Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 24 - 30 dicembre 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 475 degne di Shakespeare, e pagine intere che i pii1 noti e valorosi scrittori nostri potrebbero invidiare - debba considerarsi come un Ytiro modello del genere. Ah, se lo studio storico fosse condotto da' migliori ,:ou tau ta sapitrnza d'intendimenti e tanto magister9 d'arte! se ci fossero in Italia cinque o sei ;,;torici capaci di seri vere la stupentht pagina su le rose, che vi trascina all'ammirazione e all'entusiasmo! « Rose, rose, rose, rose rosse; le vermiglie rose furono il segno· del suo trionfo. Le mescolò alle sue parole, 11isuoi gesti, a tutte le cose sue; ne pose tra i bruni c'.l.pelli; no timpiè i _vasi, _le mensole, i seggi, ne sparse per tutto; rossegguwa fra le riposte ombrn lo acceso colore delle fresche rose, come 1111 lembo ricuperato di porpora; scintillava ,tl sole lo splendore dei lampeggianti fiori co111efluido sangue; intibbriava l'odore delle vive rose come be• Yanda rossa, e si apriva e si spandeva il cuor di ì\Iar• gherita al sole del piacere, come uua immensa rosa infuocata di sangue bagnata di rugiada e cli lacrime1 perciocchè il mattino intenso clel gaudiò, non è miu senza h1crime. • La, rosa rossa levava superba la sua corolla trionfando. Potrà parere forse a taluno che qualche volta la densità sttissa clel pensiero ronch lo scritto cli Antonietta C,truso inaccessibile al profano volgo, cui sdegnosami-ute accennava, Orazio, ma io credo che sia questo un pregio, non un difetto, in tempi ne' quali si fa clella stupencl11 lingua del Machiavelli, clelManzoni, del Ca.rclucci,aspro governo. E quando verranno fuori clella si~nora C;irnso i due volumi Satana i1tl)ecchia e Genio e Gloria pot,rà vedersi aueor meglio come a~sai nomini in Italia debbono invidiarne le rare doti dell'ingegno speculat-ivo e della forma virilmente temprata sempre. (Palermo) GIUSEl'PE PIPil'ONE-FEDERIQO. LATATTIDCEALPARTSITOCIALISTA in rapportoalla sua dottrina Se vi é una q·uestione comple~sa, da esaminare in tutte le parti e in tutta la sua portata, mettendone allo scoperto le radici profonde ed innumerevoli che traggono la vita dal sottostrato economico della moderna società borghese, questa é certamente della tattica di un partito socialista illuminato e cosciente. Lo studio della tattica presuppone ancora un esame critico persistente, continuo dei postulati fondamentali, alla luce di quella concezione realistica del divenire della società, datati dai nostri grandi padri spirituali - Marx ed Engels - gloria perenne del partito e che nessuno finora ha potuto smantellare. Consentano quindi i lettori della pregiata < Rivista Popolare », che· io esamini la questione della tattica nelle sue radici profondo, per rispetto alla nostra dottrina, e nei suoi riflessi più apparenti e visibili, per rispetto alle condizioni sociali italiane. I. Carlo Marx - al pari degli economisti classici- divide dapprima la società borghese in tre grandi classi principali : salariati, capitalisti e proprietari Jondiari, le quali corrispondono a tre ~ategorie economiche differenti: for::a di lavoro, capitale, terra. Queste tre classi son') riunite nella produzione della ricchezza da rapporti sociali necessari, dipendenti sia dallo svilupp, delle forze produttive, sia dal bilanciarsi delle forze rispettive nella lotta per una maggiore rendita pel proprietario fondiario, di un maggior profitto pel capitalista industriale, di un maggiore salario per la classe salariata. Ma una circostanza spacialissima, caratteristica, le distingue l'una dall'altra. Il capitalista, sia industriale che agricolo, rappresenta una forza, un agente proB' bf1cY{~C~vGh1òril3d~fneo ™ proprietari fondiari, poiché solo in virtù delle crescenti applicazioni dei capitali alla terra ed alle industrie,' del continuo perfezionamento dei processi produttivi, si trasformano le relazioni sociali colle loro basi materiali, e si sviluppa una condizione di cose favorevole alla creazione, alJa organizzazione e, nello stesso tempo, alla coltura intellettuale e morale del proletariato. Sviluppo industriale ed agricolo é quindi sinonimn di sviluppo della forza materiale e intellettuale del proletariato. Sotto questo punto di vista, i proprietari fondiari asirnmono un aspetto, un carattere decisamente reazionario, essendo ancora portati dal loro interesse ad ostacolare l'applicazione dei progressi della ~cienza all'agricoltura, e quindi la stessa civiltà capitalista, onde mantenere intatta la rendita ed il loro monopolio, nel contrasto inevitabile delle forze sociali in conftitto. Onde i capitalisti industriali ed agricoli rappresenteranno, in unione alla classe operaia, una forza rivoluzionaria di fronte ai proprietari fondiari. Né con ciò vuolsi sostenere che gli interessi dei capitalisti e degli operai siano concordanti, soltanto devesi oomprenclere che la borghesia capitalista industriale-agricola non può essere legata in un fascio colla borghesia fondiaria, né tanto meno rappresentare con quest'ultima una stessa massa rea?;ionaria. Ed é appunto contro questa concezione erronea (~assalliana) della società che unificava tutte le classi sociali, all'infuori ciel proletariato, in una sola massa reazionaria, che si scagliò con violenza il nostro grande Carlo Marx, nella sua celebre critica del programma di Gotha, ricordando le contrarie espressioni giit svolte nel famoso manifesto dei comunisti del 48. Ma vi ha di più. Sia nella classe industriale che nella c1asse fondiaria si combatte una lotta intestina feroce tra il piccolo, il medio ed il grande proprietario. Nelle industrie i grandi imprenditori battono i piccoli, che a poco a poco, per quanto lentamente - come appare dalle recenti polemiche e statistiche - scompaiono per cadere nel proletariato, contribuendo talora a formarne la parte più colta e cosciente. L') stesso avviene specialmente nelle vaste pianure irri- ~ate ove la grande industria agricola va sviluppandosi con moto crescente, ingoiando le piccole particelle di terreno che le fanno corona, e raggruppando il nuovo e più vasto dominio sotto una direzione tecnica, scientifica e sociale più evoluta e perfezionah. Quindi, se queste classi morenti, agonizzanti sono reazionarie quando vogliano un ritorno al pa~s_ato, divenaono rivoluzionarie allorché la loro pos1z10ne cri tic~, insostenibile li spinga ad unirsi al proletariat'} nella sua lotta contro i grandi capitalisti ed i grandi proprietari fondiari. D'altro lato, le professioni liberali sono di anno in anno invase da una malattia sociale sempre più vasta ed inguaribile: la sovrapproduzione di laureati cl'oani specie. Come nel campo della produzione borgh~'le la quantità del!~ merci va gradatamen~e . crescendo, finché trovasi m urto con una base limitata di consumo, producendo fatalmente la sovrapproduzione e la crisi, colla rovina dei piccoli e medi industriali, cosi nello professioni liberali va di anno in anno accentuandosi una sovrapproduziohe costante di avvocati, di ingegneri, medici, ragionieri, insomma di laureati di ogni genere. . . . . Ciò tende a sviluppare nel ceto dei profe~s1ornst1 una concorrenza talvolta brutale, ed una situazione critica e rivolU?;ionaria per eccellenza, disponendoli ad ascoltaro beni~namente le voci di coloro che si. trovano ad un gractino più basso sulla scala sociale;

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