R!VIST1l POPOLALU: DI POLITICA L/'.TTHJU~ 1:·SCIENZJ~· SOCIALI della macr<:rioranza, In <Jnalc si dimostrò affatL0 priva di quella 0 f~rza morn.lc che viene dal sentimento di essere nella giustizia. La questione che il Journal de Genève doveva disc11tere era, adunquc, questa: E' lecito usare l'arma dell'ostruzionismo contro una violazione della Carta costituzionale? È lecito 1tsare questa piccola violenza, che è l'ostrn:!ionc parlamentare, nel caso di vi0lazioni slatutaric, contro le quali, secondo _tutti i trattatisti di diritLO costituzionale, il popolo può opporsi perfino con quella grande violenza che 61>1. rivoluzione? Ovvero, per il Journal dc Uenèvc nessuna violenza politica, nè piccola nù grande, ù. mai lecita contro le violazioni del diritto compiute dal Governo contro il popolo? Allora Gesslcr era « l'ordine» e Tell « le parti clii scandale »! Importazioneid esportazioni (A1. PRO!•'. A. BERTOLI.N'I) Gli at'ticoli che,ho pubblicato nella Nuova Antologia da alcnni anni in qua, hayno avuto l'onore di richiamare l'attenzione degli scrittori del Giornale degli Economisti, che mi hanno fallo segno a critiche vivaci e non sempre cortesi. Ho rimttndato la 1·isposta a tali criticl,e ad una speciale pubblicazione intei·amente dedicata all'arsomento che le ha provocale: il pr.otezionismo. Oggi, però, non Yoglio lasciare passare inosservato un altro gruppeLlo di osse1·vazioni che mi rivolge il prof. Hcrtolini togliendo occasione dal mio articolo: Le nostre esportazioni, che vide la luce nel numero del 'll:i aprile della Nuova Antologia. li Bertolini avrebbe dovuto fare il sunto dell'a1·ticolo, per darne un'idea ai leLL01·idel Giornale degli Economisti: invece ha prnferito sLaccarnc alcune frasi alle quali ha fatte seguire dei punti ammirntivi o interrogativi, e delle osservazioni che prnferisco credere effetto della incomplcla lettura del mio scritLo aozichè da malafede, come si arebbe indoLti a supporre guardando al loro contenuto. li prof. Bertolini non sa darsi pace pel fatLo che io ho consLalato più volle che alcune nazioni hanno mollo progredito economicamenle sotLo il regime protezionista,. e mi rimanda ad una memorietta del signo,· Giffen. Non mi passa per la merile di negare l'autorilà dello statistico-economista inglese; tutLc le sue a1·gome11lazioni, però, rnlgono poco di f'l'onLe ai fatti. I (Juali dicono inesomhilmcnte che gli Sla.ti Uniti_ del Nord-.\.merica, la Germania, ccc., he11chè sottoposti al regime pmLezionisLa, hanno avuto uno ,;viluppo industriale e commerciale \'ei-an'lenlc cnorn1e; sviluppo tale, specialmente in Germania, da impensierire molto seriamente gli uomini cli Stato, i consoli, gli economisti, gl'industriali dcll'lnghilterra, che sco1·- gono nell'impero Leclesco un formidabile concorrente. Spero che il prof. Bertolini non \·o,·rà contraddirmi su questo punto; e non farniJbc male poi, a riflettere che la memorietta del Gilfon, siccome fu scrilta non poco tempo fa, come egli stesso afferma, forse non potè tener con lo dei fatti più recenti, che han110 tanto allarmato gl'inglesi. In quanto alla influenza del protezionismo non m1 sono mai espresco con quel fanatismo, che il mio contradditlorc mi appioppa; l'aver deplorato questo fanatismo nei liberisti m'induceva naturalmente a molla prudenza; e dalla prudenza non mi sono mai allonlanalo in tuLli i rniei scritti, che non sono ormai pochi. ITo riconosciuto empre la grande diflkoM. che s'incontra nella interpretazione dei fenomeni sociali. l•:d a proposito di quesle difficoltà faccio mie le seguenti osservazioni che sono state esposte per lo appunto in tema di p1·otezionismo e di liberismo da un illustre economista vi\·ente: « 1':' impossibile di at)" plicare il metodo sperimentale, nella sua forma strella, ai fenomeni sociali, visto che non si pUò sepamre, come sarebbe necessario, i differenti fattori che agiscono. Quando, in conseguenza, il libero cambi,la cerca di attriiJui,·c certi risultati cattivi all'influenza della protezione, il suo an•crsario può replicare che essi sono dovuti a qualche altra causa; e sintanto che la controversia si riduce alla discussione di e"perienze non analizzale, nessuno dei partili può dimo- _strare la propria opinione con qualche sicurezza. » ( 1). Giova av,·e,·tire, che il BasLablc è uno dei più auLo1•eyo[iteorici del liberismo. J I modo con cui il prof. 13e.rtolini enuncia il giudizio mio sull'azione esercitata dalle tariffe generali del 1887 farebbe supporre che dalle medesime, io pensi, I' I lalia non aver tratto che benefizi. Ora il mio poco bcneYolo critico non ha ccrlo l'obbligo di conoscere la modesla opera parlamenta,·c mia; ma giacchè ha preso in esame l'articolo mio della Nuova Antologia per fal'lo conoscere ai lettori del Uiornafo degli Hconomisli, a \Tebbc dovu Lo leggerlo tu Llo, perchè ciò facendo, si sarebbe accorto che ho fatto menzione dei danni che quelle tariffe hanno arrecato specialmente all'Agricoltura ed al Mézzogiorno. li prnf. Be1·tolini non può mandar giù, sopraLuLlc, il desiderio da rne moslrato - e ch'è diviso da una infinità di politici, di economisti e di slaListici di ogni paese e di ogni colore - di vedere pareggiala per l'llalia la parlita dello esportazioni con quella delle irnporlazioni : e, per provare che io sono un asino calzato e ve.stilo, mi ricorda l'Inghilterra. che non ostante l'eccedenza considerevole delle importazioni sulle esportazioni, non è una nazione perduta, falli/a. 1,: si àc essa, dal 1859 sino al giorno d'oggi, esclama egli, ha vi Lo super·are in luLlo le importazioni sulle esportazioni della somma formidabile di 02 miliardi di li1·c ! Pel ,:ig. Bertolini la teoria, ce,·tamente non nuova, che non mi sono mai sognalo di proclamare tale, com'.! per alcuni altri fanatici liberisti, non ha alcuna importanza - neppure, sollo l'aspetto monelario. Cosi non la pensa il ,:opra citalo economista inglese, il 13astable; il quale scrive: « Un pa~se, durante un periodo considereYole, può avere un eccesso di esportazioni rnllc imporlazioni ed essere prospero o Yiceversa. Ma un paese che ha 1111a bilancia di debiti contro di sè dovrà modificare alcuni degli clementi del conto o ri,;Lahili,·c la bilancia con un certo numero di hancherotlc. L'esistenza d<•I· l'equazione dei debiti r, per ogni paese, ciò che Cairnes dichiarava ch'essa era per gli Stati I '11iti: scmpl cemente la condizione perchè ci;so r, slassc un paese solvibile. » 12). . ~[a essendo vero, come ritengo nella buona compagnia di lanti eminenti cconoinisli e statistici, che sia utile, anzi necessario ristabilire l'equilibrio tra le impo1·tazioni e le esportazioni e fai· sì, anche, che le sccont.le superino le prime; cd essendo altl'etta11to ,-ero che le importa·,.ioni in fnghilterrain quarant'anni hanno superato le espot'lazioni cli 92 miliardi; com'è avreuuto che la grande nazione anglo-sassone non è pe,·dala, non è fallita, ma ha anzi visto aumentare prncligiosamenle la propria ricche?.Za? Prima di vedere come va spiegata l'apparente con- (I) Bast,ible: La theoric du commerce intern,1tion<il. Paris Giard et B,·ière '1900, pag. 180 e '\8 I. (2) Up. cit. pag. I O't.
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