Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 15 - 15 agosto 1900

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ,, dalle invasioni anglo-sassoni, dedichiamoci nel vecchio « suolo della patria, nel suolo in cui 1·ivono i morti i,n- " mortali dell'indipendanza nazionale, a consolidare la « nostra unità e la 11ostra libertà, ad aiutare la Spa~na « nella terribile pro1·a, dalla quale occo,re the si salvi, <r a concepire la nuova esistenza che germoglia <lentro, <r esistenza di luce e di speranza. » Il programma di rigenerazione che il l\forote propone alla Spngna è perfettamente identico a quello svolto dallo ilJustre professore :-·ergi per arrestare la degenerazione di tutte le nazioni latine. LO ZOTICO. A la ricercadellacivi! tà Prolegomeni - Da Calcànte a Tartufo - Dialogo cli un pomeriggio cl'estate - I clue1naggiori interlocutori - L'esattezza clei fatti si acquetò convinta esse1·e questo, a tutti i modi, un responso che mos ra,·a gli Dei corrucciati con Calcante. Ristette il Demjurgo dopo il primo colpo e incrociò le braccia in atto fiero. Calcante sprofondò la testa nelle spalle, le spalle inarcò sulle gambe e le gambe incerte e tremolanti, urtarono nel tripode, incespicarono con un suono fesso sulla lam'era tuonifìca e I entarono la via dell'uscio. Nè questa gli contese il Demjurgo; ma, appena sgusciato fuori lalcante, chìuse la porta alle spalle e la chiave but!Ò alle ortiche. Pareva al Demjurgo così cli avere dispersa la fonte degli oracoli falsi e bugiardi, e sbarrata Ja· via alle tri.,ti mimiche dell'augure. l\fa se il Demjurgo s'era scaltrito e dirozzato alquanto l'augure avea posto in opera le sue più affinate qualità d'istrione, e, dopo la mala ventura toccata.gli, Calcante si era camuffato da Tartufo. Tartufo! Chi non sa come la parte del prototipo della, comeclia Molieresca si convenga a meraviglia a questi Calcanti, dopo che banno fatto cilecca col rombo dei tuoni di latta? Sono Assi, del resto, che sto1·ici - Il meccanismo clclfenomeno - Da paclre a figlio - S,: conclticle coll'aiuto cli Tolstoi, ma anNel Restaurant Chinese hanno creato questa parte; a loro, dunque, tutti i diritti d'autore e di riproduche di Shakspeare. J. Ve ne ricordate? du1antc il periodo ostruzionista e quello Plettorale l'orda servile di certi giornali cli colore 1Jerso e qu!>lla dei deputati chinesi gon-liava il g ,rgozzule con grido cli 111 dignazione e con barriti I etorici contro il triste spettacolo dato alla nazione, contro gl impedimenti ele vati innanzi ad un lavoro proficuo, serio, organico della Camera legislativa. zione. E', a dire il vero, una Questa Comera. dicevano, non chiedeva se non cli votare nuove leggi e riforme ec momicbe che intendessero al bene degli · mili, clel paese che lavora e che soffre, a rinsaldare le istituzioni presidio e forza della nazione, ecc., ecc.· 11 russo ( ai suo cagnolino francese): Attento, amico mio, quando avrò finito di mangia1·e, farò rimanere anche per te un ·pezzo di pelle della salsiccia. riprodu·1.ione rnaestra Modi di persona bennata. riguardosa; incP-dere dimes~o ; occhi bassi e sguardo obliquo che ne dissimuli lo sfayiJJare irrefrenabile negli impeti di cul'idigia e concupiscenza; voce carezzevole, melata, qua e là rotta da certi stridenti sonorità tosto represse; propositi alti, virili, di rassegnaz·one, di rinuncia, di carità, di amore al prossimo, alla patria, sopratutto alla patria; subitanei rossori e pallori quando clebba insorgere ribrezzo e cruccio per qualche scandalo o per qualche imquità altrui .... ma pronti la mano, il braccio, la mente quando la preda sia matura, o tale paja, giocando d'audacia, di cinismo, di protervia se il colpo sia andato o per andare a vuoto. Scon- ( Lustige Blatter di Berlino). E i buoni, µ !'ingenui, i creduloni incappavano nel paretaio cli queste frasi sonanti, senza cercare più in là; e il c •ro dei parassiti trovava eco, se non risoluta, timida e sparsa per diversi campi, dove non si chiede che di assentire ad una propo-izione pur che sia. che cli ripetere una parola d'ordine purchè si sappia d'onde venga. E C, lcante, abbozzando un so,-riso di contento e di canzonatura, si rimbucava nell'oscurità, dietro la tenda del tempo oracoleggiante. . . . . . . E di là, con in capo ancora la corona co1nivia!e cli rOS'l gualcit". col fiato che putiva di vino lungi un miglio, cogli occhi spenti e le guancia affiosciate dagli artificiosi abbracciamenti di Taide, occhieggiava dai fori le turbe smanianti nell'attesa dell'oracolo E l'oracolo venne Ma in malo modo. E non da Calcante, ma da un Demiurgo che fino a quell'ora aveva apprestato inconscio gli arnesi della machina teat1·ale. Il cervello di lui si era a un tratto snebbiato dinnanzi a un certo riso sguaiato clte fendeva la faccia di Calcante fino alle orecchie. tal quale come ed una maschera esopiana. l'omprese egli in quell'istante ciò che accadeva dietro la tenda e al_cli fu01:i; ebbe o:1ta della proprin opera abbietta _ed mgloriosa, e<l il braccio, quasi vindice di Giove Ol1mp1co, scese con un manrovesc'o sulla convulsa faccia dell'augure Salmoneo. Il povero Calcante ti-aballò. allibì, e mai vergine cltccia, colpita da piede inclemente, gittò più guaiti di lui in quell'ora jeratica e sovvertitrice. La turba ascoltante sostò, dubbiosa se credere ad un dolore Apollineo o a ùolol'i ventrali dell'augure: poi fitto, smascherato, egli non si disanima; ma si ritrae com" una lumaca nel guscio, e si rifit da capo, bieco sempre e sempre di nuovi raggiri dovi,doso e fecondo. Tu lo incontri nella milizia come nella scienza, nella magistratura come nel commercio, ma il suo campo vero d·azione è la politica in cui egli ritrova ogni stimolo lascivo. ogni germe di a tività Tale attaccamento porta a codesta polit,ica che ne vorrebbe interdire l'accesso a tutti quel!i che non sono suoi pari. Ai giovani obbietta che troppo ~iovani sono; che non devono professare la sua politica (sano ammonimento questo); cb'essi devono lasciar fare a lui; maneggione prudente del mestolo, grazie al proprio senno ed alla propria esperienza . .A.imaturi avversari rinfaccia di non avere nè questo senno nè questa sperienza. Qua.le sia la logica conclusione che ne discende è affatto superfluo l'esporre. Ma intanto egli riesce a schermi, si, a des·reggiarsi ; ora duro sino alla crudeltà, ora clisciogliendosi in esercizi cli pieti furbesca ed ora fingendo di concedere ciò che gli viene strappato 11 forza. Egli è un abi·e psicologo empirico, non sugli individui, ma sulle masse, ,mila folla. Non è sulla logica che e~li impernia le sue azioni, ma sui pregiudizi, sulle impulsività, sulle sopravvivenze degli istinti primordiali. Tutta la sua vitali1il, tn te le sue speranze, tutti i suoi trionfi hanno per fatto i questi ultimi; mentre i] razionalismo della sci,-nza è la sua disperazione. il suo incubo, il dissolvitore delle sue formulfl inorpellate ed allettatrici. Di queste vacue formule sono impinzati i suoi discorsi; con esse egli eccita e narcotizza le sue clientele e i suoi seguaci, con esse

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