434 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZI•.' SOCIALI talita dovrebbe esservi assai bassa. Invece essa è molto elevata, quale converrebbesi ad un paese ove la nascite fossero moltissime e la civilta bassa e poco diffusa. - Gli scienziati francesi hanno perduto molto tempo per spiegare questa curiosa e apparente contraddizione statistica che li incontra nella democrazia francese, ma non si sono accorti che l'alta cifra dei morti dipende, molto probabilmente, dalla fatale causa dell'alcoolismo e dalla degenerazione organica, - appunto come ne dipende l'abbassamento della statura. Ciò sembren\, tanto più probabile quando si pensi che l'alta cifra della mortalita francese è data, sopra ogni cosa, dalla morti-natalità, - e sono appunto i bambini che, col grado della loro gracilita, danno segno del grado di benessere organico e cli salute di una popolazione. L'alcoolismo - infine - porta seco, nelle generazioni figlie e nipoti degli alcoolici, la sterilita. More! gia da tempo aveva spiegato questo spaventoso as · sioma di patologia sociale, e la Francia cli oggi ne é una riprova patente. La popolazione francese, infatti, é quasi stazionaria, e in certi dipartimenti anzi, come in quelli del Nord, ove l'alcooli,smo é più diffuso - il numero delle nascite è minore del numero delle morti e la popolazione diminuisce. La Francia tiene così il primato nel consumo dell'alcool, - la Francia vede ogni giorno abbassarsi la statura dei suoi giovani, - la Francia vede mantenersi ad alta cifra la sua mortalita, - la Fi;_ancia si va spopolando: ecco a che cosa pensavo oggi, in questo giorno di festa. E ci pensavo molto tristamente, mentre l'aria primaverile si empi"va di profumo, di canzoni, e dei suoni lontani delle musiche - m,ntre lungo le rive verdi della Senna tutto un popolo correva ad ammirare e a gioire ! Maggio. La festa del lavoro e del genio é nella sua piena fioritura, - ed oggi mi sono indugiato tra i sogni dell'arte del mondo intiero : - immaginate una serra enorme, entro la quale la luce, piovente dalle curve invetriate che si inarcano nell'alto, entra a fiotti larghi e trionfali, - una serra enorme, popolata di piante, di palme, di colonne, e tra queste palme, tra queste colonne, centinaia e centinaia di statue che si levano in pose e movimenti diversi, in modo da darci l'illusione di una di quelle citta brulicanti di folla, di cui parlano le leggende delle fate, in cui un malia-no tocco di bacchetta incantata ha trasformato gli abitanti in statue. Ed eccovi l'Esposizione internazionale della Scultura al Grand Palais. Dopo averla visitata rapidamente, con una velocita di automobile gettato a corsa sfrenata, l'altro giorno, insieme al corteo presidenziale che correYa di sala in sala per inaugurare le mostre artistiche (un totale di 14 chilometri tra andare e venire) - vi sono tor. nato oggi, sotto il braccio di un principe della nostra scoltura italiana, Ettore Ferrari, che mi ha sapientemente guidato attraverso quel popolo bianco di vivi e di morti. E dico di vivi o di morti perché, mentre c'è a dovizia della pietra rimasta gelata e grezza sotto lo scalpello ; vi sono anche a profusione marmi che si animarono e che divennero musica palpitante e vibrante, carne viva e sofferente, sotto la tiepida carezza del genio che li vivificò. - Ecco i due capolavori, - mi disse il Ferrari traendomi dinanzi al gigantesco gruppo del Bartholemy: I morti e alla statua del nostro Gallori : Tristitia. Guardate questi morti, e vi sembreranno vivi, - guardate questa Tristitia e troverete l'arte greca nella sua pienezza, vivificata da un soffio di pensiero materno appassionato . .BibliotecaGinoBianco I morti rappresentano due fiumi addolorati di mor tali, - uomini, bimbi, donne, vecchi, giovani, che s avviano alla tomba ed entrano, disperatamente, ne sepolcro. E' un capolavoro dell'arte francese e l'artisla di genio che l'ha saputo creare ha musicato la pietra, - mi si permetta l'e;;pressione. E' uno di quei gruppi trionfali di passione e di vita che vorreste ogni giorno contemplare per riposare l'occhio e l'anima nella contemplazione della perfezione e abbandonarvi a quei colloqui infiniti con le cose mute che par sembrano parlare ed avere una voce larga come un orizzonte e profonda come un mare. La Tristilia di Gallori, - il celebre autore del monumento di Garibaldi a Roma, sul Gianicolo, - è un uomo nudo, dalle linee purissime, che piega il capo sotto il peso di un dolore che non é fisico o passeggiero, ma che é il tarlo che logora e sublima, ad ogni giorno, ad ogni minuto, le anime elette e le anime grandi che sentono, più che ogni altro, la poesia e la mestizia delle sofferenze. - L'arte italiana e l'arte francese, mi diJJ i.::.::ire Ferrari, tengono qui, senza dubbio, il primato tra tutte le creazioni artistiche internazionali. E se l'arte francese ci può, qualche volta, superare per la squisitezza della modellatura, che raggiunge spesso la perfezione, l'arte nostra non si lascia superare quasi mai per la potenza del pensiero e del sentimento che la vivifica. Tra queste statue dovut~ allo scalpello francese, troverete delle fatture elegantissime come queste due donne nude dello Charpentier, ma raramente, come invece troverete tra i nostri, riceverete la condensazione del pensiero nel marmo. Infatti, - tra i nostri, - vedo Gallori che simbolizza il dolore umano in Tristitia; Bozzani che rappresenta l'affanno della vecchiaia col suo Senectus; D'Orsi che fa della sofferenza umana un lavoro d'arte col suo Pathos; Vela che scolpice la miseria dei lavoratori con le sue Vittime del lavoro. Tra le creazioni d'arte degli altri paesi non trovo troppo da rimarcare, - e la corsa attraverso il labirinto di mostruosita scolpite nella pietra, fuse nel bronzo o modellate nel gesso, mentre mi conferma che i figli preferiti dell'arte siamo pur sempre noi, latini, del paese del sole, della musica e dei sogni d'oro, - mi suggerisce che la statuaria tende a dare alle due creazioni, più assai che per lo passato, una funzione sociale. Vale a dire che, spesse volte, vi trovate dinanzi a una statua che vuole essere un grido di battaglia o una sfida audace, gettata da chi soffre, da chi mu0re, da chi piange, - a chi tripudia, a chi vive, a chi gioisce. Di queste creazioni, ve ne sono davvero di caratteristiche. Hergesel, un norvegese, ha rappresentato un aratro, - che solca faticosamente la terra da cui domani spuntera la messe, - guidato da un vecchio contadino, e al luogo dei buoi sono a~giogate una vecchia e due fanciulle, - la moglie e Je bimbe del guidatore, che con pietosa aria di rassegnazione, tirano l'aratro. Rappresentano i lavoratori che trascinano il peso del lavoro e rlel dolore, per gettare alla terra il seme miracoloso che domani fruttifìchera e sara goduto da coloro che non guidarono l'aratro, né si curvaran_o sotto lo sforzo lacerante del pianto e della miseria. Un'altra statua, dnvuta allo scalpello di un francese, poco conosciuto, - forse qualche sognatore di Montmartre o del Quartier Latin - rappresenta un uomo dal viso esprimente una profonda sensazione di sofferenza e di lotta, che tende le braccia al cielo e sembra voglia levarsi in alto, ma che è trattenuto a terra da una catena che gli avvince il piede e lo tiene fermo ad un macigno.~ E' il destino rli quelle anime grandi che, avvinte alla catena della vita piena rli dolori, aspirano sempre all'alto, senza potervi mai
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