lll VISTA POPOLARI': DI POLITICA LF:TTEH,I~· E SC'fENZI~ SOCIALI essi attaccano un affetto che ù mollo simile a q11elln che ci prenderebbe per un topazio racca,tlato sulla via ... ln ogni caso, l'irnpossibilil:'l di far fronte a,llc spese di coltivazione, la mancanza del hcnchè misero capitale necessario, indispensabile per l'acquisto elci concimi atti a compensare almeno in parte la terra degli clementi ad essa sottratti da uno sciagurato cd esauriente sistema di collivazione: dctermincra il contadino a disfarsene - quando l'usuraio, clie gli ha fornito il capitaluccio, all'interesse elci GO °[., non gli abbia espropriala la quota I .E bisognerebbe sapere come la vendila delle quote sia 1111 vero ccl immorale baratto, nel quale !a parte del leone non è soltanto rappresentata dall'usuraio, il quale si rende proprietario di 11na quota del valore reale, mettiamo, di mille lire, per trecento lire prestale due anni prima; ma ben anche dai propriclarii più o meno capitalisti, i quali, consci elci bisogni ,lei quotista. magari della sua sete di rlanaro, della sua impazienza del vendere, acquistano le 'luolc ad un prezzo che, quando è... onesto, corrisponde alla metà elci valore della terra acquistata - per confessione degli stessi acquirenti! (Analoghe considerazioni furono suggerile dalla visione reale dei falli agli on. Villari, Franchetli e Salandra nelle loro inchieste personali orl ufficiali.) (1) _ Vedete bene, ora. in che consista la pur troppo illuminala sollecitudine di questi signori, nella loro qualità di amministratori, nel fare buon viso alla mania dissoclatricc e quoliz:zalrice, che ha,. pervaso le plebi agricole del Nlezzogiorn·o, e cli che lega sia quella tale filantropia, cli cui fanno pompa presso i semplici contadini, quando assentono nella distribuzione dei boschi - filantropia di lupi, dei futuri accentratori della sminuzzata proprieLà privata, del quale processo non lontano e immancabile essi sono, sin dall'inizio delle operazioni clissoclatrici, pcrfettamen te coscienti. Quando, come abbiamo osservalo, il processo cli accentramento delle quote sfruttate è compiuto, il proprietario cli esse, che ne ha fatto come un latifondo, non le coltiva tutte. Egli è sfornito dei mezzi nccessarii, sia perché il Fisco non cessa un istante, con l'aliquota <l'imposta terreni sempre crescente, di funzionare come pompa aspirante della di lui borsa, sia per la ormai decennale crisi agraria, sia pel fatto istesso della straordinaria erogazione di numerario, ch'egli ha subita per l'acquisto delle quote. Allora una buona parte della sua proprietà terriera - di preferenza quella che precedentemente possedeva - resta addetta a pascolo, e la migliore (le quote) è coltivata per conto proprio. Resta addetta a pascolo, pcrchè il numero dei contadini capaci di poterne accettare l'affitto, per gli effetti delle crisi agrarie subite, va sempre più assottigliandosi, e la rinvilita offerta del!' estaglio, da parte di quei pochi, che possono condurre l'affitto, induce il proprietario a rinunziarvi e costituire questa terra in ubertosi pascoli, non foss'altro, per la speranza di averne sgravato l'oneroso tributo fondiario. Le quotizzazioni vanno considerate anche come uno dei coefficienti principali del perdurare nella nostra sciagurata coltura estensiva, in quanto - offrendo all'agricoltore 1111 margine sempre so.·tituibile di terra Yerginc a quella esaurita - lo distolgono dal cercare una più elevata rendila e, più propriamente, un maggiore reddito nella tecnica agraria. Perciò, se è Yero che una delle soluzioni del problema economico nell'Italia Meridionale va cercata nella sostituzione della coltura intci:isiva alla vigente, estensiva; è anche vero che l I) V. E. Losc.1Lzo. Op. cit. BibliotecaGinoBianco le r1uotizzazioni ci allonlanano dalla soluzione di rp1cl vilale problema (.L). Ecco perchè non è raro il caso di osservare nell'Italia Meridionale, accanto ad una zona silvestre in via di dissodazione, una corrispondente e spesso maggiore estensione di terra abbandonata, ridotta per necessita cli cose ad un iiumcnso pascolo .... senza armento. La produzione proporzionale della terra, sempre in via di decrescenza, ha determinato, naturalmente, una decrescenza lenta. ma continua della retribuzione alla mano d'opera, mentre si sono accresciuti i bisogni della vita e se ne è elevato il prezzo ("2). Ecco, dunque, l'impulso principale dell'emigrazione, derivante dalle quotizzazioni e nel quale tutti gli altri impulsi, convergenti verso quello e parimenti derivanti dalle dissodazioni e dalle q11olizzazioni, :;i a:;- sommano e trovano la definitiva espressione. L'esistenza delle nostre foreste era, pel contadino, una fonte inesauribile <li vantaggi economici: ordinariamente egli vi tagliava le legna, ne faceva carbone e carbonina, raccocrlicva la ghianda, per formarsi ed aumentare · quel capitale tutto suo e cosi frutti~ero, che è l'allevamento dei maiali. Si può dire che l'inverno delle plebi agricole aventi diritti civici . nelle circostanti foreste, era sempre infinitamente meno disperato di quello delle plebi, che in tali condizioni non si trovavano. E l'industria armcntizia, fonte cli agiatezza per tutti, nelle campagne del meridionale, sussidiaria dell'agricoltura e vivente unicamente della vita delle foreste? Ahimè, è scomparsa! Della scomparsa delle foreste, cli anno in anno risentiamo sempre più disastrose le conseguenze: la caduta della gragnuola, cliventata più frequente e devastatrice, le incostanze della temperatura, la mancanza di quel grado cli umidità equilibrato, cosi vitale alla vegetazione dei campi, e la diffusione della malaria. Una delle conseguenze economiche più nefaste delle quotizzazioni, è quella che si riverbera sui bilanci cornunitli. ;,[o!ti Comuni, fino al giorno della quotizz,tzionc, sono vissuti bene e in sincero pareggio con le rendile elci boschi, per fide, concessioni di tagli, appalti clicarbone, etc. Dopo le quotizzazioni, è venuta meno questa principale r;sorsa, clic non è stata ,-;0stituit,1, neanche in parte dal canone elci quotisti. D'omlc un fattore della dc adenza della finanza comunale. gia minat,1 dalle cosi rlettc spese obbligrtlorie. Conseguenze, queste. che esercitano, a loro vo!La un contracc;olpo cosi grave cd evidente sulle condi- (l 1 li 1Iinistero cb .\. I. e (: di questi giorni, in un suo bolldlino statistico, acccrt wa per l~tt :1ì84.393 l'estensione dei terreni in Italia. ridotti più o rneuo a pascolo, ciò che in linguaggio piì, chiaro vuol dire ridotti pi1ì o meno deserti! Q11anto all'ltal ia :\Icridionale, io po-so presentare ai lettori qnP.,ta br.,,·e \'ariazione di note staliRtiche (riportate anche in 1111mio recente opuscolo (Socialis,no e Cooperativismo Agi-.irio G. i':~rbini - Firenze). ;-.,'cl 1860, nell'Italia J\leridio113Je eravi 11na zona ste,·ile d, soli Ect. 97.080; nel 1875 di 128.700; nel 180:'> <li I miliont! illcntre cori·eggo le boue di stampa, 111i cap'Ia l'ultimo volume dell'r\nnunrio StGtisti~o, il q,ialc fa. am,11onta1·e, per tutta l"ltalja, a 3 Ti4.:332 Et.tari la zona incolt, ed a cin:a 4 050.000 ettal'i quella improd11ttiva: una zona complcs,irn di circ::i Elt. 8.500.•00, il 30 010 d, t11Lto il suo'.o coltivabile della :::fazione! ... (2) In molli Comuni nirali della Puglia, i contadini - q uamlo trovano lavor-o - per una giornata d, J 6 ore sono r-,trib1di con un ,n11ssinw di L. 1,-20, le donne con 0,60. i fanciL1lli con 0.-10. E dire che - secondo i calcoli della statisticc, 1t(ficirde (11llirno fa,cicolo citato) - ment,·e nel I )8!) un operaio doveva lavorare 95 o,·e pc1· guadagnarsi il premio di I quintale di pane; nel 1898 gli occor,·evano 105 ore cli laYni-o. C•to ri 11c-to bi1.za1TOe·deolo ufficiale, come un indice del grncrnlc i11c1ricamento dei gene,·i hlimcnta,·i.
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