Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 2 - 30 gennaio 1901

RIVlS'IA. POPOLARE Dl POI,fTlCA. LETTERE E SClENZE SOClALl 27 lo appunto <lolla guerra economica :t colpi cli tariffo. Chi vuol vivere ha bisogno di difendersi e di reagire contro le offese. Donde il carattere odierno cli certe tariffe dall'on. Luigi Luzzatti lucidamente delineato nella, relctzione alle Tariffe doganali del 1887: « Oramai « la pena del taglione regola i rapporti iuternazion,1,li « del traffico e non fu colpa dell'Italia, indulgente e e, mito anche in ciò; m1t è 1rnll'esempio altrni che il go- « Yemo nostro fu costretto a pensare per la prima Yolta " noi provvedimenti doganali l'art. 2 contenuto nel « presente disegno di hlg-ge, il qual<, per esprimerci • con llarola durissima, introduce i dazi di ritorsioue, « che si po sono commentare così: ottenere la facolt,ì. « d'infliggere ai prodotti degli altri popoli per atti a: pronti e fulminei, immuni dalle lentezze parlarnen- « tari, la stessa somma di mali e di ostal'oli che offencr dono i nostri traffici ». Perciò il liberismo ri:.?Hinel'ideale; la protezione diYenta un espediente talora necessario, indi pensabile. E la protezione può servire come arma per costringere i membri del consorzio internazionale ad adottare il libero scambio non sulla base teorica dottl"inale, ma sull'altra pratica etl efficace ùol do iit clcs. Così ciù che ironicamente si disse di Calwcr, - volere arrivare al liberismo per la via lu1Jga e tortuosa del protezionismo - non è che la pnrn e semplice verit:ì. Chi prende la via diretta, la Yia mae~tra dei p'rincipi, noi consorzio delle nazioni si tro,·a come in un marché de dii1Jes. « glio clella de6ciouz1t mondiale clel raccolto dei cereali; « cho non volle tenor conto del rincari mento neces- « sa,rio, che doveva sogni.re lo scoppio clella guerm ,, ispano-americana, e che clo,eva aggravare notevoll< meute le conseguenze disastrose del primo fenomeno. « La responsabilità del Ministero Di Ruclinì era tanto <I maggiore in qn:rnto che dal luglio '97 al gennaio e « al 11u,rzo '98 ebbe avvertimenti solenni e precisi su <1 (]nello elle poteva avvenire ed avvenne, clalla stampa, « dai prefetti, dal Parlamento ». Così scrissi nella N1iovci Antoloqia nell'ottobre ùel 1898 dopo la sanguinosa bu fora del maggio; in analoghi sensi mi oro espresso nella Zeit di Vienna, nella Beviie Socictl'iste di Parigi prima dei tumulti, che furono da me facilmente previsti e preannun,dati. E' chiaro: qnauclo il prezzo del grano si eleva al di là dell'orcliuario si devo in tutto o in parte sospendere il dazio di entrata. Ciò si deve per sentimento umanitario e per ragione politica. Sarebbe cosa scellerata vedere le popolazioni sottoposte al tormento della fame; quando c'ò il mozzo cli eliminare o di attenuare il male, sarebbe imprudente, impolitico che i governanti per la loro ostinazione provocassero tt1multi, sommosse che si sa come cominciano e non si sa mai come finiscono. La maggior parte delle l'ÌYOluzioni ebbero a primo mo- ,ente una crisi annonaria: classica quella del 1789. Questo pericolo clei tumulti che possono terminaro in rivoluzione non può nemmeno affrontarsi in nome Al Transvaal I \ ____ Generale inglese (leggendo la Bibbia): « Tu non ucciderai )>••• Basta! Leggeremo ciò quando saremo tornati. Per quale altra via si può arrivare al libera• lismo in fatto di dazio sul grano, - La guerra di tariffe, adunque, può a,viaro al lil,eralismo relativo. Infatti, quando tutti saranno armati, la prnteziono di Yenuta generale si neutrnlizza nei suoi effetti, e gl'interessati si vedranno costretti 11, venire ad accordi per ottenere più economicamente e con maggiori vantaggi per tutti, gli stessi risultati che si ottengono colla guerra di tm·iffe. Ci può essere il caso, in cui una nazione, anche restando le altre armate e pronto all'offesa, possa tro,·are la convenienza o debba sentire il do\'ere <lidisarmare. Pe1· la conve1tienza vedremo tra breve ci<> che fa l'Inghilterra; in quanto al dovere Stlppiamo, vurtroppo, ciò elle non feco l'Italia. Il dovere di abolire ogni dazio di entrata s'i111poue allorquanclo c'è deficienza di un cfato genere e per la deficienza soffre la col letti vità. E' categorico il dovere quando si tratta di un genere cli prima necessità: ad esempio il grano, elle costituisce la base dell'alimentazione dei popoli ci vili. Perciò « fu evidente, enorme, « imperdonabile l'impreveggenza del Ministero Di Ru- « dinì, che non si dette per inteso sin dal mese di luBibliotecaGino Bianco (L'lmpartial de Z' Est). dello interesse dell'erario: anche rimanendo nei limiti del tumulto, facilmente represso, la protesta clella fame produco tali perdite dirette e inclirotte per la finanza pubblica, tla superare la perdita che si sarebbe avuta colla sospensione del dazio di entrata. E lo sa il ministro clel Tesoro del Regno !l'Italia, che ha potuto valutare al giusto la cocciutaggine dei governanti del 1898 ! i\Ia chi e qiumdo devono consicrliare o imporre la riduzione o la sospensione totale del clazio di entrata sui cereali 1 Eccoci dinanzi a criteri incerti, indeterminati, .:ubitrari - clicono i liberalisti - che non si possono eliminare se non lasciando libero il giuoco alla legge, dell'offerta e della domanda. Dinanzi al tri,st, che comincia a giganteggiare, e elle è destinato ad un maggiore s,·iluppo, impallidisce di molto l'artificiale splendore del priucipio fondamentale dell'economia ortodossa; ma non essendo questa una discussione teorica e generale la terrò nei limiti suoi designando chi e qiianclo deve abolire o sospendere il dazio sui cereali. Chi de,e sospenderlo è chiaro: il governo. Potrà farlo

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