) RÌVJSTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZI~· SOCIALI turi11ceanche da cervelli di uomini non di genio, ma pratici ; ché se l'intuizione esorbitasse dai limiti necessari delle condizioni concrete di fatto, dovrebbe ripiombare a terra con sforzo immenso o trascinare ad eccessi improvvisi e tali che sarebbero la nega- ~ione dello scopo che si voleva raggiungere. li Milesi cade nell'ideologia meno positiva supponendo che i dotti siano i soli capaci di poter reggere i destini della società civile, confondendo cosi l'Accademia col Parlamento : in quella i dotti possono discutere le loro teorie, dibattersi nelle loro indagini scientifiche, creare sistemi e scienze e filosofie, ma certamente non questo é il còmpito dei rappresentanti di una Nazione in un Parlamento, dove devono convergere esclusivamente gli interessi materiali, attuali della società e dove occorre risolvere problemi , presentati dal c_ontinuo avvicendarsi di fatti e fenomeni sociali, che reclamano una soluzione il più che sia possibile pronta e semplice. Giustamente l'Ellero: cmoné buona democrazia quella che non ottempera al naturale impero dei più istruiti, dei più equanimi e dei più risoluti. Ciò tuttavia ha da essere un ragionevole ossequio, la facoltà di prestarlo o meno deve ognora restare nella- universalità, e a 'luesta essa spettar dee la scelta dei meritevoli della 11ua fiducia. Se invece prescindesi da tali condizioni, bisogna allegare un titolo e questo I titolo ritrovar non 11i può ». Si vanta una naturale vocazione a regnare o una preminenza morale o una superiorità cli razza da coloro che dominano, cioè dagli @ttimati per merito: ma il merito deve constatarlo il Popolo, - l' Ellero osserva - non gli ottimati da sè vantarlo allo scopo d'imporsi alla Patria anzi che per la Patria arloperarsi. Ge,o TRESPIOLI. TUBERCOLOSI E DEL NQUENZA Non e ancor spenta nella memoria degli Italiani la triste impressione delle tragedie svoltesi negli 011pedalidi Roma, ove per opera di tisici prima una monaca, poi un medico ebbero a perdere la vita, che ancora una volta i giornali riportano con ricchezza di particolari un nuovo delitto commesso da un tisico a Paliano : Enrico Rossi di anni 26 ha ucciso con un affilato coltello da calzolaio la propria fidanzata! Vi deve essere adunque un collegamento fra la malattia fisica che tormenta gli individui colti da etisia e la malattia morale che si svela con atti bestiali simili a quelli già citati. Nella mia pratica meelica ho potuto osservare che in tutti gli ammalati di tubercolosi pulmonare si riscontrano momenti nei quali essi sentono la necessità di far del male al prossimo. Ricordo di ·un giovane di buona famiglia che fino ai venti anni addimostrò un'indole dolce e calma; ma sorpreso a quest'età da tisi divenne talmente irrequieto, da essere il tormento dei suoi migliori amici ; e fini sul banco degli accusati perché per futili motivi aveva ferito di rivoltella un suo cugino. Nessun medico pratico potrà poi negare che gli ammalati meno contentabili, meno rispettosi, più esigenti e più diffidenti siano appunto i tisici. Avviene adunque nel decorso della tubercolosi pulmonare un traviamento del morale dogli individui? O per meglio dire: Fra i rooventi etiologici della delinquenza può ascriversi la tubercolosi ? Io credo di sì e questa mia affermazione mi proverò addimostrare. Partiamo dal concetto che la delinquenza é una: follia morale la quale non può determinarsi che in individui soggetti pure ad alterazioni somatiche. Una volta si credeva che la follia in genero fosse una malattia della parte immateriale della nostra natura : oggi invece non è più messa in dubbio la teoria materialistica che un perturbamento psichico sia !'equi-· valente d'un perturbamento fisico. E questo può avere origine non solo nel cervello, organo che presiede al pensiero, ma anche negli altri organi, riualunquc sia la loro sede ; poiché anatomia e fisiologia sono concordi nell'addimostrarci un collegamento fra i diversi sistemi del corpo e l'organo centrale; quindi" l'alterazione di un organo anche lontano deve necessariamente influire sul cervello. Ad esempio palpitazioni di cuore possono cagio-· nare apprensioni ed oppressioni ; come certe malattie del fegato possono generare idee tristi e vere malinconie. Anche le malattie pulmonari agiscono sul sistema centralo e pure ai profani di scieme mediche è noto il delirio dei p_neumonitici. Non é quindi fuor di proposito partire dalla ipotesi· che la tubercolosi abbia serie influenzo sull'altera~ zioni dell' io. * * Gli studi del Ricochon tendono a provare che i· soggetti designati dagli alienisti col nome di degenerati hanno speciale tendenza alla tubercolosi ; quelli del Brehmer e del Feré concludono che gli epilettici soccombono in maggior numero alla tisi. Questi studi porterebbero a conclusioni opposte alle mie, comprovando che la degenerazione favorisce la: tisi; resta però a chiedersi se in questi degenerati la tisi non fosse latente. So che molte necroscopie· eseguite nei reclusori hanno portato al reperto che in quasi tutti i pulrnoni dei reclusi vi é il germe della tubercolosi. Né vale il dire che ciuesto fatto si deve attribuire all'ambiente nel quale questi disgraziati trascinavano la vita, perchò molti d'essi sono morti solo dopo breve permanenza nello ambiente· stesso ed anche perché il reparto può dirsi piuttosto rep:ola generale che eccezione. E' nell'evoluzione del processo morboso che io appunto scorgo le cause predisponenti alla delinquenza : é nelle alterazioni somatiche e psichiche, alle quali. il tisico va soggetto, che io trovo la ragione della degenerazione morale. Sia l'etisia congenita od acquisita, essa porta con sè un dimagramento, un'anemia generale, una denutrizione; nel cervello anemia, congestione, edema; porta nevralgie, febbre vespertina ecl un complesso di disturbi respiratori che, influendo sul carattere del' paziente, determinano i così detti disturhi psichici. Vi sono certi tisici che vengono detti nevropatici per il comparire di una ipereccitabilità che nelle donnesi manifesta con fenomeni isterici ; vi sono certi altri che vanno soggetti a fenomeni depressivi ; in alcuni Mar,:é notò ipocondria e malinconia; in altri Baremhbergh certe forme di apatia senza cause note. E come in alcuni si nota una euforia terminale, in altri al termine osserviamo delirio, violento o tranquillo. Questi fenomeni vi è chi li attribuisce alla cachessia, cioè alla debolezza. Peter dice : « li tisico è follo perché è debole di cervello»; infatti la diminuzione di forze del corpo e specialmente del sistema nervosoporta ad una diminuzione delle facoltà mentali. Ball crede invece che siano dovuti all'asfissia : infatti afferma che « il cervello (del tisico) é inebriato dall'acido carbonico ». Io credo che queste cause siano secondarie e su di esse prevalga una causa principale : » l'avvelenamento per tossine». Infatti il dott. Jolly trovò che la tubercolina del prof. Kock, che é quanto dire i prodotti tossici del bacillo della
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