Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 14 - 30 luglio 1900

274 RIVISTA POPOLARE Dl POLfTICA LETTERE E SC!ENZL•: SOClALI di una bas'lezza, di una ribellione che loro avrebbero fatto di tutto per evitare, e che si impose alla loro esistenza, se non pure alla loro coscienza, per il diritto di vivere? Per tutto ciò, dicevo, ne' tre atti di Roberto Bracco il dra1nma è sopratutto nelle cose perspic11e intorno ai personag(fi. Il diritto di vivere! Abbiamo dunque noi il diritto di· vivere ? E che significa vivere ? Vivere come? Perchè, la vita non esiste. Quel cll'esiste sono le vite degli uomini, ciascuna diversa, di natura e di efficacia, di bisogni e di passione, di tendenze e di necessità. Abbiamo noi dunque il diritto cli vivere la nostra vita? Ila dunque ciascuno cli noi il diritto cli tendere alla pienezza _de1lapropria vita? I moralisti della volontà libera c veemente amano dire che gli uomini debbono fo(fgiare con le loro mani il fato della propria vita. Volere, bisogna. Volere; anche contro ogni ostacolo che la pr?• pria coscienza ponga all'azione deliberala. E perciò emanciparsi prima di tutto da ogni pre~iudizio, da ogni convenzione, le quali han valore solo per il bestiame umano. A' pregiudizi e alle convenzioni soggiacciono - secondo i superuomini - solo i poveri di spirito, schiavi delle idee morali comuni, incapaci di creare a sé stessi una morale, propria. 1 moralisti del sacrificio dicono alla loro volta il contrario. Bisogna accettare, rassegnarsi, non esprirnere, non pretendere. Esercitare la volontà 1tel :,;acrifìcio, nella rinunzia. Quelli voglion un trionfo di vita individua sulla vita e a prezzo della vita altrni. Que ··,i vogliono ridurre ln, vita a una semplice e ign,wn. atLesa della morte. Sono dunque nel falso gli u11i e gli .altri? Chi J~ sa è bravo! ed io mi chiudo a dire che gli uni e gli altri possono avere talvolta ragione. Talvolta, cioè, quando i fatti e le condizioni che determinano e accompagnano un alto della vita, giustifichino - e perciò dichiarino necessario - il sacrificio di sè più miserevole alJa morale colllune, o la ribellione più audace. Antonio Allieri, il protagonista del Dù·itto cli Vivere compie una ribellione e un sacrifizio. Ruba, pcrchè rubare a quel modo non é per fui essere delinquente ma giustiziere, e sfida la morale comune fi~cl16 non si trova li 11 per cadere sotto la sua sanzwne penale: nella vita di un uomo come Altieri, il campare in prigione non entra, quando si debba viverci ladro bollato. Non è più la « sua » vita. E tale gli accadrebbe di uscirne. Infatti i suoi antichi compagni rifiutano di difenderlo, perché anche loro hanno diritto a vivere, e se lo difendono contro il Salviati, il $alviali, padrone, li mette tutti fuori dall'officina. Così il diritto di vivere si risolve per .\ltieri nel sacrificio della sua vita; e soltanto cosi, dato il tipo, quel personaggio riesce vero e umano. Onde io non capisco la critica di coloro che rimproverano al Bracco la morte del suo protagonista. Diamine! Non é mica il diritto a vivacchiare ad ogni modo che Altieri proclama, ma il diritto alla sua vita, a quella vita che per lui è impossibile senza il pane e senza l'onore per i suoi e per sé. E l'onore non è cosa che si abbia, ma é roba che si riceve dagli altri i quali ne reslan sempre padroni. E mentre gli altri onorano Salviati, il povero Al:- tieri ha rubato! Già, ha rubato, anche avendo ripreso una parte cli ciò ch'era veramente suo; di 'luel suo che nella nostra società ogni laYoralore non può possedere. Rubare ! che schifo ! Cosi è, e poi che é cosi Altieri doveva uccidersi. Il suicidio del protagonista non rompe la situazione, ma la dichiara piuttosto. Per tutto ciò, e considerando cli quale vita ed efficacia siano cnmposli i maggiori pcrsnnaggi del dramma, e rammentando le finezze squisite che anno ri: saltare e dirci quasi creano alcune scene, io son eh parere che « li Diritto di vivere » promeltc rigo&li d'arte nel suo autore, perché sopratutto attesta m lui lo studio della vita e la facoltà di tradurre sulla scena le cose osservate E « 11 Diritto di vivere » cs::;cndo un la rnro di o.·servazione e cli esposizione reali:,;tica riesce un documento morale, senza avere intenti morali,;ti, proprio come va fatto in un dramma, che deve essere rappresentazione. . Toccherò io della tecnica e perciò di qualche menda clte è nel lavoro di R. Bracco? Forse le mie in1pres:,;ioni sarebbero in questo campo troppo ingenue. A me pare che il discorso di A. Alticri dovreb1/cssere meno continuo, meno ordinato: pare una dimostrazione e dovrebbe essere una passione. 1 compagni potrebbero dire _alcune pi_ccolecose ,?he lui dice così che la concalenaz10ne degli argomin ., sc!:nbri ~ome lavorala dagli altri, e buona parte del ~iscor:,;o appaia provocala da quel che sentono mamfestano e dicono gli altri. . Veda anche l'autore - che è giovane e che deve perciò avere il gusto e la cap~ci~à di ri111?ttermano al cri~t fatto, - veda se non sia 11 caso èl1 lavorare un° po' meglio all'incontro di Antonio e. Maddalena. E' una situazione per lo meno eccezionale, e nel teatro certi ardimenti riescono male perché non c'è modo cli accompagnarli - come nel romanzo - di nnalisi e cli spiegazioni. . Si rivedono dopo -i anni; egli non ha saputo p1(1 nulla cli lei, ne111111e11d0'aYerla lasciata madre. i;:!Ja Ya a ritrovarlo. cosi, voglio dir la parola, cosi male. co,;ì d'improYviso ! Tanto che la fiducia che lui lo dà, suhito, pare inverosimile. Certo può . essere. vera. L'autore avYerle a un punto così: (I ru:orcli cù lt1adclalena si ripercuotono nell'~inùno di_ lui destando senso~ioni profonde'. Ed_cc_co 11 punto. Dalla scena, sulla scena, queste sonsa~10111, o 11 ci:1:s~quente processo di ricordi e di em0?:1oni,non é v1s1b1le,1;rndequel che succede dopo nella deliberazione di Altieri non :,;emhra ben preparato, non sembra accaduto realmente, ma voluto dall'autore. Dopo -! anni cli oblio, _e cinque 1~i1:utidi conversazione, un uomo non d1ce, verosmnlment~, a una donna: « Va, va, va a prendere nostro _fig!10.Ques_ta è la casa tua! E' la sua casa! Va, corri, p1ccola mm., c0rri, corri ... Io vi aspetto >>. . E noti, l'autore, che sulla :,;cena non s1 Yecle che l'oblio di 4 anni o i cinque minuti di dialogo. li resto, il processo intimo, il quale può render _Yero nella Yita q11elche fa Altieri sulla scena, non s1 vede, non si penetra, non si intuisce, ed ceco perché a teatro può parer fabo il fatto. ~Ia, dopo t11Lln,potrei anche :,;bagliarrni. Bi:::--EDETTO SALEm-PAr-1-:. Quanto prima pubblicheremo: Cam1>aoe di Pasqua di PAOLO RE~IER, Commedia in un atto del brillante autore di SIGNORA SOLE, scritta appositamente per la « Rivista ». Per caznbia:rnento d'indirizzo e per nuzneri a:z•retrati rivolgersi al sig. G- MONTALBANO, Via della Vite N. 74, Ro:rna.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==