RlVJSTA POPOLARE DJ.-POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl competenti si occuparono dell'imperialismo nord-americano e di quello inglese : due imperialismi che diver:- ranno pericolosi per l'Europa il giorno in cui si saranno definitivamente intesi. Alla Francia fu volto piìt di frequente il nostro pensiero, poichè colle sorti della libertà in Francia, s,)no intimamente connesse, a nostro avviso, le sorti della libertà in Italia; e noi la crediamo e la crederemo sempre in pericolo al di là delle Alpi, sino a tanto che la repubblica, nata male, non dalla naturale evoluzione progressiva, ma da una catastrofe nazionale - si manterrà centralizzata e militarista. Nel militarismo - degenerazione perniciosa del sentimento militare utile, indispensabile per la difesa dello Stato contro la prepotenza straniera -- abbiamo visto e continuiamo a vedere il grande nemico del benessere economico, politico e morale dei popoli, e contro •li esso, quindi, abbiamo appuntato spessissimo le nostre armi intellettuali. Contro il militarismo -pei 11rimi in Italia, precedendo cli molti mesi i giornali quotidiani e le riviste, fecenuno conoscere gli studi colossali del De Bloch, che trascinarono lo Czar delle Russie alla proposta del disarmo e dell'arbitrato internazionale, formulato nel Congresso dell'Aja, e così miseramonte e turpemente smentito dopo pochi giorni dall'Inghilterra coll'iniqua guerra del 'l'ranswaal. Questa Giierrajultirci del De Bloch, infine, possiamo garantire che ha fatto ancbe u!la grande impressione sull'animo di Vittorio Emanuele !Il~ .. •• ' Condizioneconomica;riformatributaria; emigrazione. Tutte le questioni importanti richiamarono l'attenzione della Rivista; tra le quali maggiormente que1la sulle condizioni economiche del nostro paese. Esse fnrono con specialità, illustrate più Yolte in occasione dei tumulti del 18!:JS,per metterle in rapporto culle nostre spese militari sproporzionate colla nostra potenzialità economica. Non si può in Italia accennare alle sue condizioui economiche senza che la mente corra alle varie proposte cli riforma tributaria. Questa è urgente, s'impo11e; ma tutti gli uomini di governo, pur promettendola con parole altisonanti, hanno dimostrato di non volerla a fatti, o di non avere un concetto adeguato della condizione, che la deve rendere possibile: la riduzione delle spese; riduzione che può farsi solt-anto nei due ùibnci della guerra e della marina. Perciò, di fronte alla contraddizione sostanziale in cui cade, con un mare di buone intenzioni e cli belle promesse, l'on. Giolitti e gli altri suoi amici, abbiamo mostrato maggiori simpatie per !'.on. Sonnino che, sapendo di non poterla dare, non ha promesso alcuna riforma tributaria. Ciò che ha sorpreso coloro i quali ignorano in quale conto teniamo la sincerità. Non sono pochi gl'indizi, diretti e indiretti - delinquenza, espropriazioui, fallimenti, consumi - della depressione economica italiana; ma ce n'è una che la rispecchia fotograficamente: l'emigrazione. Dell'emigrazione, quindi, e degli italiani all'estero piìt volte ci siamo intrattenuti per deplorare la iuferiorità vergognosa delle conrlizioni intellettuali e morali degli ultimi, e perdesignare nella prima un fenomeno doloroso prodotto dalla nostra miseria e dal nostro malessere, e che dobbiamo guardare con grande simpatia e con grande riconoscenza: perchè essa serve in più modi a lenire i mali che la cagionano! E sia lecito infine, nell'accennarn all'opera nostra di fronte alla questione economica, cli rammentare che, otto mesi or sono, e quando la stampa politica nostra dormiva della grossa - ora s'è svegliata! - abbiamo denunziato il pericolo che potrebbero correre le nostre bene iniziate esportazioni nell'America meridionale, qualora il risveglio delle i.impatie ispano-mne1·iccme non si limitasse alle sole manifestazioni sentimentali del Congresso di Madrid. 'li dissidio tra Il nord e Il sud. - Quando gli altri - sciocchi o in malafede - ne negarono l'esistenza, noi l'affermammo risolutamente; quando i patriottardi, disonesti o imbecilli, chiamavano nemici dell'unità coloro che lo denunziavano, noi sfidammo le calunnie e BibliotecaGino Bianco la impopolarità per sostenere clrn si rendeva un pessimo servizio al paese nascondendogli •le piaghe cancreuose. E noi, per lungo tempo, fummo i soli a scrivere del dissiclio trci il nord e il siid, cagionato dallo sfrnttamento economico praticato largamente da un lato, e dalla inferior;tà politica, iuwllettuale e morale del momento dall'altro lato, spiattellando, coraggiosamente e onestamente, quella che a noi sembrava la veriti\, tanto agli uomini del Mezzogiorno quanto a quelli del Settentrione. Ora, coloro che si occupano del dissidio nei libri, nelle riviste, nei giornali -- e se ne fanno belli - sono legione. Nessuno intanto ha ricordato l'opera meritoria della calunniata Bivistci popolare! Non importa: a noi basta la soddisfazione del dovere compiuto. ,,_ * * Radicali,repubblicanie socialisti. - Criticare, stigmatizzare, accusare i monarchici e i reazionari era compito ,-he ci poteva costare come uomini; ma esercì• tare la critica contro i radicali, i repubblicani e i socialisti, il programma dei quali in gran parte, è il nostro, ci riuscì spesso assai penoso. Pure, quando il sentimento del dovere ce Io impose, non esitammo a pronunziare parole e a dare giudizì, che suscitarono il risentimento di amici nostri carissimi, che non avremmo mai voluto scontentare, e che scontentammo spesso per obbedire alla ingiuu7.ioni della dea, per la quale abbiamo un culto specia]e: la verità! E su questa parte dell'azione nostra, constatiamo con grand1:, e legittinm sod1lisfazione quanto segne: Tra i ?'a.àieali oramai è di ,·enuto dogma inconcusso che so il loro gruppo assumesse la responsabilità del potere, ciò rlovrà avvenire non come soddisfazione dell'ambizione dei singoli, ma come prodotto legittimo di uua situazione parlamentare netta, che deve condurre a'l'accettazione ecl alla realizzazione di un frammento del loro programma. E' quello che noi abbiamo sempre sostenuto. Aggiungiamo anzi che in simili condizioni crederemmo dò ùenefico al paese, :illa causa della democrazia, e degli uomini di tutta l'Estrema sinistrci. Perù, rimaniamo sempre scettici s11Jla possibilità cli un sif'.. fat.to evento per motivi che altravolta abbiamo liberamente esposto e che ora non ci è più consentito cli esporre dal fisco permaloso. Tra i repnbblicani si è fatto strada il concetto evo1 uti vo - che non deve suonare abdicazione, viltà, o musulmano fatalismo; ma educazione e preparazione sana per conseguire coscientemente un fine altissimo Ponza scadenza fissa. Perciò ò diminuita l'intransigenza, è quasi scomparso quello che Alberto Mario cbiama\"a braminismo, ed è di venuta piit efficace e più ricca di risultati la propaganda. . . . . . . . . . Coi socialisti sono state vive e non infrequenti le nostre polemiche, e i fatti ci l1anno dato quasi in tutto completa ragione. Gli stessi socialisti ce l'hanno data piena, sebbene implicita e non esplicita - perchè essi mai riconobbero lealmente i loro torti - accettando quel che sostenemmo contro di loro. Dell'iutransigemm e del dogmatismo primitivo nel loro seno non ci sono piìt che campioni solitari, per - quanto eminenti; della rigida unità nella tattica non c'ò più traccia, e ricouoscono tutti che i metodi utili nel Nord non lo souo nel Sud; il disprezzo sdegnoso per le forine politiche è scomparso. Insomma quella lc;;ione elette cose che noi con sincero compiacimento abbiamo messo in evidenza li ha guariti da molte fisime, li ha completamente trasformati, li ha avvicinati ai nostri socialistoidi, contro i quali in altri tempi lanciarono frizzi che qualche volta rasentarono l'insolenza e la calunnia. E noi, che non imitiamo gli a:{Jini o gli avversari, non esitiamo a confessare che nei rapporti e nelle discussioni cogli altri nomini e cogli altri partiti ci siamo sbagliati una volta: nel giudicare troppo ottimisticamente le energie fisiche e morali del paese. Ricordiamo con rammarico che il nostro giudizio a suo tempo addolorò Felice Cavallotti, che vide meglio di noi, che purn spesso fummo severi, la triste realtà. Ma il bardo della democrazia, che conusceva la rettitudine e la sincerità nostra non ce ne volle mai; e noi facemmo
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