RTVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCfALl certo che sui tempi e sui costumi l'arte reagisce, e quando non é vana rende quelli più miseri, questi più ignobili'. La scienza dunque é intervenuta, mostrandoci le cause del male. li male in tal modo non viene certamen te guarito, ma le conseguenze ne sono limitate, poiché ii pubblico non potrà mancare di mettersi in guardia contro la novissima pseudo-arte, dovuta ad aberrazione dei sensi, a stati morbosi passeggeri o permanenti, che impediscon') il retto senso della vita. Il Patrizi col suo nuovo libro viene a dare un largo contributo agli studii di biologia artistica. Alcuni capitoli di esso, quali quello dell'influenza della musica sulla circolazione del sangue nel cervello umano, e l'altro sul modo come i muscoli tremino ed obbediscano alla volonta, sono esclusivamente dedicati ad interessanti esperimenti fisiologici; altri trattano invece di quegli anormali che hanno prodotto alcun che nel campo letterario; gli ultimi capitoli infine sono esclusivamente polemici, e contengono le risposte dell'autore contro gli avversarii paladini di un poeta che non aveva certo biSO<Ynodi tali difensori, del Leopardi. Confesserò che leggendo queste ultime pagine non ho compreso la ragione per la quale si sono accesi i furori dei leopardiani, come furono chiamati « gli idolatri» del Recanatese da un giornalista tedesco. L'opera del Leopardi infatti non é stata discussa né ~iudicata dal Patrizi, il quale non si é occupato che ctel Leopardi-uomo. E come mai si può aver la speciosa idea cli vietare ad uno scienziato le ricerche biologiche su un qualunque grand'uomo, quando vediamo ogni giorno dei pazienti ricercatori, cosi detti letterati, consumare dei giorni, dei mesi, degli anni anche, nelle biblioteche e negli archi vi, per annunziarci dopo un ponderato studio che il tale grand'uomo é nato il quindici e non il sedici maggio? per farci sapere ch'egli ebbe una passioncella non corrisposta, che precedette o susseguì un dato viaggio? Questi stessi letterati non hanno esitato a farci vedere tutte le debolezze dei grandi uomini, alle quali hanno dato l'appellativo poetico e molto generale di passioni. Ecco però che la scienza si impadronisce di tal materiale, chiama le cose coi suoi nomi, e ne mostra le ragioni organiche. E allora si scatena la furia degli idolatri ! È serio tutto ciò? Mi pare che piuttosto che prendersela con uno scienziato che non discute l'opera di un artista, ma mostra le stimmate degenerative di un uomo, gli idolatri farebbero bene a separare il prodotto dell'ingegno dall'individuo, occupandosi esclusivamente cli quello, poiché la loro coltura non permette quasi mai di comprendere il funzionamento patologico di questo. Del resto perché mai soltanto adesso i difensori del Leopardi sono montati in sella? Nel 1888 il Carducci teneYa a Roma una conferenza, pubblicata in un opuscolo che ora è quasi dimenticato, su Janfré Rude], il trovatore innamorato della contessa cliTripoli, che muore, come Consalvo, nel momento che dichiara il suo amore. La simiglianza del caso ,loveva necessariamente trarre il conferenziere a dire qualche parola sul canto leopardiano, e infatti egli disse : « Nel Consalvo il Leopardi vestì• alla foggia spagnuola il povero suo dolore sul modello romantico tra byroniano e francese. In lui, tra i difetti della natw,a e dell'educazione, il desiderio più tormentoso era pur sempre l'amore clidonna, e il dolore più vero il non averne provato, e la disperazione forse di non poterne godere mai ... Consalvo, come documento umano, secondo clicon oggi, Jella malattia d'un grande spirito, può aver del valore ; come lavoro d'arte io son persuaso da un pezzo che non ne ha ... Cha BibliotecaGinoBianco il Leopardi nelle maligne sue condizioni s'anelasse struggendo in quei consumamenti aerei , pur troppo é verò, ed é un vero brutto; né egli riusci a renderlo con l'arte bello, traducendosi in un Consalvo, il quale non si sa chi sia .... etc. E più oltre: «... che l'Elvira del Consalvo sia un rinfattocciamento di frasi con lo scialle, pochi lo vorranno, penso, negare ». E infine : «... se un giovane si facesse per fermo del Consaloo un ideale, io, suo padre o fratello? non lo schiaffeggerei, forse, ma certo lo sottoporrei ad una cura idroterapica ricostituente». Tutto ciò non è forse l'affermazione della degenerazione del Leopardi, fatta con termini improprii da un -profano ? E ,oltre a ciò nelle righe che ho sopra riportato non é forse la negazione dell'arte contenuta nel Consalvo? Ebbene, perché non si sono indignati i leopardiani alle frasi carducciane? Il Leopardi sarebbe forse monopolio dei soli letterati, che a loro libito lo possono levare al cielo o bistrattare, ma che deve restare esento dalle ricerche scientifiche? D::ipo le opere, noi nostri tempi si sono voluti conoscm·e anche gli autori di esso. A ciò sino a un certo punto era sufficiente la biografia, la biologia ha completato tale conoscenza. Si é voluto conoscere completamente il Leopardi, e la scienza ci ha eletto chi esso fosse organicamente. Mi sono dilungato un po' troppo sulla parte polemica del libro, che ha non poche attrattivo sia per lo scienziato che por l'artista. Ma altri due studi del Patrizi sono degni (li note, e vorrei anche indugiare un poco su cli essi. Noi capitolo che tratta delle passioni criminali di estetica e èi scienza, l'autore ci mostra con numerosi esempii a quali eccessi possa condurre lo smodato amore per il bello o per la ricerca scientifica, all'appropriazione indebita cli un oggottn <l'arte, o alla tortura fisica inflitta ad un uomo pel desiderio cli compiere un esperimento. Qualche volta poi la passione criminale d'estetica, invece (li essere soltanto esagerata é anche pervertita. Il crimine non é soltanto il mezzo, ma é fine a sé stesso, da Nerone che abbandona la città al fuoco, al Verlaine e al BaudeIaire assaliti da sentimenti e clesiderii criminosi. È bene che lo scienziato intervenga a descriverci tutto l'orrore di tali artisti delinquenti, poichè l'arte elci nostri tempi, decaduta come il restn, non ha osato di farlo. Essa non si è avveduta del grottesco, né del pericolo a cui si esponeva accogliendo con entusiasmo dei degenerati, che ottenevano l'applauso con lo strano, col pervertimento dell'animo e dei sentimenti. Del resto, lo studio dei degenerati umani é stato largamente utilizzato dall'arte. Nel capitolo sui De Goncourt, il Patrizi fa vedere come essi abbiano attinto largamente all'antropologia criminale e alla psich;atria per creare i tipi dei loro romanzi, o come siano stati i precursori dello Zola, del Bouraet e di altri nella patologia letteraria. Il Patrizi, consi~erando l'opera dei Do Goncourt con l'occhio dello scienziato soltanto, che si compiace dell'omaggio reso dall'arte alla scienza, si mostra molto benevolo, quantunque riconosca che l'applicazione della teoria scientifica all'opera d'arte, sia nei De Goncourt qua e là irnperfe tta. Mi sia permesso far delle riserve su tale giudizio, poiché non so comprendere come mai l'opera d'arte debba occuparsi esclusivamente del patologico, lasciando da canto il normale. Ma una tale discussione uscirebbe dai confini di una recensione. Il libro del Patrizi é utile perché contiene l'opera di un dotto, che viene ad unirsi a quei pochi che non sono stati ancora attaccati dal malessere artistico.
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