Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 16 - 30 agosto 1900

Il/VISTA POPOLARE' DI POLITICA LETTEI!,E E SCIENZt~· SOC.'All cosi delicata. che vuol essere molto. molto minutamente vagliata e discussa, nulla esséndovi di più facile che cadere in esagerazioni, in errori dei quali anche l'illustre profe,;sore di Roma non va esente in questa ~ua opera. Egli scrive, ad esempio, che il sistema dello scrutinio di lista poggia su un criterio metafisico e che le conseguenze cattive di tal sistema sono derivate da una semplice causa filosofica: dall'essersi cioè al-· lontanati da quel criterio concreto e sperimentale che c'insegna la pratica della vita (pag. 461): ma tale criterio concreto e sperimentale nemmeno esiste nel sistema clicircoscrizione uninominale - che il Milesi pro- . pugna e che it sempre fatto cattiva prova - perché l'eletto rlella maggioranza serve a questa di cui in realtà è il deputato, laddove la minoranza elettorale ili un collegio odierno gistrature subalterne, che sono emersi dalla comune con .opere riputate meritevoli, clte occuparono cattedre uniYcrsitarie, ccc.; vorrebbe il dominio della scienza, che sola può reggere e oovernare i popoli. a vantaggio indubitato di questi e~ anche. si capisce, della scienza, percltè alle alte magistrature chi aspircrù non giungerà mai più con l'intrigo e con la corr11zionc, ma prima procurerà di diventare egli, con lo studio e col lavoro, scienziato ,_pag. 466). Il Milesi cade nel metafisico col volere sia un principio assoluto e forzato il principio <lella selezione degli ottimi: tale selezione deve aVYenire per forza naturale, non in virtù di una legge imperativa che è negazione della libertà. Un goYerno di migliori? saranno questi gli scienziati, i filosofi, i poeti ? e pazienza ancora fosse cosi generica la proposta : ma il Milesi per ottimi innon ricorre al deputato cli questo, ma rimane rli fatto senza rappresentante, ciò che è ben peggio dell' inconveniente lamentato dai nemici dello scrutinio di lista, che cioè con questo riesce difficile all'elettore cli un paese lontano del luogo nve risiede il deputato del Collegio rivolgersi al deputato, non di raro a moltissimi ignoto. Noto anche per incidenza che non sono pochi i Collegi, oggi clte la circoscrizione è 11ninominale, deputati dei quali sono persone nnn deJ-luogo, ignoti alla gran maggioranza rlei loro elettori, resirlenti in centri lontani. Jl criterio concreto e sperimentale manca in tutti e due i sistemi Jin qui adottati, mentre <lsisterebbe in un siste ma che fosse la fusione di quelli, nuovo sii-;tema che parmi realmente una incarnazione dei criteri positivi e perciò esclusione di <1ualsiasicriterio metaLe dimissiondiel re Milano tende i professori d'Università, gli ex-magistrati, ecc.: ma Pitt, Gladstone e tutti i grandi uomini politici che diedero l'egemonia ali' Inghilterra avevano tali titoli a venti anni, quando furono mandati alla Camera? No : occorre un governo in cui tutti gli interessi siano rappresentati, questo è l'essenziale; in cui ~li interessi dei più cteboli siano difesi, ciò che ora non è o limitatamente. cosi limitatamente ché le minoranze -appunto perché troppo minoranze - per farsi ascoltare devono di sovente eccedere in violenze. Occorre cioè che gli interessi di tutti i consociati diano come risultante la volontà e le azioni della collettività; senza tale risultante la società non sarebbe ; ed è un assurdo quando i nove decimi di essa non conrribuiscono con le loro azioui e con le loro .. ·. Re Alessandro: E' vero che papà mi :rimanda la sua sciabola, ma le pietre preziose non ci sono pii:1. (H1mioristiche Bléitter di Berlino). fisico. Tratterò l'argomento in un; prossimo studio Poiché ~on è problema che possa essere svolto in poche pagme, riconnettendosi a quegli altri problemi: se l~. magg!o~~nza ~ e v~ol~ l'interesse _generale; se ci~>che 1 pm vogliono é 11 giusto, l'utile, 11 buono; se la rnmoranza debba avere una diretta e reale infiuenza ~u!l'l!--m1!1inis'trazioncdella cosa pubblica; problemi che 11 ~1iles1 appena sfiora e non risolve. ~~ altro_ ~rgomento che richiede un'ampia critica, qm impossibile ad essere esposta, è quello sul quale il Milesi tanto e giustamente insiste, ma che presenta e risolve con criteri che a mc sembrano la negazione del principio positivista che l'autore dice di v_oler seguire fedelmente : la necessità che il governo sia affidato esclusivamente ai saggi, agli ottimi. Il ~mesi vuole il governo dei dotti e sta bene; tutti lo vogliono; ma il Milesi ripete un concetto già affer111atoda Mazzini, da Romagnosi e da altri, dei quali anche ripete l'errore fondamentale, se pur non lo rende più grave. Egli vorrebbe che eleggibili fossero coloro che ànno fatto buona prova nelle altre mavolontà, alla finalità dello Stato. Dunque tutti devono contribuire a tale finalità, i più con l'eleggere coloro che per naturale selezione saranno indicati come ottimi, e tali possono essere e sono individui anche senza cattedra nonché senza laurea. Il trionfo dell'intellettualità - è dimostrata dal fatto, dalla realtà della vita - avviene, e deve avvenire naturalmente, ripeto, non già come pretende il Maz- · zini con la sua teoria del dominio dei genii. E' presumibile che una riunione di dotti cui venisse sottoposta una questione pratica del momento potrebbe far meglio di una riunione di altre persone? no, risponde il Si&hele, ripetendo la sentenza di rordau : le decis10ni di un'assemblea composta di Kant, di Gcethe, di Newton, di Dante, di Spencer e d'altri genii. sarebbero e dovrebbero essere come le decisioni di qualsiasi assemblea, dipendenti cioè da quelle condizioni di fatto che nemmeno i genii possono mutare. Per una ragione fondamentale : perché le intuizioni del genio non possono, in una questione pratica del momento, esorbitare da quella media idea che sca-

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