Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 17 - 15 settembre 1900

RlVIST A POPOLARE Dl POLlTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quanto ai cittadini ed ai funzionari politici, con quella intliffcreuza verso. la sorte degli nmili o degli ignoranti, che è ancora la viaga mornle dell'Italia nuova, essi d'ordinario uon si preoc<'-npano affatto di un male che risparmia la lorn <'asta. .Da ptirte lol'O, gli economisti hanno a ltrngo trascurato lo studio di nn flagello che aveva J)er complici il caldo delleestati e il fresco delle notti, che, regolare, o implacabile come il corso del sole, coutinnava a prelevarn la sua dee.ima snlle generazioni successive. Molto rari sono ancorn in Italia gli spiriti chia.roveggeuti e generosi che, misurando il male nella sua estensione e nella sna profondità, banno voluto consacraro la loro scienr.a e la loro energia a strnppare al n,ostro il suo segreto e la sua preda. Alcuni tuttavia son riusciti a raggrnppa,rsi sotto gli auspieii di Giusti no Fortunato, deputato al Parlamento italiano, cd ora, pure ripeten1lo agli indifferent,i che la questione tlella malaria è per l'Italia una qnestioue vitnle, essi possono anche proclamare che è nna questione risoluta. I Appena venti anni or sono un primo grido d'allarme ò stato lanciato. Una commissione parlamentare ritornava, nel 1880, da un breve vfr1ggio sulle nuove linee ferroviarie, che era stato non tanto nno studio deJle reti quanto una esplorazione nfficia,lo delle regioni del Sud, a,perto infine alle vie della, ci vilt;t moderna. Il riinteramente an 7 elenato,e la Sardegna ò da. nn capo al- !',1,ltro tempestata dai segni che attestano come durante l'anno la malaria tolga a un villaggio quasi la centesima parte dei suoi abitanti. Il male non è, come si crede ordinariamente, limitato alle ri,re paludose e alle ,aliate dei torrenti. Nella Sardegna e nell'Italia clel Sud esso si eleva fin sulle colline e sugli altipiani. Io stesso, in piena Basilicata, a poca distanza dal monte Vùlture, mi sono imbattuto in m,.a capa,nna isolata a circa 900 metri d'altezza, dove gli. abitanti mori vano di febbre. Avrebbe, per altro, uu 'idea molto pallida della po• tenza del flagello, chi si contentasse di contare dei cadaveri. Ìl'[olti uomini, presi dall'infezione, non soccom• bon<J nò alla « cachessia palustre» nè alle fo1·me singolari e tenibili che rivestono gli accessi di perniciosa. La malaria cli regola 11011 è t,anto una malattia mortale . quanto un indebolimento cronico che prepara la via a tutte le rnala,ttie acute: la maggior parte dei «malarici» muoiono d'una pneumonite o d'una enterite, e non sono contati fra le vittime della Malaria. Per giudicare delle forze che l'antico flagello fa perdere all'Italia, bisognerebbe poter calcolare il numero delle giornate di malattia che esso costa e quello degli uomini che esso ammazza o snerva (1). Le statistiche non penetrano, la massa oscura dei lavoratori della terra, disposti in maggior parte piuttosto a morirà sul loro lettuccio che a lasciarsi imprigionare in un ospedale. Ma si possono, per esempio, consultare le cifre che clne maggiori-medici hanno ricavato dai do- sultato pi11 impressionante di title inchiesta fu la, rivelazione di nn fatt-0 che nessuno, dopo l'Unità, iweva ar.cora sospettato : un terzo ,lei nuovo regno eni, il regno della malaria! Tra alcoolisti europei cumenti del servizio di sa,nità militare (2). Si rileverà che la malaria fa entrare nelle Sotto la emozione delJa scoperta si nominarono dello commissioni e si fecero redigere dei progetti, cl'onde si ricavò assai •poco. Ma, nel tern po stesso, si ritenne opportuno rivolgere a tutti i consigli d'igiene una circolare e un questionario Quando le risposte si furono raccolte, l'ufficio lii statistica al ministero tlell'foterno compilò coi dati frammenI chinesi non sono dei popoli civili: infatti, è innegabile, che sono abrutiti dall'oppio. infermerie o negli ospedali più del 10 pe1· 100 dei giovani sottoposti presso il consiglio di revisione ad una selezione che ha scartato il più grande numero possibile dei malaticci affetti da cachessia palustre. Si conteranno cinque guarnigioni dove la media degli uomini immobilizzati, almeno per alcuni giorni nell'a,nno, dalla malaria,raggiunge la metàdell'effetti vo. Il piccolo clist.a.ccarnento tli Cosenza, in Calabria, ha cfato, in tre anni, esso solo,J48Scasi climalarb. tari i una carta generale della malaria in Italia, cho fu pubblicata, fin dal 1882, co11 una eloquente dissertazione del senatore Torelli. Questa prima carta si limitava a notare le regioni dove la malaria esisteva: era una carta dei malati, ancora imprecisa e fluttuante. Dieci anni dopo, lo Stato fece formare una li uova carta s11lh1s, cala di un milionesimo, che era interamente composta, con cifre esatte e che dava, regione per regione, la proporzione dei deces~i causati diti flagello: era la carta dei morti. Le macchie funebri che segnano una media annuale cli 3 a 8 morti di malaria sopra 1000 a,bita,nt,i, formano sulla carta della penisola grnppi nettamente di visi. Dalle Alpi sino a Roma, la zona mortale comprende soltanto tre isolette, cli cui la più grande copre una parte delle lagune, trn Venezia e Comacchio, uua isola largamente estesa sulla Maremma toscana, da Pisa sino a Civitavecchia. Una macchia densa e scura vela tutta la campagua romana e la pianura pontina. Di 1,·1, aYanzando siuo all'estremo Sud, si trova appena, su ciascuno dei due versanti, una regione cl,e resti incolume. Se si eccottua una parte della Campania, e della Te:-ra cli Bari, l'Italia meridionale è contaminata in ogni senso. Oltre Salerno, nella 'l'erra d'Otranto, nelle CalalJ1'ie, le macchie rivelatrici si moltiplicm10. Una lunga striscia parte dall'Adriatico al ~orci-Ovest del Gargano o giunge al golfo cli Taranto, dopo esser passata ininterrotta sulla Capitanata e sulla Basilicata (1). Fuori della penisola, l'angolo Sud-Est della Sicilia è (l) Dr. G. PrcA, La Basilicata, e le sue condizioni igieniche e S'J,nitarie, con una carta regionale della malaria. Potenza, 1899. (Rire di Parigi). Le statistiche pubblicate dnlle a.iuministrazioni ferroviarie non sono meno spa,ventevoli. Sul complesso delle linee coutaminate, la media degli impiegati colpiti in un auno è clol 90 per 100. Sulle linee da Napoli n, Taranto e da Taranto a Reggio, occorre cambia.re il persona,le ogni sei mesi per salvare i febbricitanti; su linee secoudarie che non hanno servizio notturno, come quella ila Catania a Siracusa, si formano nei mesi estivi dei treni speciali che riportano la sera gli impiegati da,i lnoghi malsani ad nn centro più sah1bre. Sopra più di 1500 chilometri di strade ferrate gl'impiegati ricevono, - sempre C()Jl troppa parsimonia e con troppo ritardo, - una provvisione di chinino e un supplemento cli soldo destinato a migliorare il loro magro pasto quotidiano e a renderli più ribelli contro gli assalti del male. La sola Compagnia delle ferrovie Meridionali, pur trovandosi con le sue linee già in deficit per le spese cl'impianto e per la scarsezza del transito, paga, oltre ogni spesa cli esercizio, un tributo cli più di un milione alla mitlaria, (3. Da quest.i poche cifre esatte si può giudicare di tutte le cifre che restano ignote: bisognerebbe contare per decine di milioui la perdita di clauaro che viene acl aggi ungorsi alle perdite di vite, rli tempo e cli forze. Ma quancl'nnclie si potesse riescirc a fare una enumerazione minuta dei varii eleml:'nt.i vitali che la malaria toglie (]) « Per uno che ammaliZa, ne snerva cento » (Torelli) (2) C. SFORZA e R. GrGLTARELLT, La malaria in Italia. Roma, 1885. • (3) T. R,ccm, Malattie del personale delle ferrovie italiane. Bologna, 1894_.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==