20 RIVISTA POPOLAHE DI POLITICA LETTERE E SClENZE SOCIALI He11ry Beranger: li genio della Francia llalle sue origini (1). Non basta proclamare, come dicono i Nazionali~ti, che una patria si fonda sulla • Terra e sui Morti )> ma bisogna dire ciò clte è questa terra e quali sono questi morti. I nazionalisti puri hanno il feticismo per la patria, come altri l'hanno per la famiglia o l'esercito. Per essi tutto ciò che è na;;,ionale è sacro, tutto, anche il furto, l'assassinio. La nazione non può ingannarsi precisamente come il papa, o come sette ufficiali. Conclusione. La guerra degli Albigesi, le stragi di S. Barthélén1y, la re,·ocazione dell'Editto di Nantes. il Ter• rore, Sedan, la. Comune, sono dai ricordi che anicchiscono la definizione della Francia. Isabella di Baviera, Enrico II[ e Lnigi XV e le loro amanti, sono dei fondatori della Patria francese. Carlo IX, figlio di un itaÙana, ha fatto beno a massacrare gli ugonotti francesi; Luigi XIV, figlio di nna spagnola, ba fatto bene a saccheggiare l'Olanda e il Palatinato; Napoleone, marito di un'austriaca, ha fatto bene ad affogare l'Europa nel sangue. Viva la Francia! L'assurdità selvaggia cli questo ragionamento non è evidente 1 Come! lo spirito critico che non si è taciuto dinanzi a Dio, si tacerebbe dinanzi alle nazioni 1 A che ci servirebbe allora di dirci nomini liberi e civilH Il rispetto del passato non clistrngge l'obbligo per ciascuno di giudicare eeguendo la giustizia, di agire secondo la verità. Vi sono delle eredità che si accettl\no con beneficio di inventario. Il primo argomento dei nazionalisti è quello delle origini. Secondo essi, se noi siamo una nazione- militare, cattolica o ces11rea, è porchè noi Rinrno latini. L:i Gallia, conquistatii da Cesare, s'è romanizza,ta al punto da esser diventata, sotto gl'imperatori piì1 romana di Roma. stessa. La, lingua, le istituzio11i, lo spirito militare, la religione, tutto ciò da noi è latino. Ferdinando Brunetière nel Disco1irs de GornbCtt( pag. 250-272) su ')110· 1Staaffermazione ci lrn inflitta tutta u11a conferenw. Bisognerebbe vedere se il ge11io latino più che il greco o il gernw11ico abLia mirat,o all'unil·ersalità, o se. al con• trario, non aLLia rispettato in ciascun popolo le sue particolari abitua i 11i. )[a sia ammesso: però ò poi Ye1·0che il genio francese si confonda integrnlme11tt1 col ge11io latino t Il fatto che i nostri antenati si sono ,-ssimi lati, a loro modo, una lingua o delle istit11zio11i,imposte con la forza, prova forse che il carattere interiore <li qu(•st,i nostri antenati si si:t cancellato dinanzi al carat.to1e romano'/ Si supJ orreube così pr110,·ata una cosa cho fii doveva pruoyare: no11 si il dimostrato che J'indivi1l11:1lismo immagiuativo <lei Celi-i e l'iuclividualis1no attivo dei Ga,Jli, questi dne autichi ledti del genio francese, gieno disparsi dirrnnzi alla romanizzazione i111perialo o aieno din1inuit,i a causa d'essa. Secondo i dati della scienza il fol1llo attuale dell:i rnzz,i francese è celtico con dei forti miRcngli i-iunovati cli sangue germanico (Gallesi, .l!'rnncbi, Konnarrni) e un elemento importaute di sangue mediterraneo (Greci, Latini, Semiti, Arnbi). In questo vasto miscnglio i Latini, propriamente detti, rappresentano forse l' t pe1· mille, e Roma non ha dun,1ue esercitato sul genio fran- (I) L'articolo nell'in11ieme belli111i mo di Berenger che noi abbiamo ben volenti eri largamente riaseun to, brucia il euo granello d'incenso alla raua superiore germanica alta, bionda, dolicocefola. Ma lo scrittore si veùe che non è molto al cor1·ente degli studi moderni antropologici. Ricorra a Vacher De Lapouge che sostiene la superiorità di quella razza, e saprà che i mperiori in Francia sono forse meno cli quelli ch·egli chiama latini, ma che come rana non si possono distinguere dai mediterrCtnei. il Lapouge chiama i celti, di cui si mo• stra entusiasta il Berenger marchands de morrons. Ciò nonoalante noi crediamo al genio della Francia ....; ma non credia~o al romanzo antropologico. N. d. R. Biblioteca Gino Bianco cese che una influenza intellettuale e militare; ma la ><ensibilità, il carattere, l'istinto di questo geuio sono celti e germanici, vale a diro nel fondo opposti alla sensibilità latina, al carattere latino, ali' istinto latino. Degli spiriti molto distinti banno sostenuto che la combinazione delle razze in una nazione finisce con una assenza di razze. Noi non possiamo accettare intieramente questa tesi. Come in chimica la combinazione di parecchie soskiuze non crea il niente, ma un composto più esplosivo, più energico, o così in biologia la combina,zione del sangue e del sego è superiore agli elementi primi che racchiude, uoi crediamo puro che i miscugli ed incrocia menti di razze raggiungano dei tipi originali ed incomparabili. Intanto la maggior parte dei geni individuali della filosofia francese sono celtici. Dopo i Celti, sono i Gernrnnici che hanno cl11posto maggiore semenza e fermenti nell'energia francese: Gala ti Gallesi, Germani, Fra11chi, Visigoti, Burgundi, Longobardi, Svevi, Sassoni, Normanni, Norvegesi. L'individualismo energico dei Gallesi venne a corrogere felicemente ciò che si era di un po' contemplativo nell'individualismo celto. L'uomo del Nord è un con')uistatore d'azione, come il Celtico è un avventuriero del sogno. Allorquando l'uomo del Nord è intero come nelle razze anglo-sassoni, il suo genio finisce in un individualismo Lrutale e dominatore; ma allor')uando è misto in piccole dosi in un largo fondo celtico, dà qnell'eroismo leale, quello « sla.ncio francese ", il valore della forza a servizio del diritto, che Orlando, llaiardo, San Luigi, Giovanna. d'Arco, Vanban, Hoche, ~larcean, Chanv.y, Faidherbe incarnarono t,uito volte nel corso doi secoli, nella storia nazionale. La libert,\ è la trn,li;,:ione clel · gouio francese, Essa fermenta'"a nel sangue i11<1i,·iclnalista dei Cclto Germa11ici. Essa corse-, nelle Yc11e <lella nazione, contro il Papato e i ~noi 1no11aci, co11tro i Ces.iri e i loro eserciti. Per qnindici secoli. ness1111 llispotisn10 di dog11,a o di spada, 11011 la polè agghiacciare 11el cnore dd popolo. Es,a palpitè, 1101 pe11,;iero <lei filo ofi, nella pnrola drgli oratori, nella m11siea <l,·i poeti. La lihert,iì,, questa, in,ìornahile ri ,·ol11zio11aria creò i Diritti tlul l' Uon10, e afferma oggi 1'[11tlid,J110 liuero o rcsponsahile nella Sociotù gin-;t.a e fraterna. Qnesta liuert,\ la Frn11cia non la Ylllle solo per sè, ma por tntt,i gli nomini: attitudine contagiosa ,lo! gonio francese, che 110 fa l'eterno missionario de1l'i1lm1J1,urna110. ì\Ia la, libort,ì. non è solt,anto la re.-;pira.zione <lolla giustizia,: essa è l'ala sublime conquistata tlallo spit'it.o por ~lanciarsi pii1 alto. vorso l'Infi11ito. Avve11fnrieri ,lell'iileale, dopo venti se· coli di prngre~so, noi auliinmo n.ncnra sullo nost.re te• ste il si 11b1olo della razrn: la lodo letta ri Yoluzionaria. Ess,t gettor,ì pnr nna volt,a a11cor:1 :igli nomi11i futuri l'otel'IJO grido ,l'azione <lolla Francia: Verso lii /ne<\per lti libertà. (Recne des Revues - 1° gennaio). I giornalisti giapponesi e le crudeltà in China. - Due gior• 1rnlisti giapponesi i signori Taguchi e 'l'suboi, di ritorno da Pochino, hannQ formulate accuse precise per le crudeltà commesse dallo truppe russe e francesi (1) in China. La riunione della Dnshy-Kislca (l'associazione dei giornalisti di Tokio) dopo aver esaminati i rapporti dei due giornalisti, ha deciRo all'nnnnimità, di far distribuire alla stampa internazionale la seguente risoluzione: < La Doshy-Kislw, avendo constata,to che i delitti ([ comme1<si in China dalle truppe russe e francesi sono < una sfida ai principi di umanit:ì, ha deciso cli ricltia- < mare l'attenzione del mondo civillizzato sul suo ver- < eletto >. ('l'e11chijin di Tokio). ( 1) S0Jt9nfo le russe e le francesi1 N. d. R. 011. Dr. Napn1enne Colajrmm proprietario.direttore-respons,bile Roma, Tip. l. Ar-tero, Piazza Montecitor10, 124- 25
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