Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 19 - 15 ottobre 1900

37-1- JUVISTA POPOLARE DI POLITICA Ll!.'1TERE E SCIENZE SOCIALI GiudisznillibrodiCiccotti Con piacere riportiamo questo ~iudizio de~I?-sin:- patica Bohé1r:e (15 ag?sto )perché v1 sono messi m evi-; denza i pregi letterari delhbro, eh~ va~no ali~ pari con quelli più vasti d'indolo soCJale, r1conoscrnti da tutti i critici che sinora se ne occuparono. ETTORE C1CCOTT1. - .Attraverso l<t Svi;;;;crn. Note politiche e sociali. - Remo Smiclro11. - P<tlenno, A1ilano, .Ti. 3 50. Se tntti i libri di politici1, e di so_ci~logiafossero fatti come questo, e scritti con la spigliatezza _e l'eleganza di quedtO chi! ~\c?otti,_ ce~·tam_en~enon s1 direbbe cht1 gli uomini poht1c1 _e gh scie1;1zrnt1stau sempre a tu per tn con la grammatica e la l_rn~ua. . . II libro che è tutto nn interessant1ss1mo studio poli~ tico-ecou~mico della Svizzera, ci dà la spiegazione dei molti fatti sociali che di quel piccolo paese fanno un antesignano di libertà. . . . Le leggi ·economiche, che. teu~ouo :;trett1 1. cantom nella federazione. sono coscienziosamente studiate, e le finissime osservazioni su i costumi, le consuetudini, la vita svizzera i ricordi storici, e le descrizioni dei paesaggi rendou'o attra~nte ques~~ st~1dio, che fatto da altri, che dal Ciccott1, sarebbe nusc1to pesante, pedante e noioso. Interessanti corredati di molti e solidi clocnmenti souo i due capitoli'« autorità e libertà''. e« vita economica n dove l'autore, partendo da 1;1-naccurato e fin_estudio della Costituzione Svizzera, g1unge a provare m forza di quali leggi - alcune _clies~e diventate con~ue_tt~dini - la più larga libertà, rn<liv1duale è ~e~a,pos~1btle ~ compatibile con le esigenze della collett1v1ta, e I doven di solidarietà che O"ni essere umano ha - malgrado le assurde denegazioni°Niestchiane - verso i ~uoi _sim!~i. Notevole lo studio breve ma acuto, sul llochhn, 1 illustre pittore svizzer'o, e le osservazioni, sullii le_tteratura del Rousseau ed il carattere del popolo svizzero, cui la letteratura dell'uno e l'arte dell'altro s'informano. Il libro termina riportando gli articoli_ della Costit~1zione Elvetica ed un qnadro cronolog1co della stona Svizzera. Non è questo uno dei tanti libri di viaggi fat,ti soltanto per far sapere al popolo e al c,1111uneche uno qualunque è stato quà e là, ma è uno elci pochi e rari libri ne' quali c'è molto da imparare ed nl te111 po stesso <la trarre grande diletto, quauto da un romanzo di bella forni1t e d'iuteressant-i coucetti. Paesaggio nevoso O :·gentili signori, o donne belle che oziando avete sempre da mangiare or' trimerete per campai· la pelle, or' che andiamo l011tanoa lavorare. Can.zone del Polesine. Profonda, cupa, sconsola,ta regmt la notte su la desolata pianura Una notte penosa, muta cli voci umane e solo l'ululato del vento che schianta i rami degli alberi, e fischia passando, pare che lameu ti il doloroso ntorpidimento della vita sull'ampio sq1rnllore neYOSO: Bianche, bianche, come coperte <la uu sudario, s1 perdono le montagne all'orizzonte fosco e, nella notte, urillano d'uu'algido splendore misterioso, giganteschi fantasmi carezzanti il cielo. I prati sembrano livellati sotto il tiippeto candido sciutillan te in miriadi cli faccette, che fo,nno parere la term un lembo di cielo seminato di stelle, che splendono d'un riflesso freddo d'acciaio, mentre attraverso squarci de le nubi su lo sfondo cinereo dolcielo brilla, tli tanto in tanto, con un desolato baglion, fa Jnua e, triste, nuota in un grande lago d'a.rgento verdastro, da le 1·ive colorate di sfumature sanguigne solcate da vividi lampi color d'arancio cupo e cli violetto. Su la landa nevosa piovono faville bianche, spràzzi di luce; folgoreg-giano cristalli di ghiaccio vividi come tliamanti. E gli alberi coperti cli bianco, impolverati dal ueviscltio sottile che il vento fa roteare nell'aria; i faggi alt.i, i castagni ma~sicci,. i pi?PPÌ snelli come colonne ioniche scuotono 1 rami 11111he pare che tremino o rabbrividiscano, frustati dalla tormenta gelata cho imperversrL e dal Yento che urla con la voce cl'un:L torma di lupi in furore. . . , . Ecco· all'orizzonte una p1ccola macclua s allarga s1 aliun cr~ si st,eude, s'approssima, striscia, avanzamlosi, co111e 0 n~1 serpente nero, che profana la candida veste on<le ammanta la sua invernale verginità la Naturn. Sotto la luce scialba, cli mezzo alla macchia che s'è fatta massa e vieppiì1 s'ingr~ssa, Yi:'"idi bag:liori _sfugrrono • gliu Yie di rubini, razzt d'argento gmzzant1 nel ~evis~hio che scende folto dalle nubi cineree e, battuto dal vento, vola, balza, turbina, i,pinto e risospinto nell'aere gelato della notte. . Ecco la massa si disegna netta e uera sul bianco della strada, ne lo sfondo delle siepi e dei pntti immacolat.i. Son uorniui e donne; una frotta che s'avanza con un sonito sordo cli passi frettolosi che fa,nno gemere la neve e lasciano un'impronta cli grc.sse scarpe di contadini, sul t:tppeto molle, dove la folla passò. È una processione cli faccie paonazze, livide, morse dal freddo che gela le carni, e mette fremiti deutro le ossa• è una Via Crncis di famelici che, sotto il ciclo incle'mente, vanno cercando e tetto e pane; che pieo-ansi sotto le rafale rovent_i <li ghiaccio; che sentono per le sdruciture cle~li abit_i, passare. l'aria, gelida a mordere loro le flacc1de e misere carni. Una canzone, triste come una marcia funtlbre, sorvola leggera, mormorata a mezza voce clai più forti cbe camminauo nelle prime tile della colonna e portauo a tracolla la bisaccia del mendicante e su la spalla la zappa, la falce, la vanga; gli utensili d''.1-cciaio for~ito che scintillano nella notte e spandono mtorno luci o bagliori di gemme, d'argento e d'oro. Par che la canzone rispomla al vento che passa ed urla, squassando i rami e 1~ cime degli a 1 l_beri che piogansi e gemono, o rompons1 cedendo all rn1peto della bufera. E qtrnnclo il vento tace la canzone, dalla musica lamentosa che fa, pensare a funebri ancestrali, rompe il severo, il solenue silenzit• della terra intorpidita sotto il lenzuolo di neve. L'eco ripete le rime lunghe e dolorose che vanu:, lontano, lontano su la squallida buda; che vann(~ come portate da messaggeri misteriosi attraverso la pi:mura ove le voci si mozzano, s'affogano, si spengono e sembrano suoni sordi sfuggenti clfll profondo del mare; gemiti e singhiozzi risuonauti sotto le volte basse della criJ)ta tl'urùwtica cattedralt,. E la folla ripete, a piena voce, il ritornello ; quattro versi seh·aggi e brutali; brntti ma veri, che fanno pensare a batta 6 lie sognate e sperate, che dicono la stanchezza dei popoli eia innumerevoli· secoli, cli padre in fì«lio di «enerazione in geuerazione, curvi su la gleba; !J~att'ro v~rsi che riv.elano all'anima il contadino lanciante Jont-auo da sè la mana su l'iugmta terra; sn la terra fertile che non a lui dà pane, cl\ olio, clà frntti, cliL vino. Quattro versi che forse cautarouo i Jac(Jues con-endo infuriati i piani cli Borgogna. Versi di rabbia. d'ironia, cli fiele, aprenti al mondo anime chiuse nella fame perenne, nel tliuturno dolore. U gentili signori, o clo,me belle, che o:-ùinclo avete sempre da nurngiare, Or' trfoierete per campar In pelle; Cc n'a 11clianw lontano a lctvorw·e. E via la froth\ degli emigranti passa, battendo forte i piedi sul SllOlo umido e freddo, la-sciando larghe impronte tli vassi su la neve. che tappezza ia strada Lenta, lent-a, pallida l'alba si leva. All'orizzontf', nello sfondo cinereo; per un'istante, la luna trn111ontanto squarcia le nubi e si mostra. Un minuto brilla, sfavilla, accende gli orli delle nubi di grandi fìa111modorate; poi scompare cli uuovo divorata dai draghi ueri che scorrazzano furiosi per la lli- ~tesa dei cieli, mentre dall'orizzonte opposto una scialba, litee biancheggia velando cl'trn tenero verde di lago tranquillo le ulti111e nubi, che al balenar del giorn<t pigliano nnrt tinta verdastrn, incc-rta.,opaca. come grandi masse cli zinco ossidato.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==