RIVISPTOAPOLAR DI POLl1ÌICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Anno VII. - N. I Abbonamento pol'ltale Roma, 15Gennaio1901 GHAvvenim,engtiliUomini Il Miniatero Saracco. - Fu imposto dalle circostanze fatali e dalle condizioni J)arlamentari. Nè i liberali, uè i conservatori - dato che a l\Iontecitorio ci fossero partiti che tali sinceramente potessero denominarsi - potevano raccogliere la triste eredità lasciata dal generale Pelloux e trovarvi una qualsiasi ruaggioranza. S'impose Saracco - e nella nostra Rivista fu preconizzato sin dal marzo scorso come un'elerezza dai più coraggiosi uomini del Parlaruento. Essi non sanno forse, forse non possono, uscire dal circolo vizioso in cui si sono posti i nostri uomini di governo con una lunga serie di errori. Si riconosce da un lato urgente la riforma tributaria; ma la si rende impossibile dall'altro canto non volendo, o nou potendo, diminuire le 11pesemilitari. Iu questo contrasto tragico stanno i fattori della lllassima incertezza ed anche del massimo pericolo della situazione presente. Il grande miniatero. - Intanto i giornali e i fre• queutatori di Montecitorio si sono sbizzarriti ad almanaccare sulla formazione del grande milli,tero, che domento neutro, che dava un minimo di garanzia, e ai liberali e ai conservatori. E sarebbe ingiusti zia negan, che fu una fortuna pel paese che a capo del goveru o si fosse trovato il famoso mangiatore di noci di Acqui all'epoca del delitto di l\fonza: con un altro uomo forse, dopo appena duo mesi di tregua, l'ltalia sarebbe stata ricacciata nello convulsioni reazionarie. L'Estrmiia Sinistrn, pii1 che gli altri partiti, non pstan te i suoi 1m turali brontolii e le sue giustificate proteste, è conscia del g:·anrle servizio reso al paese dal ministero Saracco che ba risparmiato una re· crudescenza reazionaria; e lo ha mostrato con una aspett,ati va ch'è stata pii1 benevola che con altri ministeri ehe fnrono larghi <li promesse al loro nascere. Il contegno assunto iu Liguria - dove dando torto al Garroni, venne rinforzato il vero principio di autorità che dev'Assere basato snl ri~petto delle leggi -- ha provato che l'attuale Presidente del Pel nuovosecolo vrebbe comprendere tutti'gl uomini eminenti - da D Rudini, attraverso a Lnzzatti e Sonnino, sino a Giolitt,i, 7,anardelli e Sacchi. Più che un gmncle mini• stero questo sarebbe per lo meno una gabbia di 1J1atti furiosi, i quali, per q11a11to ammansati ed educati ,fa circ:t ,·cuti anni di deleterio trasfonnii1no, nella prima riunione del Consiglio dei mi11istri in cui si dovrehho abbozzare il programma di governo, finirebbero coll'ac cappigliarsi così 111:1leduttume11teda rendere necessaria forse l'intervento della forza pubblica. La Storia ha l"onore di presentare quei che divente• ranno gli uomini e le donne del nuovo secolo. In fatto rli polit-ica intcr· na vorremmo vedere come andrebbero <li accordo Za· nar•ielli che port.erehbe il suo bagaglio di dottrina1·ismo liberale e vorrebbe rendere più sincero il regime rappresentativo; e Sonniuo che vorrellhe tornare allo Stat11to colla istituzione di un cancellierato di. bismarckiana memoria. Nella quistione tributaria Giolitti vuole la riforma, ma vuole l'effetto (Der l-Vahre Jacob di Stuttgart). Consiglio è meritevole della benevola aspettattiva dei partiti popolari. Ma quanto potrà durare lo stato d'incertezza che na· see dalla esistenza di un ministero che si regge per la benevoleni1a degli avversari delle istituzioni, e per la impotenza degli amici nel raccoglierne la successione? Certamente uon molto tempo; ma forse nemmeno molto poco. Il problema della riforma tributaria che ne minacr.ia più da vicino la ,,ita - che ha già ucciso il minist,ro del Tesoro, che vi rappresentava la sincerità finanziaria - è tale che non può essere affrontato çon lei;~eBiblioteca Gino Bianco senza rimuovere la causa, che la rende impossibile; Sacchi la desidera, ma non esiterebbe ad essere logico, proponendo la falcidia nei bilanci militari; Sonnino che non la vuole, onestamente non vuol saperne di rifor~a; Luzzatti vorr·ebbe contentare tutti, e l'impresa gli rrnscirebbe facile se all'uopo bastassero le buone intenzioni e il ser:timentalismo esposti in un discorso magni• loqueute. In quanto a politica estera il piede <li casa di Colombo e di Carmine prevarrebbe o non, secondo che alle potenze cosirlette amiche piacesse farne seguire o respingere una politica intraprendente. Politica propria l'Italia non ebbe sinora, e difficilmente la potrebbe
2 RlVlSTA POPOLARE Dl POLTTlCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI inaugurare sotto un gmnde 1ninistero che rassomiglierebbe come una goccia d'acqua ad un'altra, all'aecordo europeo in China. L'on. Giolitti, giorni or sono, a Luigi Luzzatti clie s',i,ffannava, convincerlo a piettere da parte tutto quello che poteva òividere, allo ·scopo di tradurre in realtà l'auspicato ministerone, rispondeva argutamente : - Già ... mettiamo da parte la politica finanziaria, !a politica interna, la politica estera, e stringiamoci insieme per far passare una legge ... sulla filossera. E forse non riuscirebbero nemmeno a mettersi d'accordo su quella ! Qualcuno invoca il precedente - e sarebbe di cattivo augurio - del grande ministero Gambetta; ma si dimentica che in quanto ad omogeneità quello francese non lasciava molto a desideraro. Inoltre esso po- .teva proporsi un grande obbiettivo - la difesa delle istituzioni repubblicane - su cui si trovavano di accordo tutti, pur dissentendo sulle minori questioni. Eppure, anche quello finì miseramente. In Italia c'è la quistione preminente ed urgente: la tributaria. Ma appunto su questa, come abbiamo visto, gono maggiori i dissensi ! Ad onore dei nostri maggiori uomini politici si deve constatare che ,sinora, pochissimi hanno mostrato voglia di far parte di questo grande ministero. Il quale, se fos. sero vere le informazioni liberamente pubblicate dal Pungolo parlamentare di Napoli (n. 3 del 901), sarebbe ·voluto dal Re. Ma noi non prestiamo fede alcuna alla notizia, per quanto data in forma decisa 1.perchè ne abbiamo prestata molti~ a quelle divulgate sulle qualità intellettuali del capo dello Stato. A parte le difficoltà intrinseche del disegno, sopra esposte, Vittorio Em&- nuele III non può non avere compreso llhe la eua realizzar;ione sarebbe molto pericolosa. Se il grande ministero fallisse, non vi 11areblie altro che ricorrere ad u.n ministero Pantano-Costa ...... . Elezioni italiane ed elezioni austriache. - Le elezioni parziali avvenute in Italia alla fine del decono anno riuscirono disastrose ai p<irtiti popolari, che perdettero tre deputati nei collegi di Cantù, di Alessandria e di Palermo. Del fenomeno si dettero spiegazioni diverse; e non mancarono coloro che lo attribuirono all'influenza benefica del parziale ritorno ad un regime liberale sotto Saracco. Il paese non avrebbe più sentito il bisogno di reagire contro i nemici dello Statuto alla Pelloux gettandosi nelle braccia di repubblicani, radicali e socialisti che ne erano ·stati i soli veri difensori durante il periodo eroico dell'ost1'uzionismo. In, uu paese normale questa spiegazione sarebbe stata la più logica e la piì1 verosimile; ma non ci sembra tale in Italia; dove, forse, esercitò maggiore azione l'assassinio di Monza, indegnamente e calunniosamente sfruttato dalla stampa monarchica. Ìn verità poi su quelle elezioni esercitarnno ·maggiore influenza le condizioni locali e personali. Anche. ad Alessanclria, dove i fattori politici dovettero agire più intensamente, certamente non sono state le insolenze scagliate dai socialisti contro i repubblicani, che hanno potuto cementare la primitiva compagine dei partiti popolari. A Cantù la vittoria di Rampoldi nelle elezioni generali, si doYeYa in massima parte alle qualità personali del candidato' ed all'affetto cli cui è circondato nel collegio. Era quaei sicuro il fiasco di qualunque altro .candidato radicale in sostituzione del Rampoldi; ed era stato preannunziato. Nel IV collegio di Palermo, poi, il Marchesano attaccando vivacemente e premeditatamente - perchè troppo gli cuoceva di essere considerato come. l'eletto di un nuovo grande feudatario - il Com. Florio nella lotta amministrati va, aveva sdegnosamente respinto le forze che lo ave\·auo aiutato nelle elezioni generali. Ciò non or;tante la k•Ua fti BibliotecaGino Bianco aspr1ss1ma, e se non fosse stato' per la corruzione gigantesca esercitata dai sostenitori del Bonanno, sotto la protezione della polizia alleata alla mafi.a, la vittoria sarebbe rimasta al socialista. Ma su queste elezioni dovrà intrattenersi la Camera, che annullò altra volta per corruzione l'elezione, Bonanno e che per la seconda volta verosimilmente imprimerà al IV Collegio di Palermo la stigmata di Borgo putrido. L'elezioni suppletive clel 6 Gennaio peggiorarono di poco la situazione dell'Estrema, la quale perdette soltanto il Vicini. A Ravenna, contro il nostro l\firabelli i monarchici non osarono nemmeno combattere; a Milano ci fu soltanto una parvenza di lotta contro il Cabrini. Ad Ancona la contesa fu asprissima, e la vittoria del llarilari ha una eccezionalissima importanza per la qua• lità dei due candidati: il Vecchini da un lato è un monarchico rispettabile che raccoglie intorno a sè molte simpatie; e l'antfoo direttore del Lucifero dall'altra è un intra-n11igente repuùblicano della vecchia scuola che pareva scelto apposta per respingere voti. La sua vittoria quindi ha un significato politico eccezionalissimo come anche maggiore lo ha quella che, domenica 13, a <}enova, risvegliata da un lunghissimo torpore, ha riportata, sull'opportunismo e l'affarismo, un altro) repubblicano, il valoroso avvocato Antonio Pellegrini. Le elezioni austriache sono state contrassegnate dalla sconfitta dei socialisti in Boemia, e altrove e dall'altra interessantissima degli antisemiti di Lneger a Vienna. E nella capitale dell'impero gli antisemiti furono battuti da candidati socialisti di grande valore - tra .i quali l'Ellenbogen - ma appoggiati da tutto l'elemento liberale tedesco La sconfitta dei socialisti venne determinata dal principio nazionalista che dette la grande piattaforma alla battaglia. Non era il momento del socialismo; e sotto questo punto di vista è riuscito sgradito a molti che l'on. Todeschini sia andato a. Trieste a combattere contro il nazionale Hortis, un italiano, per appoggiare un eocialista ch'era uno slavo. - che appartiene cioè a quella nazionalità che perseguita e minaccia la nostra in Trieste e in tutto il littorale awtriaco dell'Adriatico. Si fanno le più tristi previsioni sulla nuova Camera, e si prevede che il conflitto delle nazionalità vi farà risorgere piìì. violento l'ostrnzionisnio, cui votrebbe seguire un Colpo di 8tato. Ma questo non sarebbe una soluzione : la sola socldisfacen te non può venir data che dall'organizzazione federale. Le due guerre. - Mentre dalla China non vengono che notizie di assassinì i più orridi e raffinati, di ec- · cidi e cli donne e di fanciulli e di vecchi, di saccheggi, di stupri, persino di violazioni t'li tombe: òi barbarie, di viltà senza numero commesse dalle truppe civilizzatrici; mentre ogni uomo illuminato si preoccupa delle future venùeLte, politiche ed econoinichc, che potrà prendersi poi un popolo di 4CO milioni: dalle notizie, invece, che vengono dal Transvaal, dall'Orange, e ormai anche dalla terra ciel Capo, il cuore di tutti i generosi si apre alla speranza per le continue vittorie c}he i pochi coniandos Boeri guadagnano sulle migliaia e migliaia di inglesi invasori. Questo piccolo popolo boero, questo eroe collettivo - quale simile deve avere pensato Mazzini nelle pagine infuocate animanti gl'Italiani a conquistarsi una patria - non soltanto tiene testa ormai da lungo tempo alla potentissima Inghilterra, ma, minaccia fiaccarne la superbia tracotante, ormai del resto abbastanza umiliata dalla impotenza dimostrata sinora, che ba fatto ben ridicolo riscontro alle fanfaronate di ieri dei miliLaristi e dei banchieri dell'Imperialismo. De Wett, Botha, dal campo cli battaglia rispondono degnamente ai popoli europei che - - mentre i loro governi armati sino ai denti si nascondono, tremanti di
RlVlSTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E ::C,C!ENZESOCIALI 3 poter offendere l'Inghilterra - salutano entusiasti il vecchio Kriiger peregrinauto l'Europa per la libertà e l'indipendenza delle due repubbliche africane. Gaspare Finali, - IIa 71 anni, ma la forte, robusta persona, l'intelligenza sempre limpida, l'integri~:\ del suo carattere darebbo a sperare ch'egli, non piegherebbe sotto il peso del portafoglio del Tesoro se si decidesse a ribellarsi - il che ne dubitia1110 però - a!Li parola d'ordine cli « far economie, diminuire tasse ma « non toccare le spese militari ». j;; un patriotta del vecchio stampo. Intelligenza aperta, tanto alle seduzioni della letteratura c.Jas,:ica.,come ai gravi problemi della :Pinanza nei quali è invecchiato fino dai tempi di Cavour: Gaspare Finali, per quanto precedeutemonte sia stato scelto, secondo il solito, come ministro di agricoltura da ì\linghetti (dal 18ì3 al 18ì6), '. ~ come ministro dei l!wori pubblici da Crispi (dal 1889 al 1891) è nna competenza speciale finanziaria. Riuscirà tra la Giunta generale do! bilancio, la Commissione dei quindici, e soprattutto di fronte al malcontento del paese, ormai completamente stremato di forze, a troYaro una via d'uscita'/ o sarà un fantasma di più che dovrà scendere scora.ggiato dal ministero di via Venti Settembre 1 Non occono fare i profeti, perchè ormai siamo alla vigilia della riapertura della Camera. Gaspare Finali, non è nn novizio : dove avere le sue idee ben sistemate nel cervello, ed è sperabile quindi clie saprà risponclero subito da sè. Lord Carlo Beresford. - Dal fondo grigio clel militarismo si erge e Rpicca una nobila figura, quella del comandante in 2a della squadra inglese del ;\ledi- -. /Jr BibliotecaGinoBianco terraneo, di lorò Beresclorf che in questi giorni ba fatto parlare molto cli sè per un suo articolo sul l!'1itnro delle ra:;:;cAnglo-Sassoni. Lord Beresdorf crede nella superiorità delle razze anglo-sassoni, che anzi trova di una freschezza gioYanile, ma rom1rnndola con tutti i pregiudizi patriottici e òi razza, tlice che in Iughilterra come negli Stati Uniti, gli anglo-sassoni sono divorati dalla corruzione, clal cancro del clenaro che alimenta la pigrizia e la lussuria, che iuclebolisce lo spirito cli uruanità e di cavalleria, che,como ha distrutto Babilonia, Cartagine, Atene, Roma, distrugger;\ anche la rnzzii anglo-sassone, se 0011 si opponà por Yincorlo il cc potere della democrazia ». Per un militare parrà persino una bestemmia! Lord Carlo Beresdorf è autore anche di un pregavo• lissimo scritto sugli arsenali chinesi (I) in cui non nasconde i progressi straorùiuari fotti dai chinesi nella produzione e perfezionamento delle armi, e quindi nemmeno il pericolo gnwissimo che vi sarebhe se ne nsassero come in poco tempo hanno imparato ad usarne i giapponesi. ' Enrico Sienkiewicz. - Tre settimane or sono la Polonia celebra va con una unanimità e con una cerimonia che non troYano riscontri nelle feste letterarie cli quest'ultimo secolo, il giubileo del suo più grande scrittore,~ Enricol~Sienkiewicz, ,l'autore [del Quo vaclis, il libro piì1 fortunato che il sel\olo xrx abbia veduto, o che si prepara a entrare trionfalmente nel xx, vigoroso cli fresca giovinezza rigeneratrice, specchio di un'altr:~ età che fu scintillante cli mistica poesia e cli eroismo subluue. Ma Enrico Sien kiewicz - cui la Polonia, con idea nuova e geniale, lm Yoluto offrire, con sottoscrizione nazionale, in dono una tenuta magnifica del valore tli 300,000 lire - Enrico Sienkiewicz, è frainteso dai più nel concetto vero e unilaterale che sorge spontaneo e potente da tutto le suo opere. Poichè, non è l'apoteosi del cristianesimo che egli ha voluto significare, ma soltanto dimostrare allo genti come solo por mezzo dell'amore umano, della fratellanza universale, della
4 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCTALI pace si possa assurgere e migliorare . .Amare, non credere; non vivere per sè ma, pe1· altri; annegare il proprio individuo nell'amore alt-rui : questa, è la formula, questa è la vita. A chi ci volesse contradire noi insegnamo quattro libri del Sienkiowicz: la Famiglia Polianecki, il Senza Dogma, il l•'erro o Jfnoco o Bartek il vincitore. Però chè, mentro il Q,w vaclis afferma quasi la necessità di ·un ideale ,li amore, no11 di pace, come qnflllo che infatti era il primo germe del cristianesimo, la Fa1niglia Polianecki cl;\ il mollo per viver felici nello pareti domest.iche; il Scn::aDo_qma dimostra come pnre senza una religione si possa avere una sensihilit,\ e una coscienza, il JJ'erroe Fuoco tutta la ,Tanit:ì.delle conquiste; e il Aartek il vincitore, infine, prnova meravigliosamente le influenze hestializzanti della guerra. Gli .Amici dellci pace tlonebbero diffondere a migliaia cli copie questa novella, perchè Bartek il vincitore è l'opera più potentemente scritta e peusata contro laguorr:i.: Vale tauto, questo valse, piì1 di tutte lo magniloquenti e retoriche perorazioni, l' Ultiino giorno di mi condannato a morte di Victor Hugo. Nor. Agli • • ai:n1c1 Ohiunqueprocurerà UN NUOVO ABBONATO che paghi però anticipatamente riceuerà in dono, a scelta, una delle seguenti pubblicazion'idel!'on. Dott. NAPOLEONECOLAJANNI: illori'f'e111ents sorlt1UX e,a lltdle; lt•e e 8JJ1•0110siti di Cesa,•e IJ0111broso; 1''el 1·eg110 dell,, illnfiti; Gli IJUiri del lu1'ot•o; Lti G••t111de Battu11lia del la1'ot•o. Ohiunqueprocurerà DUE NUOVI ABBONATI che paghino però anticipatamente riceuerà,a scelta, tre delle suaccennate pubblicazioni, o Lti .Politicti colotlillle dell'on. Dott. NAPOLEONECOLA\JANNI, oppure I' A tl1•ure1•so lt1 Si,i~~e1•a dell'on. prof. El TORE CICCOTTI. Ladecadenza dellar zzaanglo-sassone La superiorità anglo-sassone: invenzionelatina. - L'ubbriacatura che danno i successi continuati riesce ·fatale agli individui e alle collettivita. . Negli indiviòui é noto che la megalomania, sintomo costante della paralisi progressiva, riconosce spes!w come causa il facile e rapido arricchimento. La paralisi progressiva delle nazioni comincia spesso a manifestarsi collo smisurato orgoglio, da cui vengono dominate dopo un periodo di grande prosperità, di conquiste politiche, di efflorescenza intellettuale. Allora, nella fase ascendente dello sviluppo, credono sé stesse superiori a tutti; e i vinti, e coloro che vivono al di fuori della loro cerchia, trattano con supremo disprezzo. Quando questo sentimento di superiorità, con le sue conseguenze, escludenti sempre, nei rapporti coi contemporanei, ogni traccia di giustizia, arriva al suo apogeo, comincia fatalmente la decadenza. 1~ il processo osservato presso tutte le razze, é la parabola descriua da tutti gl'imperi. Senza ricordare gl'imperi orientali e il Persiano che ci é più noto, Biblioteca Gino Bianco si rammenti l'orgoglio ellenico : per Aristotile erano barbari quanti non erano greci. Il cives romanus sum non ha bisogno di essere illustrato. La superbia di Carlo V e della Spagna, la superbia di apoleone I, e più di recente quella di Napoleone III, sono ben note, come é del pari nota la fine miseranda di tali imperi sui quali orgogliosamente si disse talora che non tramontava mai il sole. L'auto-suggestione collettiva fu sempre il primo fattore per lo sviluppo della credenza nella propria superiorità; l'ammirazione sco:1finata dei vinti e dei decaduti contribui a diffonderla, a consolidarla, a trasformarla in dogma. Un latino geniale, Ippolito Taine, riprendendo il concetto di Gobincau e rivestendolo della smagliante forma letteraria, rese popolare tra i latini l'idea della superiorità della razza anglo-sassone; ed a lui spetta la maggior responsabilità del danno morale che i pretesi inferiori hanno ricevuto dal nuovo dogma. L'osservazione ò di A. Fouillée. Vacher de Lapouge ha ripreso l'infausta campagna in Francia; Lombroso e Ferrero - che cominciano a ravvedersi - l'hanno popolarizzata in Italia. Siamo noi latini, adunque, che abbiamo lavorato alla fabbricazione di tutti i luciferi anglo-sassoni, riassunti meravigliosamente, nei difetti e nei pregi, in Chamberlain. • • • L'espansione anglo-sassone. - In verità c'è da rimanere ammirati e sbalorditi guardando alla presente straordinaria espansione della razza anglosassone. Essa domina sopra 15,40-!,2!)5 miglia quadrate; e di tale vasta estensione, 11,712,170 miglia quadrate appartengono all'Impero Britannico con una popolazione di 385,280,000 abitanti; mentre agli Stati Uniti spettano 3,G!J2,125 miglia quadrate con circa 77 milioni di abitanti. Cosi gli anglo-sassoni possiedono circa un quarto della superficie totale del globo, e, riuniti insieme, hanno una popolazione superiore a quella dell'impero cinese che rappresenta più della quarta parte di quella del mondo intero. Certamente, nel passato non ci furono imperi cosi vasti, e se la popolazione dell'Impero Britannico e dell'Impero Nord-Americano fosse omogenea, rappresenterebbe una forza irresistibile, che presto o tardi dominerebbe sul mondo intero Ma, per fortuna della libertà e della indipendenza delle altre nazioni, i veri anglo-sassoni nella Gran Brettagna, negli Stati Uniti, nel Canada, in Australia ecc non sono che circa 125 milioni. Gli altri 350 milioni circa di africani e di asiatici a loro soggetti, a lungo andare saranno una causa di debolezza e di rovina; senza dire che i latini - non come membri di una razza, ma come rappresent.anli di una civiltà - sono circa 120 milioni; e più di 120 milioni sono gli abitanti dell'impero russo; cd altrettanti circa i tedeschi e gli scandinavi. Russi e latini, però, non possono avere la forza politica degli anglo-sassoni, perché meno omogenei. Ma tra gli stessi anglo.sassoni l'unione politica non esis,e, e non é molta nemmeno le simpatia. Ci fu un momento in cui sembrava che l'alleanza britanno-americana si fosse assisa sulle basi incrollabili della comunanza della razza. Il contegno dell'Inghilterra lasciò la mano libera agli Stati Uniti
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC:lALI 5 durante la guerra di Cuba; e la repubblica ricambiò i servizi al governo della regina Vittoria durante la guerra dell'Africa meridionale colla sua benevola neutralità; ma questa intrapresa inglese suscitò molte avversioni al di là dell'Atlantico, ed oggi si é ben lontani da quella entente tra i due grandi popoli anglosassoni, ch'era stata annunziata audacemente da Chamberlain. Sir Arturo Balfour, dalla' parte sua, aveva troppo preco~emente esaltato il patriottismo della razza considerata come una unita. i\Ia quanto s'ingannassero in Inghilterra sull'azione che il sentimento della razza poteva esercitare nella repubblica delle stelle, lo dimostrò, senza fermar,si a nume:-osi episodi antecedenti, l'accettazione del Senato americano dell'emendamento Davis al cosicletto Trattato Hay-Pauncefote, che modificò l'antico trattato Clayton-Bulwer del 1850, relativo ad un taglio nel territorio dell'America centrale, che dovrebbe mettere in comunicazione l'Atlantico col Pacifico (1). Tale emendamento, che mira ad assicurare la supremazia americana nel futuro passaggio tra i due oceani, contro gl'interessi inglesi, ha suscitato un vivo risentimento in Inghilterra e vi ha distrutto molte illusioni. Le possibili consegueme di tale emendamento sono tali che Mac Kinley esita ad approvarlo, mentre all'approvazione lo sola gran piovracivilizzatrice JohnBull, il gran civiliizatore al cospetto di Dio, durante l'ann> 1900 ba avuto occas one di mostrare i suoi istinti altruistici. (Hiwioristiche I,isty di Praga). spingono gl'imperialisti americani capitanati dal Rooseweclt vice. presidente della repubblica, che tanto contribui ad assicurare l'elezione del primo. Checché ne sia di questa problematica unione politica delle due grandi nazioni anglo-sassoni, certo é che dal punto di vista economico lo sviluppo loro é colossale; e di tale sviluppo non adduco alcuna prova, perché di recente i dati furono qui stesso riportati tanto per gli Stati Uniti quanto per la Gran Brctta- ( 1) Si chiama trattato Jfay-Pau,ice(ote dal nome del Segre, tario per gli esteri degli Stati Uniti e dell'ambasciatore britann·co. che lo sottoscrissero. In America l'uguagl·anza di diritti coll'lnghilterra nel pas,aggio tra i due mari stabilita dal trattato Claytou-13ulwer ern invi~a e feriva il jin_qoismo locale. i\larco Dunnel nella North American Re"iew (dicembre 1900) ne mise in luce l'irragionevolezza prima che foS!!e approvato l'emendamento Davis. (2) Per gli Stati Uniti si leggano i dati dell'articolo di C. Austin: Un secolo di commercio imperiale (Rioista popolare Anno VI, n. 22). Per l'Impero britannico si legga il magnifico etudio di F. S. Nit ti: L'lnghilterra l,npe,·iale che venne raccolto in brochure nella Biblioteca della Rivista popolare. BibliotecaGino Bianco gna (2). Su questo terreno è incontestabile la superiorità atLuale degli anglo-sassoni. • . .. Le cause della superiùrila anglo-sassone. - Alla razza, cui attualmente si assegna 13: superiorità, !i sono attribuite delle speciali qualità psicologiche che ne assicurano l'evoluzione progressiva e il predominio. Lapouge, Ammon, Closson e parecchi altri antropo-sociologi misero in relazione le qualità psicologiche con quelle anatomiche, e resero grottesco il dogma. Ma or ora, spogliandolo dal lato ridicolo, uno scrittore cli grande valore ed assai noto, lord Charles Beresford, ha enumerato tali qualità caratteristiche della razza, cui egli stesso appartiene. (The future of the Anglo-saxon race. Nella 1Yorth American Review. Dicembre 1900). Agli anglo-sassoni egli attribuisce sopratutto come carattere distintivo, l'istinto commerciale accompagnato da una grande onestà e da un grande intelletto nelle relazioni cogli altri popoli. Fenici e Cartaginesi ebbero puro tale istinto, ma scompagnato dalle qualita militari, che invece sono possedute dagli anglo-sassoni in una ad un forte sentimento patriottico, che si può desumere dalla facilita colla quale si arruolano gli eserciti dei volontari. Questi due caratteri: istinto commerciale e -atti- - Sia detto tra noi, noi fuggiamo dinanzi al nemico. - Er,ore, caro mio, noi non facciamo che evitare la compagni:1 compremettente di quei mascalzoni. · ( Llire cli Parigi). tudini militari, spiegano lo sviluppo e il predominio degli anglo-sassoni; ma per lorJ Beresdorr il successo non sarebb<) stato possibile se in essi non fossero del pari potenti i principi di liberta, di giustizia, di uguaglianza, di cooperazione volontaria - nel senso spenceriano - che costituiscono l'essenza del regime democratico. Queste condizioni indispensabi)j per la evoluzione progressiva di un popolo, l'eminente scrittore inglese le riconosce così connaturate nella propria razza, che il suo ottimismo arriva a fargli asserire che si avvererà la profezia di quei visionari che credono che tutte le nazioni potranno divenir felici '.per mezzo della razza anglo-sassone. (\Ve may loolc con.fidentyJorward to itsfuture and hope and pray that tliere is something, after all, in the oisionaries prophecy that through that rue alle nations of the world shall be blessed). .. Comee perchè decadono gl'Imperi.- In uno studio in corso di stampa (Ra:ue superiori e rane inferiori)
6 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI analizzerò lungamente il fenomeno della superiorità relativa ad un dato momento delle nazioni e delle razze, e spiegherò come e perché nasca e si accrediti il pregiudizio della superiorità assoluta. Qui, evitando ogni discussione teorica e generale, intendo esaminare se, come per tutti gli altri imperi, sia venuta l'ora della decadenza dell'Impero Britannico. Non ripeterò ciò che qui stesso ha esposto il Nitti sulla iniziata decaden:i:a commerciale inglese, che fece gettare il grido di allarme al Vi 1illiams - Made in Germany!, - che ha generato un senso di malessere al di là della Manica, tradoltosi in fanatismo imperialista. La relati va decadenza inglese, negata troppo recisamente dal Giffen nell'Economic Journal, non inta,~cherebbe la razza anglo-sassone, perché largamente compensata dalla rapida e meravigliosa ascensione degli Stati Unili. Ma se si può, anche ritenere incontestata e incontestabile la superiorità economica, materiale, degli anglo-sassoni, non così può dirsi del loro carattere, delle qualità psicologiche, e senza le quali presto o tardi la decadenza é immancabile. Lo stesso Giffen, che con ardore patriottico, ha sostenuto la contin~ità del progresso del proprio paese, ha riconoscmto che il carattere ha subito un infiacchimento notevole e deplorevole. La situazione vera sotto questo punto•· di vista capitale, si può apprezzare al giusto, lenendo conto delle cause di decadenza e di rovina di tutti gl'imperi, quali sinteticamente le ha esposte lord Beresdorf. « La grande debolezza delle nazioni, che sono state « inghiottite nella marcia irresislibile ciel tempo, deve « ricercarsi nel dispotismo cui le soltoposero i loro « governi; nella corruzione che dislrusse le loro « libertà; nella lussuria e nella indolenza che con- « sumò la loro vitalita; nel fallo rimarchevole che « esse divennero consunle e viziose ... » Queste le cause della roYina degli imperi, secondo lord Beresdord. Sono enlrate esse in azione tra gli anglo-sassoni? Ascolliamo, senza commentarle, le · confessioni di chi non vuole acconciarsi all'idea dell'iniziata rovina della propria razza. La decadenza degli anglo-sassoni. -. Lord Beresdorf la nega. Con un. ottimismo fenomenale, contraddetto dalle sue oneste constatazioni, afferma che non c'è alcun segno di movimenlo regressivo nella razza anglo-sassone. Per riuscire a quesla conclusione, egli, facendo suo il principio generale di Giuseppe Sergi - che non nomina - - stabilisce che il progresso é la legge della vila, e che il regresso comincia quando si arresta il moto. Per non riconoscere che gli anglo-sassoni si sono gettati nelle braccia della violenza e della iniquita, arriva ad afformare che gli Stati-Uniti combatterono e combattono a Cuba e nelle Filippine, e la Gran Brettagna nel sud-Africa in difesa del principio di libertà e cliprogresso, invocando anche, a giustificazione, la fatalità dell'espansione - quella fatalità che, secondo Bulwer, é una frase, una menzogna che serve a coprire tutte le debolezze del cuore, e tutti gli errori!(t) Per non con- (1) « lt is Destiny ! phrase of the weak human heart ! It is Destiny ! dark epology for every error ! The strong aud virtuous admit no Destiny ! Ou carth guides Conscience, in Heaven watches God. Aud Destiny is but the phantom we invoké to silence the one to dethrone the other ! » B1bhotecaGinoBianco fessare che il lungo eserc1zw del potere e del dominio consumano le forze di qualunque organismo politico sociale, esalta il meraviglioso processo cliassimilazione con tutti gli elementi stranieri, che vengono a con tatto cogli anglo-sassoni e che rappresenterebbero il sangue nuovo immesso nelle sue vene, dimenticando che lo stesso processo si svolse intensamente in Roma antica e non valse a salvarla dalla catastrofe! Ma non c'è bisogno di contestare e di rettifi~are le sue asserzioni precedenti per dimostrare che il processo di degenerazione tra gli anglo-sassoni é non solo iniziato, ma assai avanzato. Bastano le sue stesse constatazioni. Lord Beresford enumerate le cause di decadenza degli imperi, ammette esplicitamente « che la rarza anglo-sassone non può sfuggire a queste prove che seguono al periodo del successo. » E il timore che la decadenza sia davvero incominciata lo esprime in forma elevata quando scrive : « se « tuttavia - che Iclclioce ne preservi ! - il senti- « mento democratico nel popolo anglo-sassone ve- « nisse posto in non cale, e coloro che ne sono i « capi continuassel'o a schel'zare col sentimento morale « del popolo, la democrazia se ne risentirebbe e le << conseguenze sarebbero più terribili che non siano << state in Francia o altrove. » I Chamberlain, i Mac Kinley, le Tammany Hall dicano se i capi degli anglo-sassoni s~herzino col sen- , timento morale del popolo, Intanto Lord Beresdorf non si nasconde la verità e crede che << vi sono pure « degli scogli sui quali si può infrangere la barca « anglo-americana. » Lasciamogli ancora la parola. « Nella madrepatria (l'Inghilterra) la corruzione « del danaro ha corroso terribilmente la soéietà. Ne- « gli Stati-Uniti si sentono i rumori della tempesta, « che comincia. La Plutocrazia ogni giorno di più « guadagna in forza dai due lati dell'Atlantico e la « democrazia probabilmente rimarrà schiacciata sotto « il tallone di un tiranno peggiore di un re vestito « di porpora, o di un dignitario ecclesiastico che si « arroga il potere temporale. La società inglese è « corrosa dal cancro del denaro... Il più immorale « posa innanzi al pubblico come il più filantropo ... « La bellezza é fatta schiava dell'oro, e l'intelligenza « guidata dalla bellezza iucosciamente, danza per « mezzo dei fili mossi dalla Plutocrazia. li Dio oro « é venerato dalla razza anglo-sassone. Ecco il pe- « ricolo che la minaccia. « li mare che minaccia di sommergerla non viene « dalle irate onde delle razze latine o degli invidiosi « rivali; ma dal verme roditore che sta. nel suo cuore : « son la pigrizia, l'indolenza, la immoralità lussu- << riosa, la perdita della maschiezza, dello spirito ca- « valleresco, del coraggio morale, della intrepidezza, « che la corrodono. Questo male che sommerse Babi- « Ionia, la Persia, Cartagine, Atene, Roma ed altre << nazioni e razo:e nel passato, adesso minaccia la « razza, cui noi apparteniamo ; me esse, però, non « possedettero mai come noi il principio, il potere <~ della democrazia I » * * * La potenza del Dio dollaro. - Questo omaggio alla forza risanatrice della democrazia é confortante in bocca di un tale uomo ; ma egli non avrebbe dovuto e potuto dimenticare che la democrazia é già minacciata fortemente tra gli anglo-sassoni, dallo
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LHTTERE E SCIENZE SOCIALI 7 sviluppo del militarismo fatalmente connesso col principio imperialista. Nella bene constatata azione del cancro della corruzione del denaro e della immoralita lussuriosa, c'é del resto quanto occorre per ammettere, per confessione di un illustre rappresentante della razza anglo-sassone, che la decadenza della medesima, é gia molto inoltrata. I libri di Ellis Havelock, l'inchiesta della Pall Mall Gazette e di Wiliam Stead, le storie dei 1vlassage Palaces, il proces~o Wilde-Douglas, dicono quale sia quella che lord Beresdof chiama immoralità lussuriosa. Dell'onnipotenza del Dio dollaro ce ne dette un saggio la Tammany Hall, e l'indimenticabrle libro di Stead: If Christ came to Chicago! Ma ne troviamo la illustrazione più completa nell'articolo di un altro anglo-sassone, vVìlliam Jeuning Bryan, sull'ultima elezione presidenziale (North American Review, dicembre 1900). Non si ebbe che una lotta di dollari. I democratici dovevano soccombere: avevano contro i trusts, che dai repubblicani sono tollerati, se non protetti. I soli diciannove trusts costituitisi dopo il 1896, che perciò non comprendono quelli colossali del petrolio e tanti altri, dispongono di un capitale di circa quattro milù:trdi e seicento novantacinque milioni di lire italiane. Quale interesse essi possano avere ad essere tollerati, e quanta gratitudine essi dovessero sentire pei repubblicani, si può argomentare dal fatto che il trust della carne in Chicago ne elevò .il prezzo dopo la elezione di Mac Kinley, e che in un anno l'elevazione gli darà un guadagno di 39 milioni. The Standard Oill Co guadagna tanto, osserva un altro scrittore, che può assicurare sempre la vittoria al Comitato del partito repubolicano. La corruzione del denaro, insomma, é stata tale nell'ultima campagna elettorale che la famosa Tammany Hall é stata riabilitata, e può figurare come una vergine purissima! E mi pare che basti, e che cc ne sia d'avanzo per concludere che la decadenza della razza anglo-sas1one é già molto inoltrata, e che la democrazia, che sinora ne formò la forza c l'orgoglio, sta per esservi schiacciata sotto il tallone della plutocrazia, il tiranno peggiore del Re vestito di porpora! Dott. NAPOLEONE CoLAJANNI D,putato al Parlamento. rerlalott~aresidenziale ne~ltia~tiniti Un italiano a noi noto, che virn da molti anni negli Stati Uniti, ci manda la lettcta ehe segue e che noi pubblichiamo senza nulla togliere o aggiungere. Possiamo assicurare i nostri lettori che la grande maggioranza degli italiani che prendono parte alla Yita politica nella grande repubblica, stavano nell'ultima lotta e stanno pei democratici e per Bryan. Cara Rivista, Il tuo articolo sulle elezioni pre~idenziali negli Stati Uniti, é stato veramente indovinato e splendido, per quanto riguarda la politica. Per quanto riguarda il candidato sconfitto, però, il giudizio é interamente avventato. Biblioteca Gino Bianco I democratici auristi, infatti, hanno tradito il Bryan per eliminarlo, colla sconfitta, ma non sono riusciti che a rafforzarlo ed a distruggere il partito democratico antico. Un nuovo partito sta per s0rgere, più forte di tutti, sotto la suprema direzione di William Jeuning Bryan. Lo costituiranno i vecchi popolisti, i democratici ed i repubblicani argentisti. Questo é perfettamente deciso. La discussione verte soltanto sul nome da darsi al nuovo partito e sulle modalità di pura forma. Bryan é certo la migliore intelligenza degli Stati Uniti ed un politicante scaltro e consumato, benché sincero. Ecco, a proposito, quanto egli stesso, cori lettera del 1 ° e 2 dicembre, mi scrive : « ... I principii pei quali noi combattemmo sono << ancora completi, ed io ho fede nel loro trionfo « .finale ....................... • ... • « Noi abbiamo combattuta la migliore battaglia « che abbiam potuto pei principii che noi crediamo << americani, e noi dobbiamo continuare a fare il no- << stro dovere come lo vediamo, senza riguardo alle « sconfitte temporanee. . . . . . . . . . . . . . . . .. » Questo, per mettere le cose nella loro vera luce, e per dare ai tuoi lettori la migliore possibile versione : quella òell'interessa to. Colle più calde congratulazioni pel tuo splendido 'e convincente lavoro. Pittsbul'g Pa, ·J 2 dicembre 1900. Aff e.iionatissimo T1MOLEONE. Dopo aver dovuto subire tutti i possibili tormenti del Regio Fisco, finalmente é venuto alla luce baldo e vigoroso L'Almanaccodel popolo pe11901 compilato per cura degli amici nostri Arturo Catelani e Agesilao Milano Filipperi. È una suggestiva succulentissima pubblicazione - originale nel genere - che raccomandiamo .a quei che vogliono fare propaganda a base d'idee concrete, di fatti e col sussidio specialmente delle cifre eloquentissime che offrono alla critica repubblicana le statistiche ufficiali. Prezzo L. 0,25 Dirigere ordinazioni ad Arturo Catalani, Via Merulana, 43, Roma, accompagnandole eon l'importo. All'abbonato della Rivista Popolare che invierà al suddetto indirizzo una cartolina-vaglia con incollata la fascetta d'abbonamento della nostra Rivista, l'elegantissimo opuscolo - che è di 64jittissime pagine e copertina - sarà inviato al prezzo di venti centesimi la copia, ossia, in una parola a prezzo di costo. Chi spedisce Lire Quindici alla nostra Amministrazione, riceverà, franca di porto, una collezione completa della Rivista Popolare (1893-9~) diretta da Antonio Fratti.
8 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI LATATTIDCEAPLARTSITOCIALISTA in rapportoalla sua dottrina III. Ma - si dice ancora - non é forse· vero che vi é un antagonismo profondo, assoluto tra i lavoratori e la borghesia giacché il profitto ·e la rendita non salgono se non diminuisce il salario operaio ? Ora questo é vero soltanto nel caso di una produzione di grado costante, poiché allora il profitto e la rendita non possono salire che colla diminuzione del salario. Una zuppiera colma di minestra non può aumentare di capacità a volontà di coloro che intendono vuotarla, onde gli ultimi arrivati, od i più deboli, dovranno saziarsi con una porzione minore di quella presa da quelli giunti prima o più forti. E sta bene. Ma allorché, come già illustrò magistralmente Marx nel « Capitale >>, completando in questo punto l'economista classico Ricardo, la piattaforma cambia, ciò che é del resto cosa normale, e ci troviamo di fronte a delle forze produttive che si sviluppano e si moltiplicano continuamente, aumentando incessantemente la quantità della ricchezza sociale, allora può avvenire ed avviene che il salario, il profitto e la rendita aumentino l'uno accanto all'altro. È vero. bensì che la lotta economica pone nelle mani della borghesia le armi migliori e le posizioni strategiche più sicure per una vittoria ,contro gli operai, ma è vero altresi che la forza-lavoro non é soltanto una merce come un'altra, ma é ancora condizionata nello stesso tempo dalle condizioni sociali in cui si vive e dal grado di civiltà raggiunta da un dato paese. · Cosi le nazioni più svilu,ppatc nell'industria - già scriveva Carlo Marx fin dal 1867, parlando dei salarii internazionali - sono quelle che danno un salario più alto agli operai, per quanto sia appena appena corrispettivo all'aumento avvenuto nella intensità sociale del lavoro. (Capitai. I). Infatti, !'.aumento del salario normale - a dispetto degli apologisti della cbsidetta economia degli alti salari - rimane così lieve, insigni'ficante talora, di fronte all'aumento stragrande della massa del reddito che va alla borghesia, che l'abisso sociale si allarga sempre più separando ognora maggiormente e P.rofondamente la condizione sociale della classe operaia, dalla condizione sociale dell'alta borghesia: Ecco quindi delineala un'altra situazione che può costringere - e lo deve - a coadiuvare la grande borghesia nella sua lotta colla piccola e la media. A misura, inratti. che le trasformazioni economiche, i perfezionamenti meccanici trionfano, la piccola e la media borghesia, dovendo uniformarsi al nuovo prezzo minimo di mercato, cercheranno di tenersi a galla colpendo il salario degli operai sottoposti, non potendo lottare sullo stesso terreno della grande industria per mancanza di capitali adegnati ; condizione questa che spinge allo sviluppo della cooperazione di consumo, onde permettere all'operaio di vivere con minore salario in moneta, contribuendo a consolidare così una massa di profitto che altrimenti non potrebbe rimanere inalterata. IV. Ma una osservazione di capi tale importanza, anche !Otto l'aspetto generale della questione della tattica devesi esaminare. ' BibliotecaGinoBianco Le recenti polemiche internazionali sulla centralizi zazione capitalistica, sulle basi teoriche fondamentaldel socialismo, il duello Bernstein-Kautslcy, le statistiche, anche vagliate al lume cli una critica minuta, ci provano sino all'evidenza quanto sia lento lo sviluppo della produzione borghese in relazione all'accentramento della proprietà. Lo stesso Lieblcnecht confessò che questo é il solo punto in cui le previsioni di Marx fallivano. Questione di valutazione nell'intendere la durata della società nel suo involucro borghese - si dirà - ma che non involge una contraddizione nell'essenza della concezione marxista, la quale fa nascere la novella e futura società dallo sviluppo e dalle contraddizioni interne del capitalismo : e siamo d'accordo. Ma la lentezza centralizzatrice ci dice pure che la piccola borghesia ha davanti a sé una vita lunga, ch'essa per molto tempo ancora sarà, per numero e per potenza economica, di un peso non indifferente nelle contese sociali del presente e dell'avvenire. Una rapida seomparsa della piccola borghesia poteva rendere opportuna la tattica intransigente, anche raffigurala come tattica normale; ma la vita più o meno prospera, ma tenace, della maggior parte della piccola borghesia - specialmente in Italia ove il capitalismo è alle prime tappe - porta seco, non solo la convenienza, ma la necessità di una tattica piu snodata e varia, che ci consenta l'appoggio dei partiti affini, allo scopo di conquistare una legislazione sociale e tribµtaria più consona ai suoi tempi ed alle reali forze economiche e politiche che stanno alla ribalta italiana. V. Le considerazioni suesposte si applicano ad una società capitalista sviluppata: ma cosa dovremmo noi dire quando, come in Italia, ci trovassimo in un paese ancora inquinato di elementi medioevali e di residui feudali? Non abbiamo forse l'agricoltura capitalista appena all'inizio del suo sviluppo, talchè l'industriale agricolo da noi è una eccezione ? Non vediamo nelle campagne, e persino nelle città minori, sopravvivere più o meno vigoroso l'artigianato, favorito da condizioni speciali di ambiente e dal lento sviluppo del capitalismo? Non sarebbe quindi cosa assurda volere involgere ancora questa massa, che ricorda l'èra feudale o che non é borghese, ma che del sistema borghese soffre però i mali e l'influenza, con tutta la borghesia in una sola, unica, compatta massa reazionaria? Chi ha buon senso soltanto non trova difficile la risposta. Di più in una stessa regione noi abbiamo delle città abbastanza sviluppate industrialmente, mentre le campagne, ben lontane di offrire un quadro simile, offrono fra loro a contatto gli artigiani, i residui feudali fondiari, la piccola e la media borghesia, in più o meno dolce connubio. Non sarebbe perciò un tradire la nostra origine storica, la nostra c0ncezione realistica della storia, gli insegnamenti dei nostri « Grandi », voler confondere condizioni economiche e politiche ed intellettuali cosi disparate fra loro, costringendo il tutto sotto la cappa di piombo di una tattica unica, metafisica, che vivrà nelle nuvole, ma non nella realtà sociale che sola deve indicarci i metodi tattici più opportuni?
RIVISTA POPOU,JlE Df POL!TICA LETn:w-~ !:: scu-:.vzx SOC//1.LI Ma - si può obbiettare - allora se non volete una tattica unica, se preferite una tattica varia a seconda dei luoghi e dello sviluppo dei partiti politici ed economici coi quali il prolètariato trovasi in contesa, non venite a darci una soluzione più eclettica che scientifico-realistica ? Chi elevasse tale obiezione, urterebbe di colpo contro la nostra stessa concezione storica che fa sorgere le teorie economiche, gli atteggiamenti, la politica, i bisogni sociali. delle diverse classi sociali, non da una «Idea» che sta al disopra di noi, ma dall'ambiente sociale vario e complesso, dalle l'eali forze economiche in conflitto tra loro. Dove varie, molteplici sono le condizioni sociali, differenti, ma correlative, debbono essere le tattiche da adottarsi. D'altronde, a misura che il partito Mcialista si sviluppa e diviene una forza di peso rispettabile nei conflitti di ogni giorno, sia politici che economici, che esso veramente può chiamarsi, senza offendere la realtà, il rappresentante genuino e riconosciuto della classe operaia, l'intransigenza assumerebbe il semplice aspetto d"1 una astensione negativa che favorisce soltanto le classi più reazionarie. La responsabilità del partito cresce a misura che cresce la sua forza; facendosi maggiore e più sentito il dovere di impiegarla degnamente nell'interesse generale ~ particolare della classe operaia e della civiltà. Nella lotta sociale bisogna prendere e vagliare gl av.versari per quello che realmente sono, non per quello che vorremmo che fossero, e la storia romana, coi suoi tre Orazi e Curiazi, ci mostrò l'errore di voler ingaggiare la battaglia contro tutti, quando molto più facile é la vittoria e la lotta graduale, assecondati da questa o quella frazione borghese, onde arrivare in modo più sicuro e più civi[P,e meno doloroso alla conquista dell'avvenire. E non sarebbe operare contro gli insegnamenti della nostra dottrina, costringere una forza sociale poderosa, come la nostra, a restare inoperosa spettatrice di una lotta in cui direttamente od indirettamente si combatte una causa che ci tocca sempre davvicino? E dello stesso parere é il teorico tedesco del marxismo, il rinomato Kautsky, che scrisse: « L'inter- « vento dei partiti socialisti nelle lotte intestine della « borghesia é di tanto più necessario ed urgente « quanto più essi sono potenti, poiché la loro appa- « rente neutralità diventa, infatti, e nella stessa mi- « sura, una protezione degli elementi reazionari». Né diversamente scrisse ultimamente il Colaianni in questa pregiata Rivista Popolare sulla lezione delle eose quale apparì a luce meridiana negli ultimi avvenimenti italiani. VI. Un'ultima osservazione, e di grande importanza, ancora s'impone. Noi non abbiamo dovunque lo stesso sviluppo del partito, ma gradi diversissimi che riproducono o riflettono più o meno fedelmente i gradi di sviluppo raggiunti qua e là della produzione capitafoita. Infatti, la società. borghese moderna può dirsi tappezzata di una moltitudine di capitali, i quali, gli uni accanto agli altri, percorrono dei movimenti di svi,- luppo e di accumula,:ione differenti:!,simi. Naturalmente, in relazione allo :!!viluppodei ca.pitali e .dell'accumulazione corre lo sviluppo della. classe BibliotecaGinoBianco salariata, onde, nel suo insieme, lo sviluppo produttivo medio detla borghesia, può ritenersi corrispondente allo sviluppo medio raggiunto dalla organiuazione proletaria. Nella questione della tattica sarebbe nondimeno un el'rore il confondere il grado di sviluppo medio raggiunto dal proletariato, organizzato in partito dì classe, col grado di organizzazione raggiunto dalle singole sezioni del partito, queste ultime essendo, in verità, più· o meno sviluppate a seconda dello sviluppo della borghesia, di cui sono il prodotto naturale ~ neces-· sario. La tattica quindi, che può ri'tenersi opportuna per agitazioni che interessino l'intero partito, diventa dannosa quando la si applichi dovunque e per qualunque motivo, in ogni sezione del partito. Perciò dove il partito non é ancora nato, oppure non ha formato bastantemente le ossa, può essere necessaria per un tempo più o meno lungo una tattica intransigente, occorrendo prima formare un nucleo socialista fermo e compatto; poiché solo dopo si può pensare di adoperarlo, come forza in mezzo ad altre forze, nel conflitto sociale, allo scopo di determinare una evoluzione più civile e democratica. Inoltre, dove i partiti, più che essere l'e:spressione di una classe, sono soltanto il riflesso di mire e di ambizioni personali, non elevandosi all'altezza loro imposta dalle cariche che occupano e dagli interessi che dovrebbero rappresentare, la tattica intransigente é ancora una necessità che deriva dalla fisonomia speciale dei partiti che ci stanno di fronte. Gli é sotto questo punto di vista che si spiegano le ire dei delegati al Congresso, specialmente della campagna, contro la cosi detta tattica transigente; ma essi :scambiano la loro condizione specifica locale colla condizione generale di sviluppo dei partiti che si svolgono in altri luoghi, ove (come a Milano, Cremona, ecc.) determinano una corrente liberale progressista degna della più alta attenzione nostra. Egli é del pari sotto quest'aspetto che si spiega la intransigenza dei congressisti torinesi, i quali, fatta eccezione di poche persone, hanno sott'occhio un partito quasi dello stessG colore, per quanto voglia chiamarsi clericale, moderato o progressista. Ora, in tali condizioni, la tattica intransigente non é soltanto una necessità locale di lotta, ma é una necessità storica, a mio parere, perché sarà il lievito più potente por la formazione di un ver:o partito radicale piccolo-borghese, che metta decisamente nel ·suo programma le riforme sociali e tributarie reclamate dalla situazione presente intollerabile, ed atte a migliorare la condizione materiale e intellettuale del proletariato. È con questo nuovo ospite, che già appare in gestazione, che dovranno poi fare i loro conti i socialisti specialmente piemontesi: e che questa non sia semplicemente una mia illusione, certi sintomi recenti ce ne dovrebbero fare accorti. In conclusione, il partito deve adottare una tattica varia, snodata., che :!li adatti alle speciali condizioni· dei luoghi e dei partiti in.contel!!a.,in corrispondenza col grado di forza e di coscienza.. raggiunto dalla. cla:!!se opers.ia, respingendo decisamente una tattica metafisica. unica e definitiva. E se una regola di condotta può giovare ad illu-
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