RiVISTA POPOLARE Df POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI carboni, dei quali non avrebb1, - a differenza degli altri paesi - quasi pi11bisogno. O<trbonobis ltcwc otia fccit, esclamano sovente gl' Inglesi, pensando all'enorme massa di carbone, alimento generatore tli una forza instancabile che muove le loro macchine, e èonsente di limitare, di sostituire l'impiego del ìavoro un::ano. M,i se f1Uesto nostro voto fosse in breve volger d'anni esaudito, ed i tre milioni di cavalli idraulici interameute utilizz,,ti, il detto famoso potrebbe essere ripetuto con pili legittimo orgoglio dagli itltliaui. Soltltnto non si tn1tterebbe pH1 di carbone nero, mlt di carbone bianco. Prof. li'EDERICO .l''LOltA. ~uotizzazione ea [mi~razione nell'ItaMlieariaionale La dissodazione silvestre, che specialmente da un ventennio va spogliando delle virenti foreste il nostro Appennino meridionale, ha ormai raggiunto con la sua estensione ed intensione le proporzioni di una vera mania e tutto l'accanimento odioso di un vandalismo. Non ostante le recenti circolari del ministro Salandra, che facevano sperare almeno una sospensione alle dissodazioni, queste si sono riprese laddove erano state iniziate - dove erano state autorizzate. Un pietoso e poetico necrologio é stato declamato sulla catastrofe delle nostre foreste da molti di coloro i quali, quasi assurgendo unicamente ad una concezione ... estetica del fatto, si potrebbero dire i conservatori into!Jcranti e gelosi delle più superbe e idilEache manifestazioni della Natura. Pochi - ch'io sappia - e questi superficialmente, hanno tentato guardare alle conseguenze economiche - senza dubbio le più importanti - che dalla dissodazione silvestre possono derivare e derivano alle popolazioni circostanti, cioè a quelle dell'Italia Meridionale. E l'indagine di tali conseguenze economiche risulta ancora più utile e interessante, laddove si pensi che, generalmente, la dissodazione dei boschi è seguita dal loro quotizzamento fra la locale classe indigente. Vi fu un periodo di tempo in cui pareva che la questione dovesse risolversi, mercé una di quelle energiche azioni legislative, suggerite, anzi necessitate da qualche fatto contingente, sorto a dimostrarne l'urgente bisogno: e fu nel 1897, quando il ministro di A. I. C., on. Guicciardini presentò il suo disegno di legge cd altro, più acconcio e più pratico presentò il compianto on. Rinaldi - entrambi - i progetti - intesi a scongiurare quei danni delle dissodazioni e delle quotizzazioni, che io qui modestamente mi sono proposto, non di esporre (tante volte e in tantissime opere se ne è discusso), ma di ricordare soltanto, a chi è al caso di promuovere - questa volta sul serio - una efficace azione legislativa, atta a disciplinare questa vandalica fanàone. Coloro - e sono disgraziatamente i molti - i quali di un fatto, come que.~·to della dissodazione e della quotizzazione dei patrimonii demaniali e comunali, non sanno o non vogliono guardare oltre gli effetti immediatamente evidenti e 1liretti. l1anno magnificato que ·ta impresa inutilmente sterminatrice, come quella che avrebbe prontamente determinato una vera e duratura resurrezione economica delle plebi agricole del meridionale. D'accordo, in tale previsione, con gli stessi interessati. con la mas<;a dei lavoratori meridionali - pei qn~li, almeno, p11òtrovar;;i una valevole discriminante nella imprevidenza cicca, nell'ignoranza - colpe, queste. certamente non loro - che tanto li distingue, nonchè nel desiderio febbrile del possesso, cito ha agito come una fatale allucinazione sul tra- (1izionalc loro buon sen<;oe che - per trovare le sue BibliotecaGino Bianco ragioni di essere nelle condizioni miserrime di questi lavoratori - non può neanche imputarsi a loro colpa. Perché - giova notarlo - i nostri contadini hanno voluto la quotizzazione dei patrimonii, hanno forzato alla concessione qualche amministrazione locale riluttante e, dove le operazioni sono state so;;pcse. le !tanno fatte riprendere con minacce di rivolte. D'altra parte gli amministratori, appartenenti alla classe ricca e colta del paese, si son ben presto elevati ad un'intelligente previsione, di ordine mediato, clel fatto, che cioè e.·si stessi, fra brevi anni, sarebbero sottentrati ai contadini, cd a ragione conveniente, nel possesso· delle quote: hanno perciò favorito cd alimentato le impazienze di questi ultimi, procurandosi cosi a buon mercato, 11navolta tanto, la soddisfazione di essere additati come filantropi dei bi. ognosi istessi. Che la preYisione, p0i, dei signori sia fondata e, proprio, d'immancabile realizzazione, lo dimostreremo in seg11ito. :-.ron è qui il luogo di tentare uno studio ponderato ed esteso delle conseguenze economiche-agrarie che dalla dissodazionc e dalla quotizzazione dei patrimonii comunali e demaniali derivano alla vita dell'Italia Meridionale ; esso fu tentato e, secondo me, splendidamente portato a compimento da un valoroso e modesto mio comprovinciale, l'avv. E. Loscalzo ( V. Il Governo dei Demani Comunali e la Questione A,qrarir, ,iel Jlfe;;zogiorno cl1talia. Napoli, 1893, presso l'A., in Accettura - Basilicata). Qui mi limiterò a trattare sommariamente l'argomento, sperando di richiamare su di esso l'attenzione degli studiosi, convinto della utilità pratica di un intelligente dibattito in proposito. Poichè l'emigrazione è senza duhbio il fenomeno più saliente e rivelatore delle condizioni economiche dell'Italia Meridionale e in esso quasi si assommano altri fenomeni minori derivanti da medesime cause : se noi riusciremo a lumeggiare l'inf-lucnza che Ja quotizzazione esercita sovr'essa, avremo anche chiarito l'inf1uenza che da essa medesima cleriva a tutto quel complesso di manifestazioni sovrastanti alla nostra vita economica, come,ad esempio, le condizioni agrarie, i modi di produzione locale ccc. Da un pezzo é di moda, presso molti di coloro che si occupano delle cause determinanti l'esodo transoceanico delle nostre masse lavoratrici, di aggiungere alle risapute condizioni efficienti (massimo di salario insufficiente ai bisogni peculiari dell'esistenza, allettamento dell'ignoto, crisi agrarie) un nuovo coefficiente, trovandolo in una pretesa insufficienza quantitativa della terra, in una sproporzione tra coltivatori e terra coltivabile. Ho detto che questa sproporzione è semplicemente pretesa, perchè le ultime statistiche ci mostrano come per ogni ettaro di terra colt:vabile l'Italia Meridionale disponga di due soli contadini circa, mentre r1uesto stesso rapporto, nel termine contadino, tende sempre a diminuire, in ragione dell'incremento numerico della classe artigiana, la quale - per un complesso di ragioni che non mi è dato esporre. qui - trova una Yia di sfoO'O alla sua accrescmta offerta di mano d'opera neYle citta italiane e anche in quelle straniere, specialmente in Francia e nella Svizzera - la cosidetla emigrazione temporanea. :.\Ia, se anche questa asserita sproporzione fosse esatta, essa risulterehbe meramente relativa e imputabile, nei suoi deplorati effetti, piuttosto che alla ristrettezza della terra colliYahile, ai sistemi di coltivaziooe qui vigenti, i quali, per essere ancora in una fa.se primitiva e anti-razionale, determinano nelle condizioni generali della produzione e quindi in quelle economiche dei lavoratori, le mcdcsin1e conseguenze che vi determinerebbe la insufficienza della terra coltivabile. Lo sfruttamento irrazionale della terra insomma, l'assenza di ogni accenno alla cultura in-
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