Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 16 - 30 agosto 1900

flJV!STA POPOLAR/.; DI POLITICA. LETTERE J·: SCffNZJ•,' SOCIALI il nostro Senato e quelli degli altri popoli antichi e moderni e specialmente di Roma, di Vene.zia e d'Inghilterra; non é un critico che demolisce, sollevando intorno a sè tutto un can-can di indignazione e di accuse come da Rousseau a Comte, da Kant a Spenc(lr sollevarono i filosofi che parvero rivoluzionari ogni volta che vennero a din1ostrare che la ,lemolizione degli istituti umani non più rispondenti ui bisogni sociali é doverosa; ma il :\'1ilesi afferma in una sintesi filosofica l'esistenza della teoria positiva dello Stato moderno e cerca di armonizzare la teoria alla pratica. Egli dice essere lo Stato - come é dimostrato dallo studio sotto il punto di vista filosofico delle co- ~tituzioni dell'India, clell'Egitt0. di Cartagine, di Sparta, di Atene, di Roma, di Venezia, di Amalfi, ecc. - risultato dalla ragione e dalla forza. Se questi due poteri saranno tenuti distinti, lo Stato sarà grande, se confusi, 10 Stato dovrà più o meno rapidamente cadere. Se la confusione di essi poteri é la causa della decadenza dello Stato e per conseguenza della :S./azione, conosciuto il male, non ci devono atterrire i pericoli e le difficoltà che si incontreranno nella ricerca del rimedio;_ il rimedio sta appunto in ciò:· tenere distinte nettamente la Ragione dalla Forza. Ma, avanti tutto, esiste una ragione a sostegno ,lell'utilita del Senato? Noi sappiamo che la sua ragione d'essere é data dalla funzione moderatrice del Senato perché la Camera non degeneri e il Capo dello Stato non diventi un dittatore; e dal fatto che, come due occhi vedon meglio di uno, ripeto col Brunialti, così due Camere eserciteranno meglio l'ufficio legislativo anzi che una sola, e infatti il Senato impedisce che si compiano con precipitazione atti legislativi e tiene conto delle obbiezioni delle minoranze meglio che non abbia potuto fare la maggi0ranza dell'altra.Assemblea. Di questi due motivi fondamentali giustificanti l'esistenza del Senato, il secondo - che due Camere funzionano meglio di una sola e l"Alta complet~ l'azione della Bassa - il Milesi tien conto in quanto ammette, giustamente, l'Intereessio reciproca, infatti il sistema che egli propone consiste nell'indipendenza assoluta delle due magistrature legislative con funzioni proprie, ma con diritto reciproco di controllo. Oggi il Senato non a un valore estrinseco suo proprio, à soltanto quello « che con- !iste nel bisogno di p0rre un freno alla Camera dei Deputati, di sua natura strapotente ed anarchica. Dunque il valore del Senato non é un valore positivo, è un meno male, é un contravveleno, vale in quanto t\ capace a sanare un vizio che esiste, la sua forza :;ta nella debolezza altrui » (pag. 407). Ciò che non impedisce, scrive il Milesi, che il Senato oggi non sia 11naistituzione assurda, difettosa, so~giogata. Urge rendere omogenee le due Assemblee, le quali doHanno essere entrambi emanazione del Popolo: ché ndioso sarebbe se al Senato come é presentemente "i commettessero compiti che devono e non possono essere se non affidati alla vera rappresentanza del Paese. E, quando l'alto consesso sia pure elettivo, non sara semplicemente moderatore e tutore dell'altro ramo del Parlamento (che in realtà non è pupillo, ma generatore e padrone del Senato', ma diventera un'Assemblea attiva composta di uomini che ricevono dal Popolo il mandato cli legiferare e di vigilare l'altra Assemblea: vigilanza che col sistema proposto dall'illustre professore diventerebbe possibile, perché il Senato non dovrebbe più l'esistenza al Miuistero. Ma il Senato dovrà però avere funzioni affatto di- :,tinte da quelle della Camera : il problema della separazione dei poteri si riferisce alla scienza di Stato, ma prima di tutto é un prohlema naturale. Tutto in natura é diviso e suddiviso e perciò é utile, ché non <"· utile ciò che ancora non è separato da quanto ad esso impedisce il libero funzionamento : é una vcrita dimostrata dalla teoria economica df,lla divisione del lavoro, come dalla divisione naturale dei sess1. « Che cosa è mai lo Stato perché si possa sottrarre alle grandi leggi della società e di tutta intera la natura? Il positivismo mira appunto a portare un livellamento generale, per cui le stesse leggi vengano applicate ovunque, e perciò anche allo Stato quella deUa divisione del lavoro o della separazione dei poteri» (pag. 425\_ Ma perchè la separazione sia possibile sarà . neces- !ario che l'oggetto separato viva. di vita propria. Se la separazione é possibile deve, maturata che sia, avvenire, ed avviene naturalmente; se non avviene < due mali sono inevitabili : il deperimento e lo sfacelo tanto della cosa destinata a separarsi, quanto di quella cui rimane unita, com'è d'una madre che non possa liberarsi dal suo pondo ». Ora, nella nostra rappresentanza esistono due elementi fra loro in antagonismo : la ragione e la forza, cioè il potere di far leggi ed 11 potere della difesa. Questi sono per contrario confusi e « l' eterogeneità nei nostri Parlamenti porta l'anarchia delle opinioni e delle idee ; ognuno vede le cose da un lato suo speciale, non dal lato comune che dev' essere quello della scienza, considerata nella sua maggiore impersonalità» (pag. 425). Come il protestantesimo volle affrancare il potere civile dal teocratico, come Cavour per ottenere la affrancazione dello Stato dalla Chiesa accarezzò l'idea, troppo limitatamente effettuatasi, della liberl,t della Chiesa per ottenere quella dello Stato ; cosi noi dobbiamo volere la divisione della ragione dalla forza : « potremo noi dire che separare il potere civile dal militare sia meno importante del separarlo da quello teocratico?... La diYisione della ragione dalla forza toglierebbe di mezzo una sequela di antagonismi che già esistono, sia nel campo pratico che in quello teorico » (pag. 434). Colle sue critiche il Milesi non prende di mira tanto il Senato quanto la Camera, o meglio tutto il sistema parlamentare odierno; e se premette alla riforma della Camera quelJa del Senato, ciò perché <]uesto à un carattere speciale, è come tutore - n vuol esserlo - di quella: la necessità del primo, oggi, riposa nella bizzarria e nella imperfezione della seconda. (pag. 453). Via codesta tutela che é un espediente pericoloso, dice il .Vlilesi, e dividiamo il potere fra le due Assemblee elettive: ad una la forza, all'altra la ragione, cioè ad una il potere della difesa, all'altra quello delle kggi. A me pare splendida la proposta: è facile comprendere quanto sia ibrido il connubio di legiferare di marineria, p_er esempio, e di mansioni d'indole strettamente amministrative; in una seduta avviene che si discuta di certe economie perottenere il pareggio e, appena votate le economie. sorge il ministro della guerra a chiedere un aumento di spese ; la contradizione palese si riscontra mille volte nei resoconti; e come può asseverarsi che la duplice contraclditoria discussione abbia una base di serietà? come ammettere che tale sistema di confusioni sia utile alla cosa pubbfoa? « Togliere un elernento eterogeneo, un elemento di lotta che per sua natura si trova in antagonismo continuo con tutto il resto, di fatto significa dare a questo resto la sua liberta, renderlo attivo e sano da malato che esso era prima. Ora, tra un essere malato ed un essere sano, passa una distanza incommensurabile, come fra l'essera e il non essere. Se per un cas~ disgraziato, viene alla luce un parto di due ge!11elh che siano uniti alla schiena, come potremo n01 valutare il bene che può apportare la fortunata operazione chirurgica che li separi l'uno dall'altro? Il passaggio è immenso, notevole come quello che avviene dalla infermità alla salute» (pag. 454). Dunqu~ si depuri 'la Camera da tutto questo che esiste dr •

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