Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 24 - 30 dicembre 1900

RIVISTA POPOL.4.flE DI POLITICA LETTERE E SCIE.VZE SOCl.-1.Ll dalla Roma papale, dalla Sorbona teologica, dal Gesuitismo. Spirò tutti i suoi Re, sE.detle al Consiglio di Napoleone lll e fu alimentato dalla grande orgia di denaro, di piacere, di decorazioni, della Corte di Napoleone il piccolo. Oggi é entrato nelle scuole, nelle amministrazioni, nei collegi, nell'esercito. I due grandi collegi militari francesi, Saint,..Cyr e il Politecnico, da cui escono in massa gli utficiali dell'esercito, sono nel pugno dei gesuiti. L'esercito, cosi,· invece di essere un esercito di Repubblica, diventa a a poco a poco, un esercito del papa. L'altro fantasma è lo spirito cesarista: una di quelle tristi sopravvivenze del passato che resistono più tenaci che mai nello spirito collettivo francese. 11 terzo fantasma è lo spirito militare che crebbe poderoso attraverso i fasti dei vari Luigi che governarono la Francia, che si sviluppo fortemente fra le alcove e le cortigiani dei re, che fu galvanizzato dalla Corte di ì'\apoleone llI, e che vive, tuttora smanioso di adorazione, nell'animo francese. E' sceso fino al cuore della Repubblica e se ne é impadronito. Cambiò forme, forse, ma sopravìsse nella sostanza. Ecco perchè si grida Viva il Re nelle strade di Parigi, e perchè si accenna sempre all'armée, sia guidata da traditori come Bazaine, da imbecilli come Trochu, da delinquenti come Mercier, da ulani pru~- siani come Estherazy. Settembre L'esposizione finisce. Essa ha mostrato al mondo intiero che l'umanità progredisce nelle sue scoperte - che si raccorciano le distanze, che si moltiplicano le · foqti della vita, che si centuplicano macchine, ruote, apparecchi elettrici per produrre, - ma, ohimè! non mi ha insegnato una cosa : l'anima umana soffre oggi meno, i servi hanno oggi meno la fame ? Tutti i padiglioni, i chiostri, le torri dell'Esposizione, tutte le trine, i merletti, le vetrerie, i mobili, i diamanti, - passavano, dinanzi a me, in seconda linea, rli fronte alla grande visione che una sola delle sale dell'Esposizione mi offriva : la sala del pane. Là, davanti a dei forni alti ed eleganti~~imi, delle belle fanciulle, col sottanino rialzato e le maniche rimboccate al cli sopra del gomito preparano pasticcini, risotti, brioches, crémes e pane. Tutto un caos cli ben di dio da rendere felice un esercito cli affamati, é schierato là in maravigliose piramidi - e tra quel trionfale inno della pasticceria aristocratica vedete torreggiare nel mezzo, alti e solenni, i trofei del pane buono, sottile, tenero, del pane che nutre e rafforza. Ecco il problema. Allora potremo festeggiare l'umanità e dire che essa ha trovato il suo trionfo, quando quel pane potrà essere distribuito a tutti e non sarà più, come oggi, monopolio di pochi. Tutti i trionfi dell'Esposizione valevano nulla se quello non era realizzato. E mentre guardavo, la farina - bianc.,L come latte - veniva fuori, in pioggia candidissima dalle macine, veniva impastata, battuta, martoriata, sulle tavole pulite e odorose, - poi, foggiata in mille forme, veniva gettata nel forno e ne usciva sotto forma di pane l)ionclo e acceso d'oro. E contemplando quelle strane e quelle mille trasformazioni che sotto gli occhi della folla, in quel simbolico canto dell'Esposizione accadevano, io pen!!avo: - Anche noi, del popolo, siamo come te, o pane, - che dai a tutti la vita! Sei falciato dalla lama tagliente, sei stritolato dalle moli pesanti, sei martorizzato, battuto, arso - muori tante volte, ma sempre rivivi e ti trasformi, dopo tanti tormenti, infondendo vita al mondo intiero che alimenti. Dopo che ti hanno falciato, tritolato e bruciato, tu dici : - Non importa ! Prendetemi, mangiate e vivete ! E dai, con la forza, la vita! ALFREDON1CEFORO. BibliotecaGino Bianco ladottrimnaoraelesociadleiConfucio commentata da' suoi discepoli Di Mencio, filosofo e politico, ~inese, ha parlato egregiamente in questa Rivista Popolare (15 Ott. 1900\ il Mormina Penna. ' La dottrina di Mencio risale però a quella cli Confucio, ed é da questa immediatamente derivata. Confucio é più involuto nella metafisica e nel)a teo)o~ia, ma tu_tti e due_ pongono per base del viver civile la Rag10nc e D10, che altro non é che la sua incarnazione. Differente é pure il loro stile e l'abito filosofico. « Lo stile di Meug-tseu, meno elevato di quello del principe delle lettere, (Confucio) é ugualmente nobile, più fiorito, più elegante .... Il l!arattere della loro filosofia é evidentemente cliverso. Confucio é sempre grave anzi austero; esalta gli onesti, di cui -traccia un ritratto ideale, e non parla dei viziosi che con fredda indignazione. Meugtseu, (Mencio) che ha lo stesso amore per la virtù, sembra avere per il vizio più disprezzo che orrore : lo attacca con la sua dialettica, e non disdegna l'arma del ridicolo. La sua maniera di argomentare è rli un'ironia tutta socratica. Non contesta nulla a' suoi avversari; ma ammettendo i loro principi, li trascina a conclusioni assurde che li affogano nel ridicolo ...... Meug-tseu non ha niente di comune con Aristippo; lo si direbbe un Diogene più dignitoso e più decente. Si vorrebbe qualche volta biasilnare la sua vivacità, che ha del sarcasmo : ma Io si scusa vedendolo sempre ispirato pel zelo del bene pubblico » 11). Lo zelo del bene pubblico è l'ispiratore di Mencio, allievo di Confucio, e Confucio per il bene pubblico compose Le Ta Rio (grande studio) detto anche King o libro per eccellenza che fu dal sesto secolo a. Cr. il catechismo di ogni buon cittadino cinese (2). Esso constava di un solo capitolo, cui ne aggiunse dieci T'hseug-lseu allievo del grande filosofo. Le antiche copie, in tavolette cli bambù erano riunite in modo confuso, e fu merito di Thing-tseu se esse furono ordinate ed illustrate co' commenti di alcuni filosofi cinesi, tutti allievi di Confucio. Il Dr. Tchou-hi, rifuse l'edizione ponendovi una sua prefazione, di cui riporto alcuni brani tradotti, assai interessanti non solo per il pensiero che tuiii li informa ma per le curiose notizie su quegli antichi tempi ... « Dopo l'estinzione delle ire prime dinastie, le istituzioni che erano state la loro base si estesero rapidamente ». « Perciò né palazzi dei re, nelle città e perfino nei piccoli villaggi non vi era nessuno che non si dedicasse allo studio. Quando i fanciulli avevano compito otto anni, fossero essi fiali di re o di principi o del popolo, venivano manclati alla Piccola Scuola (Siaò-hio), ove apprendevano ad annaffiare, a scopare, a rispondere prontamente e umilmente a chi li chiamava e Ii interrogava; a entrare ed a uscire secondo le regole della buona creanza, a ricevere ed ad accompagnare gli ospiti. « Si insegnavan loro le cerimonie e le pratiche del mondo, la musica, l'arte di lanciare frecce, di dirigere i carri e a leggere, scrivere, fare i conti. Compiti 15 anni, l'erede del trono, i figli dell'imperatore, dell'imperatore de' primi ministri, dei governatori, de' letterati e dei dottori che coprivano alte cariche, (I) A. R1mUSAT. Vie de Meugs-tseu in Nouveaux melanqes asiatiques t. II. p. 119. (2) Oltre a questa che è Ia~più breve ma la più densa~di conce~ti, Houng-tseu (Confucio) compose due altre opere: Tchoung-Y1Jung (l'invariabilità nelle cose) che fu raccolto da Tseu-sse; e Le Lan- Yie (dialoghi filosofici).

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