Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 24 - 30 dicembre 1900

RIVISPTOAPOLAR DI POLI1'ICALETTERE SCIENZESOCIALI AnnoVI. - N. 24 Abbonamento pO$tale Roma 30 Dicembre1900 AlLETTORI : Vedepreagina 480 delfascicolo: lare~~on~aoilità rre~l ovenrneollcaorruzione taliana. li fenomeno doloroso della corruzione in rapporto colla politica, oltre che in numerosi articoli pubblicati nel Secolo, nell'Isola ecc. venne da mc studiato in parecchie pubblicaziodi me in pubblica seduta (31 luo-Jio), com'ebbi altravolta a ricordare qui stesso. Afiora, se la riprovazione mi Yenno in forma insolitamente violenta e pubblica, e in guisa da costringermi ad un duello coll'on. Alberto Agnello Casale che della deputazione meridionale cla me bollata si era fatto paladino, mi arrivarono scarsissimi f- assai timidi gli incoraggiamenti (1). ni speciali ( Co,·ra:.ione politica, Banche e Parlamento, Gli avvenimenti di Sicilia, L' J. talia nel 1898, Settentrionali e meridionali, Nel Regno della M~afia'. Tale studio mi s'impose per un alto sentimento di dovere, e per la profonda convinzione che ho della estensione del male deplorato e dei guasti profondi eh' esso produce. Non una sola volta esitai nel dimostrare che il maggiore responsabile in tutto ciò fu ed è l'ente governo, in tutte le sue diramazioni e in tutte le sue funzioni - grandi o piccole, centrali L'Albero velenosodellaCorruzionePolitica. Se le mie fossero calunnie s'facciate, impru· denti esagerazioni o facili &eneralizzazioni, • o periferiche. ifatti clamorosi odierni e i giuclizii insospettabili dei campioni della monarchia hanno lumi- • nosamente dimostrato. Più che il processo terminato colla condanna di Casale in Napoli, a mia piena e completa giustificazione sono venute, la lettera dell'ex Prefetto senatore Senise all'amico Nitti e la relazione clell'on. De Martino sul bilancio dell'interno. Le mie parole suonarono spesso sgradite ai colpiti non solo, ma anche a molti che a me consta essere persone rette, cui nulla si può rimproverare in proposito. La ragione sempre balorda che talora mosse quest'ultima categoria di persone - che può riuscire assai pericolosa proprio a causa della autorità che le viene dalla rettitudine personale - a biasimarmi, con affetto piu o meno paterno, fu sempre la solita: i panni sporchi si lavano in jaLa Dcmocr:-Ìzi,t sociale rrnstriac,i, capitanata <lai tlepnlato Acllcr, comincia ìl l,woro, Ciò che emerge a luce meridiana dalla letterà e dalla relazione succennata è questo : il caso cli Napoli non è unico, ma rappresenta un foruncolo più appariscente ch'è il prodotto di una generale infczic"ll1epurulenta; della infezione il maggiore responsabile è l'ente governo che, per avere deputati abbiettamente servili non rifugge da alcuna turpi tucline, da alcuna violenza, da alcuna illegalità, pur cli farli eleo-gere e di assicurare loro il dominio nel rispettivo collegio: alla violem:a: e alle iliesali tà, e alla turpitudme ricorre anche quando gli éra noto che (l\'eue Glnlilichter ùi Vienna). miglia ! I più, poi, anche in buona fcC:e,sentenziarono che se io non calunniavo addirittura, certamente esageravo e generalizzavo con soverchia facilità. Del mio errore o della mia colpa si era tanto convinti nelle sfere parlamentari che, quando nel luglio del 1895, nel Secolo, pubblicai una fiera ccl onesta requisitoria contro il servilismo e h viltà politica della rappresentanza meridionale, fu possibile organizzare, in una numerosa riunione della Sala Rossa presieduta dall'onorevole Di Sandonato, un tentativo cli linciaggio contro BibliotecaG"no Bianco il protetto è un fior cli (]) Ricol'do come una e~ce1.ione l'on. Silvestl'o Picardi, che, appena letto l'articolo del Secolo, venne a congratularsi apertamente con me che mi trovavo in mezzo ad un crocchio di deputati. In quella friste occasione i socialisti, forse per antipatia personale, furono assai remis,ivi e prudenti, e non assunsero, come lmbriani e Vendemini e pochi alti-i, la mia difesa matel'ialc. Agnello Alberto Casale, ch·ern stato alla testa degli assalitori nel tentativo dì linciaggio, am.i si vantò di avere avutJ l'esplicita approvazione di un deputnto socialista. Non gli prestai fede e con tale collega continuai a mantenere affettuose relazioni.

'-· RIVISTA POPOLARE Dl POLTTICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI canaglia. Rilevasi dalla accennata lettera onesta e coraggiosa del senatore Senise, che nella banda il Casale non è il peggiore ; ,'Ciò che a me venne confermato esplicitamente da un antico prefetto, di non comune valore, che conosce perfettamente il Mezzogiorno e la Sicilia. -~ • 4 Né si creda al solito che si calunni o si esageri menomamente affermando che il governo presta il suo valido e caloroso appoggio alle canaglie pur conoscendole tali. Per esempio, nelle ultime elezioni il ministero Pelloux con tutti i mezzi di cui dispone, un governo ha sostenuto un candidato, che nell' esercizio della ima professione di avvocato aveva ridotto le aule nelle quàli dovrebbesi amministrare la giustizia in un vero bordello, in cui si contrattavano con oro sonante le assoluzioni. Né il governo poteva ignorarlo; poiché quel candidato, ch'era un ex-deputato, aveva già provocato la santa indignazione di un Procuratore del Re, e n'era venuto un grave attrito di cui dovette occuparsi il Procuratore Generale del Distretto giudiziario, attrito che produsse altri sgradevoli effetti che andarono a colpire coloro che non dovevano esserlo. La diagnosi del male adunque è ~tata fatta e confermata in un documento ufficiale (la relazione De Martino) e da persone che hanno avut0 pelle mani per molti anni le redini del governo. E il rimedio? Da chi attenderlo? Conchiusi il libro sul Regno della mafia con una frase che venne giudicata paradossale per lo meno; da altri più benevoli si osservò che avevo cercato l'effetto adoperando parole emozionanti. Ivi scrissi, in!'atti; « Per combattere e distrur;_gereil regno della mafia è necessario, è indispensabile che il governo italiano cessi di essere il Re della mafia>. Le responsabilità assodate dal governo nella genesi della corruzione e del pervertimento del regime rappresentativo in Italia, inducono ora, anzicchè ad aUenuare e correggere le mie conclusioni, ad estenderle e generalizzarle. Non si può sperare la guarigione dei mali che oggi tutti deplorano, se il governo che dovrebbe porre mano precipuamente a distrarli, non cesserà di produrli e di coltivarli con ogni cura e con molto amore. Ma il governo in un regime rappresentativo non è un ente isolato e campato in aria; ha rapporti e solidarietà innumerevoli nel paese; c'è azione e reazione continua e reciproca tra governo e paese. S'intende, perciò, che il risanamento non può essere l'opera esclusiva dall'organo centrale dello Stato, ma che devono efficacemente e perscverantemente contribuirvi le cla~si, in cui quello attinse le forze e l'energia. Ora che cosa può sperarsi ed attendersi da quelle classi dirigenti che in Italia monopolizzano direttamente e indirettamente il governo? Guardando non ai fenomeni antichi ma ai più recenti c'è da rimanere scoraggiati, c'è da disperare della salvezza se questa deve attendersi dal governo e dalle classi dirigenti. Il guaio maggiore deriva dal fatto che le classi dirigenti non sono corrotte e pervertite in una sola provincia o in una sola recrione d'Italia; sicché non c'è da sperare che la parte 0sana assuma il compito di educare e di rilevare moralmente quella ammalata. In quanto a corruzione pecuniaria elettorale, ~~l Nord certame1_1tesi sta pesgio che nel Sud. Il servilismo - male più grave nel regime rappresentativo - predomina in questo momento nel Mezzogiorno. E' verissimo. l\fa é forse minore la re~ponsabilità de~li uomini del Settentrione, che f3:voriscono la genesi ctel fenomeno e se ne giovano mdegnamente? Non fu il Depretis il sistematico organizzatore della corruzione e del servilismo ? La cooperazio~e di Nicotera fu efficace ; ma durò pochi BibliotecaGino Bianco mesi. Quella del vecchio di Stradella fu più insidiosa, e durò per molti anni. . .-·~Fermiamoci agli ultimi episodi caratteristici. C'era da proclamare un ballottaggio tra Romussi e Dozzio nel . collegio di Corteolona ; la Giunta per le elezioni, la sola competente, lo propose. Ma la Camera, a richiesta di molti Zannoni settentrionali, rinnegò l'aritmetica, calpestò la legge, ed a scrutinio segreto convalidò Dozzio accusato di corruzione : corru?:ione, di data antica nel collegio che fu di Cavallotti. Ecco pel Settentrione. Nel Mezzogiorno. C'era da eleggere un deputato a Napoli in sostituzione di Alberto Agnello Casale; socialisti e repubblicani scendono in lizza, disperando della vittoria, per fare una solenne protesta. I monarchici e le classi dirigenti presentano due candidati senza alcun determinato colore politico: un ignoto, il Principe di Canneto, ed una persona ben nota per la sua rispettabilità personale, per una certa coltura (che il candidato per auto-suggestione suppose ed annunziò pomposamente molto maggiore della realtà) e per la sua posizione ufficiale : Michele Martinelli, colonnello dello Stato maggiore nell'esercito italiano. Non occorre intrattenersi del principe di Canneto: é una vera quantité negligeable. Invece il significato della lotta e l'indice delle attitudini, dei criteri di governo e dei principi di moralità politica delle classi dirigenti, si può e deve desumere dallo esame della condotta del secondo e di coloro che lo sostennero. Quali fossero le indicazioni precipue in tale lotta che combattevasi per sostituire il Casale si sa: dovevano essere essenzialmente morali, se si aveva il desiderio d'iniziare un moto di rinnovamento e di vera trasformazione in un collegio diffamato. Che fa il colonnello Martinelli? Dà uno schiaffo al magistrato che aveva solennemente condannato il Casale, e trova per lui scuse ed attenuanti. Che fa il governo ? Invece di punire, per mezzo del ministro della guerra, chi infirma le sentenze del magistrato, lo appoggia coi soliti metodi mafiosi. Che fanno le classi dirigenti? Lasciano la cura di sostenerlo ai membri degli antichi comitati elettorali del Casale, con a capo quel senatore Dc Siervo, che in tribunale ne aveva assunto la difesa ! Ogni commento sarebbe inutile: i fatti dicono chiaramente che Martinelli ebbe la maggioranza al primo scrutinio dagli stessi elettori e cogli stessi criteri passati, che costituiscono un ont.a per Napoli, e per le sue classi dirigenti e pel geverno che si mostra benchè vi stia a capo un individuo rispettabile come il Saracco - solidale coi medesimi. Sicché, se nella votazione di ballottaggio la vittoria rimase al Canneto, il Carneade assai sospetto, c'è da rallegrarsene come cli un minor male, come di una punizione inflitta a chi era venut0 meno al compito impostogli dalla triste ora che volge. La conclusione è semplice cd evidente, la salvezza non può venire dal governo e dalle classi dirigenti. Ma non bisocrna disperare per questo : la salvezza deve venire dalle classi popolari, che sinora sono rimaste estranee alla vita pubblica. Poiché non è vero che il fango sale, come disse altra volta !'on. Colombo ; ma il fango discende dall'alto, e bisogna evitare che esso soffochi gli elementi ancora sani e vitali, che si trovano in basso. Per riuscire in questa impresa veramente meritoria, bisogna educare le classi P?POlari: edu~arle con amore, con coraggio, con energia, con persistenza. Dottor NAPOLEo:-iCEoLA.JANNI Deputcito al Parlainen'.o.

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl Llopera nostra I grandi giornali e le grandi riviste passano in rassegna gli uomini e gli avvenimenti del secolo che sarà morto quando vedrà la luce l'ultimo numero di questa nostra modesta Rivista Popolare illustrata. A noi manca lo spazio per poterlo fare con una certa utilità.; ed a farlo rinunziamo anche con piacere, perchè troppo ci dorrebbe di dover concbiudere con una nota pessimista, dissonante coll'aspirazione ardente verso un avvenire migliore, colla fede indomabile nel trionfo della democrazia, e di tutto ciò che suona progresso economico, politico e morale dell'umanità. Invece di assumerci un compito cosl vasto - fare la cronaca di un secolo - preferiamo ricordare l'opera nostra nei sei anni di vita deJJa Rivista, Popolare; e con ciò crediamo di completare meglio, colla esposizione dei fatti, quanto abbiamo annunziato nel numero prece - dente sui propositi nostri per lo avvenire. Il passato, così, dirà agli amici ed ai lettori, se meritiamo fiducia •piena per le promesse fatte. Maflusimeridionali. - Bada Ciccillo, che se non voti per il candidato della maffia, ti facciamo la pelle a schioppettate ! Crlspl. - Il primo numero della Rivista vide la luce quando Francesco Crispi era all'apogeo della sua potenza, quando una Camera servile, fatta a sua imma"ine e somiglianza, non lo rispettava come un grande statista, ma lo venerava come un semidio. Contro di lui intraprendemmo una lotta aspra e senza quartiere, che ci veniva imposta non solo dagli ideali politici nostri, ila lui prima rinnegati e poi vituperati e perseguitati, ma anche e più dalla sua disonestà privata, che costituiva uno scandalo perenne, vedendola temuta e venerata, e da.Ila megalomania, pericolosa per la compagine dello Stato oltre cbe per le pubbliche libertà. Combattendo Crispi avemmo agio di far conoscere, noi pei primi, agli italiani il lato disonesto della vita privata di llismark, il suo grande amico, quale risulta dalle documentate relazioni col banchiere l3leichroeder, il socio del Gran Cancelliere negli a.(J'ciri finanziari. La politicacoloniale. - Fu fieramente da noi avversata non perchè formava il caposaldo della politica crispina, ma percbè quella iniziata dall'Italia, a base di violenza e di militarismo, coll'occupazione di Massaua, ritenemmo sempre infausta e letale al paese nostro. Fummo tra i pochi ad opporci alla intraprendenPJa del generale Barattieri, che grottescamente venne onorata come gloriosa dopo certe ipotetiche vittorie ottenute con simulacri di battaglie, e non attendemmo i disastri di Amba Alagi e di Abba Garima per prevedere che la politica coloniale ci avrebbe procurato onta, amarezza Biblioteca Gino Bianco e disillusione. Si capisce, perciò, che fummo tra i più decisi nell'avversare la sciocca spedizione di San Mun . • • • Di f!udinl - Abba Garima, dopo la fuga di Crispi dalla Camera senza alcun voto del Parlamento, condusse alla Presidenza del Consiglio Antonio Di Rudinl. Mentiremmo se non dicessimo che sperammo da lui la restaurazione dell'orcliue morale, della sincerità. costituzionale, il rispetto della legalità. E si dica quello che si voglia, ma si deve riconoscere che qualche cosa di bene egli fece da principio. Poscia si chiarl impari al compito, non sapendo sanamente prevenire prima e reprimendo bestialmente dopo i tumulti per la fame. Comunque, il nostro posto di combattimento era stato ripreso ava!lti che il maggio fatale del 1898 venisse a portare il lu_tto in tante famiglie italiane. La reazione Pelloux. - La nostra Rivista può andare orgogliosa della campagna fatta contro la reazione sin da quando spuntarono i suoi artigli insanguinati sotto il ministero Di Rndinì. Da allora in poi alla losca megera non demmo tregua: e fu merito nostro, che ricor• Consortsi tftentrionali. - Sentite, Gaetano ! Se voi e i vostri fratelli non votate per me, vi metto snl lastrico e crepar di fame ! (Asino di Roma). diamo senza falsa modestia, se potemmo continuare imperterriti la lotta schivando l'ira e i fulmini del fisco, che sapemmo costringere ad un minimo di legalità ed al rispetto dei nostri scritti. coll'abilità spiegati\ nell'affidare le nostre buone ragioni alla nuda esposizione dei fatti, facendo tesoro di tutte le confessioni dei monarchici più convinti e degli uomini di governo più autorevoli, che noi sapemmo scayare, aggruppare e presentare in guisa che la Verità scaturisse lampante senza che ci fosse bisogno di nostri sequestrabili commenti. E il metodo accorto e proficuo iniziato sotto Di Rndinl fu continuato senza un istante di riposo sotto Pclloux. Del periodo dell'ostruzionismo non abbiamo bisogno di parlare: è troppo recente e i lettori sanno che facemmo del nostro meglio in difesa della libertà: difesa col'onata dal da.moroso successo dei partiti popolari nelle elezioui generali del 3-10 Giugno. E potr~mmo anche menar vanto di aver preconizzato in marzo la soluzione Saracco come la sola possibile sul terreno costituzionale. " •• Politicaestera.Militarismo. - Fummo piuttosto parchi nell'occuparci della politica estera, perchè giudicammo pii1 urgente e più con veniente guardare alle cose di casa nostra, come si conYiene ad una democrazia vera. Le graudi quistioui, però, non ci trovarono mai indifferenti. La guerra di Cuba, l'aggressione iniqua delle due repubbliche di Orange e ilel Transwaii.l, la scellerata e incivile spedizione in Cina, dove in esecuzione della volontà imperiale gennanica, furono da noi trattate largamente e cotla direttiva degli interessi nostri e di quelli più vasti d~lla civiltà e della democrazia. Nostri collaboratwi

RlVJSTA POPOLARE DJ.-POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl competenti si occuparono dell'imperialismo nord-americano e di quello inglese : due imperialismi che diver:- ranno pericolosi per l'Europa il giorno in cui si saranno definitivamente intesi. Alla Francia fu volto piìt di frequente il nostro pensiero, poichè colle sorti della libertà in Francia, s,)no intimamente connesse, a nostro avviso, le sorti della libertà in Italia; e noi la crediamo e la crederemo sempre in pericolo al di là delle Alpi, sino a tanto che la repubblica, nata male, non dalla naturale evoluzione progressiva, ma da una catastrofe nazionale - si manterrà centralizzata e militarista. Nel militarismo - degenerazione perniciosa del sentimento militare utile, indispensabile per la difesa dello Stato contro la prepotenza straniera -- abbiamo visto e continuiamo a vedere il grande nemico del benessere economico, politico e morale dei popoli, e contro •li esso, quindi, abbiamo appuntato spessissimo le nostre armi intellettuali. Contro il militarismo -pei 11rimi in Italia, precedendo cli molti mesi i giornali quotidiani e le riviste, fecenuno conoscere gli studi colossali del De Bloch, che trascinarono lo Czar delle Russie alla proposta del disarmo e dell'arbitrato internazionale, formulato nel Congresso dell'Aja, e così miseramonte e turpemente smentito dopo pochi giorni dall'Inghilterra coll'iniqua guerra del 'l'ranswaal. Questa Giierrajultirci del De Bloch, infine, possiamo garantire che ha fatto ancbe u!la grande impressione sull'animo di Vittorio Emanuele !Il~ .. •• ' Condizioneconomica;riformatributaria; emigrazione. Tutte le questioni importanti richiamarono l'attenzione della Rivista; tra le quali maggiormente que1la sulle condizioni economiche del nostro paese. Esse fnrono con specialità, illustrate più Yolte in occasione dei tumulti del 18!:JS,per metterle in rapporto culle nostre spese militari sproporzionate colla nostra potenzialità economica. Non si può in Italia accennare alle sue condizioui economiche senza che la mente corra alle varie proposte cli riforma tributaria. Questa è urgente, s'impo11e; ma tutti gli uomini di governo, pur promettendola con parole altisonanti, hanno dimostrato di non volerla a fatti, o di non avere un concetto adeguato della condizione, che la deve rendere possibile: la riduzione delle spese; riduzione che può farsi solt-anto nei due ùibnci della guerra e della marina. Perciò, di fronte alla contraddizione sostanziale in cui cade, con un mare di buone intenzioni e cli belle promesse, l'on. Giolitti e gli altri suoi amici, abbiamo mostrato maggiori simpatie per !'.on. Sonnino che, sapendo di non poterla dare, non ha promesso alcuna riforma tributaria. Ciò che ha sorpreso coloro i quali ignorano in quale conto teniamo la sincerità. Non sono pochi gl'indizi, diretti e indiretti - delinquenza, espropriazioui, fallimenti, consumi - della depressione economica italiana; ma ce n'è una che la rispecchia fotograficamente: l'emigrazione. Dell'emigrazione, quindi, e degli italiani all'estero piìt volte ci siamo intrattenuti per deplorare la iuferiorità vergognosa delle conrlizioni intellettuali e morali degli ultimi, e perdesignare nella prima un fenomeno doloroso prodotto dalla nostra miseria e dal nostro malessere, e che dobbiamo guardare con grande simpatia e con grande riconoscenza: perchè essa serve in più modi a lenire i mali che la cagionano! E sia lecito infine, nell'accennarn all'opera nostra di fronte alla questione economica, cli rammentare che, otto mesi or sono, e quando la stampa politica nostra dormiva della grossa - ora s'è svegliata! - abbiamo denunziato il pericolo che potrebbero correre le nostre bene iniziate esportazioni nell'America meridionale, qualora il risveglio delle i.impatie ispano-mne1·iccme non si limitasse alle sole manifestazioni sentimentali del Congresso di Madrid. 'li dissidio tra Il nord e Il sud. - Quando gli altri - sciocchi o in malafede - ne negarono l'esistenza, noi l'affermammo risolutamente; quando i patriottardi, disonesti o imbecilli, chiamavano nemici dell'unità coloro che lo denunziavano, noi sfidammo le calunnie e BibliotecaGino Bianco la impopolarità per sostenere clrn si rendeva un pessimo servizio al paese nascondendogli •le piaghe cancreuose. E noi, per lungo tempo, fummo i soli a scrivere del dissiclio trci il nord e il siid, cagionato dallo sfrnttamento economico praticato largamente da un lato, e dalla inferior;tà politica, iuwllettuale e morale del momento dall'altro lato, spiattellando, coraggiosamente e onestamente, quella che a noi sembrava la veriti\, tanto agli uomini del Mezzogiorno quanto a quelli del Settentrione. Ora, coloro che si occupano del dissidio nei libri, nelle riviste, nei giornali -- e se ne fanno belli - sono legione. Nessuno intanto ha ricordato l'opera meritoria della calunniata Bivistci popolare! Non importa: a noi basta la soddisfazione del dovere compiuto. ,,_ * * Radicali,repubblicanie socialisti. - Criticare, stigmatizzare, accusare i monarchici e i reazionari era compito ,-he ci poteva costare come uomini; ma esercì• tare la critica contro i radicali, i repubblicani e i socialisti, il programma dei quali in gran parte, è il nostro, ci riuscì spesso assai penoso. Pure, quando il sentimento del dovere ce Io impose, non esitammo a pronunziare parole e a dare giudizì, che suscitarono il risentimento di amici nostri carissimi, che non avremmo mai voluto scontentare, e che scontentammo spesso per obbedire alla ingiuu7.ioni della dea, per la quale abbiamo un culto specia]e: la verità! E su questa parte dell'azione nostra, constatiamo con grand1:, e legittinm sod1lisfazione quanto segne: Tra i ?'a.àieali oramai è di ,·enuto dogma inconcusso che so il loro gruppo assumesse la responsabilità del potere, ciò rlovrà avvenire non come soddisfazione dell'ambizione dei singoli, ma come prodotto legittimo di uua situazione parlamentare netta, che deve condurre a'l'accettazione ecl alla realizzazione di un frammento del loro programma. E' quello che noi abbiamo sempre sostenuto. Aggiungiamo anzi che in simili condizioni crederemmo dò ùenefico al paese, :illa causa della democrazia, e degli uomini di tutta l'Estrema sinistrci. Perù, rimaniamo sempre scettici s11Jla possibilità cli un sif'.. fat.to evento per motivi che altravolta abbiamo liberamente esposto e che ora non ci è più consentito cli esporre dal fisco permaloso. Tra i repnbblicani si è fatto strada il concetto evo1 uti vo - che non deve suonare abdicazione, viltà, o musulmano fatalismo; ma educazione e preparazione sana per conseguire coscientemente un fine altissimo Ponza scadenza fissa. Perciò ò diminuita l'intransigenza, è quasi scomparso quello che Alberto Mario cbiama\"a braminismo, ed è di venuta piit efficace e più ricca di risultati la propaganda. . . . . . . . . . Coi socialisti sono state vive e non infrequenti le nostre polemiche, e i fatti ci l1anno dato quasi in tutto completa ragione. Gli stessi socialisti ce l'hanno data piena, sebbene implicita e non esplicita - perchè essi mai riconobbero lealmente i loro torti - accettando quel che sostenemmo contro di loro. Dell'iutransigemm e del dogmatismo primitivo nel loro seno non ci sono piìt che campioni solitari, per - quanto eminenti; della rigida unità nella tattica non c'ò più traccia, e ricouoscono tutti che i metodi utili nel Nord non lo souo nel Sud; il disprezzo sdegnoso per le forine politiche è scomparso. Insomma quella lc;;ione elette cose che noi con sincero compiacimento abbiamo messo in evidenza li ha guariti da molte fisime, li ha completamente trasformati, li ha avvicinati ai nostri socialistoidi, contro i quali in altri tempi lanciarono frizzi che qualche volta rasentarono l'insolenza e la calunnia. E noi, che non imitiamo gli a:{Jini o gli avversari, non esitiamo a confessare che nei rapporti e nelle discussioni cogli altri nomini e cogli altri partiti ci siamo sbagliati una volta: nel giudicare troppo ottimisticamente le energie fisiche e morali del paese. Ricordiamo con rammarico che il nostro giudizio a suo tempo addolorò Felice Cavallotti, che vide meglio di noi, che purn spesso fummo severi, la triste realtà. Ma il bardo della democrazia, che conusceva la rettitudine e la sincerità nostra non ce ne volle mai; e noi facemmo

· RIVISTA POPOLARE- DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ammenda onorevole dell'errore commesso pubblicando, e opportunamente commenlaudo all'indomani della tragoclia di villa Cellere, quella sna lettera ricca di sapienza politica e che Ycnne indegnamente sfruttftta, falsHndone il contenuto o lo spirito, dalla banda crispina durante i moti di maggio J.898. I risultati ottenuti. - Che cosa ci ha fruttato un opera che ci costa sacrifizi continui di ogni sort:t 1 Ben poco se dobbiamo guardare alla esteriorità Infatti noi nou abbiamo acquistata la simpatia e non ci siamo assicurati l'appoggio di alcun grande giornale; i socialisti e i repubblicani- degli altri partiti non è il caso di far menzione -, come culletth·ità, so non ci combattono apertamente ci osteggiano colla cospi:·azioue del silenzio o con nna specie di nvvcrsione passi va; le camorre cli ogni sorta, le sette, ci odiano. R tutto questo si capisce. Gli avversari non ci possono aiutare senza nuocere a loro stessi; qnelli che ci dov;·ebbero essere amici non ci amano perchè non ci trovano partigiani, perchè al disopra della <lisciplina di pa.rtito noi mettiamo soprat.,. tu t.to la verità. La lotta cui ci siamo votati, e nella qnale spesso ci sentiamo isolati, quindi per noi dev'essere ingrata. E tale è; ma a proseguire impiwidi per la via battnt,, sinora, un fatto di capitale importanza, per noi che siamo sperimentalisti, ci riesce di grnucle cou forto o cli gradito compenso: quando sorse la Rivista popola.re erano pochi coloro che la sostenevano, e più per uu riguardo personale al sno fondatore che per altro; ora, sono parecchie migliaia attorno a noi • parecchie migliaia in ogni regione od in ogni classe sociale che pensano come noi, amano, odiano e sperano con noi, n ci assistono ogni giorno colla m:mifestazioue cosciente, disinteressata o virile della loro solidarietil. LA RIVISTA. Pel Giappo1'l.e I dubbi - scrive Félix Regamey nell'ultimo numero dell'Humanité Nouvelle - che si levavano sul valore militare dei giapponesi, dopo le loro vittorie contro la China ora non sono più possibili. Basterebbero le constatazioni ufficiali fatte da Pichon (ministro francese a Pekino). Dell'insieme loro militare, un ufficiale di marina scrive nel Figaro: « I giapponesi sono le migliori truppe sbarcate in China. Essi sanno battersi benissimo, hanno un reale valore miliiare. Tutti i loro servizi sono meravigliosamente organizzati. Sono una grande nazione militare, e tutte le armate d'Europa potrebbero imparare da loro ». li Giappone si distingue già per la franchezza e correttezza della sua diplomazia, per l'ingegno e l'elevatezza dei suoi uomini politici. Nel 1889 - ventunesimo anno del periodo della Meiji, della rivoluzione del 1868 - venne istituito il regime parlamentare, che era stato annunziato nel 1868 con una dichiarazione solenne del trono in cinque articoli, che hanno un candore caratteristico ; 1° Un'assemblea deliberante sarà convocata sopra una larga base, e tutti gli affari di Stato saranno decisi conformemente all'opinione pubblica. 2° Tutti, dall'alto al basso della scala sociale, avrar:no a cuore la realizzazione dei progetti di riforma. 3° I funzionari civili e militari vivranno in buona intelligenza. La classe popolare sarà essa stessa soddisfatta. Lo spirito pubblico sarà mantenuto in attività. 4° I cattivi costumi antichi saranno aboliti, e noi seguiremo le vie della giustizia. 5" Noi tireremo tutta la quintessenza delle idee del mondo intero per accrescere la prosperità dell'Impero. Le lotte politiche nel .Parlamento giapponese, tra progressisti e conservatori, sin dal 1889 si delinearono come in Europa. Ora è presidente del ConsiBiblffft&t~n~· rlcf°Bra'frt'Oun ·uomo di grande valore; la sua combinazione risulta da elementi diversi. A sviluppare meglio i rapporti tra l'Europa e il Giappone, ora si è costituita una Società Franco-- giapponese. Essa farà conoscere il Giappone : conoscerlo ed amarlo. · A quanto abbiamo riassunto aall' Hwnanité Nouvelle, ci piace aggiungere che la Rivista politica (15 nov-embre) ha pubblicato delle note postume interessantissime di Alessandro Paternostro, che fu al Giappone come Consigliere legale e redattore delle leggi presso il Governo, e che portano per titolo : I giapponesi nella lotta intermondiale. Non possiamo riassumerle perché troppo lunghe, ma fanno onore ali' intelligenza del Paternostro, pei giudizi da lui enunciati sul Giappone alcuni anni or sono, quando ancora l'impero, politicamente ed economicamente, non aveva l'importanza che ha adesso, sono stati confermati dai fatti. Il Paternostro era entusiasta del Giappone, e riconosceva nei suoi abitanti una razza mista di mongoli o di malesi non affatto inferiore a quella bianca europea. Importanpteubblicazione Col 1° gennaio prossimo verrà intrapresa la pubblicazione cli una BIBLIOTECARARA di opere Storiche, Economiche e Letterarie la quale si propone di rimettere in circolazione opere già not,e un tempo, ma oggi divenute introvabili, insien,e con altro veramente rcwe, e alcuna tuttora inedita. Passeranno così successivamente, sotto gli occhi del lettore, pagine splendide, vibranti cli GIUSEPPEFERRAR!, G. D. Rù~IAGNOSIì,VIELClllORGEIOIA,GIUSEPPEPEJCHIO, VJNCENzoCoco, GUGLIELMOPErE, GIOVANNLI ACECILIA, EN1uco CERNUSCHI, F. DE lloNJ, F. D. Gu1m1tAzz1,B. DEL Vi,:ccwo, F. DAr,r,'ONGA1W,V. GIOBER'rI,CARLO RusCONI,ANGELOB1WFFEIU0C, ARLOCATTANEOG, . ì\foN- 'l'ANl"LLI,G. LA.FARINA,CARLOPISACANEL, UIGIANELLI, NICCOLÒT0~DIASE0,GUSTAVOMODENA,F. CAMPANEl,LA e d'altri o altri. E' tutto un patrimonio intellettuale cli cui l'Italia ha diritto di gloriarsi, ma che una erudizione, sen7 ilmeute lusingatrice ai trionfatori del giorno, ha sistematicamente negletto o vergognosamente ignorato. Della Biblioteca rara uscirà un volume ogni mese cli circa 160 e piii pagine, qualche volta adorno di ritratti e mitografi, che ,enà posto in vendita al mite prezzo di L. l.~0. Ciascun volume avrà una prefazione, cenni biogmjie,ì c note opportune di persona, la quale intorno all'autore o all'argomento dell'uopo abbia una speciale competenza; a quest'opera la Biblioteca, s'è assicurata la collaborazione di parecchi noti scrittori: clell'avv. Ronsi, dei professori ì\fomigliano, Sai vernini, Fabio Luzzatto, Bruno Galli-Valerio, Ghisleri, degli onorevoli Gustavo Chiesi e Napoleone Colaianni, di Roberto Mirnbelli, dottor G. Romano Catania, Pio Schinetti, avv. Pio Viazzi, avv. Macaggi e rtltri. Il 1° volume conterrà nn magnifico studio storicopolitieo-letternrio sull'Italia dal 1796 al 1844, pubblicato da Grns1-:rp1, l<'ERRAIUnella .Revue cles Detix Nlo11cles del 1844-45. Associazionea prezzo di favore per gli abbonati della « Rivista Popolare ». Ai primi sei volumi per sole L. il.l>O (invece di L. 7.20). Ai 12 volumi, per sole L. 9 (invece di L. 14.40). Gli associati riceYcranno, prima- che sia posto in ,,endita, ciascun volume a clo1nicilio e franco cli porto. Indirizzare domitndo e valori al signor Pietro Rota, via Raclegonda, 4 (int. 2), MILANO.

RIVISTA POPOLARE Dl POLTTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Il CongressdoegliAfrikanders In una città della Colonia del Capo vVorcesler, si è tenuto in questi "iorni una di quelle assemblee di popolo le quali se~ifano una d:1-tanella storia e preludiano ai più gravi avvenim~nt1.. . . . . Diecimila coloni olandesi, discendenti dai pr1m1 occupanti della Colonia, e contraddistinti nel paese, appunto per la loro origine e p~r il l?ro adattamento alla nuova patria, col nome d1 Af~da:nders, han~o tenuto un 11olenne congresso, la cm importanza m quest'ora pericolosa non é sfuggita ad alcuno, e tanto meno agli inglesi. . Gli Afrilcanders hanno chi~sto, con. rìsoluz10n~ unanime, in rappresentanz~ d1 tutto il P?Polo d1 origine neerlandese, che 1attuale stato d1 guerra cessi che l'indipendenza sia ridata alle due repubblich~ dell'Orange e del _Transv_aal, ~ c_hel'alto Commissario sir Alfredo M1lner sia richiamato immediatamente. Il Congresso ha mandato un. voto di simpatia, a quei boeri che ancora tengono 11ca1;1poc?nt:ro _lInghilterra, ed ha decis0 che le sue r1soluz10~1siano direttamente portate a conoscenza della Regma. . Tutto questo, condito di spe~ches c_on s_ap?r~ ~1 assai forte agrume verso l'Ingh1lte:rr'.1,1 s1;1qm.1m1~tr1, i suoi diplomatici, i suoi_ g~nerah_, 1 s~o1 soldati, ~ stato discusso e votato m piena hberta, a du~ passi dalla capitale della Colonia, e a non grand_e distanza dalla frontiera Orangiana, ove ancora s1 combatte fra in"lesi e boeri. Il che prova ancora che l'antico sentirrfento della libertà, del rispetto ai diritti di riu nione e di parola non sono spenti nel popolo anglosassone, malgrado della recente follia impe~ialistica dalla quale sembra preso, e neppure negli uomini che questo popolo go".ernano. . . . . Qualunque possa essere 1I loro ~es1der10d1 oppr!- mere e di ridurre al silenzio Afrdcanders e Boeri, tutta la stirpe olandese nel Sud~Africa, essi non _o:3ano uscire da quella che é. la più .stretta; legahta, se prima non ne escono gh olandesi stessi. . . Precisamente il contrario di quanto avviene m certi paesi di nostra conosce?za, ove. il governo, che avrebbe l'obbligo assoluto d1 tene~s1 sempr~, ed ~ · qualunque costo, nella legge, è v1?eve~sa, m ?gm circostanza, il primo ad uscirne ed 11primo a ricorrere alla violenza. Quando i nostri avversari ci verranno a blaterare di esempi inglesi e di libertà, all'i_ngl 1 ese, s~rà be 1 ne, d'ora in poi, metter loro so~t occhio ) csemp10 dell attuale Congresso degJi Afrika17:der~ 1_n.,1/_or~esl~r, e domandare se in Italia, per c1tta~1m 1taha111!s~ ~a~ rebbe mai avuto tanto rispetto a1 sacrosanti dmtti di parola e di riunione. Si dirà che gli uomini dei partiti avanzati,. i q~al! in Italia soffrono specialmente d1 queste v10laz1?m di legge, sono sovversivi ed intendo~o so_vvertire l'attuale ordine di cose; ma neppure gh Afri~can~ers 11cherzano! Essi sono notoriamente repubbhcam, e fanno professione di tale fede in ogni loro riunione. Non solo ma si riuniscono in numero stragrande ed armati in modo da costituire un vero pericolo per l'ordi~e pubblico, ~ vot:3-no risoluzi_on~secessio-:- niste. Eppure contro d1 essi, 11ebbener1~hiest:3-?agl) stessi coloni inglesi, i quali si vedo~o mmacc1at1 net loro interessi e nella loro supremazia, nessuna legge marziale é stata, fino all'ora in cui scriviamo, proclamata, né fra i generali inglesi si é trovato alcun Morra di Lavriano od alcun Bava Beccaris. • • • . ~Ja non insi*mo in ~ueste \considerazioni che B b·14· 1 (> ·~ , _ Q.!!ij~él qJtr.3,~sì ncora _l'ineducazione politica del _popolo italiano, e d~l)e cl~ssi, specialmente le quali la pretendono a dmgent1, e non obbedisco 1 no invece che ad interessi di casta e di setta, e ritorniamo al con~resso _degli Ajr_ikanders. L'effetto di questo grande movimento dt popolo, il quale si coordina colla venuta di Krilger in Europa, con la ripNsa attiva di ostilità per parte dei boeri nell'Orange e nel Transvaal, non é stato senza effetto. Ed un primo sintomo del nuovo ordine di cose che esso viene a creare, l'abbiamo avuto nel discorso famoso pronunziato dal Chamberlain giorni sono nel Parlamento, discutendo dell'assetto da dare alle terre conquistate quando se ne sia ottenuta la pacificazione. II tono dell'arrogante e prepotente ministro è cambiato assai, non soltanto da un'anno a questa parte, ma semplicemente dall'ultima occasione in cui ebbe a parlare in Parlamento, ora fanno appunto sei mesi. Pur in11istendo a negare l'indipendenza ai boeri ègli promette loro, ove depon8ano _alfine 1~ armi! uno di quei self-government ali uso mglese, 1 quali corrispondono alla più ampia e desiderabile libertà ed autonomia. La soggezione alla bandiera inglese resta nella forma, l'indipendenza é nella sostanza. Promette di rifare i danni a tutte quelle famiglie boere che dalla guerra ebbero a soffrir danni per parte degli inglesi, il che è quanto assicurare il pa- ~amento delle f arms bruciate. Infine la libertà di lmgua e l'assoluta uguagli~nza_ dell'olande~e e _dell'in~lese nell'uso consuetudmar10 ed ufficiale viene assicurato. Ove si consideri questo linguaggio e lo si metta in rapporto cogli 8peechs usciti dafla bocca dello stesso ministro, si comprendera come gli avvenimenti recenti siano venuti a suscitare un vero patema nell'animo del ministro inglese, e come di conse"uenza i consigli volgano oggi alla mitez,;a. Il C~:mgresso di Worcesler ha trovato il modo di far comprendere al gabinetto inglese che non. è possibile continuare a_tir3:r la corda nel ~ud-Afr1?a senza correre il risch10 d1 spezzarla. Il hn"uagg10 degli oratori fra i quali vi sono ~~-ministri ~el_laco • Ionia del Capo, che potrebbero r1d1ventare tah domani é stato chiaro e perentorio. O la guerra fi • nisce 1 od i neerlandesi della colonia del Capo e del NataÌ prendono le armi alla loro volta. Un fatto di questo genere non vorrebbe soltanto dire la perdit3: definitiva del Tran~vaal e dell'Orange, dal quale gh inglesi dovrebbero immediatamente sloggiare, sotto pena di restarvi presi in trappola, ma vorrebbe anche dire la perdita assai probabile di tutta l'Africa del Sud, ove la maggioranza della popol~zio~e ~ olandese, ed ove sono tutt'altro che rari gh ormnd1 i.no-lesidi sentimento secessionista, e con aspirazione, al~indipendenza_ repu_bblicana. Per un~ . c1;1riosa inversione di sentimenti dovuta a molteplici circostanze) un fatto simile troverebbe immediatamente consenzienti i cinquanta o sessantamila ?uitlan_de,:s, causa prima della guerra al Transvaal, 1 quali s1 trovano dispersi nelle varie città del Capo in una condizione di reale ed intollerabile miseria. Essi comprendono ora di essere stati sobillati dai capitalisti e di aver fatto, con parvenze patriottiche, il giuoco di costoro; misurano tutta l'immensità dei danni che la guerra ha cagionato ad essi, e non vedono per nulla prossima la fine dei disagi di cui soffrono, perchè l'alto Commissario inglese Sir Alfred Milner ha fat_to loro comprendere essere impossibile, riammetterh_ nelle provincie occupate, e per di più, nulla poter dire sull'epoca in cui i lavori delle miniere 19otranno essere riprese. Forse fra un anno, forse fra d~e ! . Ma intanto che cosa possono fare gh 01.fttlanders, gente raccoc,Jiticcia senza arte né parte, p10vuta sul Transvaal n~ha spe;anza di subiti e grossi guadagni eon lieYe fatica? Essi non son stoffa di coloni, essi sono degli 5pe-

RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI culatori e nient'altro, degli speculatori i quali ingannati da chi li ha fatti agire, disillusi dalle speranze, sulle quali avevano fatto assegnamento, formano un grosso nucleo di malcontenti pronti a gettarsi in qualsiasi arrischiata impresa pur di uscire dall'attualeiinsopportabile :situazione. Gli Afrdcanders hanno tànto bene compreso quale buon elemento possa ~essere, per essi, questo degli ouitlanders, che non hanno avuto nel recente congresso una sola parola contro di essi, pur sapendo di quanto male siano colpevoli, mentre tante ne furono pronunciate, ed acerbissime, contro l'allo Commissario Alfrecl Milner e contro gli inglesi « lealisti >> i quali sono i veri nemici, e formano il vero ostacolo della indipendenza del Sud-Africa. Ora il popolo neerlandese del Sud-Africa ha eletto col Congresso di ìVorcesler la sua ultima parola. In certo qual modo, e per le proposi?:ioni votate e per i discorsi tenuti egli ha offerto all'Inghilterra la pace o la guerra. Pace duratura e fondata sulla conciliazione delle razze ove venga accolta, guerra Krilgere l'elmogermanico. Krllger:: Guarda! Io avrei creduto invece di trovar qui un'aquila. (Rire di Parigi). inevitabile e terribile, senza confronto piu disastrosa dell'attuale transvaliana, ove il cattivo genio del Chamberlain faccia che si propenda per quest'ultima solur;ione. Londra, 12 dicembre 1900 (1). GASTONE C11IESI. Dal "Carnet,,d'uncurioso Parigi - Esposizione Universale del 1900 Giugno Sono tornato al Palais de l'Eeonomie 3oeiale. I numeri hanno davvero una strana suggestione, e ho voluto cercarvi, fin nelle viscere, un poco dell'animo francese. Ho sfogliato lunghe tabelle di cifro, - ho corso con l'occhio variegati diagrammi accuratamente esposti, - e ho segnato sul mio taccuino le linee principali di un curioso fenomeno che tocca veramente nel cuore la vitalità francese. (1) Questa importante co1·rispondenza ci giunse troppo;tardi per esser pubblicata nel passato numero. (N. d. R.) Biblioteca Gino Bianco Studiando l'aumento della ricchezza francese, servendomi tra gli altri dell'indice tanto noto e tanto diffuso delle successioni ho trovato che la progressione ascendente delle successioni diminuisce. Il loro valore aumenta sempre con maggiore lentezza; lo si direbbe un cavallo che, cominciando la sua corsa a galopppo sfrenato, impetuosamente, a poco a. poco, pur avanzando, muta il galoppo in passi sempre meno accelerati. Non cosi gli altri popoli che sviluppano piu rapidamente - quasi tutti - le loro rie- · chezze. Infatti, - il movimento delle eredità, dal 1830 al 1847, é stato questo: Anno 1830 » 1847 1,383 milioni 1,917 » Aumento medio per anno: 31,411,000 franchi. Dal 1852 al 18G9, l'aumento ha seguito questa curva: Anno 1852 » 1869 1,964 milioni 3,417 » Aumento medio per anno; 88.700~000 franchi. La gratitudindeell'Impero. John Bull: Di che vi lamentate! Non vi ho dato forse il diritto di lavorare liberamente nelle mie ferrovie 1 Il rappresentante delle Colonie inglesi I Sta bene, John, ma io non posso mangiare le vostre ferrovie ... e intanto muoio di fame. ( 01itpost di Melbourne). Dal 1873 al 1898 : Anno 1873 » 1898 3,965 milioni 5,620 » Aumento medio per anno: 6G,200,000 franchi. E ricapi lolando: gli aumenti nel valore annuo delle eredità colpite da imposte, sono stati : 1830-1847 31 milioni 1852-1869 88 » 1873-1880 156 » 1888-1890 49 » 1890-1898 8 » Quindi, se il valore delle eredità annuali, in linea assolut.1ct,non diminuisce, la progressione ascendeJ1,le di tali eredità diminui!!ce. Tale progressione annuale, dopo essere salita a 156 milioni scende fino a 8. Pessimo segno, questo, per le ricchezze di un paese. * * * Luglio. In pieno carnevale di baldoria, cli danze, di feste, di ubbriacature, più o meno ufficiali, - scoppia l' ajf are eine3e. Sembra che laggiu si torturi e si ammazzi,

RIVISTA POPOLAR!ì Dl POLITICA LE1 TERE E SCIENZE SOCIALl mentre qui si balla e si mangia. Già, leiEsposizioni, 1 )un re, anche di oro doublé, come il re Oscar, per in genere, sono delle grandi orgie. Ci si sveglia, • comprendere un poco il cuore di questa enorme alla mattina d~po, c~me. alla _dimane di un ba~ch?tto fitt~. L''.3-ltro giorno ~n mio a!11ic?, sognatore quanto ove si é andati a r1sch10 d1 prendere una mdige- 1 1altr1 mai, appena arrivato qm m1 faceva la seguente stione; con la testa pesante, lo stomaco bruciante · confidenza: e la gola amara, - si prende un. pò cli acqua cli ~ - Finalmente potrò gridare Vioa la Repubbliea, soda e tutto passa. Si accendono dei lumi, si corre fino a che vorrò, senza che nessuna guardia cli puballa gran fiera, dieci, venti, trenta operai cadono blica sicurezza venga a pormi la mano al bavaro del dalle impalcature, dai ponti, dalle passerelle, - uno colletto ... o due disastri scoppiano qua e là mentre la folla si Lo guardai con commiserazione e lo condussi sul pigia a contemplare, col naso per aria, qualche bouleoards. Agli ltaliens il passo ci fu ingombrato da spettacolo; tutti si divertono, più o meno, - e poi, una moltitudine di folla- che si pigiava dietro una calato il sipario: crisi operaia per le mille braccia doppia fila cli guardie e sembrava aspettasse qualche che rimangono senza lavoro, crisi nei prezzi che straordinario spettacolo. restano alti, crisi economiche per i dieci, venti, cento - Monsieu-r l'aqent, climanclai toccandomi il capindustriali che hanno fallito, l'acqua di Soda, in una pello e cercando di sfoderare tutto quel poco di riparola, dopo il divertimento. ,_,,,_~ spetto che ... non ho, e non ho mai avuto, per l'autoMa il divertimento ci deve essere, a tutti i costi, rità costituita, monsieur l'agent,... passa, forse, il e vi assicuro che c'é. Non importa che gli operai si presidente della Repubblica? massacrino cadendo dalle impalcature, che la i\forgue Questa volta fu l'agente che guardò me con prorigurgiti cli cadaveri per un disastro sensazionale fonda commiserazione, e - senza neppure toccarsi accàduto, nel seno stesso della grande Kermesse, la tesa elci suo berretto (gli agenti di polizia, come l'Esposizione, - che ad ogni giorno, ad ogni minuto, i cocchieri e le serve sono uguali in tutto il mondo) vi arrivino notizie di torture, di massacri collettivi, mi rispose: di morti orribili laggiù, nella Cina lontana, - non - Ma che! passa Sua Maestà il Re di Svezia e importa: qui si balla e si mangia ugualmente. Norvegia, di ritorno alla sua visita al Credit Lyonnais. Dal 14 aprile dell'anno di grazia 1900 fino a tutto - Dame! feci. E spalancai la bocca. oggi, Parigi, trasformata in un'enorme cucina L'amico era arrivato proprio a proposito per inrestaurant, ha visto i suoi generali, i suoi diploma- neggiare alla Repubblica.· Di 1i a un istante la folla lici, i suoi ministri, le sue cariche ufficiali, tutti coloro, si agita; dalla scalinata del C-reclitLyonnais scende infine, sui c.ui vestiti risplendono dei bottoni lucidi, una specie di corteo fulgente di placche e di decodelle passamanterie, delle decorazioni, banchettare rao:,;ioni,e il viso candidamente barbuto del sovrano quotidianamènte e levare la coppa, riboccante di si affaccia. Un delirio! Da mille e mille petti si leva ehampagne, alla salute cli tutti gli dei della gioia che il grido: 'Vioa il Re! E il grido si ripercuote dall'uno esistono nell'olimpo dei vioeurs e dei perditempo. all'altro dei grandi viali, passa come un fremito La mia vena statistica (una volta che si ha la nella folla, e si rinforza sempre, agile e sonoro per malattia della statistica non la si perde più) mi ha l'entusiasmo di nuove e nuove voci che si levano suggerito un calcolo curioso ed istruttivo di cui ri- altissime: Vioa il Re! E guardai sott'occhio l'amico porto qui i risultati a cognizione del lettori: dal 14 che faceva un muso lungo lungo, pieno di meraaprile fino a oggi, i ministri, i diplomatici, i patèn- vio-lia. ta_ti cli qualche cos~ d'uffici~le ~cc. e~c. hann? assi- 1 parigini, - è doloroso confessarlo ma é inutile st1to a 84 banchetti, a 72 ricevimenti, ·a 32 maugu- nasconderlo, - nella massa, e in ispecie nella massa razioni (servizio immancabile cli bujfet),:a 18 lunch, della borghesia e nelle alte scorze indurate, sono a 2 riviste militari e a 1 carosello. rim~sti cesaristi .. O impero o monarchia, poco imOggi tutto un dipartimento della Francia, a Cher- porta, - ma il fasto della corte, la pioggia delle deboury, é in festa, - e intanto arrivano le notizie corazioni, il brillare delle sciabole, il fulgore dei botdel massacro collettivo dei ministri europei a Pechino; toni ben lustri, li attira e li anJ1cbbia come uri liquore. - domani monsignor Lorenzelli, nunzio pontificio, Essi si getterebbero in ginocchio dinanzi ad un alto non contento degli 84 banchetti ai quali ha assistito stivalone ben lucido e ben speronato. Lo spirito del (il prete é sempre invitato accanto alla sciabola, al Cesarismo, ereditato ancora da Carlomagno, dai Borbanchiere e alla cocotte), celebro con una gran festa boni, da Napoleone, si é annidato in Parigi e vi ha la nascita di S. Vincenzo di Paola. E in Cina gli ac- fruttificato abbondantemente. Esso ha imposto alla coppano i suoi missionari! I .:_.,_,'•· ;i Francia il militarismo e la burocrazia, cd é appunto Nessuno, insomma, - nè prete, nè ambasciatore, esso che ha saputo addomesticare tutte le rivoluzioni né ministro, né gallonato - ha saputo stringere il parigine, le quali, uscite del sangue rosso e potente ventre e prendere, in mezzo al lutto dei disastri col- del popolo, sono cadute sempre nelle fauci del ditlettivi dell'Esposizione e della Cina, almeno le ipo- latore. crisie del dolore. Nessuno é ancora stanco degli 84 banchetti, e nessuno ha saputo mettere nell'armadio, a riposo, almeno per una sera, ~li abiti indorati., .. ~ Il che mostra la falsità di quel tale assioma che chiamava l'uomo « un bipede ragionevole» oh, in verità, - né bipede né ragionevole! y~ . * * L11g·lio Oltre il trottoir roulànt, la statua della Parisienne e il Consiglio municipale nazionalista, Pari[i ha, in que!5to momento, un'altra attrazione: il re di tivezia - e i buoni parigini ne sono entusiasmati, - tutti i giornali ne parlano, e ieri i reporters ci hanno fatto sapere che il sovrano, essendo tocco da una Jeo-gcra diarrea si contentò, per colazione, di una minc~trina cli tapioca e di una sogliola fritta. . Basta osservare la grande capitale al contatto di Biblioteca Gino Bianco Etl é questo spirito ccsarista, che oggì s1 e risvegliato a Parigi, sotto il soffio del nazionalismo, che ha determinato la attuale crisi della Repubblica. Poiché crisi esiste, - ed essa é troppo evidente perchè alcuno la voglia negare. La crisi odierna aveva i suoi germi nella nascita s~essa ~ella ~epubblica. Figlia di una epoca imperiale e d1ttator1ale, la terza repubblica venne al mondo tra le lacrime e il sangue, e, non appena apparve alla luce, mostrò le stigmate dello spossamento materno. La repubblica visse - malgrado delle laboriose e sanguinose operazioni chirurgiche che precedettero la sua nascita, - ma alla sua culla si assisero tre fantasmi che rappre. entavano il passato e che, ancora, non l'hanno abbandonata. Il primo di questi tre fantasmi é lo spirito elerieale. Lo spirito clericale fu infiltrato alla hancia

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