322 RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA LETTERA' E SCIENZE SOCULl vertono: « il programma mmimo del partito socia- « lista sta al suo programma massimo nei rapporti « di mezzo a fine; in ciò consiste la sua distinzio- << ne qualitativa da tutti i programmi riformistici << borghesi, per i quali le riforme sono fine a sé stesse, << ossia soddisfano, volta per volta, ai bisogni del « sentimento, eccitato dalla visione singola di questa « o di quella maggiore o più evidente ingiustizia o << malattia sociale, senza assalire le ragioni del male « consistenti nell'organizr.azione economica e.politica << della società umana ». Ci sarebbe da ridire sulle intenzioni attribuite ai partiti riformistici borghesi; noi crediamo, infatti, che i veri progressisti non si sognano di porre colonne d'Ercole alle riforme. nel futuro. . Ad ogni modo noi constatiamo con piacere che, anche prefiggendosi una meta _da raggiungere in un avvenire remoto, i socialisti italiani hanno adottato una tattica, il cui obbiettivo immediato è il presente o il futuro prossimo. Badano, oramai, più al mooimenio nel senso cli Bernstein che allo scopo jin(l,le dell'antica intransigenza collettivista. Tanto di guadagnato .... pel futuro, che vorremmo sperare prossimo. Noi combatteremo insieme coi socialisti italiani per ottenere, guandochessia, la realizzazione delle ventidue non riforme ma trasformazioni del partito socialista italiano. Pensi quest'ultimo, però, che in quanto al presente majora premunt: noi dobbiamo conquistare il diritto all'esistenza; noi dobbiamo assicurare il retto funzionamento del regime rappresentativo; noi dobbiamo conquistare la libertà politica. Ecco il porro unam dei partiti popolari. La Rivista. P. 8. - Che lri lezione delle c-ose abbia giovato non solo ai singoli ma alla collettività del partito socialista lo dimostra il riassunto che in altra parte della rivista diamo del Congresso, come risult.a pu1·e che l'antica intransigenz'l ha ormai smussati i suoi angoli, e, adagio adagio, "a adattandosi al !'uovo movimento più positivo del partito socialista. Il VI Congrn3so :--lazionale socialista cli Roma. sotto tulti gli aspetti, è stato perfettamente somigliante a quelli delle Società ope,-aie affratellate tenuti d~I Pa1·tito repubblicano dal JS'ì2 al 1892, e dei quali fo,·tunatamente vi sono ancora i resoconti sta.c,pati nelle biblioteche. E. BEI{TDAUX.. La ma1ari a in Itali a(]) ~li ·trovai, per la prima volta,, di fronte alla malaria, ritornando da Ostia a Roma,, nel tempo della mietitura. Dalla nostra carroua a qualche distanza dalla strada che segne le a,:que torbide del fiume, si scorgeva1l\l delle grandi masse net·astre, sparse nella bionda estensione del piano. Un fumo si elenwa ~opra di queste masse. Attirati cfalla curiositii, mettemmo piede a terra e ci avvicinammo: la Ìlrnssa scura era una capanna,, o meglio un gran tetto di frasche e di paglia direttamente appoggiato al suolo. Dinnanr.i all'apertura che seni va di porta, alcuui bimbi ci tesero la mano, con occhi spauriti. Erano pov1,ri esseri pallidi, me3chini, ma.cilenti: corpi rachitici, pan!le gonlie, facce tenee di vecchi. Gettando uno sguardo nell'apertura, della ca.pauua, si d,Btiugne\'auv, a traverso il vapore sta,• guante, nna ventiua di cuccette sporche. Quattro dunue gi,tcev,ino lì, sotto un 111uccl1iocli quelle copertine ri- (I) Dobbiamo alla cortesia del DirJttore della Reviee des Deux Mondes, che ne ha consentito 1n riproduzione integrale, ed a quella dell'egregio avv. Luigi Fer1·ara, che l'ha reso elegantemente in italiano, di poter dare ai nostri lettori questo studio sociale del Bertaux, l'insigne storico dell'arte medioevale nell'Italia Mel'Ìdionale, studio il cui breve sunto demmo nella Rivista dette Rivistt del numero precedente. gato, di ciii le campngnuole fanno n. loro modo un grellluiale o un ,·elo, e battevano i denti per i brividi dolln. febbre. 'l're famiglie occnprw,ino qnel dormitorio, ch'era piantato iu pienn. campagua, e che dh,entavn. un ospecla,le, senza medico e senza rimedii. Quelli cl1e si mantenevano in piedi, lavora-vano un po' più lontano, sotto il sole ardente. I cenci delle donne appartuuevauo al costume che hanno le iloune della Sabina: rna in,·ece di Rtendersi con ampiezza su corpi floridi, sodi e robusti, essi pendevano su membra scarne e $ecchc. Per chi a.veva ammirato la forza e la fierer.za <li quel popolo nell'aria viva della montagua, all'uscita dei villaggi fiancheggiati talvolta da mma ciclopiche, era una tristezza profond,t osservare lo stato di quelle 1rnrsone leutamente sfiorite e decrepite, qnelle braccia che stenta,vnno a reggere la falce, quelle facce smunte e rneschiuc, <love la sofferenr.a, e l'anemia a1·evano come cancella.to i lineamenti di una. razza ant,ica e pnra. D'allorn in poi, percorrendo le regioni che si stendono a.l Sud di Roma., ho rivisto a.ssai spe8S0 a.Itri simili infelici. Ho conosciuto i cioaiciri, che si accampa.no alle porto di Tenacina in caprtnne da selvaggi, e che con mogli e figli discendono dal paese dei Volsci nei mesi iu cui l'aria della pianura pontina è fatale. Una cosa mi l1a colpito anche pit't dell'orrido destino ciù vauuo iucoutro questi essllri, rischi.111Clo la loro vita per un poco cli cibo, che nou consist-e nllmmeno nel pane; ed è la loro rassegnazione feroce. Essi corrono stoicamente i l'isclti di una battaglia contro uua !!'orza che uon possono scongiura.re. li contadino di un villaggio delle montagne latine, va ogni n,nno alla malaria senza c11rarsi del pericolo certo e senza preoccupMsene piìt del calabrese sotto la perpct-ua minaccia del forremoto. E non soltanto l'uomo cnrvato sulla zappa si aubanrlona così alla natura nr.mica. Anche quelli che meglio armati per la lotta, si trovano a(l essere inviati 11elle regioni malsane e vengono assaliti dal flagello, son presto vinti e inca,paci di resistenza. Ricordo un capostazione toscano esiliato coi suoi presso un piccolo paese lungo la linea dellìl, valle dell'Ofanto. L11 Comp,tgnin, non ostante una serie cli reclami, aveva trascurato di cambiare la sentinella perduta. Il po,er' uolllO aveva visto m()rire suo figlio ; sua moglie era moribonda; egli stesso si senti ,,a condannato. Atteudeva al suo ut'ticio, con dei gesti di sonnambulo, senza un htmento. Si sarebbe detto che a.I p,tri dei coutadini assopiti nelle credenze primitive, egli si sentiva abbi1,ndonato il, una potenza ineluttabile; e i suoi occhi, resi piì1 grandi e cerchiati dal Iiviclo della febbre, sembraYilno aominati dal fascino delh1 llea letale, a cui i ma,- gistrnti cli .Roma hanno, un te111po,elevato degli altari. Per gli stranieri che 11011 passati o Yissuti in Italia, la malaria, racchinde tuttavia, in tre sill:tbo armoniose, un misLero che non è senza bellezza. 1 viaggiatori man ifesta no al riguardo una pfturn sn perst.iziosa, e credono di compiere nn rito pericoloso, qnando, tutti carichi di mantelli e di scialli, vanno a vedere il Colosseo negli umidi chiari cli lun,i. I romanzieri e i pittori traggono volentieri un soggetto ,la questo flagello di cui noll sanno nulla e intorno acni alimentnno così la leggenda. Il male che, dopo una lunga serie di accessi, conduce le sue pit't giovani vittime a un marasma senile, e clte talvolta prende, verso la fine, delle forme brntali come quelle del colera, di,entii il veleno atmosferico che una ~ cosmopolita » disillusa clall'esistenr.a va a bere soprn un lago nell'aria geli1la della sera e che in pochi giorni nvrà dolcemente condotta aUa tomba la disperata. L'a,nernia profonda che sfigura questi (l volti lividi e confusi » yisti giil. un tempo da Dante in val cli Chiana, non è più, soprn un quadro celeure, se non 1111 male ingegnoso ed artistie.o, che ron,le pallida la tinta delle clonne brnne. senza fare appassire il fiore clei corpi iut'antili e delle nuche bionde cariche lli trecce clorate. Por i dilettanti sembra che l'aria di morte aleg-giante sulla terra dei capola,,ori e delle rovino sia l'elemeuto collaborntore di un'opera tl'arte. Non è forse la malaria che mantiene il deserto in tomo allìl, città degli im peratori e dei paJJi, p,eservanclo la maest.ì. di Roma dalla promiscuibì di nna rete di sobborghi? Sottoporre la piauura augu ta. alla prosa delle culture palustri, signilìcherebbe, scommetto, agli occhi di alcuni farsi complice degli edili che con buona volontà maggiore del gusto banno risanata la vecchia Roma del Ghetto.
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