Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 24 - 30 dicembre 1900

'-· RIVISTA POPOLARE Dl POLTTICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI canaglia. Rilevasi dalla accennata lettera onesta e coraggiosa del senatore Senise, che nella banda il Casale non è il peggiore ; ,'Ciò che a me venne confermato esplicitamente da un antico prefetto, di non comune valore, che conosce perfettamente il Mezzogiorno e la Sicilia. -~ • 4 Né si creda al solito che si calunni o si esageri menomamente affermando che il governo presta il suo valido e caloroso appoggio alle canaglie pur conoscendole tali. Per esempio, nelle ultime elezioni il ministero Pelloux con tutti i mezzi di cui dispone, un governo ha sostenuto un candidato, che nell' esercizio della ima professione di avvocato aveva ridotto le aule nelle quàli dovrebbesi amministrare la giustizia in un vero bordello, in cui si contrattavano con oro sonante le assoluzioni. Né il governo poteva ignorarlo; poiché quel candidato, ch'era un ex-deputato, aveva già provocato la santa indignazione di un Procuratore del Re, e n'era venuto un grave attrito di cui dovette occuparsi il Procuratore Generale del Distretto giudiziario, attrito che produsse altri sgradevoli effetti che andarono a colpire coloro che non dovevano esserlo. La diagnosi del male adunque è ~tata fatta e confermata in un documento ufficiale (la relazione De Martino) e da persone che hanno avut0 pelle mani per molti anni le redini del governo. E il rimedio? Da chi attenderlo? Conchiusi il libro sul Regno della mafia con una frase che venne giudicata paradossale per lo meno; da altri più benevoli si osservò che avevo cercato l'effetto adoperando parole emozionanti. Ivi scrissi, in!'atti; « Per combattere e distrur;_gereil regno della mafia è necessario, è indispensabile che il governo italiano cessi di essere il Re della mafia>. Le responsabilità assodate dal governo nella genesi della corruzione e del pervertimento del regime rappresentativo in Italia, inducono ora, anzicchè ad aUenuare e correggere le mie conclusioni, ad estenderle e generalizzarle. Non si può sperare la guarigione dei mali che oggi tutti deplorano, se il governo che dovrebbe porre mano precipuamente a distrarli, non cesserà di produrli e di coltivarli con ogni cura e con molto amore. Ma il governo in un regime rappresentativo non è un ente isolato e campato in aria; ha rapporti e solidarietà innumerevoli nel paese; c'è azione e reazione continua e reciproca tra governo e paese. S'intende, perciò, che il risanamento non può essere l'opera esclusiva dall'organo centrale dello Stato, ma che devono efficacemente e perscverantemente contribuirvi le cla~si, in cui quello attinse le forze e l'energia. Ora che cosa può sperarsi ed attendersi da quelle classi dirigenti che in Italia monopolizzano direttamente e indirettamente il governo? Guardando non ai fenomeni antichi ma ai più recenti c'è da rimanere scoraggiati, c'è da disperare della salvezza se questa deve attendersi dal governo e dalle classi dirigenti. Il guaio maggiore deriva dal fatto che le classi dirigenti non sono corrotte e pervertite in una sola provincia o in una sola recrione d'Italia; sicché non c'è da sperare che la parte 0sana assuma il compito di educare e di rilevare moralmente quella ammalata. In quanto a corruzione pecuniaria elettorale, ~~l Nord certame1_1tesi sta pesgio che nel Sud. Il servilismo - male più grave nel regime rappresentativo - predomina in questo momento nel Mezzogiorno. E' verissimo. l\fa é forse minore la re~ponsabilità de~li uomini del Settentrione, che f3:voriscono la genesi ctel fenomeno e se ne giovano mdegnamente? Non fu il Depretis il sistematico organizzatore della corruzione e del servilismo ? La cooperazio~e di Nicotera fu efficace ; ma durò pochi BibliotecaGino Bianco mesi. Quella del vecchio di Stradella fu più insidiosa, e durò per molti anni. . .-·~Fermiamoci agli ultimi episodi caratteristici. C'era da proclamare un ballottaggio tra Romussi e Dozzio nel . collegio di Corteolona ; la Giunta per le elezioni, la sola competente, lo propose. Ma la Camera, a richiesta di molti Zannoni settentrionali, rinnegò l'aritmetica, calpestò la legge, ed a scrutinio segreto convalidò Dozzio accusato di corruzione : corru?:ione, di data antica nel collegio che fu di Cavallotti. Ecco pel Settentrione. Nel Mezzogiorno. C'era da eleggere un deputato a Napoli in sostituzione di Alberto Agnello Casale; socialisti e repubblicani scendono in lizza, disperando della vittoria, per fare una solenne protesta. I monarchici e le classi dirigenti presentano due candidati senza alcun determinato colore politico: un ignoto, il Principe di Canneto, ed una persona ben nota per la sua rispettabilità personale, per una certa coltura (che il candidato per auto-suggestione suppose ed annunziò pomposamente molto maggiore della realtà) e per la sua posizione ufficiale : Michele Martinelli, colonnello dello Stato maggiore nell'esercito italiano. Non occorre intrattenersi del principe di Canneto: é una vera quantité negligeable. Invece il significato della lotta e l'indice delle attitudini, dei criteri di governo e dei principi di moralità politica delle classi dirigenti, si può e deve desumere dallo esame della condotta del secondo e di coloro che lo sostennero. Quali fossero le indicazioni precipue in tale lotta che combattevasi per sostituire il Casale si sa: dovevano essere essenzialmente morali, se si aveva il desiderio d'iniziare un moto di rinnovamento e di vera trasformazione in un collegio diffamato. Che fa il colonnello Martinelli? Dà uno schiaffo al magistrato che aveva solennemente condannato il Casale, e trova per lui scuse ed attenuanti. Che fa il governo ? Invece di punire, per mezzo del ministro della guerra, chi infirma le sentenze del magistrato, lo appoggia coi soliti metodi mafiosi. Che fanno le classi dirigenti? Lasciano la cura di sostenerlo ai membri degli antichi comitati elettorali del Casale, con a capo quel senatore Dc Siervo, che in tribunale ne aveva assunto la difesa ! Ogni commento sarebbe inutile: i fatti dicono chiaramente che Martinelli ebbe la maggioranza al primo scrutinio dagli stessi elettori e cogli stessi criteri passati, che costituiscono un ont.a per Napoli, e per le sue classi dirigenti e pel geverno che si mostra benchè vi stia a capo un individuo rispettabile come il Saracco - solidale coi medesimi. Sicché, se nella votazione di ballottaggio la vittoria rimase al Canneto, il Carneade assai sospetto, c'è da rallegrarsene come cli un minor male, come di una punizione inflitta a chi era venut0 meno al compito impostogli dalla triste ora che volge. La conclusione è semplice cd evidente, la salvezza non può venire dal governo e dalle classi dirigenti. Ma non bisocrna disperare per questo : la salvezza deve venire dalle classi popolari, che sinora sono rimaste estranee alla vita pubblica. Poiché non è vero che il fango sale, come disse altra volta !'on. Colombo ; ma il fango discende dall'alto, e bisogna evitare che esso soffochi gli elementi ancora sani e vitali, che si trovano in basso. Per riuscire in questa impresa veramente meritoria, bisogna educare le classi P?POlari: edu~arle con amore, con coraggio, con energia, con persistenza. Dottor NAPOLEo:-iCEoLA.JANNI Deputcito al Parlainen'.o.

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