Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 5 - 15 febbraio 1901

96 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA Ll!.'TTEl-lE E SCIENZE SOCIALI da I.eroero tutto il guaio <li oggi 1 Perchè osso ri 1·esta110 qualche oarattere di pericolo momentaueo, devono venire - per quella parte di capitH,li impiegati ndl'agricoltura - nei mesi di ottobre o novombrn, i maggiori dispendiosi dell'anno a~ricolo, e i pii't lont:mi del tempo del ricolto. Se cascci il cielo, muoiono le quaglie! esclama il nostro popolino a quelli che pretendono vedere tutti i pericoli io agguato dietro l'uscio, pronti ad afferrarli per la cuticagna appena osino mettere fuori il piede. i\fa quanto pi11 esse verranno in tompi prossimi ai raccolti, tanto pitt i loro strali saranno smm,- sati e il loro passaggio sarà avvertito come uua loggiera emicrania. E so grandino ed incendi distruggono il raccolto? Prima di tutto, grandine ed incendi, non si abbattono Sll tutta um, nazioue cli qualche centinaio cli migliaia di chilometri quadrati cli superficie. E poi non vi pare cl1e sia assurdo ammettere una Riforma agraria senza r,.viJuppare il concetto delle assicurazioni 1 Credete rni possibile che organismi positivi come le Unioni, mentre, ripartendo equamente il credito, faranno in modo, cou apposite ispezioni, che esso prenda la via diritta dei campi senza fermarsi nella cantina; mentre, con cura ed amore, prepareranno e semi e piante e con occhio vigile spil'ranno e scopriranno le nuove conquiste della meccanica atte a riversare sul campo immenso della concorrenza internazionale prodotti più abbondanti e perfetti; - credete voi dico che queste Unioni non penseranno a tirare sulle fiorenti vigue e le bionde messi la retina protettrice della previdenza che con l'assicurazione obbligatoria, megliò corrisponclonte ai tempi, maggiormente proficua perché piì1 estesa, metta al sicuro <lalla grandine rabbiosa, e dalle flamine devastatrici il frutto del lavoro impastato di sudore e spe• rauzo quotidiane ? Oggi come oggi, nessuno sa che se lo Stato è nello strettezze è perohè ha animato comuni e provincie in opere, ruettiamo pul'e di grande ed incontestabile utilità pubblica; non lo sanno neanche i consiglieri comunali che hanno votati e sollecitati i prestiti come e dove la Cassa depositi e prestiti sia and1Lta ad attingere i fondi. Quindi con tutta questa ignoranza in tempi di crisi, nessuna persuasione può venire ai depositanti, i quali, con lo spettro minaccioso dinanzi agli occhi cli tutto perdere, ritireranno senza miser~corclia, pronti anche alle schioppettate se il governo tentas e sbattere loro in faccia gli. sportelli. Ciò non accadrà domani nhe le Unioni agmrie dalle Casse postali ripeteranno buona parte dei fondi. Accaato al pubblico dei depositanti, dei creditori cioè, vi sarà quello, la maggioranza, dei debitori; molto proba-· bilmente il debitore di oggi san\ il depositante cli domani. I rapporti non rimarranno più ignorati. I debitori sapranno che il danaro per le semenze, per lo piante, pel bestiame, per la macchina, fornito dall'Unione, è stato a questa fornito dalla Cassa postale di risparmio a cui è stato il proprio vicino a portmlo ; e oosl il creditore saprà che il danaro non viene affo. gato nel mare vorticoso del debito pubblico, ma viene convertito in ricchezza produttiva ohe può vedere nelle stalle, sotto le tettoie, nei campi dei vicini. Son pochi i creditori inumani che alla vigilia del raccolto crocifiggono i debitori: saran pochi ohe andranno a rimborsare in tempi anorJUali: i soli rimborsi saran di coloro che ne avranno assoluto bisogno E così - ecco anche un fattore morale - lo Unioni agrnrie avranno, con la propaganda assidua ed efficace fa nobile missiooe di chiamare il pubblico grosso e minuto alht partecipazione della vita dello Stato, alla conoscenza <lei suoi organismi finanziari - la cui mancauza, nell_o cose nostre, pesa oggi tristamentCI. VI. Nella seduta elci 17 dicembre 1899 l'on. Salanùra disse ?he st_ncli_ando~ni fatti nostri - forse sui suoi possedimenti dt Pugha - « ò venuto alla persuasione che il debito sia pe1· la terra il malo maggiore, maggiore della filossera>> Questo modo di vedere era pienamente ai viso dal Corriere clelle Puglie in una corri~pondenr.:t ila Roma del 13 l'tlbbraio 1900. Se il dire ohe l'Italia deve essere cssonzial1neute a. gricola è una frase che uccide, secondo F. S. 1itti, uon lo è per la Puglia eminontemepte agricola, astrazione L._I e... ·- _,ar._v fati.a da, qualche citt,à del litorale. Si cade in un errore gravissimo, giudicando cla quello ohe avviene oggi ud alc1111iproprietari che ipoteca.no la tena destinata a 11011pii1 riscattar,si, ciò ohe .·an\ domani, quando il debito per la terra o sulla terra si allargherà in modo meraviglioso: e l'errore poggia sulla confusione che si fa fra proprietari ed agricoltori, due qualità che sono nettamente distinte. · Gli agricoltori pugliesi non oggi, ma domani avranno bisogno del credito abbondante 0 a buon mercato. Con ciò non voglio negare il bisogno del momento; ma per la coltura poco sviluppata, non vi saprebbero ricorre, mentre fra qualche anno, volenti o nolenti, vi 1-iconernuuo come cercherò dimostrare senza neanche valermi di quello ohe con somma autorità hanno scritto l'Arcidiacono Cagnazzi ( I) e il Senatore De Vincenzi (2', ma sforzandomi di abbozzare un quadro delle condizioni attuali della nostra agricoltura. Nelle nostre ubertose campagne son pochi i proprietari agricoltori, ammenochè non si vogliano ritener per tali coloro i quali, pur possecleoclo larghe estensioni cli terre, le danno in fitto per spenderne le rendite o nei be~ti_ ozi delle piccole città di provincia, giuocando la priinicra, o nella vita tumultuosa dei grandi centri. Da noi c'è l'assenteismo snervante, sfibrante, pernicioso; e' ò l'incuria e l'indolenza : c'è il sacro orrore per la. terra. Si preferisce vegetare nei caffè e nelle farnmcie _ anzioltè respirare a pieni polmoni l'aria pnra delle campagne in una vita di attiv it,\ iatonsa, che guarendo la nevrastenia, fortificando i muscoli, ingrossi l'avita ricchezza,. Nelle Scuole superiori lli Agricoltura e in quelle cli Commercio, fra coloro che le frequentano son pochi i figli dei commercianti e degli agricoltori veri, di coloro che dalla coltm-a. dei figli sperano avere un impulso gagliardo al loro commercio e alla loro agriooltma: ma tutti, povel'i diaYoli, in cerca cli una carta per dare la scalata ad un impiego meschino. Io ne posso far fede per le Scuole cli Commercio di Bari e Venezia dove 1:1onostato studente; 00010 amici e statistiche fanno fede per la scuola di Agricoltura di Portici. I ricchi, i proprietari di terre, i commercianti, iL1 turn parola tutti coloro che devono la ricchezza o all'agl'icoltul'a o al commercio, erodono meglio di ,tvviaro i loro figli allo studio del diritto. È tan1;o bello il titolo di dottore dinanzi al proprio casato, gli eh\ tanta importanza che non si potrebbe e saprebbe fare a meno di conquistarlo. Intanto con questi criteri i proprietari futuri cli tel'l'o ere cono come .Antonin il figlio dol mugnaio Lepailleur « lla11sla haine cle le, terre»; e le terre si fittauo a persone ignoranti chll lo sfruttano, Je dissanguano cercan1lo di strappare ad esse l'utile maggiore. Nella vita seuza energie, senza inizi,tti,e, senza lavoro proficuo, le rendite dei fitti non bastano ad ali ment.·u·e le spese sempre crescenti. Allora si ricone al debito sulla terra, il pitt deUe volte col patto di riscatto, con interesse mai inferiore al 10 °1 0 ; tale debito malgrado i bnoni propositi, s'ingrossa ogni anuo spa,·entevolmente, 6110 acl assorbire tosto o tardi tutta quanta la proprietà. Lo stesso Credito fondiario nella maniera com'è fatto, dati i suoi interossi abbastanza alti, non giova punto, perchè ,}nche in questo modo gli impegni non sono mao tenuti. E così solamente che la proprict:\ si clepaupem, è così elle noi as istiamo in quasi tutti i treccatosessantaoinque giorni dell'anno, alle veudite all'asta pubblica, all'ingro sarai di molti peoulatori accorti o fnrbi, che ~alle rovine <li parecchi inetti innalzano fortune colossali. Da noi i piccoli proprietari nol ,ero senso della 1mrola sono pochissimi: intendo parlare cli quelli c:::e cou ln sola terra cli loro pertinenuL possono bastare sufficientemente ai bisogni della famiglia; e anclie questi pochissimi yeggono la necessità, per sbarcare, alla men peggio, il lnnario, di prendere in fitto altra terra. Molti terreui sono fì.ttnti anche a contadini che non hanno la croce cli un oontesimo, e ohe per garantire il padrone si obbligano cli non portar via !lnll'aia il raccolto se (e) Luca de Samuele Cagnaz1.i- Saggio sulla popolazione del regno ùi Puglia - parte seconda - in Napoli Tip della Società F1lomatica 1839. (2) Seoatore DcViocenzi - Della vera cagione delle attuali soffereqze delle Nazioni - studio sul Credito agrario - Roma, Forzani e C. Tip. del 8eoato 1890.

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