44 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI LA CRISI_ Mentre scriviamo, la soluzione a·ella cr1s1 é ancora in istato d'incubazione, e nqn possiamo quindi che tenerci sulle generali nell'apprezzarne il valore e la portata. Senza dubbio la scelta della Corona per risolverla fu conforme al significato della discussione e del voto della Camera che, come diciamo in altra parle del· giornale, indicava chiaramente che di reazione a Montecitorio non si vuole più saperne, perché si vuol camminare invece nelJe vie legali ed evolutive verso la libertà e la democrazia. E la Corona, diciamolo subito, é slata corretLissima; non soltanto conferendo l'incarico di formare il nuovo gabinetto all'on. Zanardelli, ma lasciandolo, a quanto si afferma, pienamente libero di scegliere i suoi collaboratori in qualsiasi parlo della Camera, senza le solite restrizioni, tacite o palesi, riguardo al settore delJ'Estrema Sinistra. L'on. Zanardelli, offrendo agli on. Sacchi e Marcora, dell'Estrema Sinistra radicale i portafogli mostrò di comprendere il voto della Camera e il mandato della Corona. Sventuratamente, egli reputò di doversi trincerare nel non possumus circa la limitazione delle spese _militari; limitazione che, pur circoscritla dagli on. Sacchi e Marcora in un minimum che é ben lungi dal rappresentare i _desiderata dell'Estrema, avrebbe servito però come indicazione di tendenze e delineazione d'indirizzo per le future graduali riforme. La qual cosa costrinse logicamente i nostri amici dell'Estrema Sinistra radicale a declinaré l'offerta, per tenersi coerenti al proprio partito e al proprio passato. E quantunque si affermi che nuove trattative siano in corso, sembra fuor d'ogni dubbio che, ove l'on. Zanardelli insista nei suoi propositi, gli on. Sacchi e Marcora non desisteranno dai propri. Se un accordo sarà impossibile, questo fatto costituirà un primo e rilevante elemento di debolezza del futuro Gabinetto, tanto più se Io si melte io correlazione col discorso dell'oo. Giolitti a tinte schiettamente democratiche, ma senza la menoma allusione al grave problema delle spese militari. Mentre facciamo voti che ciò non avvenga; e che !'on. Zanardelli possa presentarsi alla Camera con un programma schiettamente liberale, a base di riforme democratiche nella misura del possibile (entrino o non entrino al Governo i rappresentanti dell'Estrema Sinistra) questo é pertanto acquisito al paese e alla storia dalla presenle crisi: 1°. Che lo spirito nazionale, dentro e fuori la Camera, tende con segni indiscutibili verso un regime democratico. 2°. Che uno dei fenomeni più salienti cli questa tendenza é il rapido dissiparsi dei vecchi pregiudizi verso un possibile avvento di una parte dell'Estrema Sinistra al potere, ritenuto oramai come una necessita e un'ancora cli salvezza per ridare alla vita pubblica italiana nuove correnti cli vera e feconda energia. 3°. Che la condotta dell'Estrema Sinistra radicale in questa circostanza sfata le interessate accuse di coloro, i quali, nelle manifestazioni sue additavano una smania di personali aspirazioni al potere; accuse purtroppo rese plausibili da isolati ma dolorosi esempi del passato. Quale che sia per essere l'esito della crisi, di questo solo noi siamo ben sicuri, senza tema di smentita: che cioé l'Estrema Sinistra proseguirà la sua via, fedele alla causa della libertà e delle riforme democratiche, senza inconsulte precipilazioni, ma senza indebite transazioni, conscia com'è di rispecchiare nelle sue varie gradazioni le vere e sane correnti dello spirito nazionale. LA RIVISTA. BibliotecaGin9 t31anco PERLA ECONOMIANAZIONALE E PEL DAZIO SUL GRANO (Continuazione veJi num. precedente). La responsabilità dei baroni siciliani o dei latifondisti meridionali. Il risveglio mondiale del protezionismo. - Socialisti e ropubblicani italiani con uua leggerezza, piuttosto unica, che rara, vanno ripetendo, come rilevai, che i baroni siciliani e i latifondisti meridionali sono gli autori, i fattori dirotti o indiretti, dolla recrudescenza del protezionismo. Nulla di pit, falso. Il movimento protezionista fu promosso dagli industriali del Settentrione; gli agric()ltori meridionali, se ruai, non avrebbero che imitato i procet'limenti dei primi. E no avrebbero avuto il diritto ed anche il dovere rispetto ai loro elctto1·i ed alle loro regioni. Veri autori delle tn,l'iffe generali del 188ì furono Vittorio Eliana o Luigi Lnzzatti entrambi settentrionali; ciò che riduce a, ben poca cosa l'azione del Sa.la.ndr,b, che fu rela.tore per I;~ parte agraria ùelle tariffo stesse. lo linea di fatto, poi, ~ta ohe se il Magi iani nteridionale per il primo, con Decreto reale nel 1888, portò il dazio sul grano da. L. 1 40 a L. 3; si devo poi al ligurepiemontese Bosolli ed a.l toscano Sonnino (decreto reale del 1894) se il dazio fu aumentato prima, a L. 7 e immediatamente dopo a L. 7.50. TelJa discussione del Decreto-catenaccio un emendamento che domaucliwa il dazio a nove lire fu presentato dall'on. Compans di J3richanteau. Vero è che Ascanio Ilranoa fu tra i primi a domandare un dazio a clifosa della gran icoltura; ma, ogli non è nè barone, nò latifondista. Invece un conte autentico, Girolamo Giusso, ec1 un lat~fonclista tra, i pit1 ricchi del Mezzogiorno, Giuseppe Pa1·oncelli, combatterono vivacemente il rlazio Sl!l grano. Nelhi de1rntazione siciliana e meridionale sono pochi i ba.roni e i latifondisti; prevalgono gli avvocati, i professionisti - i quali raramente si ocoupnno dogli interessi economièi delle loro rogioui. 'l'ra i pochi latifondisti del Mezzogiorno, il Compagna. il Baracco non- si fecero mai so"tenitori cli alcuna, misura, economica; il conte Testasecca, forse il più grande proprietario fondiario di Sicilia, ba pensato sempre ad amministrare beuo le suo terre; mai propose provve,limenti, che giovassero all'agricoltura ect a lui. . f: vero del pari che il Congressoa_qrnriona~io1wle, inaugurato in Roma neH'aJJrile clel 1894 fu presieduto dal meridionale Ludovico Fusco: ma hasta leggere gli atti cli quel Congresso por con vincersi che tra i piì1 ardenti sostenitori clel dazio sul grano f1uono i settentrionali, molti dei quali non si contentavano delle L. 7.50 e clomanclava110 L. JCI e più. Non basta: chi portò alla Cnmera le tendenze agrarie, colla sua 11,bitualo a,ttività, tu Pierino Lucca, na,tivo e ri1,pprosentante cli Vercelli; e nel 1894 mentre ftiori si agitava il Fusco al!a Camera presiedeva gli agrari il Compans do Brichanteau. Sfatata q110sta leggenda è doveroso accennare agli autori del maggiore disastro che abbia subito l'agricoltura italiana: alla tlc1rnuzia dol trattato di commercio del 3 novon1bre ·J8BL colla Francia,. Si vuole farno una colpa, ad uu uomo cho 110 lm ta,nte: a Francesco Crispi. La denunzia non si deve a lui, ma nù Agostino Dr,- pretis. Basta leggere le date 11er conYincersene: la de• nunzia avvenne con nota presentata al governo francese dall'am basciatoro Menabrea il 15 Dicembre 1886. Crispi entrò a far parte del gabinetto tlopo Dogali; divenne presidente del Consiglio nel 1 87 dopo la morte cli Depretis. Crispi, porò, difese sempre quella don unzia; oou ciò si rese interprete della imniensa maggioranza della Camera, cho accolse lo sue burbanzose dicbiarnzioni con Yivissi1ue, unanimi approvazioni, specialmente il 27 Giugno .18~8; Crispi, inoltro, co!la sna politica megalomane, colle sue pro1,ocazio11i, colla sna, crassa igno• r,1,UZI\ nelle co e ,;couomiche, rcsA impossibile una intesa immediata. colla Fra.noia, che non aveva ancora. ricostituiti i propri vigneti. Crispi è un siciliano; ma l'opera sua economica si
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