Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 19 - 15 ottobre 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 2° L"Italia, tra gli Stati civili, è quello che consacrò la parte maggiore del prodotto delle imposte al debito pubblico e alle spese militari: e, inversamente, la }Jarte,.minore ai servici civili, e spellialmente alla pubblica istruzione. (1) D'altra, parte, l'ei;ame della spesa, mi conduceva ii. qneste conclusioni: 1° ln Italia aumentano, come dappertutto, le spese pubbliche; 2° si spende troppo o si spende male; 3° i pubblici s~rvizi non migliornuo in ragione dell'aumento della, spesa; 4° non vengono proporzionati i sac1·ificii dei contribuenti alla utilità dei !ini che si vogliono raggiungere; 5° è anmentato e gentJrale il dubbio, che s1 avvicina assai alht certezza, che il cancro della immoralità corroda le publbiche amuistrazioni. Avevo, nello scorso anno, infine, aggiunto: 1° Il pareggio è instalJile, benchè appareutemente raggiunto nel bilancio 18~8-9!:.I; 2° lt clejicit sembra inevitabile nei futuri l.lilanci se non si ottengono riduzioni di spese o non si votano nuove spese; 3° le spese anzichè diminuire mostrano la, tunclenza ad aumentare; e dovninno enonncm.ente nnmentare le spese militciri se si vor1·crnnu mantenere gli atttuili ordinamenti resi nccessarii d,illa volitica éstcm sinom scgnitci; 4° il sistema trilJutal'io, ll11e ha già esaurite le forze dei contribuenti, far,\ venir meno lo scopo supremo di coloro che· nell'esilrcito vecl-,no la salute e la grandezza della patria. Donde la necessit.ì. e l'urgenzi\ della riforma tributaria, che in Jtalia s'impone per diversi ordini di motivi: per l'altezza dell'aliquota d'imposta pagata dai contribuenti; per la iniqua distribu;done delle imposte stesse trn i coutrilJuenti; per l'J, sperequazione regiomile lamentata dai settentrionali, urn che esiste a tutto danno del Mezzogiorno, come piit volte dimostrai alht Camera e qui stesso, come, più ampiamente- e esaurientolllente, è stato documentato dall'amico Nitti. Giolitti e Chimirri sono perfettamente convinti della nucessità e della urgenza di alleviàre le solforenze dei coutribuenti - specialmente dei più 1wiiti, che sono i piì1 numerosi, i meuo difesi dalle iufrn1umettenze parlamentari, i piì1 abl.landonati all'arbitrio, al fiscalismo SlJietato degli agenti delle imposte. L'un. Giolitti, che ama, di essere preciso - e lo dichiara - non di vaga, e dopo avere constatato che per ragioni inesorabili s'iinpoue la riforma, se nou la sopvressione immediata e completa del dazio di consumo, iu quanto alle altre i1uposte formula le seguenti proposte come tanti articoli di un disegno <li legge: « J0 Sono esenti Llaimpost,t fondiaria i terreni colti- " va.ti direttamente dal possessore qmwdo l'i,u posta a che grava sui medesimi non ecceda le lire IO di ima posta erariale principale, e il possessore non abl>ia « altri redditi ruolJiliari o fondiari i quali po1·tino a « piì1 di 400 lire imponibili il suo reddito complessivo, « valutati ai term iui della legg., stilla irn posta della « ricchezm molJile. <t 2° Sono esenti da imposta i f,1.bbricati di reddito " imponil>ile non superiore a lire 6U, quando concor- <1 rano le due circostauzc: « ai Che il fabbricato sia abitat,o dal possessore; « b) che gli altri redditi del possessore del falJbri- <r cato, valutati a termine dell'articolo precedente, non « ecl.ledano le !ire 400. a 3° I terreni e i fal,lJrica.ti esenti da imposta per <r effetto degli articoli precedenti sono pure esenti dalla <1. tassa cli trasferimento di proprietà a causa di mort<;J, « quando si tr:ttti di suc~essione in linea retta ha ~ ascenclen ti e discencleu ti. " 4° Sono esenti da imposta SJlia ricchezza mobile a per ritenuta diretta gli stiponcli, le pen_sioni e gli « assegni pagati dallo Stato, quando non s11per11,nole « lire 400 imponilJili. « Tali retlditi potranno però essere tassati mediante « ruoli nominativi quando il loro possessore abbia altri « redditi mobiliari o i qua,li portino il suo redcli to come, plessivo a pii1 di 400 lire imponibili :o. r.'\ (I) Questa seconda affermazione documentai ampie.meni · sin dal 1892 nello studio: La difesa nazionale e le econo mie militari. Presso La Rivista popolare. Ben si appone l'on. Giolitti riconoscendo che il dazio di consumo, per quanto odioso, nelle attuali condizioni della 11rn,ggiorp,ute dei grnndi e elci piccoli municipi - specialmente nel Mezzogiorno - non si può abolire, ma si <leve soltanto attentrnre. L'al>olizione dev'essere preceduta, a suo avviso, da riforme ltJgislative che consentano la muuicipalir,zazione dei servizi pt1blJlici, thlla quale i comuni dovrebbtlro trarre i mezzi finanziari per compensare lo perdite, che loro vt,rrebbero dalla prima. Ma qui egli s'ing,mna. Alla llllrnicipalizzazionu dei servizi publ.Jlid attrilJuisce una efficienza che non pnò avere. Non è eletto che il servizio dell'acqua, dell'ill111uinazionc, delle tramvie ecc. debba cbre con sicurezza dei profitti. Anche in Inghilterra non mancano esempi di perdite o Ili limit,ttissimo profitto: e ciò è pi/1 probalJile che avvenga in It-alia per le minori attitncliui ammini;;trnti ve e per la maggiore - perchè non clirlo ~ - disonestà. Nè sarebbe giusto che dei servizi pubblici si facesse un monopolio lucroso ad ogni costo: verrebbe in tal guis,L falsato ciel tutto il carattere dei servizi p1ibblici, che noi pae ·i civili si vogliono o si tende ari otttinere al prezzo di costo. La municipalizzazione dei servizi pubbEci non potrebl>e mai costituire una risorsa qualsiasi µei piccoli comuni - oltre i quattro quinti - che pur fauno assegnamento sul dar.io di consumo per reggersi. L'impianto dei servizi pulJblici, infine, e3ige un impiego cliugenti capitali, che i municipi inglesi ed americani hanno tolto a prestito a condizioni abbastauz,, buone in quei ricchi 111erca1i,ma che iu Itnlia fatalmente si ottcrreblJero a condizioni assai piL1onerose, e limitatrici, perciò, del margino Llel protitto. Sic rcbns tantilms i municipi dall'assunzione dei servi.c:ipnbbl-ici non dovrebbero e potrebbero sperare redditi tali da compensare le entrate che verrebbero meno dall'abolizione del dazio cli consumo, se non dopo lunga serie di anni - dopo la completa ammortizzazione dei clelJiti contratti per organizr.arli. La maggior parte degli ottimisti sostenitori della ,nunicipalizzazione non scorge in questa che vantaggi immediati pei consumatori e risors13 finanziarie ftitnre pei comuni. Piì1 logici ed anche piì1 pratici i socialisti nei loro programmi municip:1li a Parigi, a Torino, a Palermo ecc. alla cessazione delle entrate clel dazio cli consumo vogliono provvedere con i111poste dirette fortemente progressi ve - tassa <li famiglia, valore locativo ecc. Ci si provi l'on. Giolitti aLl org,tnizzarc qualche cosa di simile in Italin, e vedrà che ira di Dio si scatenerà contro di lni, contro il Parlamento, contro la Monarchia! La riforma sarelJbe giusta in sè stessa; ma da un fato l'altezza dell'aliquota che si dovreblJe mantenere ver necessiti\, e <lall'alti-o la supina, la bestiale ignoranza della massa dei eoutribnen ti, rendurebbc il nuovo sistema assolutamente iutolleralJile (1). Non doblJiamo assolutarnentc illuderci: la, trnsformazionc tribut.~ria in tale seuso ha bisogno di parecchie con,lizio11i indispcn • sabili: . 1° maggiore e,lucazioue nei coutl'ibuenti, che permetta loro di apprezz,tre i danui delle fmposte indirette sui cousumi e i vantaggi delle impostA dirette; ·2° maggiore fitlucia negli amministratori da parte degli amministrati, e maggiore rettitudine e imparzialit,ì. negli stessi amministratori affiuchè non ripartiscano iniquamente l'imposta. Gli esempi dei municipi amedcani - classico quello cli Chicago, illustrato da Steacl nel suo celebre: lf Clwist cmneeto Chicago - su questo riguardo sono spaventevoli; 3° in rnancauza tlella fiducia degli a,m1ninislrati e della rettitutline degli amministratori occorrereblJe un (I) Nel, 1881 nel Comune cli Castl'Ogiovanni,per esigenze del bilancio si voleva mettere il da,.io sulle farine e su 1 pane, ~he ,..,ai si era messo. In Consiglio comunale mi opposi e riuscii a farlo sostituire colla tassci di famiglia. Non si può immaginare quante proteste vennero e quanto malumore si scatenò sull'amminist,·azione. Molte ingiustizie si commisero nefla ripartizione delle imposte; ma la maggiore opposizione veniva dall'imposta in sè. Molti bravi artigiani che col da1.io sulla fa1·ina per sè e per la tamiglia avrebbero pagato almeno lire 20 all'anno senza lamenti, si dichiararono oppressi, tiranneggiati, spogliati pagandone 5 in forma diretta.

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