Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 2 - 30 gennaio 1901

26 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ore, da Rosa Luxembourg e da Bebel, in nome della solidarietà internazionale. (1) A tutti fa piacere il trovarsi in molti a sostenere una idea ; deve farne non poco a me nella questione speciale, dato il fascino che in questo quarto d'ora esercita la qualifica di socialista, il trovarmi nella buona compagnia di alcuni autentici sociaJisti tetleschi. Del resto, se mi trovassi solo - e non mi mancano compagni nell'Estrema italiana: a suo tempo si vedr:\ - non mi scoraggerei e uou rinunzierei a quella che a me sembra la verità. E la verità si ò che nel u10111ontoattuale, pur aspirando ad ulteriori progressi morali e sociali, ed all'allargamento del circolo della solidariet1\ sino a comprendervi tutta l'umanità, l'interesse nazionale primeggia e si sovrappone a quello internazionale. Peroiò, con Calwer t, con Vollmar, non mi preoccupo delle conseguenze che il regime doganale italiano avrebbe sui lavoratori degli Stati Uniti o dell"Argentiua; ma su quelle che avrebbe sulle masse lavorntrici e sull'economia pubblica dell'Italia. Diii punto di vista generalo, poi, mi sembra che il protezionismo si debba accordare maggiormente col socialismo, che ammette l'intervento dei poteri pubblici per regolare meglio le manifestazioni sociali e non n1ole abbandonarle all'anarchico dominio della. formula. liberista : laissez fairo, lciissez passer. Con ragione perciò un liberista convinto, il Giretti, scrh0 eva che : i protezionisti agrari ed industriali non sono logici nè coerenti alle loro idee quando si oppongono alle ri venclicazioni del partito socialista, e rifiutano al governo il diritto di fissare per legge il salario degli operai o le condizioni in cui il lavoro deve venire eseguito ,. (Contro il dazio stil grcmo. Nel Gionuile clegli .Ecpnoinisti ottobre l900J. Io comprendo perfettamente l'ardore di Panta.leoni, di Pareto, cli Giretti nel combattere il dazio sul grano in nome della loro prediletta dottrina liberista; non mi spiego l'entusiasmo dei socialisti italiani nell'adoperare quelli argomenti che in ogni occasione essi sono costretti a proclamare sofistici e dannosi al prul11tariato. D'altronde mi costa anotie ben poca (iitica il mettere d'accordo il mio socialismo col mio protezionismo. Sono un socialista a ruodo mio un socialistoide come mi chiamavano i marxisti italiitni per cnnzouarmi, prima cli cliventare socialistoicli più arrabbiati di me. Aggiungo, che sono un socialistoicle, perchè da antico discepolo od amico-di Giuseppe i\lazzini, sono condnto che l'elemento politico non debba mai trascurarsi; che il presente ed il futuro prossimo si debbano tenel'0 in maggior conto del futuro remoto; che per raggiungere una mèta lontana, in conformità del sano e,·oluzionismo, si devono percorrere gli stadi intermedi. Qui c'ò del Bernstein; ma per parte mia l'ho sostenuto sin dal 1878. Infine Gh1sep1le Mazzini, che bollò l'economismo inglese della Scuola di ì\Ia.nchester come immorale ed egoistico, ammetteva l'intervenzioni8ino dello Stato per correggere e cliL"igerele manifestazioni sociali e l'insieme delle dottrine, che costituiscono il social-isnio cli Stcito, discreditato giustamente uella sua denominazione dalla sovrapposizione imperialista e militarista. Mazzini respingeva siuanco l'applicazione del lciisse:: fciire, lciissc·:: pcisser nella politica internazionale; e perciò ebbe parole di fuoco contro la teoria del non intervento, che pur fu lodata da sinceri democratici. Ai giovani repubblicani italiani, che vogliono conti• nual'0 a tenersi nel campo della rettorica e delle astrazioui e che vagheggiano la solidarietà di tiitte le libertà, oonfouclendo libertà economica e libertà politica, per guarirueli - se pure i fatti valgono a liberare dalle fissazioni - ricorderò parecchie cose. X el Belgio i liberisti dell'economia sono i olericali reazionari della politica; in Inghilterra liberi mo doganale e libertà politica, stanno a braccetto col più energico e fecondo intervenzionismo sociale; Xapoleoue IH - l'eroe del 2 dicembre - fu l'amico di Cobden e il più entusiastico ed efficace cooperatore pc! trionfo clfll liberismo doganale; negli Stati Uniti i repul.Jblicani rlel Kord, che seguirono Lincoln e dettero la libertà ai Negri, erano e sono pat·tigiani del protezionismo; gli schiavisti del (I) Mi sono valso pel congresso del H!OO del sunto delle discussioni fatto de Milbaud nella Revue Socialiste (dicembre 190J). Per quello del 1899 ho avuto il resoconto ufficiale. BibliotecaGtnoBianco Sud, che fecero la guerre, di Secessione, erano i grandi sostenitori del libero scambio. Potrei enumerare altri casi; ma temo, che nou riuscirebbero a conYiucere i miei cari amici politici ed avversari economioi. I quali serbano a loro stessi la, gloria, di 1·ealizmre la soliclariet,\ tra. tutte le libertà quando avranno io mano la repubblica. E non nego la bontà della loro intenzione; ma ho gra,n paurn, però, che a forza cli mantenersi sul terreno del dottrinarismo, elio a. me sembri~ deplorevole, a.nzichè avvicinare l'avvento della repubblica, lo allontaneranno. L"ideale. La misura del protezionismo. La pena del taglione. - L'ideale, e bellissimo, non c'è dubbio, sarebbe quello cli mettflre in armonia perfetta tutte le liberti\; l'idealo nei rapporti e negli scambi tra le nazioni !larebbe quello « di un regime economico inter- <I nazionale che lasciasse acl ogni paese la facoltà di « consacrnrsi esclusivamente alla produzione delle mer- <I canzie più adatte al proprio cli1na e al proprio « suolo colle attitudini speciali dei suoi abitanti e che « gli permetta di scambiare liberamente queste mer- << canzie - prodotte al più basso prezzo - con quelle, « che le altre nazioni potrebbero fabbricare col minimo « di lavoro e cli spesa (:J.'lto1·y) ». Ecco l'ideale. Ma la realtà 'I Nellr~ realtà non siamo liberi sempre di scegliere la nostra linea di condotta: vivendo nel consorzio sociale e internazionale, it11lividui o collettività, uon banno ln, completa facoltà clell"auto-cletenuinazioue. La loro aziono vien quasi sempre determinata dall'azione degli altri con oci. Pi11 r,he azione è riazione. Ora sul terreno della politica doganale può tlarsi, che una nazione possa credere utile a sè - e potrà. anche ingannarsi - la protezione di un ramo di attività economica minacciato e già esistente, o la creazione di tutta una nuova industria. e, e quanto giustificata la condotta di una nazioue, che agisca iu silfattaguisa, lascia.molo cliro acl un autorevolissimo sostenitore dP,l libero scau1bio, a Bastable: « Bastable, dice un suo t.racluttore, nel '.l'!te Gonimercc « of Yation.,;, accorda un gran posto all'idea che la pro- « tezione è mon1entaneameute legittima per venire i11 « aiuto dei protluttori dura,nte una grave crisi della « loro iudustt-ia. Indicando lo cause della elevazione te delle tar.ifle nella nostra epoca, egli segnala come « una delle principali, la crisi agraria causata in Eu- « ropa dallo sviluppo dei paesi Jtuovi. - 11 valita.ggio « di questo sviluppo pei consumatori è innegabile, ma « la perdita immediata poi produttori è grande del « pari. Le classi agricole, particolarmeuto, hanno visto « lo loro torrn o i loro capitali subil'e un deprezzamento « che li ha messi iu serie difficoltù, .. In una grnncle « nazione moderna uon bisogna sperare che la prodn- « zione si aggiusti imme11iatameute ai cambiamenti « economici; ora senza nn aggiustamento rapido, dei « danni av,'engono inevit:ibilmente ... I danni che una « perturbazione improvvisa clellfl condizioni economiche " cagiona, sono sì grnvi ch'essi l)Osso110produrre disor- < <lini politici e sociali, e lo Stato può a,-ero ragione « t!"iuterveniro per p1·olu11garo il periodo di trasfonna- « zione. Present<tto in q1ieatonioclo Cuso della protezione ,1 apparisce completamente giustifleato ». Sia anche il caso della protezione del tutto ingiustificabile: di quella protezione che mira alla. creazione d'iuclustrie 11110,·e,che se a,rà potuto essere elettorale colle acciaierie di Terni e coi cotonifici in Italia, non sarà stata certamente tale in Russia, dove si esplica in proporzioni gigantesche e dove mancano gli elettori. Ebbene: cosa faranno gli alti-i Stati dinanzi a questa protezione, che viene a danneggiarli1 Una cosa semplicissima: si difenderanno. Se non si clif'eudono l'Inghilterra, il Belgio, l"Olauda, ciò avviene per motivi a loro particolari, che saranno esaminati. Certamente la guerra è detestal.Jile; e a me desta un profondo orrore; ma non saprei mai condannare una guerra di fonsi rn. Soltanto Cristo potè consigliare di porgere l'altra guancia a chi lta dato uno schiaffo in una; solamente 'l'ol~toi può suggerire cli non opporre alcuna resistenza alla violenza, di la0 ciarsi ammazzare pur di non ammazzare. Cotesti saranno precetti sublimi ma appunto perchè divini non saranno mai adottati dagli uomini. Ciò ch'è della guerra guerreggiata è per

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