RlVISTA POPOLAREDl POLITICA LETTERE E SCIENZ/~' SOCIALI dei Chinesi; ma quelli di calcolata e fredda ferocia, che presentemente, in Rumenia. fanno dannare gli Ebrei alla miseria e fllla fame. e che in Frnncia spingono certi in• tellettuali di nuovo conio. come i 11ou1·get, i Lemaitre, i Barrès, a far scri,·ere da un qualunque Gauthiers Yillars « non esservi pet· la Francia ornai salvezza se noR in una guerra civile che consenta di rifter un terzo almeno di elettori francesi. Forse i nostri saranno st, umenti più civili di persecuzione. ma sono anche più atroci e detestabili, perchè a me par,i che Gengis-Khan e Tamerlano siano infinitamente più tolle1·abili dei l.oyola e dei 'rorquemada modemi. Parlatemi di lotta brutale d'interessi non parlatemi di civiltà, quando y_nesta mira a sop .rimere questa lotta e ad e(Juilibrare e salvaguardar·e gl' interessi e i diritti di tutti. E non menzionatela, specialmente, n,;llc note e nei documenti della diplomazia, di questa grande società segreta internazionale. clie fa gli affari d ·1 milit,arismo e che deve scervellarsi a provare di continuo che ambedue - diplomazia e milita1·ismo - banno serie ragioni di esistere, per potere, a tempo opportuno giocare ai dadi i'a,·venire di due o più popoli. P. - E tu con queste idee vuoi entrare in Diplomazia? :r~. Sicuro. Voglio entrare in questo campo trincerato e unirmi a quei pochi che già danno sentore cli sè, onde caldeggiare e preparart- l'avvento di quella grande ma- ~istrntura che nel T1·ibunale arbitrale internazionale e-iucticherà alla luce del sole. senza sottintesi e restrizioni mentali i grandi dissidi degli Stati Uniti d'Europa e quindi del mondo. J P. - Bouhm I bouhm ! Marcia reale 1 F. - Si. cari miei, (passatemi la freddura in grazia della caldu1·a) una marcia reale verso un vero -principio d'inci,·ilimento credo con frrmezza sia racchiusa in questa instauratio ab imis dei rapporti internazionali. Con ciò sento pr fondamente la verità assoluta che ha enunciato Tolstoi sotto l'indignazione cli tanti bigotti formalisti e para~siti; e la verità, nuda e cruda, è questa: Se vogliamo abolire la guena e gli eserciti stsmiali bisogna abolire il patr ottismo, e, dico io, il patriottismo di maniera. a cultura iuten;:iva. di cui si ammanta ieraticamente il brigantaggio collettivo dei reggito, i odiemi • di pol_.)oli; il palriottismo a la Chamberlain non il patriotismo a la Boera; quello che aggredisce non quelJo che si rlifende. Sopprimete il falso patriotismo· ed allorn il legitt'mo si trasfonderà e si confonderà nella fratellanza dei popoli, nella solidarietà umana e diverrà la più grande virtù del mondo. Ed ora applaudite pure o fischiate: la mia arringa è finita ed i,l scendo di bigoncia. P. - (Con una certa t:isibile comviacenza). Che vuoi che ti dica? Oggi ti se ri,·elato a me di schianto, come un I ssere nuovo. Come padre, le tue idee ..... come posso dire? ... non mi dispiacciono: ma capirai che la mia carriera politica, le id1:e che ho sempre difeso ... insomma non possiamo anelare d'accordo e ne 1·iparleremo con comodo un a!tra volta. F. - E' inutile; (sorriclenclo) io so già come la pensi su per giù, e non ho mai preteso di convertirti. Lo vedi da te che se non era il tuo sdegn, contro Cola,ianni ... chi sa quando a\ll'emm-, pal'lato di tutto ciò. E poi mi basta di non inconere nella ma1edizione pate1·na e di armonizzare qui coll'amico mio. Io. - Benissimo: ma dopo tanti giudizi aspri, severi, mi tormenta un dubbio. ( ll paclre già si allontana cla solo verso casa). r. - Qual dubbio ? Io. - E se avesse invece ragione Falstaff? F. - Che vuoi dire burlone r Calcante, '.rartufo Falstaff. Tutto il teatro, insomma, tu metti a contribuzione. Io. - Parlo da senno. Non rico1·di le parole del gran tema fugato dell'ultimo atto ,-erdiano ·? F. - Ah! Tutto nel mondo è burlai Io. - Precisamente. (E stringendoci 11iuti nelle spalle, sciogliamo la snervante seduta). Il li aro fun0rario ù' Italia Neali uHimi mesi la Direzione Generale della Statistica ha pubblicato un prezioso lavoro « Popolazione - Movimento dello Stato Civile - Anno 1898 ». Leagendo questo libro si proYa un senso di ribrezzi, uno sconforto profondo, una disillu ione intensa perché non v'è una cifra che attesti progresso, non un fenomeno che comprovi lo viluppo vero della nostra civiltà. E ciò che é più doloroso si é il fatto di vedere il mezzogiorno in uno stato sociale deplorevole, perché se qualche progresso s'è fatto, lo si deYe alle provincie settentrionali, in cui le eneraie individuali accennano a scuotersi, a perfezionarsi per il benessere dei singoli e della collettività; ma il mezzogiorno, da tutti dimenticalo, e, spesso, accusalo di indolenza, si trova in una condizione miserevole e tale da giustificare il lugubre titolo di questo sin tetico seri tto. Cominciando dall'istruzione, il nw11ero degli sposi analfabeti negli anni 1 96-97 e 1898 é diminuito notevolmente nel settentrione, ma nel mezzogiorno è rimasto presso che costante con una cifra altissima. Infatti, mentre la Provincia di Torino nel 1896 dava 5 analfabeti su 100 coniugi (l\l e F), nel .1897 ne dava 4 e nel 1898 5; quella di Reggio Calabria nel 1 96 ne dava 77, nel 1897 77, nel 1898 76. Tra questi due estremi abbiamo, per il 18!)8, 67 provincie in cui gli analfabeti vanno aumentando gradatamente man mano che si procede dal nord al sud. Infatti, su 100 coniugi Como da G analfabeti; Sondrio 6; Novara 7; Alessandria 9 ; Cuneo 12; Bergamo 12: Milano 13; Porto Maurizio 14; Brescia 14; Belluno 17; Genova 17; Pavia 17; Livorno 19; Cremona 21; Vicenza 23; Veline 26; Verona 26; ~Iantova 27; Treviso 28; Lucca 30; Bologna 30 ; Piacenza 3-1; Padova 3G; · Roma 36 ; r:irenzo 3G; Re§gio En_iilia36; Venezia 37 ; Parma 38 ; l\fodena 3 ; Rovigo 41 ; ~lassa e Carrara 41; Grosseto 42; Pisa 43; Napoli 46; Ancona 48; Ferrara 49; Ravenna 50; Aquila 50; Siena 50; Palermo 51; Arezzo 52; Perugia 54; Farli 56; Sassari 57; 1Iacerata 57; Pesaro e Urbino 59; Salerno G2; Messina 63; Ascoli Piceno 63 ; Cagliari 64; Caserta 64; Lecce 66 ; Trapani 66 ; Campobasso 66; Foggia 67; Chieti 68; Catania 6!); Teramo 69; Benevento 69; Siracusa 72; Avellino 73; Girgenti 73 ; Caltanisetta 73 ; Bari 73 ; Potenza 74; Catanzaro 75 ; Cosenza 76. La media generale del Regno è di 43, mentre nel 1896 era cli 45 e di 45 nel 1897. Quindi, come ben si vede, i progressi furono insensibili, nonostante la obbligatorietà dell'istruzione elementare, la quale, dati i nostri congegni amministrativi, ci da, secondo l'inchiesta Torraca del 1897, in 29 provincie una media dal 20 al 25 0[O di obbligati che non si presentano alla scuola, e in 19 tal media arriva perfino al 50 e anche al 70 010Le percentuali suaccennate si modificano se, invece delle provincie. si oonsiderano i Comuni che hanno più di 100,000 ab., ma la tendenza dell'analfabetismo é sempre di accentuarsi nelJe città del mezzogiorno. Infatti, su 100 sposi Torino nel 1898 ne contava solo 2 analfabeti, invece Milano 3; Genova 8; Bologna 9 ; Firenze 10 ; Roma 17 ; Livorno 18 ; Venezia 20; Napoli 31; Palermo 32; ~Iessina 47; Catania ,18. Però, qui è -da considerarsi l'influenza che la popolazione campagnuola ha sullo sviluppo dell'analfabetismo nelle città del mezzogiorno, in cui, dati i rapporti agrari dominanti, il contadino sta in città ed aumenta cosi notevolmente la percentuale del fenomeno. E queste dolorose condizioni dell'istruzione sono,.
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