RIVISTPOAPOLAR DI POLI1~ICALE1-,TERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 2 Abbonamento po~tale Roma,30 Gennaio190 I 1 GIUSEPPE VERDI QuANDO intorno ad una bara si vede il dolore cli molte nazioni, in quel momento la voce cli qualunque scrittore é insufficiente. Più tardi verra lo scrittore e spiegherà il compianto. Al lo ra lo scrittore con esame sereno spiegherà come ..Vercli, parlando a due generazioni in forma diversa non ebbe cli ve'rs e maniere, come dice la folla, ma fu egli una evoluzione continua sopra sè stesso, sul proprio fondo, in modo che il suo stile indica l'unità essenziale del suo carattere artistico. O voi udite un canto b i bl i c o del Nabucco, o un can t0 sacerdotale dell'Aida la nota melanconica venga da Ernani o da D. Carlos, voi sentite, a distanza di anni una ispirazione progressiva, ma quella ispirazione, cioè di quel carattere artistico , che già po s si e de uno stile e lo snoda via via in ragion del tempo e del soggetto. Perciò, venuto su dalla grande riforma rossiniana, entra subito nella famosa triade_: _Bellini, Donizetti, Verdi. Renderà un se~nalato scnigio ai nuovi maestri cd alla giovine scuola, chi, prendendo ad esaminare l'opera verdiana, dalla prima giovinezza del maestro sino alla maturità, arriverà a dimostrare com'egli evolvendosi coscientemente sopra sé stesso ed assiBiblioteca Gino Bianco milanclo ciò che si conforma all'evoluzione del genio, non solo riusci a trovare la propria persona, ma, negli anni gravi, a liberarla dalla vecchiezza. Questa coscienza sicura che egli ebbe di sè e del suo cammino fece riflettere il suo carattere artistico sul suo carattere morale. Difficilmente troverete uomo piu schivo dc' mezzucci che sono la gran faccenda de' mediocri e clegl'incerti. Potrà perdere una batlal?ilia, ritentarla l'indomani, ma non farà concessioni all'andazzo. Questa fusione del carat t ere artistico col morale dell'uomo fece di lui, per sessant'anni, innanzi alla n a z i o n e una specie di mito che il tempo ha potuto involare non piegare. Per oggi non più. Potrò più tardi giustificare questi giudizii. GiovannBiovio. Appena seppi della scomparsa di Verdi, la quale rappresenta una gramle sventura nazionale, la maggiore che dopo la morte di Garibaldi abbia colpito l'Italia, pensai cbe un uomo solo poteva per la Rivista Popolare dire una l)arola alta e sintetica, che non fosse semplice biografia, più o meno intessuta cli episodi interessanti - noti o ignoti - o esegesi incompleta o superficiale ùell'opera musicale del genio di Busseto: Giornnni Bovio. E telegrafai prima all'illustre e caro:·amico, e corsi poco_dopo da lui. -
22 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCTALI Cou dolore v1v1ss1mo lo trovai di nuovo infermo - non lievemente. Ciononostante egli, sempre buono e gentile, e per l'ammil'azione grandissima verso il sommo maestro, cui era legato da intima amicizia, e per darmi prova di affetto, dettò le poche e bellissimo parole che la .Rivista pubblica oggi stesso su Giuseppe Verdi. Altro non sembra apportuno aggiungere, perchè mi sembrerebbe diminuire anzichè accrescere l'omaggio che tutti nella .Rivista vogliamo rendere a questo gigante del pensiero italiano, che si è spento testè in Milano, raffazzonando un lungo articolo su ciò ohe tutti i giornali d'Italia con copia doverosa vanno pubblicando. A Giovanni Bovio, poi, in nome proprio, della redazione, degli amici e dei lettori della Rivista, mando l'espressione della pit1 sincera riconoscenza facendo voti fervidissimi per la sua pronta e completa guarigione. NAPOLEONE COLAJAN 'I Napoli, 28 gennaio 1901. GDI HVVENIMENT]_1EI GDI UOMINI Il programmadel neo-imperialismoitaliano. Volevamo dire: il programma della megalomanict. ì\Ia questa si adatta, anzi ò connaturata con un'uomo che politicamente è scomparso: Crispi. Abbiamo preferito cli chiamarlo programma del neo-imperialismo, perchè questa parola è cli moda, è di attualità. Serve anche a richiamare su certe differenze. L'ha esposto, con coraggio e sincerità militare, dice la Tribnna, l'on. Bettolo a Hecco. Jè ci sorprende clrn la esposizione sia venuta da lui: ha conoscenze tecniche incontestabili, ha facoltà oratorie e coltura letteraria non comuni; non gli mancauo le conosceuze economiche, o almeno ne ha tanto qmmto bastauo per enunziare paradossi con una certa sveltezza; infine possiede il coraggio adatto che può riscontrarsi soltanto in un militare. L'on. Bettolo, adun')ue, doveva essere l'uomo predestinato a svolgere il programma di tutti i residui crispini atteggiatisi a neo-imperialismo. Ciò ch'era accenno frammentario o aspirazione iudeterminata o inorganica in Baccelli, Fortis, Lacava, 7,eppa ecc. sulla gr:i.ndiosità romana, sulla politica coloniale, sullo sviluppo dei lavori, sulla finanza allegra o patriarcale, è stato fuso e presentato in una mostruosa armonia - la ne, cessità dell'antitesi della frase sarà compres,i dai lettori - dall'ex-ministro della marina. Il quale, a parte ciò che riguarda la quistioue gravo dei premi alla mariua mercantile, che riteniamo degua cli studio, ha propugnato e promesso - essendo uno degli uomini che potrà facilmeute ritornare al governo - una politica di espansione, aumento cli spese per la marina e per l'esercito, lavori ed anche sgravi d'imposte; da ottenersi tutto con mezzi di una semplicità fenomenale : non pagare i debiti, consumare patrimonio, ed all'occorrenza accendere LlllOVidebiti, trascurando come una vera quantité négligeable la solidità del bilancio. In verità non vale la pena di combattere questo programma che nella sua parte essenziale, l'economica, è degno di Law. Saremmo curiosi, però, di 8apere se l'on. Sonnino che ha cosi strette relazioni col Dettolo e coll'avanzo del crispismo, lo accetti. In questo caso assisteremmo ad una edificante conversione perchè l'ex ministro del tesoro verrebbe a rinnegare tutta l'antica e costante sua preoccupazione sul pareggio aritmetico del bilancio, anche cla recente riconfermata; e dall'altra parte avremmo la costituzione· di un vero partito omogeneo .con un programma netto e definito, uhe consentirebbe nel Parlamento, sugli avanzi degli anticl1i partiti, che non rispondono più alle antiche denominazioni ed alla presente situazione, la costituzione di nn altro partito antagonistico, che saprebbe quello che vorrebbe e che potrebhe :wviare tutta la Bstrenui ad un la,oro proficuo con gli ·uomini di altri settori della Caruera. La topografia dei seggi occupati da alcuni deputati potrebbe far pensare alla contiuuazione del trctsfonnisrno; ma la sostanza, clelle idee attorno a cui combatterebbero uniti pel momento, ne affermerebbe l'unità reale. Chiamando neo-irnperialisnio il criterio fondamentale clell'on. Bettolo non ci nascondemmo le differenze enormi che esso presenterebbe col fenomeno politico che si svolge da anni in Inghilterra e che accenna a svolgersi negli Stati Uniti. Accenniamo ad alcune. L'imperialismo anglo-sas~on~ è una risultanza, un proclotto della esuberante vitalità della nallione - vitrLlit:'t politica, ocopolllica, intellettuale - che ha dato le vertigini. Il neoBibliotecaGinoBianco imperialismo italiano dovrebbe essere rnezzo per raggiungere tale vitalità; il primo ha per base la ricchezza e la potenza; il secondo la miseria e l'impotenza o l'onanismo politico. Ma an'lhe questo stato di cose può dare le ,ertigini. Non sanno i medici che l'iperemia e l'anemia cerebrale spesso danno sintomi somigliantissimi tra loro 'I L'imperialismo anglo-sassoue non insidia ancora le liberth pubbliche e tlel consentimento del popolo sedotto e allucinato si serve per svolgere con maggiore sicurezza il proprio programma; il neo-imperialismo itaJia.no sarebbe a base di forca e non potendo avere il snffragio popolare, colle manette e coi cannoni tenterebbe rendere nccetto il proprio programma. Forse, se il Souuino si ponesse a capo tlei neo-imperialisti un solo lato buono avrebbe colnnne con l]Uo!lo anglo-sassone: una certa tendeuza alla legislazione sociale. Ma essa sarebbe paralizzata dalla, impotenza fim~nziaria; poichè la finanza può essere allegra, ma per breve tempo: la cata~trofe lugubre sopragginnge, non tarda. La stampa seria è rimasta allarmata o sbigottita dall'euuuciazione di un siffatto programma; e La Tribmia appeua n'ebbe la comunicazioue cfalla Stefani lo commentò severamente (N. 21.J901) La prima impressione ricevuta o manifestata, l'antorevole giornale romano l'ha ribadita all'indomani con un altro articolo che sembra la risposta a.cl ltoininern all'on. Bettolo. In fatti il giorno successivo .T,a :l'ribnnci, esaminando la, g1iestio11e1nilitnre e tratta.udo dell' lta.lict grande nazfone, stabilisce queste due premesse fondamentali c]ie sono assolutamente antinomiche col programma del neo-imperialismo: 1° .La potenza militcire dev'essere pro1Jorzioncita ctlla capacità economicet del paese; 2° il tipo cl-i assetto militare dev'essere concepito in rclazio11e coi mez~i cli cui è zJOssibile disporre. Noi siamo lietissimi cli trovarci cli accordo completo col più grande giornale cli Roma, che, in fatto di difesa nazionalfi ha fatto suo, completamente suo, il programma nostro, ch'è il programma della parte maggiore dell'Estreinct sinistra. Ciò c'induce a speraro che la folata di vento di follìa partita da Recco si disperda sulle onde del mare ligure senza arri varc nemmeno ad incresparne la snperficie. La 1·egina Vittoria Dopo ottantun anni di vita e sessantatre e mezzo di regno, Vittoria, regina d'Inghilterra e imperatrice delle Indie, è, 6pirata nel suo castello di Osborne. Pochi sovrani, come loi, lia11noavuta la loro esistenza intessuta con la storia del mondo: dalla fondazione dell'impero indiauo alla recente federazione australiana; dalla prima guerra con la China, a quella d'oggi; dalle succes,<ini continue conquiste coloniali in Asia, in Africa, in America, sino alla lotta ancora sanguinante con le c1nerepnbbliche sud-africane; dall' incontrastata egemonia commerciaio e industriale sul mondo, all'attuale guerra silenziosa, ma non mono terribile, con la Go:mania e gli Stati Uniti, che luL finito col travolgere l'Inghilterra nt-lla corrente imperia,lista, e che la costringerà a diventare umi. potenza militare .. per finire poi nella decadenzà. 'l'ra i sovrani costituzionali, la regina Vittoria fu abbastanza scrupolosa nell'esercizio delle suo prerogative: nè avrebbe potuto fare diversamente in una nazione ove tanto i whùJs che i tories souo così «elosi dei elida lorò conquistati. E sono stati proprio i conservatori
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E ::,CJENZE SOCIALI 23 a tentare la limitazione dei poteri della Corona sia con Peel, quando si domandò alla regina Vittoria il licenzi amento delle dame della guardaroba ritenute fedeli al capo dei whighs, lord Melbourne; sia con lord Palmerston, qnanclo si volle sottrarre alla sua azione la politica estera. Vittoria, però, che aveva cominciato a regnare manifestando tendenze liber,Lli, pilt tardi non riuscì sufficientemente a nascondere le sue simpfLtie verso i conservatori, e la sua marcatissima antipatia verso Gladstone, cbe ciò nonostante dovette subire. ì\fa quando il vecchio grand'uomo, per porre un termine all'eterna lotta per l'autonomia dell'Irlanda, stava per porre di fronte la nazione rappresentata dai Comnui con l' immobilit,à rappresentata dal privilegio ereditario dei Lortls, Vittoria fece sentire tutto il peso della sua influenza, e Guglielmo Gla<lstone dovette rit,irarsi nel suo « asilo di pace » di Havarden. Guglielmo Gladstone, allora ottantenne, non ebbe la forza di continuare, •1perchè altrimenti Lin Inghilterra lavrebbe vinto, come altri in altre occasioni, e come lo stesso Gladstone-aveva vinto fa,cendo ministro quel barouetto Dilke, autore persino <li un librr, 11011 certo riverente, sulla vita intima di Vittoria. f./." È appunto perchè tutto al più ;.s~ può concedere la regina sia stata abbastanza guardinga nell'esercizio delle sue prerogative, che bisogna negare la sua effetti va influenza sullo svolgimento della nazione inglese. Se l'Inghilterra ha potuto rilevarsi dalla situazione ditficilissima in cui l'aveva lasciata Gnglielmo IV, e ciò malgrado le ta.nte loVe interne ed esterne dovute sostenere in questo ultimo periodo, è sta.to esclusivameute per la i;;nperiorità del suo popolo, dei suoi ministri, del suo Parlamento. Se dal 1837 ad oggi, quest'ultimo periodo di storia inglese dove1:>sl'chianrnrsi l'era vittoriana - come gli scrittori cortigianeschi !'banno già battezzato - dal Ja,to politico il male fatto sorpasserebbe il bene. Infatti nel 18-13 l'Irlanda affa,m ata si solleva. e non si aumenta.no che dei poliziotti nell'isola. martirizzata. Nel 1847 89,758 irlaude,i devono emigra.re pel Canadà morendone 1 su 5 per fame nella traYersata. Nel ]848 alla fame si vrovvede sospendendo l'hcibeas ccrpns, e condannando John llfitchell a 14 anni di deporta.zione. 1'iel 18-!D, peggio ancora: alla fame succede la peste, e più di 1m milione e me;;co di persone sono colpite dall'epidemia, e D0,440contadini cacciati dai fondi: e per rimedio viene sospeso uuovament,e l'Jlabens corpus, e le repressioni 1nanu militnri continuano per degli anni, spietate fino a raflere al suolo interi villaggi. Nel 1866 vi è la sollevazione dei J<~eniani che rispondono terrore a terrore, mentre le imposte crescono del 75 Oro nonostante la scemata popolazione. Nel febbraio del 1880 nelle workhoiises d'Irlanda vi sono 59,870 contadini indigenti, e BibliotecaGinoBianco nella sola Dublino 519,627 persone soccorse dalla Municipalità: e alla sommossa si risponde ancora colla legge marziale. Nel 1896, dalla relazione della Commissione finanziaria risulta che l' Irlanda paga 300,000 sterline di pilt di quel che le spetta in proporzione di ciò che pagava l'Inghilterra: e ntll 1897, pel giubileo di diamanti cli Vittoria, si rifiuta l'amnistia e la dimiuuzione delle imposte per l'Irlanda :tllietata dalla fame e dall'epidemie: e nella repressione di Dublino 1 donna è uccisa e 200 cittadini feriti. Nel 1898 la fame continua a far strage in Irla.nda, e si aprono caut.ieri dove sono impiega.ti uuo sn sette affamati, collo stipendio di cinqitanta centesimi per un:t giornata di nove ore di lavoro: pochi centesimi di J)itt di quel die il 1"undfamineha dato agl'India.ni nella ultima rt<centissima fame: e nel 1899, per ripa.rare i <la.uni, si mandano le legioni irla.udesi a com battere al Transvaal. Sono questi precedenti tristi che spiega.no le caricature e gli articoli violentissimi pubblicati dai giorn:tli irlandesi contro il giuhileo di Vittoria, e le recentissime manifestazioni apertamente riYoluzionarie del Municipio di Dublino all'invito di onorarne la. memoria. Contemporaneamente l'Inghilterra, durante la cosidtletta era di Vittoria la pocijìca, ha fatto la guerra nel Canadà, in Egitto, nell'Afganistan, nell'Abissinia, contro gli Asciant,i, contro gli Zulù coprendo coi cadaveri di 12;!,000 soldati - il fiore della gioventù inglese - i piani di Americn, Asia ed Africa, spendendo più di 27 milia,rdi iu quest·opera gloriosa, per poi finire così eroicam1,ut.e in questi dne ulLirui anni con la guerra al popolo boero degli eroi. Si dice che la 1·egiua Vittoria informata personalmente ila lorcl Roborts di tutta la verità sulla guerra attuale e sulle sue conseguenze, impressionatissima si sia maggiormente aggravata del male cbe l'ba condotta alla morte. Sarà Yero 1 Sono mistet'i della psiche umana c·he noi non ci 11.ttentiamo ,,pprofoudire. Se fosse vero verrebbe confenuat,a la leggeudll. che att.orno al suo nome si è creata e che la. diceva avversa all'ultima scellerata guerra cou tro i Boori. Edoardo VII. Alber_to Edoardo, principe di Galles, succede al trono alla regina Vittoria. Ha sessant'anni, e di 1 u i non si sa :titro di certo che ,è sta.to un arbiter clegcrnticirmn a Londra, a Parigi, a Berlino, amante più di godersela con le belle donne che della politica, come appassionatissimo pel giuoco più azzardoso che lo con-
RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI dusse - cose che avvengono soltanto in Inghilterra! - persino in Tribunale pel processo al maggiore che barava al bacclirat. In quell'occasione il magistrato inglese che lo vedeva per la seconda volta in Tribunale - la prima volt.a v'era dovuto andare pel processo scandalosissimo di lady Montagut - gli disse congedandolo:--« Voi siete o: il figlio della nostra santa Regina, pen-sate a lei, pen- « sate al popolo che dovete governare .... e Dio vi ispi- « ri la forza di correggervi! » Si sarà corretto il nuovo capo di un impero di 385 ·milioni~ Così. si assicura; e noi non esitiamo a crederlo. Anche il diavolo invecchiato si fece frate! Si narra che una grave malattia che:10 condusse in fin di viht, abbia contribuito moltissimo alla conversione ; certamente, i lunghi viaggi intrapresi in tutte lo parti del mondo avranno dovuto esercitare una poderosa azione nell'allontanarlo dalle cocottes e dalle bische. Vi è chi accerta che egli non si sia guarito del tutto dalla passione del giuoco e delle sigarette ... Ju quanto alle donne, i sessant'anni di età cui è anivato ... inducono a prestar fede alla sua completa correzzione. Si fanno molte ipotesi sull'azione che egli spiegherà nella politica interna ed estem del suo paese. In altri tempi era notissima la sua francofilia ; ma l'allontanamento dalle donne e da Parigi, pare, che lo abbia avvicinato alla Germania, colla quale il conflitto degli interessi inesorabilmente scoppierà tra non molto. Si afferma, infine, che l'antica passioue del giuoco si sia trasfol'mata in un interessamento straordinario per gli a.D'ari. Ciò clto sarebbe pericolosissimo perchè in tal caso in Chamberlain egli avrebbe bello e pronto il suo iwnio, il ministro che saprebbe interpetrarne e intensificarne la volontà. E allora la sterlinet divenuta la dea suprema degli anglo-sassoni, come ba riconosciuto lord Beresford, soffocherà prima la libertà dell'Inghilterra avvianùola dopo alla rovina. Noi facciamo voti ardentissimi, che Edoardo VII, coi fatti, mostri al più presto possibile che le suaccennate sono voci calunniose. Alla vigilia della battaglia. La battaglia non si prepara iu Cina o nell'Africa AÌ.1~ strale; ma a l\lontecitorio. Hanno voglia cli combattere tutti contro il Ministero per liberarlo dalla Croce del potere; i sottocapi, gli aspiranti al sottosegretariato - forse un centinaio! - sono i pi11 impazienti, percltò sanno cbe i posti disponibili saranno molti per sazia1·e le loro ambizioni. Su quale terreno si darà la battaglia 1 Naturalmente sui fatti di Genova, che furono già alquanto illustrati in Senato, provocando insoliti rumori tra i Maragliani più o meno sierosi. Ma i fatti di Genova non saranno che un pretesto. Ad ogni modo due terzi della Camera - meno. alcuni politici cli clestm - rimproverano all'on. Saracco cli avere ceiluto alla piazza consentendo la ricostituzione (!ella Camera del lavoro. E dire che furono i conservatori di Lombardia e di Genova, che esercitarono sul ministro lo maggiori pressioni per indurlo a cedere alla piwzzli, onde fare cessare lo sciopero onesto e pacifico che li danneggiava nella borsa! In fondo i conservatori della Camera e di fnori, non sanno perdonare al Presidente del Consiglio cli averli privati della voluttà cli farli assistere a qualche scena cli repressione sanguinosa. Che diamine! È dal 1898 che al popolo italiano non si fa un piccolo salasso. La pletora potrebbe fargli male. Non per nul!(l, alla falange forcaiola prosta il suo appoggio la sinistra clisoocitp!itci che iu nome del programma ùemocratico di una volta sostenne Pelloux: ecl ardo dal desiderio di sostenere il suo buttafuori, on. Sonnino. Nella falange è pars magna l'on. Baccelli, un clinico illustre che forse vorrà rimettere in onore la seno al del Douillaud del coup siir co_iip:··~';Estrema, la vera sinistrci, con a capo Zanardelli e G1ol1tt1 mvece potrebbero con ragione rimproverare al Sara?co la facile credenza prestata ad un prefetto ca- ~unmatore, _i cui intendimenti genuini anebbe dovuto mtrav_v~dere çlall'avvertimento di far tenere pronta la g!-1armg10ne cl~ ~lessandria; ancora di piì1 (lovrebbero nmproverargh 11 11011 avere sconiessa,to e punito il funzionario che lo aveva ingannato. Il farlo, oltre che un dovere sarebbe stato un atto di buona tattica: avrebbe spiegata e giustificata la pro81 b hOÌeCa Gino Bfanco pria condotta contraddittoria; mentre coi mezzi termini, colle parole equivoche ha fatto comprendere be· nis~imo che il Prefetto Garroni a,-e\Ta mentito per istra1)pargli l'autorizzazione a sciogliere la Camera del lavoro. E con ciò ha scontent:1to i conservatori senm rendere omaggio alla verith, e risollevare il principio cli autorità col proclamato rispetto alla legge. I conservatori, inoltre, gliene vogliono per le st,tfftlatc assestate in pieno viso aJle classi dirigenti fiacche, egoistiche, degenerate. Ma come si delineera,rno le parti a Moutecitorio? Le preYisioni in quello strano paese non sono possibili; mancano gli elementi per farle senza correre il rischio cli essere smentiti dai ('a,tti. L'atteggiamento dei reazionari di clestra, di centro e di sinistrn determinerà quello dei giolittiani e clei zanal'llelliani. E non è iml)robabile che la Estrema voti pel Ministero. Potn,bbe ricordarsi della vecchiarella, che piangeva per la morte · di Nerone per la paura del peggio ... La legge di difesa repubblicana in Francia. Sebbene sia sicura l'approvazione della legge, nessuno crede, però, che uguale maggioranza a quella di 383 voti ottenuta pel passaggio alla tliscussiooe degli art.icoli, ci sa• rà, nella votazione de fini ti va. Tutte le forze rnazionaJ:ic -- e non sono piccole -=-si coalizzeranno contro il ministero vValcleck-Rousseau; e se alcuni articoli non verranuo .modifica.ti anche alcuni liberali sinceri e non pochi socialisti potranno unirsi .a loro. Aggiungiamo: dovrch• lJoro uuirsi a loro. Infatti non crediamo che si possa e si deblJa approva.re l'articolo 2 che dice: « ogni associazione fondata sopra una causa od allo scopo d'oggetto illecito, contrario alle leggi, a.ll'orcline pubblico,ai buoni costumi, all'unit;L na:r,ionalc ed alla forma clel governo della republJlica è nulla e senza effetto. » E fanno male, male assai, i giornali repulJblicani e soci,tlisti italiani, che approntno i1.1oondiz1onatamente il di eguo cli legge francese, solo peruhè si tratta in (Jnesto momento di colpire il cleric,Llisrno. Con ciò essi danno prova di mantenersi fedeli a quell'anticlericalismo barbogio, a lJase cli violenza e di rettorica, che non giovò nè a loro, nè al paese. Approvando l'articolo 2 della legge francese essi giustificherebbero i reazionari più sfegatati di Pelloux, che domani verrebbero a proporre un articolo consimile per sopprimere tutte lo associazioni che danno fastidio al governo. Ed ha fotto bene L'Avanti! acl avvertire il pericolo. (Numero del 22 gen). L'flvcinti ! per lo a1Jpunto ha cousacrato alla legge \.Yaldeck-Row,seau un articolo, che troviamo bcllissi.rno, sebbene non in tutto sil1.mo coucordi in ciò cl1e scrivo sulla legge che cliiama rivoltt:<ionaria, ma che dal punto di vista cli ciò che già esiste 11oicrediamo conservatrice e di semplice difesa delle istituzioni rcpubblimtne. Noi che fummo tra i pochi, e tra i più decisi, nel lodare il Millerand quando entrò nel ministero \.\'aldeck-Rousseau, appunto perchò scorgemmo i gravi pe ricoli che correva la repubblica, non possiamo che compiacerci oggi vedendo che l'flvanti ! sia venuto alle stesse nostre conclusioni. Dobbiamo, però, dichiarare che poco ci affttla la nuova leggo contro le Cougrogazioni religiose per la sicurezza della repubblica. Anche spogliata dalla parte illiberale,che si annida nell'art. 2, noi crediamo insufficiente questa legge sino a tanto che la republJlica, accarezzerò, il boet constrictor, dol milita,rismo che potrebbe strozzare le libere istituzioni della Francia, ria,pren1lo il ciclo fatale ùelle cospirazioni, dolle sommosse, delle soppressioni, doli e rivoluzioni e delle 1·etLzioni che da 1111 secolo imperversa al di l,ì delle Alpi. Noi siamo di avviso che pc! n10monto, cla,ta la potenza economica raggiunta cfalle Congregar,ioni religiose o la imminenza del pericolo, il go,~erno tlcl la repubblica abbia il dil'itto e il dovere di difendersi contro ùi esse; ma crediamo del pari che la repnbbl ica non si può consol itlaro se non liberandosi rlal militarismo, e che il clericalismo non si debella clelìnitiva1ne11te colla violenza, ma colla libertà, coll'istru:done, col benessere delle massH che provoca.no le più gTandi correnti di opi11ione pubblica in farnro delle istituzioni che assicurnuo tali benefizii. Le normo che crntliarno bnone in casrLnostra, pensiamo che non debbano fallire tra, i vicini cogli opportL!ni te_mperamenti snggeriti tlallo speciali condi:doui d1 ogm paese, Nor.
RIVISTA POPOLAl:lE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 25 PERLAECONOMINA ZIONALE E PEL DAZIO SUL GRANO Propaganda contro propaganda, - Non pochi rirnpro,-cri mi sono stati indirizzati pel silenzio tenuto ncll:1. F?:ivistapopolcire sulla questione del dazio di entrata sui cereali. Gli uni hanno deplorato che io non abbia unito la mia voce a quelln, della nrnggioramm, dei devutati repubblicani, socialisti e radicali, che cloinand1tno l'abolir.ione completa del dazio; gli altri hanno trovato strano che dopo aver fatto palese l'animo mio iu favore del m:mteni,11ento di qncl dazio con diversi articoli pubblicati nella Nnova Antologici 11011'.Economista di l<'irenze, elin qualche giornale politico quotidiano, o con discorsi e con voti 1H:lla Camera ilei Deputati, abbia proprio taciuto in questa Rivistci, cui ho consacrato tutta la mia atti vi t:ì. intellettuale e la mia AncheFinali Socialista e protezionista. - Sin lla quando si conobbe che io ero convertito al protezionismo relativo, e inteso come io l'intendo, due autorevoli riviste: L'Econoinistci di Firenze e L'Economista d'Italia di Roma si mera,-igliarono e rn i punzecchiarono ... Come ! Socialistti... e prote.::ionista ? In verità 0011 c'era alcuna ragione cli meraviglia. Da Proudhon a Marx, i socialisti piit eminenti sostennero, con gran copia di argomenti, che protezionismo e liberismo dal punto cli vista del proletariato si equivalgono, e che sono contingenze del momento che possono volta a volta giovargli o nuocergli. Nel lato speci,ile del protezionismo agrario del resto, non mi sarei trovato solo nel campo socialista pi1ì an• tentico e piìt autorevole. Il. protezionismo in genero aveva trovato sostenitori nel Coogresso socialista tedesco di Amburgo nel 1899; (1) nel Congresso;di Magonza il protezionismo agrario o la guerra di tariffe specialmente contro gli!Stati Uniti ebberoj convinti sostenila posizionedel Generalissimo ( \ / ~ ··~ - ==:--z...::-· -~., . . -(t_ .. ,. •. - (.-==----.~-·:· ~ :,__ ~ ,.;--";\• -,,;;:-a., ~~•-•·:~-=~7j~;3c-J:r~~;-- I tre pii1 gagliardi sostegni del giovine Stato. (L'Uomo cli pietra cli Milano). energia morale. · 'l'acqui sinora qui? perchè sap~,-o di non potere svolgere l'argomento rn poche pag1u~ mentre di molte altre cose ero costretto ad occuparmi. Adesso, però, sento cl1e verrei meno a.l mi? dovere di cittadino e cli pubblicista, se non affrontassi l'arduo, lo spinoso problema con tutto il coraggio e cou tutta la sincerità che sono solito a mettere negli atti della mia vita. Urge contrapporre alla propaganda instan_ca~ bile elci pcirtiti popolari - cui si uniscono economisti liberisti e liberali, e perciò pili pericolosi, quali il Pa1;1-- taleoni, il De Viti De l\Iarco, il Giretti - per l'aboltzione del dazio sul grano, altra propaganda altrettanto sincera e non sospettabile d'interessato entusiasmo. Infatti contro i sostenitori del dazio, spesso s'invoca questa pregiudiziale: souo latifondi_sti, c_ui il t?rnaconto fa le veci di raaionarnento ! Per mia cl1sgrazrn contro di me non si pgtr:ì. movere l'obbiezione: sono un proletDrio autentico. BibliotecaGino Bianco Il terribile generale Kitchener si trova in una ben-penosa posizione: per difendersi sarà costretto a lasciare..... la preda. (Asino cli Roma). tori in Calwer - che fu il relatore sulla questione - Wollmar Davicl Max, Schippel. Trionfarono i liberisti nel 1899' e nel '1900; ma seubene incidentalmente, si deve tener conto delle diversità della motivazione liberista. Nel 189!) proYalsero critel'ii tli opportunità, svolti da Kautsky · la Germania, si disse, ha mggiunto tale sviluppo industriale _che oggi pitò S?ste!1ere la concorrenza e trovare g10vamento nel hbensmo : questo argomento 110n faceva una gdnza con quello cli. molti altri protezionisti del mio stampo .. Nel. l~00 s1 condannò il protezionismo in nome dei prmc1p1 e_ delle teorie astratte, e con particolarità, e rol loro sohto ca~ (I) Per altri precedenti dai .co,ngressi socia!is~i nel , senso suaccennato leggasi l'srticolo d1 Sarrante : Socialisme d opposition, socialisme de gouvernement et lutte de classe nella Revue Socialiste. Gennaio 1901.
26 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ore, da Rosa Luxembourg e da Bebel, in nome della solidarietà internazionale. (1) A tutti fa piacere il trovarsi in molti a sostenere una idea ; deve farne non poco a me nella questione speciale, dato il fascino che in questo quarto d'ora esercita la qualifica di socialista, il trovarmi nella buona compagnia di alcuni autentici sociaJisti tetleschi. Del resto, se mi trovassi solo - e non mi mancano compagni nell'Estrema italiana: a suo tempo si vedr:\ - non mi scoraggerei e uou rinunzierei a quella che a me sembra la verità. E la verità si ò che nel u10111ontoattuale, pur aspirando ad ulteriori progressi morali e sociali, ed all'allargamento del circolo della solidariet1\ sino a comprendervi tutta l'umanità, l'interesse nazionale primeggia e si sovrappone a quello internazionale. Peroiò, con Calwer t, con Vollmar, non mi preoccupo delle conseguenze che il regime doganale italiano avrebbe sui lavoratori degli Stati Uniti o dell"Argentiua; ma su quelle che avrebbe sulle masse lavorntrici e sull'economia pubblica dell'Italia. Diii punto di vista generalo, poi, mi sembra che il protezionismo si debba accordare maggiormente col socialismo, che ammette l'intervento dei poteri pubblici per regolare meglio le manifestazioni sociali e non n1ole abbandonarle all'anarchico dominio della. formula. liberista : laissez fairo, lciissez passer. Con ragione perciò un liberista convinto, il Giretti, scrh0 eva che : i protezionisti agrari ed industriali non sono logici nè coerenti alle loro idee quando si oppongono alle ri venclicazioni del partito socialista, e rifiutano al governo il diritto di fissare per legge il salario degli operai o le condizioni in cui il lavoro deve venire eseguito ,. (Contro il dazio stil grcmo. Nel Gionuile clegli .Ecpnoinisti ottobre l900J. Io comprendo perfettamente l'ardore di Panta.leoni, di Pareto, cli Giretti nel combattere il dazio sul grano in nome della loro prediletta dottrina liberista; non mi spiego l'entusiasmo dei socialisti italiani nell'adoperare quelli argomenti che in ogni occasione essi sono costretti a proclamare sofistici e dannosi al prul11tariato. D'altronde mi costa anotie ben poca (iitica il mettere d'accordo il mio socialismo col mio protezionismo. Sono un socialista a ruodo mio un socialistoide come mi chiamavano i marxisti italiitni per cnnzouarmi, prima cli cliventare socialistoicli più arrabbiati di me. Aggiungo, che sono un socialistoicle, perchè da antico discepolo od amico-di Giuseppe i\lazzini, sono condnto che l'elemento politico non debba mai trascurarsi; che il presente ed il futuro prossimo si debbano tenel'0 in maggior conto del futuro remoto; che per raggiungere una mèta lontana, in conformità del sano e,·oluzionismo, si devono percorrere gli stadi intermedi. Qui c'ò del Bernstein; ma per parte mia l'ho sostenuto sin dal 1878. Infine Gh1sep1le Mazzini, che bollò l'economismo inglese della Scuola di ì\Ia.nchester come immorale ed egoistico, ammetteva l'intervenzioni8ino dello Stato per correggere e cliL"igerele manifestazioni sociali e l'insieme delle dottrine, che costituiscono il social-isnio cli Stcito, discreditato giustamente uella sua denominazione dalla sovrapposizione imperialista e militarista. Mazzini respingeva siuanco l'applicazione del lciisse:: fciire, lciissc·:: pcisser nella politica internazionale; e perciò ebbe parole di fuoco contro la teoria del non intervento, che pur fu lodata da sinceri democratici. Ai giovani repubblicani italiani, che vogliono conti• nual'0 a tenersi nel campo della rettorica e delle astrazioui e che vagheggiano la solidarietà di tiitte le libertà, oonfouclendo libertà economica e libertà politica, per guarirueli - se pure i fatti valgono a liberare dalle fissazioni - ricorderò parecchie cose. X el Belgio i liberisti dell'economia sono i olericali reazionari della politica; in Inghilterra liberi mo doganale e libertà politica, stanno a braccetto col più energico e fecondo intervenzionismo sociale; Xapoleoue IH - l'eroe del 2 dicembre - fu l'amico di Cobden e il più entusiastico ed efficace cooperatore pc! trionfo clfll liberismo doganale; negli Stati Uniti i repul.Jblicani rlel Kord, che seguirono Lincoln e dettero la libertà ai Negri, erano e sono pat·tigiani del protezionismo; gli schiavisti del (I) Mi sono valso pel congresso del H!OO del sunto delle discussioni fatto de Milbaud nella Revue Socialiste (dicembre 190J). Per quello del 1899 ho avuto il resoconto ufficiale. BibliotecaGtnoBianco Sud, che fecero la guerre, di Secessione, erano i grandi sostenitori del libero scambio. Potrei enumerare altri casi; ma temo, che nou riuscirebbero a conYiucere i miei cari amici politici ed avversari economioi. I quali serbano a loro stessi la, gloria, di 1·ealizmre la soliclariet,\ tra. tutte le libertà quando avranno io mano la repubblica. E non nego la bontà della loro intenzione; ma ho gra,n paurn, però, che a forza cli mantenersi sul terreno del dottrinarismo, elio a. me sembri~ deplorevole, a.nzichè avvicinare l'avvento della repubblica, lo allontaneranno. L"ideale. La misura del protezionismo. La pena del taglione. - L'ideale, e bellissimo, non c'è dubbio, sarebbe quello cli mettflre in armonia perfetta tutte le liberti\; l'idealo nei rapporti e negli scambi tra le nazioni !larebbe quello « di un regime economico inter- <I nazionale che lasciasse acl ogni paese la facoltà di « consacrnrsi esclusivamente alla produzione delle mer- <I canzie più adatte al proprio cli1na e al proprio « suolo colle attitudini speciali dei suoi abitanti e che « gli permetta di scambiare liberamente queste mer- << canzie - prodotte al più basso prezzo - con quelle, « che le altre nazioni potrebbero fabbricare col minimo « di lavoro e cli spesa (:J.'lto1·y) ». Ecco l'ideale. Ma la realtà 'I Nellr~ realtà non siamo liberi sempre di scegliere la nostra linea di condotta: vivendo nel consorzio sociale e internazionale, it11lividui o collettività, uon banno ln, completa facoltà clell"auto-cletenuinazioue. La loro aziono vien quasi sempre determinata dall'azione degli altri con oci. Pi11 r,he azione è riazione. Ora sul terreno della politica doganale può tlarsi, che una nazione possa credere utile a sè - e potrà. anche ingannarsi - la protezione di un ramo di attività economica minacciato e già esistente, o la creazione di tutta una nuova industria. e, e quanto giustificata la condotta di una nazioue, che agisca iu silfattaguisa, lascia.molo cliro acl un autorevolissimo sostenitore dP,l libero scau1bio, a Bastable: « Bastable, dice un suo t.racluttore, nel '.l'!te Gonimercc « of Yation.,;, accorda un gran posto all'idea che la pro- « tezione è mon1entaneameute legittima per venire i11 « aiuto dei protluttori dura,nte una grave crisi della « loro iudustt-ia. Indicando lo cause della elevazione te delle tar.ifle nella nostra epoca, egli segnala come « una delle principali, la crisi agraria causata in Eu- « ropa dallo sviluppo dei paesi Jtuovi. - 11 valita.ggio « di questo sviluppo pei consumatori è innegabile, ma « la perdita immediata poi produttori è grande del « pari. Le classi agricole, particolarmeuto, hanno visto « lo loro torrn o i loro capitali subil'e un deprezzamento « che li ha messi iu serie difficoltù, .. In una grnncle « nazione moderna uon bisogna sperare che la prodn- « zione si aggiusti imme11iatameute ai cambiamenti « economici; ora senza nn aggiustamento rapido, dei « danni av,'engono inevit:ibilmente ... I danni che una « perturbazione improvvisa clellfl condizioni economiche " cagiona, sono sì grnvi ch'essi l)Osso110produrre disor- < <lini politici e sociali, e lo Stato può a,-ero ragione « t!"iuterveniro per p1·olu11garo il periodo di trasfonna- « zione. Present<tto in q1ieatonioclo Cuso della protezione ,1 apparisce completamente giustifleato ». Sia anche il caso della protezione del tutto ingiustificabile: di quella protezione che mira alla. creazione d'iuclustrie 11110,·e,che se a,rà potuto essere elettorale colle acciaierie di Terni e coi cotonifici in Italia, non sarà stata certamente tale in Russia, dove si esplica in proporzioni gigantesche e dove mancano gli elettori. Ebbene: cosa faranno gli alti-i Stati dinanzi a questa protezione, che viene a danneggiarli1 Una cosa semplicissima: si difenderanno. Se non si clif'eudono l'Inghilterra, il Belgio, l"Olauda, ciò avviene per motivi a loro particolari, che saranno esaminati. Certamente la guerra è detestal.Jile; e a me desta un profondo orrore; ma non saprei mai condannare una guerra di fonsi rn. Soltanto Cristo potè consigliare di porgere l'altra guancia a chi lta dato uno schiaffo in una; solamente 'l'ol~toi può suggerire cli non opporre alcuna resistenza alla violenza, di la0 ciarsi ammazzare pur di non ammazzare. Cotesti saranno precetti sublimi ma appunto perchè divini non saranno mai adottati dagli uomini. Ciò ch'è della guerra guerreggiata è per
RIVlS'IA. POPOLARE Dl POI,fTlCA. LETTERE E SClENZE SOClALl 27 lo appunto <lolla guerra economica :t colpi cli tariffo. Chi vuol vivere ha bisogno di difendersi e di reagire contro le offese. Donde il carattere odierno cli certe tariffe dall'on. Luigi Luzzatti lucidamente delineato nella, relctzione alle Tariffe doganali del 1887: « Oramai « la pena del taglione regola i rapporti iuternazion,1,li « del traffico e non fu colpa dell'Italia, indulgente e e, mito anche in ciò; m1t è 1rnll'esempio altrni che il go- « Yemo nostro fu costretto a pensare per la prima Yolta " noi provvedimenti doganali l'art. 2 contenuto nel « presente disegno di hlg-ge, il qual<, per esprimerci • con llarola durissima, introduce i dazi di ritorsioue, « che si po sono commentare così: ottenere la facolt,ì. « d'infliggere ai prodotti degli altri popoli per atti a: pronti e fulminei, immuni dalle lentezze parlarnen- « tari, la stessa somma di mali e di ostal'oli che offencr dono i nostri traffici ». Perciò il liberismo ri:.?Hinel'ideale; la protezione diYenta un espediente talora necessario, indi pensabile. E la protezione può servire come arma per costringere i membri del consorzio internazionale ad adottare il libero scambio non sulla base teorica dottl"inale, ma sull'altra pratica etl efficace ùol do iit clcs. Così ciù che ironicamente si disse di Calwcr, - volere arrivare al liberismo per la via lu1Jga e tortuosa del protezionismo - non è che la pnrn e semplice verit:ì. Chi prende la via diretta, la Yia mae~tra dei p'rincipi, noi consorzio delle nazioni si tro,·a come in un marché de dii1Jes. « glio clella de6ciouz1t mondiale clel raccolto dei cereali; « cho non volle tenor conto del rincari mento neces- « sa,rio, che doveva sogni.re lo scoppio clella guerm ,, ispano-americana, e che clo,eva aggravare notevoll< meute le conseguenze disastrose del primo fenomeno. « La responsabilità del Ministero Di Ruclinì era tanto <I maggiore in qn:rnto che dal luglio '97 al gennaio e « al 11u,rzo '98 ebbe avvertimenti solenni e precisi su <1 (]nello elle poteva avvenire ed avvenne, clalla stampa, « dai prefetti, dal Parlamento ». Così scrissi nella N1iovci Antoloqia nell'ottobre ùel 1898 dopo la sanguinosa bu fora del maggio; in analoghi sensi mi oro espresso nella Zeit di Vienna, nella Beviie Socictl'iste di Parigi prima dei tumulti, che furono da me facilmente previsti e preannun,dati. E' chiaro: qnauclo il prezzo del grano si eleva al di là dell'orcliuario si devo in tutto o in parte sospendere il dazio di entrata. Ciò si deve per sentimento umanitario e per ragione politica. Sarebbe cosa scellerata vedere le popolazioni sottoposte al tormento della fame; quando c'ò il mozzo cli eliminare o di attenuare il male, sarebbe imprudente, impolitico che i governanti per la loro ostinazione provocassero tt1multi, sommosse che si sa come cominciano e non si sa mai come finiscono. La maggior parte delle l'ÌYOluzioni ebbero a primo mo- ,ente una crisi annonaria: classica quella del 1789. Questo pericolo clei tumulti che possono terminaro in rivoluzione non può nemmeno affrontarsi in nome Al Transvaal I \ ____ Generale inglese (leggendo la Bibbia): « Tu non ucciderai )>••• Basta! Leggeremo ciò quando saremo tornati. Per quale altra via si può arrivare al libera• lismo in fatto di dazio sul grano, - La guerra di tariffe, adunque, può a,viaro al lil,eralismo relativo. Infatti, quando tutti saranno armati, la prnteziono di Yenuta generale si neutrnlizza nei suoi effetti, e gl'interessati si vedranno costretti 11, venire ad accordi per ottenere più economicamente e con maggiori vantaggi per tutti, gli stessi risultati che si ottengono colla guerra di tm·iffe. Ci può essere il caso, in cui una nazione, anche restando le altre armate e pronto all'offesa, possa tro,·are la convenienza o debba sentire il do\'ere <lidisarmare. Pe1· la conve1tienza vedremo tra breve ci<> che fa l'Inghilterra; in quanto al dovere Stlppiamo, vurtroppo, ciò elle non feco l'Italia. Il dovere di abolire ogni dazio di entrata s'i111poue allorquanclo c'è deficienza di un cfato genere e per la deficienza soffre la col letti vità. E' categorico il dovere quando si tratta di un genere cli prima necessità: ad esempio il grano, elle costituisce la base dell'alimentazione dei popoli ci vili. Perciò « fu evidente, enorme, « imperdonabile l'impreveggenza del Ministero Di Ru- « dinì, che non si dette per inteso sin dal mese di luBibliotecaGino Bianco (L'lmpartial de Z' Est). dello interesse dell'erario: anche rimanendo nei limiti del tumulto, facilmente represso, la protesta clella fame produco tali perdite dirette e inclirotte per la finanza pubblica, tla superare la perdita che si sarebbe avuta colla sospensione del dazio di entrata. E lo sa il ministro clel Tesoro del Regno !l'Italia, che ha potuto valutare al giusto la cocciutaggine dei governanti del 1898 ! i\Ia chi e qiumdo devono consicrliare o imporre la riduzione o la sospensione totale del clazio di entrata sui cereali 1 Eccoci dinanzi a criteri incerti, indeterminati, .:ubitrari - clicono i liberalisti - che non si possono eliminare se non lasciando libero il giuoco alla legge, dell'offerta e della domanda. Dinanzi al tri,st, che comincia a giganteggiare, e elle è destinato ad un maggiore s,·iluppo, impallidisce di molto l'artificiale splendore del priucipio fondamentale dell'economia ortodossa; ma non essendo questa una discussione teorica e generale la terrò nei limiti suoi designando chi e qiianclo deve abolire o sospendere il dazio sui cereali. Chi de,e sospenderlo è chiaro: il governo. Potrà farlo
28 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI per Decreto reale, toJ!liendo a tJuest'ultimo l'odiosità e l'illegalità dei Decreti-legge, coll'ottenere la previa autorizzazione a farlo dal Parlamento. A ciò mirava saviamente l'articolo 2° del Disegno di legge presentato d<\gli onorevoli Sonnino e Boselli il 21 febbraio 1894 e che diceva : <I È data .facoltà cli sospenclere con decreto « reale l'applicazione degli aitmenti cli cilc1mi dazi in- <I scritti nella tar{(Tcigenemle per le dogcme appi·ovati « coll'articolo prececlente, quando il prezzo clcl frumento « nel porto di Genova e cli Napoli sitperi per oltre un « 1nese L. 19 per ogni quintale ». Aggiungo che l'itengo preferibile la dizione proposta dalla Commissione parlamentare e dal suo relatore Vacchelli ch'è la seguente: « È datn facoltà di mode- « rare e sospendere pe1· decreto rea.le l 'applicci,::ionedegli cc amnenti di alcuni dazi approvciti con l'cirticolo prece- < dente quando la media del prezzo del .frnmento nei prin- <I cipali mercati nazioncili snperi per un mese le L. 25 « al qitintale ». E con ciò nelle grandi linee ecco designato il quando. Obbiettano i liberisti che questo prezzo di L. 25 rimane sempre arbitrario: il prezzo di costo in un punto può essere tale che le· L. 25 lascino un largo profitto .11 coltivatore; in un altro sarà insufficiente. La risposta è ovvia: si proced~ per grandi medie e non si può provvedere mai nella, fenomenologia politico-sociale ai singoli casi e al minor numero cli essi. Che il prezzo di 25 lire al quintale in media sia oggi ritenuto rimuneratore risulta da innumerevoli test,imonianze. Però confesso che il limite imposto da quell'articolo, che fu ritirato inopportunamente coll'accordo del governo e della Commissione, mi sembra ancora troppo rigido. Può il prezzo del grano superare le L. 25 senza cl1e ci sia il menomo malessere nella popola.zione; può trovarsi al disotto, ed anche di molto, e<l essere,.massirna la sofferenza delle masse. Il be11essere o la sofferenza non risultano dal semplice prezzo del grano; ma a11che da quello degli altri generi e sopratutto dalla domanda di lavoro e dal livello dei salari. Perciò da parte mia sarei ben disposto a dare più ampia facoltà al governo e non imporgli il prezzo-limite nell'autorizzazione per sospendere il dazio. Rincalzano i liberisti, cui si uniscono quanti nutrono istintiva antipatia o diffidenza per l'ente governo: della facoltcì si abusercì o per ignoranze, o per (lisonestà. I govenicmti o non si accorgeranno clelmalessere o si farcinno complici di losche spcciilazioni. Ebbene: dato che i nostri governanti debbano essere sempre o inetti o disonesti - e credo di pii't alla inet• titudine che alla disone~tà - quali quelli che /Lbbiamo avuto per lunga serie di anni, 11011 saranno questi soli i guai che si scaraventeranno sull'Italia. I disastri bancari, le spedizioni africane e cinesi, la :triplice e gli armamenti, la politica tributaria, i tumulti del 1893-9-1 e del l 898 souo stati la conseguenza della pessima qualità dei nostri govemanti, i quali, quando ciò fece loro comodo si presero ben altre facoltà che non siano quelle che dovrebbe loro accordare in fol'Jl1a legale un articolo simile a queJlo in discussione. Supponendoli dotati del tatto, del fiuto, di cui - come i buoni cani da caccia - non dovrebbero mancare, i governanti dovrebbero sapere quando occorre sospendere il dazio. Governanti che non sanno riconoscere il malessere dei governati sono indegni di occupare il posto che occupano. Può chi non conosce la febbre curare un ammalato di tifo 1 Aggiungasi che l'opera dei governanti sarà frenata, corretta, stimolata con una buona, legge sulla responsabilità ministeriale, con un parlamento vigile e cosciente dei suoi diritti e doveri, con una opinione pubblica Yigorosa, che domini governo e parlamento e cl10 possa formarsi ed esplicarsi liberamente. L'interesse economico e l'interesse finanziario consigliano il dazio sul grano. - Non cade dubbio sulla prima parte di questa affermazione. Che i ministri delle finanze e del tesoro affermino che attualmente non solo l'ipotetico pareggio, ma anche tutto il bilancio dello Stato andrebbe a gambe in aria, coll'abolizione del dazio sul grano si capisce. Essi, però, potrebbero essere troppo preoccupati di un lato solo del grande problema economico-finanziario, del così detto pareggio aritmetico nel bilancio dello Stato, BibliotecaGino Bianco e potrebbero· non accorgersi del danno della economia nazionale. E' innegabile, però, che i due termini del problema, pareggio (l.)·itmetico ed economia nazioiwle, agiscono e reagi:scono reciprocamente l'uno fsnll'altro. Perciò non può darsi ragione intiera nè al Sonnino, che mira esclusiva.mente al primo, nè ai finanzieri allegri come li chiamò il Rubini, e per lui l'Economista tl' Italia, che guardano con indifferenza al possibile riapparire del deficit, pur di far prosperare l'economia nazionale. Questi allegri finanzieri consigliano debiti, consumo di patrimonio, sgraYi tributarì ed aumento di spese per laYOri pubblici e per conquiste coloniali specialmente. ln grande maggiorauz:i essi militauo sotto la bandiera della megalomania e non si sa comprend_ere, però, come possano trovarsi d'accordo col Sonnino. Certo è che i due lati del problema preponderano temporaneamente e separatamente in certi dati momenti; ccl ò del pari innegabile che in questo quarto d'ora le esigenze del bilancio dello Stato s'impougono. Gli argomenti in favore di un tal modo di ,edere sono tanto evidenti, che una riYista delJe più competenti, e che in Italia si può considerare come il più antico alfiere del liberismo, l'Economista di Firenze, riconosce che non si può consigliare allo Stato di rin unziare da un giorno all'altro ai trenta milioni circa all'anno che in media dal 18!H al JS99 ba ricavato dal dazio sul grano. Perchè, poi, l'abolizione non arrechi un gniYe perturbameuto all'economia agraria, consiglia clie l'abolizione sia graduale: di dieci lire per tonnellata in ogni anuo per sei anni di seguito J)er lasciarlo a sole lire 15 com'era prima del 1887. (N. dell'8 luglio 1901)). Cotesta non è piccola concessione da parte dell'Economistci. In tal guisa viene a riconoscere l'importauza economica attuale del dazio. Per parte mia, però, non esito a dichiarare che mentre ritengo pericoloso il manteni mento del dozio per motivi finanziari, credo che esso debba mantenersi esclusivame11te per ragioni econemiclie. Ritengo assai pericoloso per la finanza dello Stato, che si faccia assegnamento sul prodotto del dazio sul grano per lo equilibrio stabilo del bilancio, come dimostrai nel Problema Jinan~iario italiano: tale assegnamento dichiarai tragico; e ritengo del pari, come accennai nel criticare gli articoli ottimistici del senatore Ca11b1ray Digny sulle condizioni della nostra finanza, che il pareggio non si potnì ritenere saldo e definitivo se non quando si potrà fare a meno di considerare come indispensabile pel bilancio il prodotto del dazio suddetto. Perciò ritengo che il dazio debba mantenersi nello interesse della economia nazionale e delle classi agricolo spccialn1ente; ma il prodotto del medesimo non debba mai essere considerato come un elemento indispensabile dello equilibrio stabile clel bilancio dello Stato. Il dazio sul grano non rappresenta un semplice Interesse regionale. - Affermato - e la dimostrnzione san\ fatta gradatamente - che il cfazio snl grano nelle attuali condizioni tlella concorrenza estera cleblia mantenersi nello interesse tlella economia nazionale e dei lavoratori della tiwra, bisogna sfatare un pregindizio radicato in Italia e cioè: clte l'interesse è regionale e non italùmo, e precismnente è l'interesse del Mezzogiorno e clella Sicilia. <I Sono i baroni siciliani; sono i latifon- « disti del Mezzogiorno che hanno voluto il dazio sul « grano per assicurare a sè stessi il reddito straordi- <I nario della terra! Sono essi gli affamatori clel popolo, « che ebbero la loro offa in tale dazio per consentire « la tariffa protezionista del 1887 ! ». Queste inesattezze - è la, parola piì1 benevola che si ])()SSaadoperare - repubblicani e socialisti settentrionali le hanno promulgate con tanta insistenza e con tanta sincerità, che oramai sembrano degli assiomi, di cui non si dubita nemmeno in Sicilia e nel ·Mezzogiorno, dove doYrebbero essere meglio conosciuti uomini e cose. Gli agricoltori Settentrionali, che non sono minchioni, ridendo sotto i baffi della minchionaggine altrui, hanno lasci~to correre la panzana perchè a loro - e nessuno può nm1n·overarli - riusciva comodo partecipare ai benefizi del cbzio riversandone sugli altri l'odiosità. . Vedremo clii siano i responsabili clell'esacerbamento
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