Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 16 - 30 agosto 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LEITERt.' h' SCIHNZE SOCIAL_l se111tJreco11111licanoed ingarbugliano vieppiù ogni giorno, senza mai avere il coraggio di proporre al Paese radicali e necessarie riforme. Mà torniamo a bomba. Fu Giulio Ferry, ministro dell'istruzione pubblica, essendo presidente della republica francese il Grevy, colui che presentò alla Camera, nella seduta del 15 marzo 1879, l'articolo incriminato, il quale faceva parte di un progetto di legge relativo a la liberta dell'insegnamento superiore. Esso era redatto nei termini seguenti: « Nul n'cst admis a participcr a l'enseignernent public ou libre, ni a diriger un établisscment d'enseigncment de quelque ordre que ce soit, s'il appartient à une congrégation rcligicuse non autorisée ». (1) Fu nominata da la Camera una commissione cli cui era presidente Paolo Bert, la quale, relatore il prof. Spuller, presentò la sua relazione dotta, solida, eloquente, tale da costituire un repertorio inespusegnatamente in quelli cui presiedevano ge:suitì, s'insegnava una storia falsa, avariata, una morale deprimente. La discussione alla Camera era stata cortese e quasi calma, poichè quasi se ne prevedeva chiaramente la conclusione. Avversari e difensori della legge tutti avevano cilato dei fatti e discusso senza ricorrere alle grandi frasi ed a modi violenti. La di- ~cussi<,ne, più che un carattere politico vi aveva assunto un carattere storico e giuridico. Le cose cambiarono cli molto al Senato, dove, già prima assai della discussione, gli animi mostravansi contrari alla innovazione importante e necessaria veramente alla conservazione ed alla difesa dello Stato. Durante le vacanze estive del Parlamento il partito clericale si agitò disperatamente, designando a suo vessillifero un uomo eminente, di grandi meriti cd oratore famoso, Giulio Simon. gnabile di fatti e di osservazioni comprovanti i danni prodotti dall'insegnamento impartito dalle congregazioni non riconosciute, nella seduta del 16 giugno 1879. La discussione in merito si protrasse, laboriosa ed accani la, insino al !) luglio, occupando 16 intierc sedute. Che gente! Da parte dei Vescovi si iniziò t.osto per le città e per le campagne L'art. 7 fu votato il!) luglio con 333 voti contro 164 contrari. un vasto movimento di resistenza: delle petizioni furone inviate al Senato; portavano esse qua.si due milioni di firme, non tutte però autentiche, raccolte qua e là fra la parte meno colla della popolazione. La lotta fu aspra, appassionata. Gli argomenti degli oppo.·itori, fra i quali erano Leone Renault, il Bourgeois, il Kellcr, erano questi: l'art. 7 viola la libertà d'insegnamento, sancita nel 1850 con la legge Falloux, rovescia tutto quanto il diritto puhlico, per compiere un'opera maligna di persecuzione, per limi tare i diritti dei padri di famiglia, per offendere tutti quanti i ·sentimenti cristiani e cattolici della popolazione francese. Vist,a la possibili ti\ cl1e il ministro Gian turco ristabilisca il lwia, i reùattori dei giornali moderati presentano domanda d'impiego. La discussione generale fu aperta il 23 febbraio 1880 e si chiuse il giorno 27: furono, tra gli altri, famosi i discorsi cli Eugenio Pelletan, il quale, abbandonando il problema di diritto per la questione politica, vivacemente domandava alla parte moderata e reazionaria del Senato se proprio dovesse la Francia umiliata e pentita fare ammenda della Rivoluzione dell'ottantanove a petto d'un Ignazio di Lojola. Ed impugnavano, gli avversari della legge, ( Uoino cli pietrn di Mila no) li principio della di: scussione degli articoli fu ne.I mese di marzo : l'opinione pubblica allora s'infiamma e l'Assemblea si agita. l'efficacia dei decreti del 1ì90 e del 1792 che prescriv~vano in Francia le congregazioni religiose: ma v1gnrosamente i sostenitori, per bocca specialmente di Ferr_y e di Paolo Bert, cui la publica opinione considerava come l'ispiratore della legge, . seppero loro ri~po!1dere, i1.11pugnandone tutte quf:tnLe )e affermaiI0111 e stabilendo, a la stregua de, fatt,, che l'art. 7 non già veniva ad offendere la libertà d'insegnamento, ma anzi la proclamava; soltanto esso creava, in nuove condizioni di tempi e di cose, una nuova incapacità per una specie di cittadini. Ora questa incapacita che voleva sancire la nuova legge era ampiamente ~iustificata: in diritto, dapprima, poiché i membri eh tali congregazioni viYevano in Lll10 stato di ribellione permanente a le leggi; in fatto, di poi, poiché negli stabilimenti d'istruzione secondaria, amministrati da queste congregazioni, e (1) Nessuno è ammesso a partecipare all'insegnam!)nt<> pubblico o libero, nè a dirigere uno stabilimento d'insegnamento di qualunque ordine sia, se appartiene a una cong1·egazione religiosa non autorizzata. Giulio Ferry, il ministro, fra i rumori più vivi e le più fitte interruzioni, attacca vigorosamente 0 li oppositori, ed in particolar modo il Simon, cui ~lora il partito repubblicano considerava .come un traditore ed un transfuga, incapace a comprendere le nuove correnti democratiche del pensiero e della vita. li presidente dei ministri Freycinet ritorna dopo di lui a la carica e il discorso suo fu il migliore di quanti questo illustre parlamentare abbia mai pronunziato. L'approvazione od il rigetto dell'art. 7, egli diceva, dove va essere considerato siccome la vittoria o la disfatta della repubblica. ..\fa l'art. 7 fu rigettato : s'ebbe 129 voti favorevoli contro 148 contrari. Questa la storia, piena di ricordi efficaci. Ed ora tutto in essa - circostanze, personaggi ed argomenti - è diventato di un'attualità singolare. · Non si trattava allora, né si tratta oggi di apportare con l'art. 7Cuna (soluzione completa, soddisfacente _.al problema dell'insegnamento secondario, il

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