RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI La morale in Cina è assolutamente razionalo ed utilitaria. In essa non fa neppure capolino alcun principio mistico, supernaturale, teologico. La politica è anch'essa razionale ed umana o non vi si riscontra nessuna traccia di potere sacerdotale, nessun elemento teologico e religioso. on esistono caste, non osisto schiavitù nella costituzione politica e sociale della Cina. f,: l'antitesi dell'India. VarT aneddoti ci dimostrano il coraggio del filosofo parlando un linguaggio franco e fiero ai principi. li re di Thsi interroga :.VIencioe ali dice; « Ho udito che Tching-Tchang (Jondatore della II dinastia) balzò dal trono Kie (ultimo della I dinastia) e lo mandò in esilio; e che "·u-\\-uang (Jondçrlore della III dinastia) mise a morte il re Ceu-sin. E vero?» « La storia lo dice » rispose con rispetto il filosofo. E il re di rimando: « È dunque permesso ai sudditi deporre e condannare i loro sovrani? » E Mencio : « Chi commette un furto chiamasi ladro ; chi fa furto alla giustizia chiamasi tiranno. Il ladro e il tiranno sono uomini che si chiamano isolati, riprovati (abbandonati dai loro ge.nitori e dal popolo). Io ho sempre inteso dire che vVu-\\·11ang abbia messo a morte un uomo isolato, riprovato, chiamato Ceusin, ma io non ho inteso dire che abbia ucciso il suo principe. » Al re di Liang, Mencio fieramente dice : « li popolo muore di fame per le vie, o tu non apri i pubblici granai. Quando vedi gli uomini morir di fame, tu dici, non è colpa mia : è la sterilità della terra. Non sei Lu come colui che avendo trafitto un uomo colla 1pada, dicesse : non son io, è la mia spada ?... Uccisere l'uomo colla spada o col mal governo, che diffedenza tu ci trovi? Le tue cucine ridondano di vivande, r le tue stalle son piene di cavalli ben pasciuti; ma e popolo ha sullo scarno volto il pallor della fame, il i campi son cosparsi di cadaveri. Dover tuo saoebbe reggere lo Stato, come se tu fossi il padre e ra madre del tuo popolo. i. Le toorie politiche di Mencio si incardinano sul concotto;democratico ch'egli ha dei popoli. Per il filosofo cinese di fatti il popolo è ciò che di più nobile havvi nel mondo; il principe ha minore impor• tanza. Questi non può regnare senza il consenso del popolo, non può nominare il suo successore al Lrono senza che il popolo lo accetti per tale. « Meng-tseu, osserva il Janet, è un difensore del popolo: denunzia ai principi la tirannide dei loro ministri; innalza anche dei lagni contro la tirannide doi principi, e fa un quadro crudo e sanguinoso della miseria dolle popolazioni. Accu5a i principi di pren• rlore il popolo nelJe reti, esponendolo al delitto per la fame e punendolo in seguito colla morte per delitti ai quali l'hanno incoraggiato » (1). Alle miserie delle popolazioni Mencio cerca il rimedio in duo riforme sociali, una d'indole economica, finan:~iaria l'altra: la costituzione della proprietiL su basi più lare;he e più razionali e la riforma delle imposte. Anticipando di ventitrè secoli all'incirca il linguaggio dei no-tri riformatori sociali d'Occidente, Mencìo afferma che la proprietà é mal costituita e tale quale essa é costituita non dà all'uomo quanto è necessario per nutrire i suoi aenitori, la moglie e i suoi figli; lo salva appena dalfa miseria negli anni d'abbondanti ricolte e lo condanna alla fame negli anni di carestia. La proprietà ben costituita ha una grande importanza sociale: essa dà la tranquillità di spirito necessaria allo sviluppo integrale di tutte le facolta dell'uomo e l'amor dell'ordine; la mancanza cli proprietà fa viver l'uomo inquieto e lo dispone al (I) hNET : Histoi1•e de la Science Politique da11s ses rap• ports avec la morale, voi. I, pag. 47. disorcline. Or lo strappare al popolo le sue sostanze con imposte esagerate costituisce per il pubblicista cinese la maggiore dello iniquità, il massimo peri• colo per la costituzione stessa dello Stato. Ho detto che nella costituzione politica e socialo della Cina mancano le caste e la schiavitù. << La Cina, osserva acutamente Ernesto Renan, sin dalla più alta antichità, ci presenta il modello d'una costituzione sapiente e razionale, non riconoscendo altri privilegi che quolli dell'i~truzione e del merito apprezzati per mezzo di concorso; se il problema dell'organizzazione della società potesse essere risolto colla sola ragione, la Cina lo avrebbe risolto da tre mila anni. L'Jndia non ha mai saputo elevarsi al di sopra della istituzione politica la più elementare; la casta, sotto la forma più brutale e più assoluta, vi è rima5ta sino ai giorni nostri la base della società; o ciò si spiega: la vita presente è per il Cinese lo scopo unico dell'attività umana; per l'Indiano essa non è che un episodio nella serie delle esistenze, un passaggio fra due eternità. Da un lato è la razza del finito, borghese, ragionevole, angusta come il buon senso; dall'altra, la razza dell'infinito, sognatrice, pèrrluta, smarrita per la sua immaginazione. I caratteri fisici stessi presentano un contrasto non meno sensibile: l'occhio obliquo e brillante, il naso schiacciato, il corpo tozzo, l'aria volgare del Cinese indicano l'uomo scaltro, aI corrente delle cose di questo mondo; le nobili forme dell'Indiano, la sua statura elevata, la sua fronte larp;a e calma, il suo occhio tranquillo e profondo svelano una razza nata per la meditazione, e destinata a dare la misura della potenza speculativa dell'umanità» (1\. Mencio parla di due sole classi di uomini, l'una tanto necessaria quanto l'altra. « Gli uni, scrive egli, lavorano colla loro intelligenza, gli altri con le braccia. « Quelli che lavorano coUa loro intelligenza governano gli uomini; quelli che lavorano con le loro braccia son governati dagli uomini. Quelli che son governati dagli uomini nutrono gli uomini; quelli che governano gli uomini son nutriti dagli uomini. Questa é la legge universale del mondo ». Frugate in tutti i trattati di morale e ~ politica dei più nobili intelletti dei pensatori più arditi della Grecia e di Roma, voi non troverete un linguaggio cosi nobile, così elevato. Il filosofo cinese non ha una parola di sprezzo superbo per quella classe innumerevole di uomini che lavora e che Aristotele, la mente più universale dell'intelletto ellenico, condannava ad una eterna schiavitù invocando le leggi fatali della natura. -el concetto della mente di Mencio una profonda indissolubile solidarietà lega, anzi salda, in un tutto organico ed omogeneo coloro che pensano e coloro che lavorano. ÌVIencio è giustamente tenuto in grande estimazione dai Cinesi, che l'hanno proclamato il più grande fra i discepoli di Confucio e santo di secondo ordine. I suoi trattati sono imparati a memoria da tutti coloro che aspirano ad impieghi. Cattaneo in un suo studio sulla China Antica e J{oclerna lo alloga fra i sacerdoti della ragione e dell'umanità t2). L'Occidente dovrebbe riconoscere in lui uno dei tanti maestri venerati del pensiero umano, ed inchinarsi davanti a lui con venerazione. L'RA:-.cEsco MoRMINA PENNA. (1) HENAN: Nouveltes Ùucles d'ltistofre religieusc, pag. 105 e seguenti. (2) C.1·1·r.u,~:o: Ope,·e edite edJ i11eclite: voi. lii, pag.~H7,
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