Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 24 - 30 dicembre 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl Llopera nostra I grandi giornali e le grandi riviste passano in rassegna gli uomini e gli avvenimenti del secolo che sarà morto quando vedrà la luce l'ultimo numero di questa nostra modesta Rivista Popolare illustrata. A noi manca lo spazio per poterlo fare con una certa utilità.; ed a farlo rinunziamo anche con piacere, perchè troppo ci dorrebbe di dover concbiudere con una nota pessimista, dissonante coll'aspirazione ardente verso un avvenire migliore, colla fede indomabile nel trionfo della democrazia, e di tutto ciò che suona progresso economico, politico e morale dell'umanità. Invece di assumerci un compito cosl vasto - fare la cronaca di un secolo - preferiamo ricordare l'opera nostra nei sei anni di vita deJJa Rivista, Popolare; e con ciò crediamo di completare meglio, colla esposizione dei fatti, quanto abbiamo annunziato nel numero prece - dente sui propositi nostri per lo avvenire. Il passato, così, dirà agli amici ed ai lettori, se meritiamo fiducia •piena per le promesse fatte. Maflusimeridionali. - Bada Ciccillo, che se non voti per il candidato della maffia, ti facciamo la pelle a schioppettate ! Crlspl. - Il primo numero della Rivista vide la luce quando Francesco Crispi era all'apogeo della sua potenza, quando una Camera servile, fatta a sua imma"ine e somiglianza, non lo rispettava come un grande statista, ma lo venerava come un semidio. Contro di lui intraprendemmo una lotta aspra e senza quartiere, che ci veniva imposta non solo dagli ideali politici nostri, ila lui prima rinnegati e poi vituperati e perseguitati, ma anche e più dalla sua disonestà privata, che costituiva uno scandalo perenne, vedendola temuta e venerata, e da.Ila megalomania, pericolosa per la compagine dello Stato oltre cbe per le pubbliche libertà. Combattendo Crispi avemmo agio di far conoscere, noi pei primi, agli italiani il lato disonesto della vita privata di llismark, il suo grande amico, quale risulta dalle documentate relazioni col banchiere l3leichroeder, il socio del Gran Cancelliere negli a.(J'ciri finanziari. La politicacoloniale. - Fu fieramente da noi avversata non perchè formava il caposaldo della politica crispina, ma percbè quella iniziata dall'Italia, a base di violenza e di militarismo, coll'occupazione di Massaua, ritenemmo sempre infausta e letale al paese nostro. Fummo tra i pochi ad opporci alla intraprendenPJa del generale Barattieri, che grottescamente venne onorata come gloriosa dopo certe ipotetiche vittorie ottenute con simulacri di battaglie, e non attendemmo i disastri di Amba Alagi e di Abba Garima per prevedere che la politica coloniale ci avrebbe procurato onta, amarezza Biblioteca Gino Bianco e disillusione. Si capisce, perciò, che fummo tra i più decisi nell'avversare la sciocca spedizione di San Mun . • • • Di f!udinl - Abba Garima, dopo la fuga di Crispi dalla Camera senza alcun voto del Parlamento, condusse alla Presidenza del Consiglio Antonio Di Rudinl. Mentiremmo se non dicessimo che sperammo da lui la restaurazione dell'orcliue morale, della sincerità. costituzionale, il rispetto della legalità. E si dica quello che si voglia, ma si deve riconoscere che qualche cosa di bene egli fece da principio. Poscia si chiarl impari al compito, non sapendo sanamente prevenire prima e reprimendo bestialmente dopo i tumulti per la fame. Comunque, il nostro posto di combattimento era stato ripreso ava!lti che il maggio fatale del 1898 venisse a portare il lu_tto in tante famiglie italiane. La reazione Pelloux. - La nostra Rivista può andare orgogliosa della campagna fatta contro la reazione sin da quando spuntarono i suoi artigli insanguinati sotto il ministero Di Rndinì. Da allora in poi alla losca megera non demmo tregua: e fu merito nostro, che ricor• Consortsi tftentrionali. - Sentite, Gaetano ! Se voi e i vostri fratelli non votate per me, vi metto snl lastrico e crepar di fame ! (Asino di Roma). diamo senza falsa modestia, se potemmo continuare imperterriti la lotta schivando l'ira e i fulmini del fisco, che sapemmo costringere ad un minimo di legalità ed al rispetto dei nostri scritti. coll'abilità spiegati\ nell'affidare le nostre buone ragioni alla nuda esposizione dei fatti, facendo tesoro di tutte le confessioni dei monarchici più convinti e degli uomini di governo più autorevoli, che noi sapemmo scayare, aggruppare e presentare in guisa che la Verità scaturisse lampante senza che ci fosse bisogno di nostri sequestrabili commenti. E il metodo accorto e proficuo iniziato sotto Di Rndinl fu continuato senza un istante di riposo sotto Pclloux. Del periodo dell'ostruzionismo non abbiamo bisogno di parlare: è troppo recente e i lettori sanno che facemmo del nostro meglio in difesa della libertà: difesa col'onata dal da.moroso successo dei partiti popolari nelle elezioui generali del 3-10 Giugno. E potr~mmo anche menar vanto di aver preconizzato in marzo la soluzione Saracco come la sola possibile sul terreno costituzionale. " •• Politicaestera.Militarismo. - Fummo piuttosto parchi nell'occuparci della politica estera, perchè giudicammo pii1 urgente e più con veniente guardare alle cose di casa nostra, come si conYiene ad una democrazia vera. Le graudi quistioui, però, non ci trovarono mai indifferenti. La guerra di Cuba, l'aggressione iniqua delle due repubbliche di Orange e ilel Transwaii.l, la scellerata e incivile spedizione in Cina, dove in esecuzione della volontà imperiale gennanica, furono da noi trattate largamente e cotla direttiva degli interessi nostri e di quelli più vasti d~lla civiltà e della democrazia. Nostri collaboratwi

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