Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 2 - 30 gennaio 1901

28 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI per Decreto reale, toJ!liendo a tJuest'ultimo l'odiosità e l'illegalità dei Decreti-legge, coll'ottenere la previa autorizzazione a farlo dal Parlamento. A ciò mirava saviamente l'articolo 2° del Disegno di legge presentato d<\gli onorevoli Sonnino e Boselli il 21 febbraio 1894 e che diceva : <I È data .facoltà cli sospenclere con decreto « reale l'applicazione degli aitmenti cli cilc1mi dazi in- <I scritti nella tar{(Tcigenemle per le dogcme appi·ovati « coll'articolo prececlente, quando il prezzo clcl frumento « nel porto di Genova e cli Napoli sitperi per oltre un « 1nese L. 19 per ogni quintale ». Aggiungo che l'itengo preferibile la dizione proposta dalla Commissione parlamentare e dal suo relatore Vacchelli ch'è la seguente: « È datn facoltà di mode- « rare e sospendere pe1· decreto rea.le l 'applicci,::ionedegli cc amnenti di alcuni dazi approvciti con l'cirticolo prece- < dente quando la media del prezzo del .frnmento nei prin- <I cipali mercati nazioncili snperi per un mese le L. 25 « al qitintale ». E con ciò nelle grandi linee ecco designato il quando. Obbiettano i liberisti che questo prezzo di L. 25 rimane sempre arbitrario: il prezzo di costo in un punto può essere tale che le· L. 25 lascino un largo profitto .11 coltivatore; in un altro sarà insufficiente. La risposta è ovvia: si proced~ per grandi medie e non si può provvedere mai nella, fenomenologia politico-sociale ai singoli casi e al minor numero cli essi. Che il prezzo di 25 lire al quintale in media sia oggi ritenuto rimuneratore risulta da innumerevoli test,imonianze. Però confesso che il limite imposto da quell'articolo, che fu ritirato inopportunamente coll'accordo del governo e della Commissione, mi sembra ancora troppo rigido. Può il prezzo del grano superare le L. 25 senza cl1e ci sia il menomo malessere nella popola.zione; può trovarsi al disotto, ed anche di molto, e<l essere,.massirna la sofferenza delle masse. Il be11essere o la sofferenza non risultano dal semplice prezzo del grano; ma a11che da quello degli altri generi e sopratutto dalla domanda di lavoro e dal livello dei salari. Perciò da parte mia sarei ben disposto a dare più ampia facoltà al governo e non imporgli il prezzo-limite nell'autorizzazione per sospendere il dazio. Rincalzano i liberisti, cui si uniscono quanti nutrono istintiva antipatia o diffidenza per l'ente governo: della facoltcì si abusercì o per ignoranze, o per (lisonestà. I govenicmti o non si accorgeranno clelmalessere o si farcinno complici di losche spcciilazioni. Ebbene: dato che i nostri governanti debbano essere sempre o inetti o disonesti - e credo di pii't alla inet• titudine che alla disone~tà - quali quelli che /Lbbiamo avuto per lunga serie di anni, 11011 saranno questi soli i guai che si scaraventeranno sull'Italia. I disastri bancari, le spedizioni africane e cinesi, la :triplice e gli armamenti, la politica tributaria, i tumulti del 1893-9-1 e del l 898 souo stati la conseguenza della pessima qualità dei nostri govemanti, i quali, quando ciò fece loro comodo si presero ben altre facoltà che non siano quelle che dovrebbe loro accordare in fol'Jl1a legale un articolo simile a queJlo in discussione. Supponendoli dotati del tatto, del fiuto, di cui - come i buoni cani da caccia - non dovrebbero mancare, i governanti dovrebbero sapere quando occorre sospendere il dazio. Governanti che non sanno riconoscere il malessere dei governati sono indegni di occupare il posto che occupano. Può chi non conosce la febbre curare un ammalato di tifo 1 Aggiungasi che l'opera dei governanti sarà frenata, corretta, stimolata con una buona, legge sulla responsabilità ministeriale, con un parlamento vigile e cosciente dei suoi diritti e doveri, con una opinione pubblica Yigorosa, che domini governo e parlamento e cl10 possa formarsi ed esplicarsi liberamente. L'interesse economico e l'interesse finanziario consigliano il dazio sul grano. - Non cade dubbio sulla prima parte di questa affermazione. Che i ministri delle finanze e del tesoro affermino che attualmente non solo l'ipotetico pareggio, ma anche tutto il bilancio dello Stato andrebbe a gambe in aria, coll'abolizione del dazio sul grano si capisce. Essi, però, potrebbero essere troppo preoccupati di un lato solo del grande problema economico-finanziario, del così detto pareggio aritmetico nel bilancio dello Stato, BibliotecaGino Bianco e potrebbero· non accorgersi del danno della economia nazionale. E' innegabile, però, che i due termini del problema, pareggio (l.)·itmetico ed economia nazioiwle, agiscono e reagi:scono reciprocamente l'uno fsnll'altro. Perciò non può darsi ragione intiera nè al Sonnino, che mira esclusiva.mente al primo, nè ai finanzieri allegri come li chiamò il Rubini, e per lui l'Economista tl' Italia, che guardano con indifferenza al possibile riapparire del deficit, pur di far prosperare l'economia nazionale. Questi allegri finanzieri consigliano debiti, consumo di patrimonio, sgraYi tributarì ed aumento di spese per laYOri pubblici e per conquiste coloniali specialmente. ln grande maggiorauz:i essi militauo sotto la bandiera della megalomania e non si sa comprend_ere, però, come possano trovarsi d'accordo col Sonnino. Certo è che i due lati del problema preponderano temporaneamente e separatamente in certi dati momenti; ccl ò del pari innegabile che in questo quarto d'ora le esigenze del bilancio dello Stato s'impougono. Gli argomenti in favore di un tal modo di ,edere sono tanto evidenti, che una riYista delJe più competenti, e che in Italia si può considerare come il più antico alfiere del liberismo, l'Economista di Firenze, riconosce che non si può consigliare allo Stato di rin unziare da un giorno all'altro ai trenta milioni circa all'anno che in media dal 18!H al JS99 ba ricavato dal dazio sul grano. Perchè, poi, l'abolizione non arrechi un gniYe perturbameuto all'economia agraria, consiglia clie l'abolizione sia graduale: di dieci lire per tonnellata in ogni anuo per sei anni di seguito J)er lasciarlo a sole lire 15 com'era prima del 1887. (N. dell'8 luglio 1901)). Cotesta non è piccola concessione da parte dell'Economistci. In tal guisa viene a riconoscere l'importauza economica attuale del dazio. Per parte mia, però, non esito a dichiarare che mentre ritengo pericoloso il manteni mento del dozio per motivi finanziari, credo che esso debba mantenersi esclusivame11te per ragioni econemiclie. Ritengo assai pericoloso per la finanza dello Stato, che si faccia assegnamento sul prodotto del dazio sul grano per lo equilibrio stabilo del bilancio, come dimostrai nel Problema Jinan~iario italiano: tale assegnamento dichiarai tragico; e ritengo del pari, come accennai nel criticare gli articoli ottimistici del senatore Ca11b1ray Digny sulle condizioni della nostra finanza, che il pareggio non si potnì ritenere saldo e definitivo se non quando si potrà fare a meno di considerare come indispensabile pel bilancio il prodotto del dazio suddetto. Perciò ritengo che il dazio debba mantenersi nello interesse della economia nazionale e delle classi agricolo spccialn1ente; ma il prodotto del medesimo non debba mai essere considerato come un elemento indispensabile dello equilibrio stabile clel bilancio dello Stato. Il dazio sul grano non rappresenta un semplice Interesse regionale. - Affermato - e la dimostrnzione san\ fatta gradatamente - che il cfazio snl grano nelle attuali condizioni tlella concorrenza estera cleblia mantenersi nello interesse tlella economia nazionale e dei lavoratori della tiwra, bisogna sfatare un pregindizio radicato in Italia e cioè: clte l'interesse è regionale e non italùmo, e precismnente è l'interesse del Mezzogiorno e clella Sicilia. <I Sono i baroni siciliani; sono i latifon- « disti del Mezzogiorno che hanno voluto il dazio sul « grano per assicurare a sè stessi il reddito straordi- <I nario della terra! Sono essi gli affamatori clel popolo, « che ebbero la loro offa in tale dazio per consentire « la tariffa protezionista del 1887 ! ». Queste inesattezze - è la, parola piì1 benevola che si ])()SSaadoperare - repubblicani e socialisti settentrionali le hanno promulgate con tanta insistenza e con tanta sincerità, che oramai sembrano degli assiomi, di cui non si dubita nemmeno in Sicilia e nel ·Mezzogiorno, dove doYrebbero essere meglio conosciuti uomini e cose. Gli agricoltori Settentrionali, che non sono minchioni, ridendo sotto i baffi della minchionaggine altrui, hanno lasci~to correre la panzana perchè a loro - e nessuno può nm1n·overarli - riusciva comodo partecipare ai benefizi del cbzio riversandone sugli altri l'odiosità. . Vedremo clii siano i responsabili clell'esacerbamento

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