RlVlSTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cora superate: non una espressione, una escla1nazione cli sfiducia. . Tre operai discutevano sul prossimo sciopero dei tr,1rnwieri: un russo sedeva, misterioso, in uu angolo, avvolto in un mantello. 11 dottor Al'ons era alle prese con parecchi operai, e specialmente con un veccLio marxista, il quale lanciava anatemi contro il capitale ed i capitalisti. Erano i grandi industriali, ed i banchieri, Stumm, Krupp e Bleichro ·è.er che venivano condannati senza misericordia. 11 dottore con buona e dolce parola, con argomento pratico, tentava <li smussar€' la intransigenza del compagno Ed a un tratto la sua parola risuonò severa e melanconica: <I Tu non hai una idea del lavoro di questi capitalisti! " Oh tutto andrebbe meglio se i grandi indnstriidi co- « noscessero la miseria dolorosa dei lavoratori, se gli • operai avessero notizia del lavoro estenuante dei ca- « pitalisti! » Un gran silenzio. Ed in quel silenzio, con gli occhi rivolti Yerso il bosco nero, io pensavo che c'è pure un campo dove le grandi questioni potrebbero accordarsi, se non risolvere. Più tardi, poi, passando inna11zialla Casa dei ,ocialisti, tentai raccogliere in una idea sola tu: ti i colloqui tenuti con i Sozialdemukraten, gli istituti visitati. la iegislazione studiata, e, fermo innanzi al maestoso edifizio, mi parve che su quegli alti merli, d0vesse in un giorn.o non lontano sventolare la bandiera bianca. G. P. UnaRepubblicaItaliana (Il Canton Ticino) Nell'ora in cui - prendcnrl0 occasione da uno scellerato delitto, imputabile a,.I an ambiente sociale iniquo, - la menzogna, l'ipocrisia il servilismo, la calunnia, la viltà o tutte le più laido qualità che possono deturpare l'uomo, si sono date la posta per" pervertire lo spirito pubblico e condurlo per vie, che non sono quelle indicate dalla loo-ica e dalla storia, mi è caro presentare ai lettori del1a Rivista Popolare un opuscolo che vale un volume. E' di un amico carissimo e di un collaboratore che la tormenta reazionaria del 1898 costrinse ad esulare nella Svizzera ospitaliera; dove trovò la libertà e qualche cosa di più o di meglio: una compagna colta, gentile e diletta che anche nella nostra Rivista ha collaborato. L'opuscolo è di Giuseppe Renzi (11 partito dall'Italia marxista, e rimasto in !svizzera repubblicano e socialista. 1 el suo opuscolo il Renzi ci dà un'idea limpida delle isUtuzioni e aella storia del Canton Ticino. .Ea per questo lembo di terra lombarda retto a repubblica ciò che, più ampiamente - con maggiore documentazione - ha fatto per tutta la Svizzera ~'onorevole Ciccotti, che, anche lui, dalla reazione italiana del 1898 fu costretto a riparare nella vicina repubblica ed a ritemprare e rinvigorire le sue forti convinzioni economich,, a contatto delle istituzioni politiche. :\leUo scritto del Renzi la breve storia del Canton Ticino riesce forse più interessante ed istruttiva della perspicua descrizione delle istituzioni politiche ed amministrative, scuole, magistratura. ecc. Poiché è la storia che ci apprende che sessant'anni or sono il Cant_onTicino brillava per l'analfabetismo, e per la del!nquenza come... qualunque a!Lra provincia d'Italia; ma la sapienza dello i.-tituzioni elvetiche lo trasformò elevanclolo a civiltà vera. Ciò che ci insegna non essere affatto la razza che mantiene la nostra inferiorità. ( I) Una Republ1lica Italiana (Il Canton Ticin'l). i\lilnno. Presso la C1·iticaSociak Cent. 75. Lo studio del Ronzi non si può riassumere ; bisogna leggerlo . Intanto ci piace rilevare che il famigerato conte Antonio Marazzi, console italiano a Lugano, nella relazione ufficiale sul Canton Ticino e la Colonia italiana, è costretto a fare le lodi dell'Amministrazione Cantonale e del sistema presidenziale che evita le cosidctte crisi ministeriali. Del sistema elettorale in viqore nel Canton Ticino sulla base della proporzionalità, invocata con tanta dottrina e con tanta fede dal nostro Mirabelli, egli scrive : « Certamente non << è un sistema perfetto, la perfezione essendo diffi- « cile in ogni campo, e in quello ove le passioni si << esplicano, addirittura impossibile. Ma chi voglia e << sia in grado di giudicare spassionatamente, non « può a meno di riconoscere che la indicata riforma << ha qui nella pra_tica prodotto assai più vantaggi << che inconvenienti, e questi ultimi nella maggior << parte attribuibili non al voto proporzionale in sè « stes·so, ma a strattagemmi con cui talora si tenta << alterarlo nella sua applicazione ». li Regio console poi, cominciando a scriYcrc dcHa industria e commercio del Cantone, aggiunge : « La << maggiore tranquillità del paese e la minore disper- « sione di energie nelle sterili lotte politiche ha giovato « anche al commercio ed alle inaustrie, ed in genere << ha anche migliorato le condizioni economiche della << popolazione ». (Bollettino del Ministero degli .rljJ'ari Esteri, Giugno 1900). Questo giudizio, non sospetto, valga di risposta a coloro che delle repubbliche fanno sinonimo di guerra civile e di continui perturbamenti. Il giudizio però dev'essere c9mpleto. Per mancanza di dispersione di energie nelle sterili lotte politù!he, non si deve intendere la indifferenza, l'astensione, che imperversa in certi paesi ai nostra conoscenza: ma semplicemente la mancanza di lotte intorno alla forma di governo e per la caccia di portafogli. Non ci sono più lotte nel Ticino sulla forma di governo perché in quella repubblica monarchici non c'è ne sono. Manca la caccia ai portafogli perchè viene eliminata dalla breve durata delle cariche e dal sistema presidenziale che funziona pure tanto bene negli Stati Uniti. Lo Zonco. ~ RlVISTADELLERlVISTE .; •.J l9inile Barbé. Unaconferenzaeuropeasugliaff'ardi iOriente. - Rari erano, nel 18!:13, quelli che credevano con me al pericolo giallo e molti giudicarono per lo meno pessimiste le mie conclusioni raccolte dalla Revue Scientijiqiie; dopo, l'opinione, io non dico delle masse, ma dei capi degli Stati e dei ~arlamenti restò indifferente; oggi l'Europa si trova faccia a faccia con la piì1 grande crisi della storia, senz'a verla per niente presentita. Tutta dedita alla repressione militare, essa non vede le questioni clel domani della vittoria. Si suol dire che i Chinasi sono dei semplici barbari, e una quantità trascurabile: vediamo. Che vi siano in China çlei barbari, è vero; ma se l'accusa serve ai giornali che tir-ino milioni cli copie, non si può accreditare presso coloro che sanno .çiò che furono le nostre guerre civili, in Frnncia, e ciò che furono e sono le nostre guerre coloniali. Rinunciamo dunque a delle recrirninazioni puerili. Nella guerra attuale, gl'insorti col temperamento di carnefici, sono poco numerosi, in proporzione alla massa clei Celest.i. I Celesti sono dei civilizzati che hanno della vita so· ciale nua concezione differente dalla nost,ra. In luogo di farci delle illusioni abbassando i Chinesi, riconoscia,- mo piuttosto in essi cl"i concorrenti economici che ci Rpossesseranuo, e dei candidati più sobri e più prolifici per l'occup,1zione definitiva del nostrv pianeta. Questo è ii nodo della questione con la China. Noi abbiamo bisogno cli un'estrema prudenza - e con questa parola non intendo escludere la giustizia - nei rapporti coi gialli. Quando, alla ricerca degli sbocchi commerciali,
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