: furti, omicidi, stupri, ecc. Le leggi cl.te si discutono alle Camere non ci riguardano anche quando sono in giuoco interessi vitali. Quando lo leggi poi vanno ad effetto, allora si grida: Governo ladro! Voi credete che quel grido sia il principio di una pl'(•testa o l'inizio di un ris,reglio. Niente affatto: quello è tutto ; principio e fine. A mo' cli esempio, non si fa attenzione ad un fenomeno essenzialissimo cho ci riguarda. Intendo parlare del dar.io protettore sui cereali il qualti mantenendo alto il prezzo del grn110 mette in condizione i proclut• tori di non perdere (I).Ciò non può durare eternamente. L'ou. Luzzatti (2), in un discorso di qualche anno fa disse: ritorniamo a Cavour. E Cavour nella seduta del Parlamento subalpino clell'S aprile 1852, così aveva parlato: rr Io son tenero dei diriLti di proprietà, ma np « punto per ciò mi oppongo ai dazi sui cereali ». 'l'ali rlazi, son conservati come giustamente osserva A. Loria, l'illustre professorn di Economia politica nella R. Universitn. cli Padova, per la prepondera.nza economica e politica dei proprietari cli terre. Essi convengono in generale ai meridionali. Ma è forse eterna la preponderanza dei terrieri? Non lo credo. In Inghilterra., nell'Olanda e nel Belgio, dow1 il capitale in<lustrinle è ben sviluppato e organizzato, dnzi sui cereali non ve ne sono. I dar.i deyono essere tolti per diverse ragioni di cui ne dirò solamente due, La prima che nel settentrione l'industrialismo va sviluppandosi in modo meraviglioso; la seconda cd è la più importante tanto dal lato politico quanto economico: che in ragione diretta dell'industrialismo va svilu])panclosi ed acquistando terreno l'organizzazione del proletariato. Gl'indnstriali, sia perchè sperano da un ribasso dell'alimento più essenziale alla vita un ribasso nei salari, sia perchè saranno spinti alle reni dalle organizzazioni degli operai, J)er paura cli peggio gitteranno a mare e proprietari terrieri e dazi sui cereali. Quando i negozianti russi o americani vedranno elle nessuno ostacolo chiuderà più alla loro specnlazione le barriere del bel giardino di Europa, e spiugeranno trionfanti nei nostri porti dalle quiete acque azzurriue le immense città galleggianti dai fianchi gravidi cli grano biondo che vincitore correrà su tutti i mercati allagandone i grossi, infiltrandosi fin uei piccoli - che ne sarà allora dei proprietari di terre? Quelli clel settentrione non si sgomenteranno sia perchè essi sanno che la cuccagna deve finire, sia che per il ·modo razionale di cn Itura e per aver rese ferLili le terre scarte, potranno far fronte se non con buon successo, certo senza grave danno alla concorrenza clte verrà ad abbattere il loro monopolio. Ma il guaio sarà per noialtri, per noi che dal protezionismo non abbiamo saputo ricavare nessuno cli quei vantaggi pomposamente· messi avanti cl11,pi ro- . (I) In proposito non dividiamo le idee dell·egregio prof• lndrio, per le ragioni che è inulite ripetiamo ai lettori della Rivista. (2) Critica sociale, Anno li, n. 5-6. BibliotecaGino Bianco tezioni~ti. Potremo noi sostenere la conconeur.a ~ Per farlo dovrnmmo sopperire alla ddicienza del prezzo con una eccedeuza cli produzione, cosa, se continuiamo cli questo passo, assolutamente impos~ibile. Allora non avremo più le crisi come le comete che si ripetono il, determinati periodi, e contro cui si possono prendere le precauzioni necessarie; ma una crisi permanente. Il protezionismo, fonte d'inerzia, nou ha fatto altro che cloroformizzarci, addormentarci in un sonno profondo, cla cui non son valsi a destarci i s11,nguiguisogni di Minervino ;vrurge. Allora assisteremo, spettacolo esilarante, di tutti gli avvocatini che condoneranno coutro il commercio. Diranno che il libero scambio è una impostnra, un ladroneggio ; che lo sfacciato brigantaggio esercitato sulle strade maestre qualche secolo fa,ha camuiato nome: or11,siruba e si assassina non più con una stoccata o schiop• pettata neJle reni, ma con un telegramma che aununzi ~l riversarsi sulla piazza di un numero straordinario cli vagoni carichi \li merce; che in una parola Adamo Smith è stato uu impostore, un ciarlatano e peggio ancora, sostenendo in ì-Vealth of N(ttions che il commercio invece di essere la sorgente più ricca della discordia e dell'inimicizia, debba essere un vincolo di unione e cli àmicizia tra le nazioni come tra gli uomini. Però, tutti i torrenti di dolorosa eloquenza, non potranno evitnre il conflitto che sorgerà fra fittuari e proprietari. Quelli climinuendo il valore cli proclnzione della terra chieder?'nno a voce alt11, il ribasso del fitto. Il ribasso del fitto 1 Ma esso pei proprietario significa diminuzione di rendita e quindi di agiater.za, e a nessun costo cederà. Saran giomi terribili di catastrofe e rovi uo cla cui forse la generazione presente da poco uscita dalla scuola o che nella scuol~t sta maturandosi, balda di gioventiì, conscia e forte dell'esperienza, assurgerà a nuovi destini, dedicando alla terra tutte le forze giovanili. Ma le sole forze intellettuali non basteranno : vi 11,bhisogneranno capit11,liabbondanti e a bnou mercato. _Dove trovarli? I possessori cli terre non ne ananno a sdficienza; si dove necessariamente ineluttabilmente rico,rere al credito che oggi si considera come un baccillo filosserico. Allo1a il debito sulla terra e per la terra non funzionerà da pompa aspirante, ma, passatemi il paragone, da pompa premente, non sarà il (lebito che rende come oggi l)iù brulle le nostre colline, più squallide e gialle lti nostre pianure: ma colline e pianure con macchine e concimi, con nna cultura agricola cl,e vada dalla persona più istruita alla più ignorante mediante scuole })Opolari, testimoni di novella era, verdeggeranno in tutte le stagioni dandoci una buona volta quelle ricchel\r.0 sparse che ora vi dimorano inutilizzate. Prof: PASQUALE INDLUO Direttore clella Banca Popolare Cooperativa di .Altnnuirn. .. Agli a111ici --~~-. Chiunqueproourerà UN NUOVO ABBON~ ro, che paghiperò anticipatamen!e, rioeuerà in cimo, a saetta, una delle seguenti pubblioazioni c/'Jii'on. Dott. NAPOLEONCEOLAJANNI: lllou-rem,e1Jf s sociaux e,i lltdie; lt•e e s111·0110siti di Cesat•e Lo1nb1•oso; Nel t·e11no ,lei~,,. 11.lafiti; Gli VHici del ltivot•o; Lti G1•1u1de BtiltttfJlia del . lavot•o. Chiunqueproaurerà DUE NUOVI ABBONATI, che paghinoperò anticipatamente, rioeuerà, a saetta, tre delle suaaaennate pubblioazioni, o hti Politicti coloniale del/1on. Dott. NAPOLEONECOLAJANNI: oppure l'Atlt•at,et•so lti Svi~~et•a dell'on. prof. ETTORECICCOTTI.

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