Rivista popolare di politica letttere e scienze sociali - anno VI - n. 20 - 30 ottobre 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZt: SOCIALI 393 lo scrittore h,t informazioni sufticienti relrttivamcnte ai processi adoperati in guisa da potere verificare adeguatamente lo cause della variazione dei preui, sembra che si possa strLbilire che i sindacati in alcuni casi hanno avuto la potenz,i, tempornncameute almeno, di controllare il mercato in una considerevole estensiouc; e che nella maggior parte dei casi essi hanno potuto innalzare il margine del profitto - ora facendo elevare il prezzo del prodotto manifottumto ora facendo abbassare il prezzo della materiagrezz:L ora agEindo nell'nuoenell'alt.ro senso. D'altra parte pareccliie ricerche dimostrano che i sindacati non posseggono mezzi sufficienti per sottrarsi all'inlhtenza dcli,, concorr~nza, o attuale o potenziale; e così in parecchi casi il margine è diminuito, per qu,,nto talora esso fosse minimo prima della formazione dei sindacati Se i sindacati avessero potuto realizzare tutte le economie, che promettevano i promotori, il rna,rgine avrebbe potuto abbassarsi quantunque contemporaneamente si fossero innalzati i profitti. Che i sinda- ,Iacati possono aumentare il margine tra la materia prima e il prodotto manifatturato, ò ben const,atato. Ma Ll:t questi casi non bisogna arriviwe a conclusioni troppo generali e troppo radicali. I sindacati cbe nell'ultimo anno si sono stabiliti in parecchie industrie, per esempio, hanno potuto innalzare il margine per la forte rlomanda dei loro prodotti. Nello stesse indust,rie, probabilmente, il margine si è elevato anche a bo11efizio di quelle priva,te compagnie, che non fanno parto dl alcun sinrlacato; il risultato per gli nui e per gli altri ò llovuto :,Ile coudizioni estremamente favorevoli degli :dfari I>. CAMPANE DI PASQUA (Osterglockeu) OOMMEDlA lN UN ATTO DI PAOLO REMER ANNA (stri11genclo la ma.no a Mcirinccia) - Grazio, Mariucuia. Ascolto tanto volentieri : tu mi sollevi, mi fai contenta. ~!., RJ i;CCIA (interrO'lnpencloil discorso dellC1 giovaiw) - Ma che! Io sono una vecchia, e mi accosto alla fine. A che servono codeste vecchie storie: porterò nella tomba i miei dolori, le mie piccole gioie. Ma tu, figlia mia, tu hai ancora del tempo inuanzi a te. (breve pansci) Non l';were a 11tale: 11011ti ha egli itncora scritto 1 .\NNA (scu.ote lei testci) - No, Mariuccia. Sai bene, duo sole lettere, nei primi tempi, quando passò all'Università, di Heidelberg. Poi non mi hrLscritto pii, - da mesi e mesi. i\li anà dimenticata (quasi scusandolo). Dovrà essere tanto allegro laggiì1 ! M.\RlUCClA- No, una simile birbonata non l'avrei i111aginata. ANN.\ (vi1•cicee coimnossn) - 'l'e ne prego, ~farinccia: mi fai male. Kou eracat:tivolui,110.certo! Era così affettuoso, così buono per me! E mi relllleva così felice il suo muore! Si, si, ~larittccia, io sono st.ata tanto felice (pciusn.;. E tu, l'hai conosciuto. ~IA1uuccu (accervnando collct testa) Si, figlia (ripiylfonclo la s1ui leggera .e ninliciosa alle_qria). Veniv:L col suo berretto rosso, donclolaudosi. Hicordi ? c,,n la sua voce allegra: Mariuccia, ,·ogliamo fare un giro 1 E mi afferrava. e mi costringeva a ballare. E rideva, rideva ... Che riso chiaro ! Non era Sllperbo. Ah! se la vecchia ~fariuccia 11011avesse avuto cinqtiant'anni stùla schiena .. chi sa ... (seri1t, e con iin po' cli collern). Appunto perciò è stato catth-o ! ANNA - No, no! io sono statti stolta - io sola I AYrci dovuto preveder tutto : che nou era eterno 1'a111ore, che prima o dopo egli sarebbe andato via .. E non l'anei dovuto amar tanto! La colpa è mia. ?llA1t1UCCrA- . (accenncmclo con lei mmw il piccolo COl'- redo). l\01i sa ancora, . ANNA - Il s110amico, il signor Giovanni, voleva scrivergli. Ma, non trovo opportuno che egli lo sappia. Si preoccuperebbe senza poterci aiutare. Io sola debbo sopportar tutto (in tono risolnto) l~ denaro, non deve cfarne !· No, .Dio mio! deua1·0 no! Guai! lo ,·oglio alleYarc il mio figliuolo, finchè avrò un po' cli vita. MA1uUCCLA- Egli ti dovrebbe sposare - sai bene. ANNA - Sposare ! 11011lo può, non lo può, Mariuccia. Egli è così colto, così savio, ò 1111 signore, clistiuto. Ed io sono una poYer:,, una sciocca crea,turrt, se1rna p,tdre e senza madre ... 11011sono nemmeno 1111:i ragazza onesta, e vivo nel peccat,o. M.\RJUCCIA- Dove egli ti ha fatto cadere. ANNA - Oh! ì\Iariuccia, egli non ha nessuna eolpa. Egli non mi parlò mai di sposare, uon 11,i cliede speranza, alcuna. Nè io ci pensai: io lo amai, scur.a altro pensiero. E se egli non mi. c1imenticasse, se qualche volta volesse pensare a me ... MA1-:lUCCIA- Io dico invece che egli ti dovrcblio sposare Una figlitrnla. così delicat,a, così 0ne ... dico Se al suo posto fosse stato il suo iun ico, il candidato ... ANNA - Il signor Giovanni è buono. Non 111i ha ah.- banclonata. E t.11 anche, Mariuccia ( stri119c CO'lllinossa lei -nuino clellli vecchia). Se 110n a>'essi avuto voi altri, non avrei potuto vincere il mio dolore, e non sarei ora qui... . M.-1.RJUCC1A (91iarcla profo11clàinente Annei e sc1iote cnn malinconici lei tcstn ). ANNA ( Con i suoi gmncli occhi neri r,narcht 1'erso lei finestra JJÌcnn cli sole. Lei testn ripiegatn nn 110' ;ndicti-o, le mcmi conserte come per preyhiero, pnrla lentaine11tc.) In Cielo, col buon Dio - se la 111iapov(lrn anima avr.sse trovato pietrì.... MARIUCCIA \con a11goscùi) Anna.! Tu volevi·/ In questo momento si sentono dei pai,si sullo scale, p,1ssi graYi, pesanti, clto cli tratto in tratto si arrostano. Mariuccia si fermi\, e si aYvici1rn alla. 1101:ta.Anna si leva, tremando tntta. ANNA - Odi, viene qualcuno. MARIUCCIA- Il signor candidato? .ANNA- No, 110, ò 1111 estraneo. MA1uuccrA - Un estrnnoo 1 Quass,'t 1 ANNA (presa cln ww inclesc,-ivibile1mgoscici,prcr11in1lu) Non fare entrare nessuno, Mariuccia! · :'l[ARLUCCIA- Ma perchè tanta panni? Aspetta, ,·edrù subito. Mariuccia apre la, porta, e timi,lamo11to Ri affaccia. Improvvisamente fa un atto cli meraviglia, che tinisco in un inchino. Il signor Pastore 1 Il P,1storo pass,t innanzi alla. ,·ecchia i\[arinccia, sempre forma innanzi all,L porta, etl eutrn nella stanza. Robusto, anzi fin troppo grnsso, affauua per le scale non brevi, ecl asciuga il sudore, che goccioht dalla sua fronte. Indossa l'abito ttLlare. ;\IA1uucc1A (civcrn,zanclosi) - 11 signor Pastoro ! Una visita rara. Io 11011 posso .... PASTORE (cisciugandosi il sndo,-e) - Si, so11 voi nto ,·c11iro prima dell'Ufficio .... (c~//<w.nandol Oh codestu ~cale! :\[A1nucc1A (con preniiirn)-- Si, si le scitle ! lo sola posso compatirla., signor l'astore. Le mie Yecchie ginoc- •;hia nou ne vogliono pii1. E per ogni tesa chiedono riposo. P.,sTORE - Xon ,L,·ete un bicchier di acqua 1 ~lA1t1ucc1A (con premtim) - i\Ia sì, signor P,1storc, subito l verw un bicchiere di acqtw,,che il 71eistore,vuotci cli nn fiato). E non vuole accomodarsi, il signor Pastore? (allontana dcil rlivcmo il frivolo. /eiceMlo wi po' cli largo. Il Pastore siede nell'crngolo clel cliv11110). PASTORE- Grazie, grazie. MARIUCCIA- (si pwntci inncm~i a liii fennct, per nioclo che Annci siei c01nplctei1nenteneiscostciatlo sg1inrcloclèl pcistorc) Già, si~nor Pastore, queste scale! Volevo sloggiare finauco. Mft, ved,i, ci ho pensato su, ed ho abbandonato la idea. Non è cfa un a11no che abito quassù, e voglio r"'starci, fino al giorno in cni no11 mi porteranno Yia morta. Allora il signor Pa~tore mi dirà l'elogio funebre, nevYet·o?

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